Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for settembre 2015

Logo-Home-Page-910x1174


LETTERE

Manifesto per la difesa della Scuola Pubblica Statale Libera e Democratica

laBuonaScuola-310x232Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

La legge n. 107 del 9 luglio 2015 ha soppresso la libertà e la democrazia nella scuola pubblica di Stato.

Nell’approvarla nonostante il netto e pressoché unanime dissenso espresso dal mondo della scuola in tutte le sue componenti, il Parlamento ha compiuto il lungo percorso di dismissione della funzione civile dell’istruzione statale avviato con l’autonomia scolastica. L’autonomia organizzativa e gestionale ha cancellato l’unitarietà del sistema e ha posto i singoli istituti scolastici in competizione tra loro, privando l’istruzione della sua natura di diritto/dovere e trasformandola in una merce, soggetta alle leggi della domanda e dell’offerta.

Amputata della propria funzione civile, l’istruzione pubblica è stata ridotta alla mera funzione economica, per il controllo della quale si è istituito il Sistema Nazionale di Valutazione, che determina gli obiettivi didattici e commissaria gli istituti scolastici che ad essi non si conformino.

Con la legge n. 107/2015 il Parlamento è intervenuto su materia di rango costituzionale, qual è la scuola, malgrado la sua composizione risultasse delegittimata oltre l’ordinaria amministrazione dalla sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale.

La legge n. 107/2015:

Ø ha sottoposto i docenti precari al ricatto della scelta tra lavoro e diritti;
Ø soggioga i lavoratori alle scelte arbitrarie del Dirigente scolastico che può di fatto a propria discrezione collocarli in mobilità, demansionarli, sanzionarli con procedura monocratica;

Ø con l’Alternanza Scuola-Lavoro, ha piegato il diritto allo studio in sfruttamento del lavoro minorile, attribuendo alle scuole l’esercizio di un caporalato istituzionale;

Ø ha espropriato i docenti della propria autonomia professionale trasferendo all’INVALSI la titolarità dei parametri di giudizio dell’attività di insegnamento.

La legge n. 107/2015 palesa nel suo stesso articolato, che consta di un unico articolo con 212 commi – di cui 11 di deleghe generiche al Governo – la violenza esercitata sulle procedure legislative previste dall’Ordinamento.

La manifesta violazione dei principi costituzionali dell’identificazione del lavoro come valore fondante della Repubblica (Art. 1), dell’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (Art. 3), del diritto al lavoro (Art. 4), del diritto alla manifestazione libera del proprio pensiero (Art. 21), della libertà di insegnamento (Art. 33), del vincolo per l’iniziativa economica privata a non potersi svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla libertà e alla dignità umana (art. 41), della perequazione contributiva (Art. 53), del diritto del Parlamento di definire principi, criteri direttivi e validità temporale della delega affidata all’Esecutivo (Art. 76), dell’imparzialità dell’Amministrazione (Art. 97) impone alle cittadine e ai cittadini che si riconoscano nei valori della Repubblica nata dalla Resistenza, di contrapporsi con ogni mezzo lecito all’attuazione della suddetta legge, in virtù di quel principio non scritto, mai rigettato e pienamente vigente, che nei lavori dell’Assemblea Costituente si condensò nella seguente formulazione:

Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino.” (onn. Giuseppe Dossetti e Mario Cevolotto).

Le cittadine e i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori che si riconoscono in questo Manifesto, dichiarano di dare immediato avvio a tutte le pratiche di corretta informazione, resistenza e di disobbedienza civile intese a disarticolare l’impianto della scuola disegnato dalla suddetta legge, nella chiara e convinta consapevolezza di agire nell’interesse della comunità, per la difesa dei principi di uguaglianza, libertà e di giustizia sociale a cui sono stati educati e in cui professano fede, su di un fronte che non consente alcun margine di compromesso e nel quale a ciascuno viene chiesto di scegliere di collocarsi in solidarietà alla lotta, fino alle ultime conseguenze.

Contestualmente, le cittadine e i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori che si riconoscono in questo Manifesto si impegnano, nelle istituzioni scolastiche e nella società civile, ad elaborare e sperimentare esperienze di didattica collaborativa, inclusiva, egualitaria e criticamente formativa per la costituzione della scuola in comunità educante libera e democratica.

Ludovico Chianese, Lucia Fama, Mauro Farina, Ferdinando Goglia, Marcella Raiola, Massimo Montella, Teresa Vicidomini, per il gruppo di lavoro Cobas Scuola Napoli, Coordinamento napoletano per la difesa della Scuola pubblica e Coordinamento Precari Scuola Napoli.

 

Primi firmatari:

Giuseppe Aragno, storico, Piero Bevilacqua, ordinario Storia Contemporanea Università La Sapienza, Roma; Giuseppe Caliceti, docente e scrittore; Roberto Ciccarelli, giornalista del Manifesto e filosofo; Erri De Luca, scrittore; Luigi De Magistris, Sindaco di Napoli; Angelo D’Orsi, ordinario di Storia del pensiero politico, Università di Torino; Elio Dovere, ordinario di Istituzioni e Storia del Diritto Romano presso l’Università “Parthenope” di Napoli; Cristiana Fiamingo, Storia e Istituzioni dell’Africa, Università Statale, Milano; Ferdinando Imposimato, Magistrato; Citto Maselli, partigiano e regista; Ugo Olivieri, docente di Letteratura italiana, Università Federico II, Napoli; Valeria Pinto, docente di filosofia teoretica Università Federico II, Napoli; Rossana Rossanda, giornalista e scrittrice; Sara Sappino, storica, Enzo Scandurra, ordinario di Urbanistica Università degli Studi La Sapienza, Roma, padre Alex Zanotelli, missionario comboniano.

