Secondo un rapporto dell’isospettabile “Reporter senza frontiere”, la disinformazione mette sempre più a rischio la libertà dell’informazione.
Non a caso, in Italia l’ha detto solo Alessandro Di Battista, che giornalista non è, e nessuno ha avuto il coraggipo di smentire. Non ce l’hanno detto, insomma, si è preferito tacere, ma due giorni fa in Ucraina è caduto un marines combattendo.
Enrico Mentana, che queste notizie non le dà nemmeno sotto tortura, dirà che Di Battista racconta frottole, però non spiegherà perché di frottole si parla solo se sputtanano gli USA e si lascia parlare un oggetto misterioso come Federico Rampini – giornalista con passaporto USA – che ne dice di cotte e di crude.
Per Mentana, Rampini è Vangelo e grazie a giornalisti come loro, mentre difendiamo la libertà ucraina, massacriamo la libertà di stampa in Italia.
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Mentana, Rampini, la guerra e la libertà di stampa
Posted in Interventi e riflessioni, tagged Alessandro Di Battista, Enrico Mentana, Federico Rampini, Italia, libertà di stampa, Ucraina, USA on 03/05/2023| Leave a Comment »
Libertà di stampa: l’«Indipendent» su «Potere al popolo»
Posted in Interventi e riflessioni, tagged Antonio Bassolino, Bersani, Corbin, D'Alema, Grasso, Liberi e Uguali, libertà di stampa, Potere al popolo, The Indipendent on 28/12/2017| 1 Comment »
E’ un dato di fatto su cui riflettere attentamente, perché non riguarda solo «Potere al popolo» e nemmeno semplicemente le elezioni politiche di marzo. Molto probabilmente l’accostamento a Corbin e al suo movimento nasce da una lettura della realtà politica italiana che passa attraverso il filtro dell’esperienza britannica e contiene quindi una inconsapevole forzatura, tuttavia non c’è dubbio: quando un giornale inglese del livello dell’«Indipendent» tenta un’analisi seria del movimento nato a Roma nel novembre scorso, è impossibile ignorare la miseria morale che caratterizza ormai la nostra stampa e, di conseguenza, la condizione di coma profondo in cui versano la democrazia e la vita politica nel nostro Paese.
Alla vigilia di elezioni che giungono dopo l’approvazione di una legge elettorale passata con ripetuti voti di fiducia e ancora una volta inconciliabile con la Costituzione, questa condizione va segnalata, perché se ne prenda coscienza prima di scegliere per chi votare o decidere per l’astensione. Il dato è di per sé clamoroso: non solo in Spagna, Francia e Portogallo, ma ora anche nel Regno Unito la partecipazione alla battaglia politica e alla competizione elettorale di un nuovo e significativo movimento, suscita l’attenzione dei giornali. Non ci sarebbe nulla di eccezionale, se qui la stampa non ignorasse la vicenda o non ne parlasse solo per darne un’immagine deformata. Così stando le cose, l’articolo del giornale inglese diventa di fatto una nuova, indiretta ma significativa conferma dei dati rivelatori emersi dalla classifica sulla libertà di stampa stilata da «Reporter senza frontiere», che vede l’Italia al 52° posto.
E’ difficile dire se questa indecente posizione sia determinata solo dal fatto che i nostri giornalisti sono intimiditi e minacciati, o sia anche – e forse soprattutto – la conseguenza di politiche scellerate che hanno consentito una inaccettabile concentrazione di potere in un settore vitale per la vita di una democrazia. Sta di fatto che – a parte eccezioni sempre più rare – l’informazione nel nostro Paese è in mano a pennivendoli e velinari, sicché, per conoscere ciò che anima la nostra vita politica, bisogna armarsi di pazienza e andare a cercare le notizie fuori dai nostri confini. Chi più chi meno, tutti i partiti che si accingono a chiederci il voto si sono compromessi con governi che hanno epurato giornalisti, ignorato gravissimi conflitti di interesse e agevolato un innaturale ed estremo intreccio tra informazione e gruppi di potere economico e politico. Se oggi si può parlare di «anomalia italiana», è perché chi ci ha governato ha consentito una inaccettabile concentrazione dei media, il conflitto di interesse di cui è figlio il polo mediatico berlusconiano e ha reso ferreo il controllo politico esercitato dal governo in carica sulla televisione pubblica.
Stavolta non solo è importante votare, ma occorre recarsi alle urne ricordandolo bene: è per colpa di chi ci ha governati e chiede di tornare a farlo, se l’Italia per libertà di stampa è situata agli ultimi posti tra i Paesi dell’Unione Europea. Le ragioni sono molteplici e profonde, ma risalgono tutte alle scelte dei partiti che ci chiedono il voto. E poiché siamo convinti che la libertà di espressione sia un diritto di tutti, è necessario lottare contro chi ha deciso che l’informazione sia, com’è stato scritto«una pratica disinformata».