Per aderire scrivere a geppinoaragno@libero.it

Read Full Post »

12033010_714127318693934_6501601204204434064_n
Sabato 26 Settembre – ore 17:00
EX OPG “JE SO’ PAZZO”
via imbriani 218, Materdei

presentazione del libro
E TU SLEGALO SUBITO
di Giovanna Del Giudice

Ne parliamo con:
Giovanna Del Giudice, psichiatra e autrice del libro;
Teresa Capacchione, presidentessa dell’Associazione Sergio Piro e membro dell’Osservatorio per la Salute Mentale di Napoli;
Giuseppe Aragno, storico
Giuseppe Ferraro, filosofo

Read Full Post »

2794_0Preoccupato, ‘n’amico me chiamm’a primma matina e mi fa:
Tu ‘e saput’a nutizia?
No, ch’è stato?, rispondo ‘nu poco allarmato. E chille subbete sfil’a curona:
L’Italia de’ Valori all’elezione ‘e maggio se mette co’ PD!
E tu te meraviglie? Se sape, no? ‘O pateterne ‘è fa e l’accocchia, replico sollevato. Ma l’amico, ca nun se fa capace, attacc‘a pippa:
E già, però so’ sempe vote perze!
Per nulla scosso e un poco compiaciuto, ‘a pigli’a ridere e me mett’a sfruculià:
Siente, Pascà, a stracce e petacce, tutt’assieme, miettece pure amici, pariente e canuscenti, l’Italia dei Valori a stiente a stu sindaco tuoie nce purtava nu migliair’e voti. ‘A perdita è overo nce sta, ma po’ vene ‘o guadagno, e nun è cos’è poco, pecché chesta mappate ‘e… brava gente, sta sicuro, alluntanava almeno diecimila galantuommene, schifati pa’ brutta cumpagnia. Sient’a me, si vai ‘int’a chiesa e sei cattolico, apostolico e rumano, ringrazi’a madonna ca faccia pe’ terra e vattenn’a pede a Pumpeie, ca te cunviene. Chist’è ‘nu miracolo! E si invece sì nu senza dio, allora, sai che puo’ fa? ‘Mparate Orazio a memoria e fa festa in latino:  “Nunc est bibendum…”, Pascà! Fa festa, sient’a me! Bona jurnata.

Read Full Post »

CPMFJXtXAAA39Z8Per il circo mediatico, i diritti negati, i salari ridotti, i pensionamenti cancellati, gli esodati, la vita precarizzata, i crimini commessi dalla premiata ditta Monti-Letta-Renzi, sono solo equi strumenti per ridurre il costo del lavoro a livelli «ragionevoli», garantire l’ascesa dei profitti e agevolare gli investimenti che «producono lavoro». A condizioni servili, d’accordo, ma questo non conta niente.
La ricetta autoritaria non l’ha inventata Renzi. Nel corso della storia, prima di volgersi in puntuale tragedia, ha sempre confuso libertà e liberismo, facendo balenare l’Eden degli «imprenditori di se stessi», il mito di chi «si è fatto da sé» e l’età dell’oro, dopo la fine della storia per estinzione del conflitto. Chi non si fa abbagliare dal “latinorum”, conosce gli ingredienti: lo Stato spogliato delle sue attribuzioni economiche, la politica serva dell’iniziativa privata, un sistema fiscale “progressivo alla rovescia”, che affama i poveri e arricchisce i benestanti, le banche che privatizzano i profitti e socializzano le perdite, la compressione dei salari, le assemblee legislative elettive svuotate di attribuzioni e minate nella reputazione, le classi sociali sottoposte a una gerarchizzazione feroce, l’Esecutivo rafforzato. Questo però non è ancora fascismo. Perché una crisi finanziaria, gestita con comanda la Bibbia liberista, conduca al crollo della democrazia e sfoci in quello che Pietro Grifone definì acutamente «regime del capitale finanziario», occorre aggiungere alla ricetta almeno due ingredienti: la trasformazione del sindacato in associazione corporativa e la conseguente cancellazione del conflitto.
In questa direzione va da tempo l’ala reazionaria della borghesia italiana, di cui Renzi è la più compiuta espressione dai tempi del fascismo. Lo dimostrano Marchionne santificato, il ruolo di trasformisti come Ichino, passato a destra, sulle orme di Rossoni, dopo aver utilizzato la Cgil come trampolino di lancio, e per finire eventi apparentemente marginali, come l’assemblea sindacale al Colosseo. Mentana e soci si guardano bene dal dirlo, ma l’assemblea, regolarmente autorizzata, era del tutto legale e l’uscita di Renzi è stata vigliaccamente premeditata, com’è nello stile di un golpista.
os’è accaduto realmente a Roma? Ordinaria amministrazione. Franceschini chiede ai lavoratori lavoro straordinario, perché gli organici sono insufficienti, poi però non li paga, come prescrive il contratto sottoscritto dal suo Ministero. Di fronte all’ostinato silenzio della controparte, i lavoratori si sono riuniti in assemblea per difendere i loro diritti nei modi che la legge consente. A questo punto entra in gioco Renzi, che da tempo intende ridurre pesantemente le libertà sindacali e ha in mano un decreto scritto apposta da Ichino. Renzi sa che non sarà facile, perciò traccheggia e spedisce Franceschini da Mattarella, per sondare il terreno con il sosia silente del ciarliero Napolitano.
A questo punto, imprevista e miracolosa come manna dal cielo, ecco l’assemblea al Colosseo, che offre l’occasione per una risolutiva manganellata mediatica. Renzi si butta a pesce e, impugnato il decreto dell’ineffabile Ichino, mena giù fendenti micidiali. Il ducetto lo sa: stampa e televisione ormai non servono più a informare la popolazione, la democrazia muore di morte violenta e basta creare consenso per usare impunemente la forza coi lavoratori. Non a caso, perciò, Mentana e soci intonano il ritornello sui musei e i siti archeologici, che solo in Italia chiuderebbero per assemblee sindacali, e sulle nefandezze dei sindacati.
Le cose, in realtà, stanno in maniera ben diversa, ma chi lo racconta? Giornali e televisioni servono solo come “manganello” virtuale contro i lavoratori. Se facessero ancora il loro mestiere, Renzi cadrebbe senza misericordia. Basterebbe qualche notizia vera sulle prime pagine, un corrisponde estero pronto a rivelare che nel 2015 la National Gallery di Londra – 6 milioni di biglietti staccati in un anno – ha chiuso cinquanta volte per ragioni sindacali e a Parigi, nell’aprile scorso è toccato alla Torre Eiffel chiudere per uno sciopero generale. Basterebbe ricordare che Il 22 maggio scorso, gli agenti della sicurezza, impiegati nel monumento-simbolo della “Ville Lumiere, prima si sono riuniti in assemblea sindacale, poi, poco prima dall’apertura, sono scesi in sciopero per protestare contro gli aggressivi borseggiatori che infestano le file dei turisti. Basterebbe superare il muro di omertà e la vergognosa verità verrebbe fuori prepotente. Il 14 novembre 2012, ha chiuso la celeberrima Alhambra di Granada, che in Spagna è il luogo più visitato dai turisti. Si è trattato di uno sciopero generale che ha mobilitato i lavoratori di tutti i siti d’arte, non esclusi quelli dei teatri di Madrid. In quanto al Louvre, nel 1999 uno sciopero lo tenne chiuso per una settimana assieme al celebre Musée d’Orsay e a tutt’oggi, senza scandalizzare nessuno, l’ingresso chiude frequentemente al pubblico a causa degli scioper e non si troppo per il sottile coi preavvisi.
In un Paese democratico, nessuno impone ai lavoratori di rinunziare ai propri diritti e si fa in modo che si rispettino. In Italia, dove la crisi finanziaria è ormai crisi delle Istituzioni democratiche, si fanno largo invece gli imbrogli di Renzi e Franceschini e un progetto di sindacato corporativo che subordina i diritti a un non meglio identificato “bene della nazione”. Non a caso, del resto abbiamo avuto Crispi, gli spettri del ’98, la guerra imposta con la forza al Parlamento, il fascismo, Scelba, la Fiat di Valletta e quel nobiluomo di Marchionne.
Svegliamoci. Se lavoratori disoccupati e precari non vanno in piazza ora, uniti e decisi, buon ultimo, all’elenco delle tragedie italiane aggiungeremo Renzi e sarà vero ciò che scrisse Gobetti prima di esser ammazzato dagli squadristi: il fascismo è l’autobiografia degli italiani.

Agoravox, Contropiano  e Fuoriregistro, 21 settembre 2015; La Sinistra Quotidiana, 22 settembre 2015

Read Full Post »

intervento-ita-manifestione-buona-scuola-ss01Dopo Rossana Rossanda, ha appena aderito Citto Maselli, partigiano e regista di film notevoli come Il sospetto e Storia di un operaio, con Volontè. Non riesco a essere distaccato – con gli anni è sempre più difficile – e mi sono commosso. L’ho inserito tra i primi firmatari e gli ho scritto che per me e per tutti noi è un onore averlo a fianco in questa battaglia. “Il Manifesto”, che ha pubblicato questo testo, ci dà voce. Le adesioni ci daranno forza per una battaglia che riguarda tutti, non solo studenti, personale amministrativo e docenti: la scuola lotta sull’ultima spiaggia. Firmate!

———-

Manifesto per la difesa della Scuola Pubblica Statale Libera e Democratica

La legge n. 107 del 9 luglio 2015 ha soppresso la libertà e la democrazia nella scuola pubblica di Stato.
Nell’approvarla nonostante il netto e pressoché unanime dissenso espresso dal mondo della scuola in tutte le sue componenti, il Parlamento ha compiuto il lungo percorso di dismissione della funzione civile dell’istruzione statale avviato con l’autonomia scolastica. L’autonomia organizzativa e gestionale ha cancellato l’unitarietà del sistema e ha posto i singoli istituti scolastici in competizione tra loro, privando l’istruzione della sua natura di diritto/dovere e Trasformandola in una merce, soggetta alle leggi della domanda e dell’offerta.
Amputata della propria funzione civile, l’istruzione pubblica è stata ridotta alla mera funzione economica, per il controllo della quale si è istituito il Sistema Nazionale di Valutazione, che determina gli obiettivi didattici e commissaria gli istituti scolastici che ad essi non si conformino.

Con la legge n. 107/2015 il Parlamento è intervenuto su materia di rango costituzionale, qual è la scuola, malgrado la sua composizione risultasse delegittimata oltre l’ordinaria amministrazione dalla sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale.

La legge n. 107/2015:

ha sottoposto i docenti precari al ricatto della scelta tra lavoro e diritti;
soggioga i lavoratori alle scelte arbitrarie del Dirigente scolastico che può di fatto a propria discrezione collocarli in mobilità, demansionarli, sanzionarli con procedura monocratica;
 con l’Alternanza Scuola-Lavoro, ha piegato il diritto allo studio in sfruttamento del lavoro minorile, attribuendo alle scuole l’esercizio di un caporalato istituzionale;
ha espropriato i docenti della propria autonomia professionale trasferendo all’INVALSI la titolarità dei parametri di giudizio dell’attività di insegnamento.

La legge n. 107/2015 palesa nel suo stesso articolato, che consta di un unico articolo con 212 commi – di cui 11 di deleghe generiche al Governo – la violenza esercitata sulle procedure legislative previste dall’Ordinamento.
La manifesta violazione dei principi costituzionali dell’identificazione del lavoro come valore fondante della Repubblica (Art. 1), dell’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (Art. 3), del diritto al lavoro (Art. 4), del diritto alla manifestazione libera del proprio pensiero (Art. 21), della libertà di insegnamento (Art. 33), del vincolo per l’iniziativa economica privata a non potersi svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla libertà e alla dignità umana (art. 41), della perequazione contributiva (Art. 53), del diritto del Parlamento di definire principi, criteri direttivi e validità temporale della delega affidata all’Esecutivo (Art. 76), dell’imparzialità dell’Amministrazione (Art. 97) impone alle cittadine e ai cittadini che si riconoscano nei valori della Repubblica nata dalla Resistenza, di contrapporsi con ogni mezzo lecito all’attuazione della suddetta legge, in virtù di quel principio non scritto, mai rigettato e pienamente vigente, che nei lavori dell’Assemblea Costituente si condensò nella seguente formulazione:

Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino.” (onn. Giuseppe Dossetti e Mario Cevolotto).

Le cittadine e i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori che si riconoscono in questo Manifesto, dichiarano di dare immediato avvio a tutte le pratiche di corretta informazione, resistenza e di disobbedienza civile intese a disarticolare l’impianto della scuola disegnato dalla suddetta legge, nella chiara e convinta consapevolezza di agire nell’interesse della comunità, per la difesa dei principi di uguaglianza, libertà e di giustizia sociale a cui sono stati educati e in cui professano fede, su di un fronte che non consente alcun margine di compromesso e nel quale a ciascuno viene chiesto di scegliere di collocarsi in solidarietà alla lotta, fino alle ultime conseguenze.
Contestualmente, le cittadine e i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori che si riconoscono in questo Manifesto si impegnano, nelle istituzioni scolastiche e nella società civile, ad elaborare e sperimentare esperienze di didattica collaborativa, inclusiva, egualitaria e criticamente formativa per la costituzione della scuola in comunità educante libera e democratica.