L’articolo dell’«Indipendent» non affronta direttamente il problema, ma per il fatto stesso che è stato scritto è un inconsapevole invito a votare la lista di «Potere al popolo». Un voto necessario, per chi vuole evitare che il nostro Paese conquisti il primo posto nella classifica di quella disinformazione che di fatto aiuterebbe neoliberismo e finanza a imporci il sistema politico più adatto alle esigenze del capitale finanziario: il nuovo e più pericoloso fascismo di cui ci sono mille e sempre più preoccupanti segnali. Bisogna perciò averlo chiaro: nel lungo processo di disfacimento della repubblica nata dall’antifascismo, gli esponenti della sedicente sinistra, raccolta sotto le insegne di «Liberi e Uguali», Grasso, D’Alema, Bersani e a quanto pare persino don Antonio Bassolino, hanno tutti gravissime responsabilità per la lunga agonia della nostra democrazia.
L’autore? Indovinello
Posted in Storia, tagged "bavaglio", "Il Popolo d'Italia", Benito Mussolini, Berlusconi, Brunetta, consenso, fare opinione, ideologia, informazione, Italia fascista, libertà, libertà di stampa, misura eccezionale, Sacconi on 22/11/2010| Leave a Comment »
Qualcosa di attuale? Direi di sì. Basta leggere:
«Siccome la stampa è un elemento prezioso, in ragione di questa funzione altissima bisogna creare anche i doveri e la disciplina relativi. Quando si pensa che per gelosie editoriali e per miserabili insuccessi di vendita, all’infuori dell’odio di parte, si possono gettare in discussione le cose più delicate della nostra vita politica, e dare le notizie assurde, fantastiche, sensazionali, che creano allarmi e danneggiano il credito, non la sospensione ma la condanna di un tribunale e la fustigazione sarebbero le punizioni adeguate».
Di chi è? Non è facile dirlo, perché da tempo capita spesso di leggere o ascoltare interventi di questo tipo su argomenti così delicati e, a ben vedere, la riflessione non giunge certo nuova. Nel cliché del conduttore televisivo moderato, attento agli equilibri politici, all’audience e alle sue decisive ragioni, l’articolo è solo un “tentativo serio e onesto di ragionare sull’informazione senza noiose ingessature ideologiche del Novecento“. E non ci sono dubbi: pochi dissenzienti. Non dico tutti, ma il nuovo che finalmente avanza ce lo vedranno in molti e non mancherà la nota polemica di chi da tempo invita a smetterla di maledire il tempo nostro “incolto”. Chi è? Inutile insistere, per ora. Più che sull’autore, la gente si ferma giustamente sui contenuti: Quale ruolo per la stampa oggi? Quali i poteri e i limiti di chi “fa opinione“? Non son cose da poco e non è il caso di levar gli scudi per “lesa maestà“. Il tema è complesso – la libertà di stampa – però diciamolo: ce ne riempiamo la bocca ogni giorno, s’è fatto un gran parlare di “bavaglio” a giornali e televisioni, ma è chiaro che occorre regolare la discussione. Inutile insistere su una libertà astratta senza approfondire il concetto. Cos’è la libertà? Occorrerà pur darne una definizione. Una “penna felice” e, per suo conto, nota s’è già posto il problema e una risposta l’ha tentata. Senza arroccarci come giacobini integralisti del pensiero liberale, leggiamo e vediamo che dice. Può darsi che una lettura attenta riveli la firma:
«Ma che cos’è questa libertà? Esiste la libertà? In fondo è una categoria filosofico-morale. Ci sono le libertà: la libertà non è mai esistita» e un Governo ha «il diritto di difendersi».
Brunetta, Sacconi, o il capo in persona, Berlusconi? Lasciamolo da parte l’autore. Piaccia o no, prima dell’inevitabile discussione, c’è un dato inoppugnabile che conta forse anche più dell’autore. Buona parte del Paese vota per un governo che lo dice chiaro: regolamentare la stampa non è una misura eccezionale. Chi è che non ha letto cose di questo tipo negli ultimi tempi e non ha trovato pronto il salotto buono che, sotto l’occhio vigile delle solite telecamere ne ha discusso, senza scatenare mai un insanabile scontro politico? Ci sono contributi d’ogni tipo, basta scegliere a caso e poi se ne discute. L’autore, la matrice ideologica? Ma quale ideologia? Poi vedremo l’autore. Conta, per ora, la grande attualità delle critiche e, pur nei toni decisamente aspri, la modernità delle soluzioni individuate:
«Mentre in questi ultimi mesi tutto è cambiato in Italia, una parte di quel giornalismo che in mille occasioni ha dimostrato di non meritare la sconfinata libertà concessa a molte delle sue penne criminose, è rimasto quello che era. Giornalismo da macchia e da libelli torbido e tortuoso. Ed è questo il giornalismo che oggi sbraita e si scandalizza […]. Ubriaco, invasato della inverosimile potenza della sua penna senza scrupoli, questo giornalismo crede oggi con l’agitarsi, di poter commuovere l’opinione pubblica […] per permettere il perpetuarsi delle campagne tendenziose, delle diffamatorie congiure a danno della buona fede delle masse che non hanno nessun mezzo di controllo. Il Governo ha il dovere di salvaguardare la tranquillità di queste masse».