Ludovico Chianese, Lucia Fama, Mauro Farina, Ferdinando Goglia, Marcella Raiola, Massimo Montella, Teresa Vicidomini, per il gruppo di lavoro Cobas Scuola Napoli, Coordinamento napoletano per la difesa della Scuola pubblica e Coordinamento Precari Scuola Napoli.

Primi firmatari:
Giuseppe Aragno, storico, Piero Bevilacqua, ordinario Storia Contemporanea Università La Sapienza, Roma; Giuseppe Caliceti, docente e scrittore; Roberto Ciccarelli, giornalista del Manifesto e filosofo; Erri De Luca, scrittore; Luigi De Magistris, Sindaco di Napoli; Angelo D’Orsi, ordinario di Storia del pensiero politico, Università di Torino; Elio Dovere, ordinario di Istituzioni e Storia del Diritto Romano presso l’Università “Parthenope” di Napoli; Cristiana Fiamingo, Storia e Istituzioni dell’Africa, Università Statale, Milano; Ferdinando Imposimato, Magistrato; Citto Maselli, partigiano e regista; Ugo Olivieri, docente di Letteratura italiana, Università Federico II, Napoli; Valeria Pinto, docente di filosofia teoretica Università Federico II, Napoli; Rossana Rossanda, giornalista e scrittrice; Sara Sappino, storica, Enzo Scandurra, ordinario di Urbanistica Università degli Studi La Sapienza, Roma, padre Alex Zanotelli, missionario comboniano.

Per aderire scrivere a geppinoaragno@libero.it.

Adesioni:

  1. Abate Francesca, insegnante scuola Primaria, Napoli;
  2. Abati Velio;
  3. Abbruzzo Paola;
  4. Acerbi Luisa, Milano;
  5. Acerbis Giulia;
  6. Acinini Roberta, docente, Gentileschi, Napoli;
  7. Aiello Giulia Irene;
  8. Aiello Raffaella, docente, Gentileschi, Napoli;
  9. Albarella Giuliana, Docente, Lettere Moderne, Anacapri;
  10. Albeggiani Edoardo, docente ,Liceo Artistico Catalano Palermo
  11. Alemanni M. Grazia, Presidente “Associazione. Scuola è futuro”;
  12. Amato Marcella;
  13. Amitrano Ciro, studente;
  14. Amitrano Ciro, studente;
  15. Ammendola Rosa, docente, Gentileschi, Napoli ;
  16. Andreolini Carla, insegnante in pensione, Occhiobello (Rovigo);
  17. Aquaro Giovanna, liceo classico “Socrate”, Bari;
  18. Arancione Marta;
  19. Arcangeli Pier Giuseppe, musicologo, ex direttore Conservatorio di Terni;
  20. Arciello Adele, insegnante precaria;
  21. Arpaia Giampiero, impiegato autoferrotranviere;
  22. Asaro Marina, C.S. di Ruolo, Roma;
  23. Ascione Gennaro, docente;
  24. Baiardi Marta, Firenze;
  25. Balzanelli Patrizia, autrice radio, tv, teatro;
  26. Banfi Antonio, Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Bergamo;
  27. Barbieri Daniele, Imola;
  28. Barzaghi Giansandro, Associazione NonUnodiMeno;
  29. Benedetti Giorgio;
  30. Benedetti Mirco;
  31. Benedetti Niccolò;
  32. Bersani Berselli Gabriele, Alma Mater Studiorum-Università. Bologna;
  33. Bertini Cinzia, assistente amministrativa;
  34. Bianchi Loredana, assistente amministrativa precaria;
  35. Bises Anna;
  36. Bocchino Nicoletta, C.S. di Ruolo, Milano;
  37. Boni Romano, Pres. Associazione “Scuole per il terzo millennio”
  38. Borrelli Chiara;
  39. Bosso Raffaella, docente Istituto Superiore Statale “Pitagora”, Pozzuoli;
  40. Buccianti Antonella, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Firenze;
  41. Buiano Roberta;
  42. Buono Antonio;
  43. Caccese Ermenegildo;
  44. Calabrese Alessio, (Insegnante di Filosofia e Storia);
  45. Calvino Paola;
  46. Cammalleri Calogero Massimo, diritto del lavoro, Università degli Studi di Palermo;
  47. Campo Giorgio;
  48. Canavese Mauro, pres. Comitato scuola famiglia, Scuola materna “Vittorio Veneto”, Torino;
  49. Candreva Luigi, docente di filosofia e storia al liceo Cicerone di Frascati;
  50. Cangini Rossella;
  51. Canti Nelly;
  52. Capo Monica;
  53. Capotorto Eleonora, insegnante presso ITIS de Pretto di Schio;
  54. Caputo Caterina, docente elementare in pensione
  55. Cara Paola;
  56. Caracciolo Anna, docente, Gentileschi, Napoli ;
  57. Cardella Carmela, docente scuola superiore, Rimini;
  58. Carducci Rossella, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  59. Caroli Angela, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  60. Caronia Maurizio, A.A. Roma;
  61. Casadei Maria Grazia, pensionata;
  62. Cascone Ciro, precario II fascia GI;
  63. Casola Elisabetta, docente, Gentileschi, Napoli;
  64. Castagnolo Gloria;
  65. Casulli Stefano, ricercatore Università di Macerata ed educatore sociale;
  66. Catarzi Marcello, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  67. Cerasuolo Giuseppe;
  68. Cernuto Rosachiara;
  69. Cerutti Emanuela, insegnante;
  70. Chiappetta Maria Vittoria, docente, Gentileschi, Napoli;
  71. Chiappini Mara;
  72. Chichierchia Giuseppe, studente;
  73. Ciccarelli Assunta, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  74. Cicellyn Comneno Anna Maria, Pres. Circolo Legambiente Napoli Centro;
  75. Ciliberto Cosimo Antonio, Docente, Liceo Classico “Orazio”, Roma;
  76. Clash City Workers;
  77. Clemente Alida, Ricercatrice storia economica, Università degli studi di Foggia;
  78. Cobas Roma;
  79. Cobas scuola Cuneo;
  80. Cocchi Giovanni, insegnante e papà;
  81. Coccia Elena, avvocato, vice sindaco metropolitano, Napoli;
  82. Cocozza Flavia, chef, ISIS Tassinari di Pozzuoli;
  83. Coiante Irene,docente scuola superiore, Roma;
  84. Colantuono Gaetano, docente e storico;
  85. Collettivo Autorganizzato Universitario;
  86. Colocchio Maria Grazia, docente, Gentileschi, Napoli;
  87. Comitato per la difesa della scuola della Repubblica Catanzaro e Prov.;
  88. Coppola Camillo, un uomo senza particolari pregi;
  89. Coppola TullioRsu Cobas ISIS Europa, Pomigliano;
  90. Coppoli Franco, insegnante ITT Terni;
  91. Corraso Maria Rosaria, Co.Co.Co. Università;
  92. Corsi Anna, collaboratrice scolastica di ruolo;
  93. Cosito Rosa, docente, Gentileschi, Napoli ;
  94. Costa Maria, maestra;
  95. Cozza Luigi, insegnante s. m. sup.;
  96. Craus Cinzia, architetto, madre single;
  97. Cuomo Valentina; docente, Liceo classico “Q. Orazio Flacco”, Bari;
  98. Curatola Adelaide;
  99. Curci Anna, docente, Gentileschi, Napoli;
  100. D’Amato Anna Paola, insegnante;
  101. D’Angelo Lucio, ordinario Storia contemporanea, Università di Perugia;
  102. D’Annibale Paola, A.A. precario, Roma;
  103. D’Antonio Carmine, pensionato Italsider;
  104. D’Antonio Maria Rosaria docente, Liceo Statale “A. Pansini”, NA;
  105. D’Agnes Carmen, Docente, I. C. Maiuri, NA;
  106. Dainese Mario, docente precario, scuola secondaria II grado;
  107. Dalla Giovanna Massimo, Genova, Ingegnere;
  108. Dama Alessandro, Ricercatore Fisica Tecnica Ambientale, Politecnico di Milano;
  109. De Bonis Rosa, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  110. De Carlo Sara, docente, Liceo italiano, Istanbul;
  111. De Castro Eliseu Leão;
  112. De Feo Teresa, insegnante a tempo indeterminato;
  113. De Lucia Mariarosaria, Assistente Amministrativa;
  114. De Martino Pier Paolo, docente, Gentileschi, Napoli;
  115. De Negri Marcella;
  116. De Nitto Cosimo;
  117. De Rosa Gabriella, docente, Gentileschi, Napoli;
  118. De Rosa Giuseppe, ricercatore, Agraria, Università Federico II, Napoli;
  119. De Simone Francesca, Liceo Artistico Boccioni-Palizzi di Napoli;
  120. De Stasio Pino, Consigliere Municipale Napoli;
  121. De Stefano Concetta, docente di scuola dell’Infanzia statale;
  122. De Stefano Laura, docente, Gentileschi, Napoli;
  123. Del Vecchio Aurelia, pensionata Italsider;
  124. D’Elia Maria, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  125. Della Ragione Clelia;
  126. Della Vecchia Luana, A.A. precario, Roma;
  127. Di Carlo Antonio;
  128. Di Dio Bruna;
  129. Di Francia Ciro, Pres. Osservatorio Tutela Ambiente e Salute NA;
  130. Di Guida Elisa, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  131. Di Nuzzo, Annalisa, storia e filosofia Cast.mmare Stabia liceo classico Plinio Seniore;
  132. Dionisi Gabriel Maria, prof. a t. ind. al J.von Neumann di Roma;
  133. Dolce Mariateresa, avvocato;
  134. Donadio Aristide, docente;
  135. Donatello Elisabetta, insegnante;
  136. Egitto Marcello;
  137. Emma Antonio, pensionato;
  138. Esca Gennaro, docente polo liceale “G. Mazzatinti” di Gubbio;
  139. Esposito Anna, docente, Gentileschi, Napoli;
  140. Esposito Assunta, docente , Liceo scienze umane ‘Virgilio”, Pozzuoli;
  141. Esposito Giuseppe, genitore;
  142. Esposito Vincenza, docente, Gentileschi, Napoli;
  143. Ex OPG occupato Je so’ pazzo;
  144. Fabiani Carla Maria, docente filosofia e storia licei;
  145. Fadda Donatella;
  146. Falanga Maria, docente di scuola primaria;
  147. Falcone Anna;
  148. Famà Valeria; Docente, I. C. Maiuri, NA;
  149. Fanti Claudia;
  150. Farina Marina;
  151. Fasce Luigi, psicologo scolastico, pres. circolocalogerocapitini.it Genova;
  152. Fazzari Massimo, docente, Gentileschi, Napoli;
  153. Felice Sandra;
  154. Ferraiuolo Nino, docente in pensione;
  155. Fiore Antonio, A.A. Napoli;
  156. Fiorillo Amelia, docente, Gentileschi, Napoli;
  157. Fiorillo Anna, A.A. precaria, Milano;
  158. Fiorini Lara, mamma e partigiana della Costituzione;
  159. Fontanelli Monica, Insegnante Scuola Primaria Carducci, Bologna;
  160. Forti Steven, ricercatore Storia Contemp., Università Nova Lisboa;
  161. Francato Jenny;
  162. Franzina Emilio, Storia contemporanea Università di Verona;
  163. Frattasi Antonio, segretario PCdI, ex consigliere comunale NA;
  164. Fuccio Giorgio, A.A. precario, Roma;
  165. Fusco Mimmo, musicista;
  166. Gabriele Angelica, A.A. Roma;
  167. Gabrieli Giorgio;
  168. Galeotti, Elisabetta, assistente amministrativo di ruolo;
  169. Gallo Lorella,
  170. Gallo Luigi, cittadino eletto alla Camera dei Deputati , MoVimento 5 Stelle;
  171. Garau Amanda, docente scuola superiore, Roma;
  172. Gardani Romana;
  173. Gargarella Paola, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  174. Garofalo Lucio;
  175. Garofalo Maria Antonietta, docente liceo, Castelvetrano;
  176. Gatta Federico, studente;
  177. Gavazza Maria Teresa, insegnante e storica;
  178. Gelli Luigi;
  179. Gentile Gemma, docente in pensione;
  180. Giammatteo Luigina;
  181. Giannattasio Anna, docente Scuola Superiore;
  182. Gianquitto Bianca, liceo Pansini Napoli;
  183. Giordani Mauro, docente, Ist. Tecnico Agrario “E. Sereni”, Roma;
  184. Giordano Carmine;
  185. Giraldi Alfredo, attore e maestro burattinaio;
  186. Giudici Gabriella, docente, Perugia;
  187. Giuliano Maria, docente precaria secondaria di II grado;
  188. Granato Bianca Laura, Catanzaro;
  189. Grassini Tina, Cousellor sistemico relazionale;
  190. Grattagliano Daniela, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  191. Greco Francesco, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti;;
  192. Grieco Paola, docente, I. C. Maiuri, NA;
  193. Grimaldi Mariolina;
  194. Grippo Cristiana, C.S. di Ruolo, Verona;
  195. Guaccio Marianna;
  196. Guarrera Alfio, assistente amministrativo di ruolo;
  197. Guida Antonio;
  198. http://insegnanticalabresi.blogspot.it/;
  199. Iacovella Nino;
  200. Iannacci G. Camilla;
  201. Iercitano Caterina, docente scuola superiore, Milano;
  202. Iervolino (Maite) Maria Teresa;
  203. Iorio Donatella, docente scuola superiore, Roma;
  204. Isopi Marco, Matematica, Roma “la Sapienza”;
  205. Italialaica;
  206. Italiano Annunziata, docente in pensione, Messina;
  207. Kaiser Ferdinando, ferroviere;
  208. Keller Fiorella, docente, Gentileschi, Napoli;
  209. La Carrozza d’Oro, scuola d’arte teatrale;
  210. La Rocca Claudio, Ordinario di Filosofia teoretica, Università di Genova;
  211. La Sala Rita, Assistente amministrativo;
  212. Lamagna Giovanni;
  213. Lauropoli Gloria;
  214. Liverani Paolo, Topografia dell’Italia Antica, Università di Firenze;
  215. Lo Fiengo Maddalena, educatrice precaria;
  216. Lo Fiengo Maria, docente scuola secondaria I grado e genitore;
  217. Lombardi Giovanni;
  218. Lombardo Francesco;
  219. Lonardi Giorgio, insegnante di filosofia e storia;
  220. Losito Sverio, programmatore informatico;
  221. Luzzi Saverio, docente/ricercatore precario;
  222. Madaro Diana, architetto;
  223. Maffione Daniele, Comitato politico naz. Rifond. Comunista;
  224. Maggio Paola, docente, Gentileschi, Napoli;
  225. Malaponte Giuseppe, pensionato;
  226. Mancini Ugo, docente;
  227. Manfroni Patrizia;
  228. Mangone Jo;
  229. Marengo Alba, docente, Gentileschi, Napoli;
  230. Margaira Liliana;
  231. Marotta Carla, docente, scuola secondaria I grado, Anagni FR;
  232. Martucci Luana, attrice e regista;
  233. Marzy Mariarosaria;
  234. Mauriello Alessio, studente;
  235. Mauro Ida, Universitat Barcelona – Ass. Altraitalia-Barcellona”;
  236. Mauro Patrizia, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  237. Mazzella Antonio, Macchinista presso EAV e sindacalista USB;
  238. Melchionda Gerardo, Libera (Basilicata);
  239. Mele Antonia F., docente, Francavilla Fontana (Br);
  240. Melito Maria Rosaria, docente di ruolo sostegno superiori;
  241. Melito Mariella;
  242. Meloni Vito, responsabile nazionale scuola PRC-SE;
  243. Messina Paolo, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  244. Meterangelis Annamaria;
  245. Minarda Mario;
  246. Monaco Maria, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  247. Monaco Ruggiero;
  248. Monaco Vincenzo, Assistente Tecnico:
  249. Moncada Giuseppe, preside in pensione, Lentini;
  250. Mondello Luigi studente;
  251. Monello Gigi;
  252. Moni Ovaida, attore, drammaturgo, scrittore, cantante;
  253. Montesi Nadia;
  254. Morandi Mara, docente, Gentileschi, Napoli;
  255. Morelli Silvia, precaria, Roma;
  256. Moretti Claudio, assistente tecnico di ruolo;
  257. Moretto Bruno, Comitato bolognese scuola e Costituzione;
  258. Morgese Daniele, studente;
  259. Morniroli Andrea, cooperativa sociale Dedalus;
  260. Moscato Maria Stefania, Assistente amministrativo precario;