E si potrebbe andare avanti senza fermarsi. Tutto s’è detto così, toni e parole, in questi ultimi, drammatici due anni. Tutto. Nel consenso vittorioso delle urne. Tutto riguarda il presente. Che importa ai lettori se il giornale è “Il Popolo d’Italia” e l’autore degli articoli è Benito Mussolini? [1]? Era l’Italia fascista del 1923. Noi che c’entriamo? Qui regna la democrazia.
1) La stampa e la sua libertà, “Il Popolo d’Italia”, 15 luglio 1923; La fiducia al Governo con 303 voti, “Il Popolo d’Italia”, 17 luglio 1923; Battaglia di una minoranza di giornalisti contro il decreto sulla stampa, “Il Popolo d’Italia”, 22 luglio 1923.
Uscito su “Fuoriregistro” il 23 novembre 2010
Il diritto alla pietà
Posted in Interventi e riflessioni, tagged Afghanistan, farabutti, La Maddalena, libertà di stampa, Palau on 18/09/2009| 1 Comment »
Mentre l’auto scende da Palau, la baia è un incanto verde smeraldo e Caprera e La Maddalena sono un punto di domanda che un dio cui non credo rivolge a un miscredente. Sono passate da poco le 14, quando il cellulare ritrova d’improvviso il campo e un amico mi dice che la manifestazione in difesa della libertà di stampa “è stata rinviata a data da destinare“.
– Perché?, gli domando.
– In Afghanistan hanno ammazzato sei soldati italiani.
Il dio che non conosco ritira la domanda – forse s’è accorto che risposte non ne ha neanche lui – e nella mia testa fanno vortice pensieri e sentimenti.
La pietà si presenta per prima. Pietà per gli uccisi, poveri sventurati, perché la vita è sacra Ogni vita, anche la loro, che sono stati infine complici di un aggressore travestito da pacificatore. Pietà per quanti, direttamente o indirettamente, hanno ucciso, militari e civili, donne, vecchi e bambini senza nome e senza il can-can del dolore costruito ad arte da pennivendoli e velinari. Seconda giunge la nausea. Un disgusto profondo per quanti – e sono molti – tutto questo hanno voluto e domani si segneranno a lutto, invocheranno il silenzio e l’amor di patria. Quale patria? Patria di quali morti? I “nostri” uccisi o quelli che i “nostri” hanno ucciso? Ultima giunge la rabbia, Rabbia per il dolore vero che non vediamo, non sentiamo o ignoriamo, per tenerci tranquilla la coscienza.
Mi guardo attorno. Mentre la radio è un fiume di retorica purulenta, dei miei tre amici due fanno finta di sentire e la terza indica una cala. Ci fermiamo:
– La manifestazione non si terrà? Davvero? mi domanda il primo assai distratto e un altro, ch’è più furbo, mi “accontenta”:
– Beh, d’altra parte…
Canniggione splende al sole mentre se ne vanno al mare. E’ il sole caldo di questa metà di settembre quello che veramente conta. Il mare d’un azzurro profondo, lo scampolo finale di vacanza, il cielo che non piange, ecco quello che conta. Il sangue, le bombe, i carnefici, le vittime, i morti e la tragedia, tutto questo è lontano e lontano va tenuto.
In acqua due romani giocano, un milanese se la gode e l’Italia che può sciala al sole.
La libertà di stampa non si mangia, non si compra e non si vende. La data in cui potremo dirlo è stata destinata. Mentre il governo arranca, tutti sono contro tutti e un dittatore alla Charlie Chaplin ci chiama farabutti. E’ stata destinata: non sarà tardi? Ci rassicurano:” non archiviamo“.
Così fosse, non ci sarebbe dubbio: questo Paese non avrebbe diritto alla pietà.
– Perché non fai il bagno, è un incanto, mi chiede l’amica premurosa, dopo aver messo insieme in un momento il milanese e i due romani.
– Non ne ho voglia, rispondo, mentre il vento radente increspa il mare di smeraldo.
Non ne ho voglia. Il “mio” tempo è archiviato.
Uscito su “Fuoriregistro” il 18 settembre 2009