  261. Moschetti Angela, insegnante scuola media, Roma;
  262. Mosconi Giuseppe, Università di Padova;
  263. Musto Rosaria, assistente amm.va di ruolo;
  264. Muto Vincenza;
  265. Napolitano Pasquale, attore;
  266. Napolitano Salvatore, studente;
  267. Nardello Giuliana;
  268. Nave Antonello;
  269. Negri Fiamma, attrice, genitore;
  270. Nobili Marcello, docente di ruolo Italiano e Latino, Roma;
  271. Orsini Stefania, docente, Gentileschi, Napoli;
  272. Pace Salvatore, dirigente scolastico;
  273. Pace Vincenzina, docente;
  274. Padovan Manlio;
  275. Palladini Isabella, assistente amministrativa, precaria;
  276. Palmisano Maria teresa, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  277. Palumbo Maria;
  278. Pandolfi Francesca;
  279. Panella Giuseppe, (Scuola Normale Superiore di Pisa);
  280. Paolozza Marcello, pensionato;
  281. Pappalepore Aldo;
  282. Parri David, Docente;
  283. Pascuzzi Vincenzo, Insorgenza per la Scuola;
  284. Pastore Mariaclaudia, Docente, I. C. Maiuri, NA;
  285. Patini Anna, A.O.U. Salerno;
  286. Pavan Beppe, gruppo Uomini in cammino di Pinerolo;
  287. Pellini Dario;
  288. Pernice Rosaria, docente di Lettere, scuola Leonardo da Vinci, PA;
  289. Perrone Daniela, Coordinamento ATA precari;
  290. Perrone Patrizia, insegnante scuola primaria, Napoli;
  291. Petrone Maria Laura;
  292. Pianta Lopis Barbara, NapoliScuole – Zona Franca;
  293. Pianura Gennaro, Dirigente Giunta Reg.le Campania in pensione;
  294. Picca Ada, docente, Gentileschi, Napoli;
  295. Picone Giovanni, C.S. di Ruolo, Palermo;
  296. Pinto Mauro, dottorando Università Orientale di Napoli;
  297. Piotti Virginia, insegnante, liceo classico J. Sannazaro, Napoli;
  298. Pipicelli Ivan, artigiano;
  299. Pisani Gianfranca;
  300. Piscopo Paolo;
  301. Pivato Claudia;
  302. Pizza Antonio, assistente amministrativo, I. C. Maiuri, NA;
  303. Pompejano Paola, Istituto tecnico agrario “P. Cuppari”, Messina;
  304. Pozzolese Mattia, docente;
  305. Praturlon Marina;
  306. Principe Asia, studente;
  307. Quattrocchi Attilio, docente, Anagni;
  308. Ragno Grazia, A.T. di Ruolo, Messina;
  309. Raia Ciro, dirigente scolastico;
  310. Raimondi Antonio;
  311. Randazzo Rita,insegnante di francese in un liceo di Siracusa;
  312. Ratto Pietro;
  313. Reale Luciana;
  314. Recine Francesca, A.T. precario, Roma;
  315. Redazione di Roars;
  316. Riccio Gianluca;
  317. Riccio Immacolata, docente di ruolo;
  318. Rindone Elio;
  319. Rispoli Maria Grazia;
  320. Rocchino Vincenzo;
  321. Romualdo Vincenza, docente Liceo “A. Genoino” Cava de’ Tirreni;
  322. Roncuzzi Cristiano, educatore;
  323. Rosato Rita, docente, Gentileschi, Napoli;
  324. Rossano Angela Maria, Materie letterarie, Liceo scientifico “L. Siciliani”, Catanzaro;
  325. Rossi Elvira, psicologa e psicoanalista;
  326. Rossi Stefano;
  327. Rotondo Carmela, docente a tempo indeterminato;
  328. Rovito Massimo;
  329. Ruggeri Cinzia, docente scuola superiore, Messina;
  330. Ruggeri Federico, A.T. di Ruolo, Roma;
  331. Ruotolo Francesco, Consigliere III Municipalità, NA;
  332. Ruzza Cristina;
  333. Sabin Alfonso, insegnante in pensione;
  334. Saini Loredana, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  335. Sala Renato, ex docente, nonno preoccupato;
  336. Salemme Rosaria;
  337. Sanges Gennaro, sindacalista Cgil;
  338. Sansone Daniela, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  339. SantanielloValeria, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  340. Santarpino Gianni, scrittore;
  341. Santesarti Fabio;
  342. Sarli Maria Teresa;
  343. Savio Giacomo, A.A. Napoli;
  344. Sbrescia Giuseppe;
  345. Schiano Rosa, (attvista e reporter);
  346. Schibeci Maria;
  347. Schibeci Paolo;
  348. Scirè Giambattista, docente (rtd) storia contemp, Univ. Catania;
  349. Scotti Antonio;
  350. Scotti Aureliana, insegnante a tempo indeterminato;
  351. Selvaduray Steave, Dottorato di ricerca in Matematica;
  352. Seminati Chiara;
  353. Sfondrini Michela, libraia;
  354. Sidonio Valeria, docente;
  355. Siracusa Daniela, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  356. Sirilli Giorgio, Dirigente di ricerca del CNR;
  357. Sisto Michele, studente, rappresentante CSRE-CSR;
  358. Sorice Manuela, docente, Gentileschi, Napoli;
  359. Spallotta Umberto, insegnante precario;
  360. Spartà Maria Alessi, docente di filosofia e storia, Mola di Bari;
  361. Stazio Adriana;
  362. Stazio Ivana, bibliotecaria univ. Federico II;
  363. Stefanino Maria Antonia;
  364. Studenti Autorganizzati Campani;
  365. Tambasco Marchina;
  366. Tarascio Luisa;
  367. Tardioli Martina, A.A. precario, Roma;
  368. Tartaglia Maria, docente, Gentileschi, Napoli;
  369. Tassinari Giorgio, FLC-CGIL Bologna e LIP-Scuola Bologna;
  370. Tecce Mario Felice, Ordinario di Biochimica, Università di Salerno;
  371. Tedesco Maria Teresa, Assistente amministrativo;
  372. Tirro Francesco, docente;
  373. Tortoriello Cinzia, assistente tecnico di ruolo;
  374. Traversa Rosa, psicologa, ricercatrice, artista;
  375. Trombini Franca, Assistente Amministrativo;
  376. Tudisco Daniela;
  377. Tullio Enrica, insegnante precaria;
  378. Turci Gabriele;
  379. Ulliana Stefano, insegnante;
  380. Urso Antonio;
  381. Vaccarello Fernando, assistente Tecnico di ruolo;
  382. Valente Adelaide, assistente amministrativo precaria;
  383. Varini Bianca Maria, docente, Gentileschi, Napoli;
  384. Vecchia Vincenzo, insegnate di scuola primaria statale;
  385. Veneruso Margherita, docente liceale, Napoli;
  386. Verdecchia Carla, IPSEDOC “Crocetti-Cerulli”, Giulianova;
  387. Vergella Claudia;
  388. Vernaleone Maria Giovanna;
  389. Verrone Marisa;
  390. Verso Emilio, docente;
  391. Verzilli Mara;
  392. Violante Sergio, Milano;
  393. Violini Evelina;
  394. Viscardi Marco, docente lettere, secondaria II grado;
  395. Vitali Giancarlo “Ambrogio”, Assemblea genitori docenti, BO;
  396. Vitelli Giardina Adriana;
  397. Viviano Matteo, Pres. CO.GE.DE. Liguria (Coord. Genitori Democratici);
  398. Vollono Giuseppe;
  399. Volpe Vito Nicola, Docente scuola sec. di II grado;
  400. Volzone Raffaele, docente, Gentileschi, Napoli ;
  401. Zampini Angela;
  402. Zanoli Nara;


Fuoriregistro, 8 settembre 2015; Il Manifesto, 10 settembre 2015;

Read Full Post »

bfb358425def969ff8eb825fe440b79c_L«Nelle ultime settimane a Napoli si respira, di nuovo, un clima pesante.
Sparatorie in vari quartieri della città stanno facendo da tragica cornice ad una serie di piccoli e grandi episodi di intimidazione e ad insensati atti di vandalismo contro elementi dell’arredo urbano ed autobus. Intanto ricompaiono cumoli di rifiuti in molti angoli della città…. insomma sembrano i prodromi di un clima che pensavamo relegato ad una passata stagione politica.
Inoltre i locali dell’Asilo Filangieri vengono ripetutamente devastati dopo che il cosiddetto capo dell’opposizione in Consiglio Comunale, l’industriale Lettieri, ha più volte vomitato il suo livore contro gli occupanti dell’Asilo e contro l’Amministrazione Comunale che, a suo dire, proteggerebbe l’occupazione e l’autogestione degli spazi dell’Asilo.
Su questi temi la redazione napoletana di Contropiano ha chiesto allo storico Giuseppe Aragno un suo punto di vista che, con molto piacere, pubblichiamo
».
La Redazione napoletana di Contropiano.org

Sia lode al dubbio

Dice Saviano che «Renzi s’è disinteressato delle Amministrative». E’ come usar violenza alla ragione, ma se lo dice Saviano un motivo l’avrà, perché Saviano è uomo d’onore.

Dice Saviano che De Magistris è «a corto di parole e di progetti», che è «imbarazzante ascoltarlo», perché «sembra vivere su un altro pianeta». Se lo dice Saviano, tanto di cappello, ma non puoi fare a meno di domandarti su quale pianeta viva questo ragazzo che di parole, invece, ne ha sempre tante, talora troppe e un progetto magari ce l’ha, ma non lo confessa.

Io, che sono cresciuto alla scuola di Socrate e non mi fido mai delle apparenze, ho cara la lezione di Brecht: «sia lode al dubbio». Bisogna essere davvero estremamente superficiali, o particolarmente faziosi, per credere che l’incubo di Napoli sia oggi la messa in scena della centomillesima guerra di camorra che colpisce a morte un giovane sventurato. Bisogna avere un occhio aperto e uno chiuso, per non vedere che in sette giorni, mentre moriva il povero Gennaro, a Napoli si sono ammazzati per la disperazione due ragazzi come lui: disoccupati. Bisogna avere un interesse misterioso per scegliere di non parlarne e battere ossessivi sul solito chiodo: il problema di Napoli è De Magistris, che ha rotto con Renzi, rappresenta solo se stesso e consente alla camorra di scatenarsi.

Dobbiamo parlare di camorra? Così comanda Il Ministero della Cultura e della Propaganda? Facciamolo allora, parliamone, però diciamola tutta e fuori dai denti: da quando il mondo è mondo, i camorristi non hanno mai fatto qualcosa senza tornaconto, né hanno colpito un alleato politico o un politico che fosse un comodo cretino. La camorra fa del male ai suoi nemici e ai nemici degli amici. Oggettivamente, perciò, se la pretesa «incapacità» di De Magistris tornasse utile ai camorristi, qui, cari signori, in vista delle elezioni, lo scenario sarebbe ben diverso.

Rosi Bindi, sostiene che se parli di Napoli, devi parlare di camorra, ma questa è una mezza verità. L’altra mezza è che se parli di Napoli e di camorra, non puoi fare ameno di parlare del resto d’Italia e del potere centrale. Quando giunse a Napoli Garibaldi e cambiammo padrone, i caporioni dell’«onorata» società indossarono la divisa. Liborio Romano, passato dal Borbone ai Savoia, li arruolò nella Guardia Nazionale e quelli garantirono la transizione. Se Garibaldi si trovò le retrovie tranquille e sotto controllo, fu solo perché lo scambio era stato vantaggioso per entrambi: il cannone «unificatore» bombardò tranquillamente Gaeta, la camorra trovò nuovi riferimenti politici e l’ordine regnò a Napoli come a Torino. Poi la capitale divenne Roma e a poco a poco siamo giunti a «mafia-capitale», solo che a Roma De Magistris non c’è. Rosi Bindi non se n’è accorta, ma a Roma ci sono Renzi e gli uomini del PD. Il suo partito!

Saviano ci insegna: con gli anni la camorra è cambiata, s’è «evoluta», è passata dal coltello alla pistola, è diventata «sciammeria» e poi «sistema», ma ai primi del Novecento, quando a Napoli i socialisti impararono a fare il loro mestiere e denunciarono lo stretto intreccio tra politica e malavita, aprendo la via a una speranza di rinnovamento, non si trovò un camorrista che desse una mano. Stettero tutti con il potere corrotto e fu il processo Cuocolo a rivelare che i socialisti avevano ragioni da vendere. Sono in molti a fingere di non saperlo, ma De Magistris ha avuto predecessori illustri.

Non la faccio lunga. La storia è maestra solo a buoni studenti e non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, però parliamoci chiaro: se qualcuno semina la città di rifiuti subito dopo le pulizie, se inafferrabili vandali devastano a date alterne l’Asilo Filangieri, covo di quei centri sociali che – udite udite! – proprio lì vanno seriamente riflettendo su se stessi, e quindi anche sui loro rapporti col «sindaco sovversivo», se la notte c’è chi si diverte a dare l’assalto ai pullman e fa a pezzi i vetri delle pensiline, mentre «misteriosamente» la luce si spegne nei “quartieri pericolosi”, beh, ma allora è chiaro: la camorra s’è svegliata.

Perché meravigliarsi? In vista delle elezioni, la camorra drizza sempre le antenne e a suo modo si schiera. Nessuno che abbia un minimo di onestà intellettuale, potrebbe negarlo: muovendosi come si muove, però, essa dimostra oggi di avere già scelto con chi stare e chi danneggiare.
I patti si sono già fatti? E con chi? Rispondere a queste domande, significherebbe rischiare querele, ma è risaputo: i camorristi non si muovono a caso. Stavolta hanno nel mirino l’Amministrazione di De Magistris, che ha risanato il disastroso bilancio ereditato, ha salvato la città dal dissesto e ha messo ai margini la malavita.

Lo so. Può sembrare tutto illogico: devastazioni, pistolettate, morti ammazzati in prima pagina e suicidi dei lavoratori disperati che non fanno notizia. Eppure, basta fermarsi e riflettere, per capire e d’un tratto, mentre si parla di elezioni, tutto diventa chiaro. Non s’è mai vista tanta logica in una illogica serie di fatti: è così che la camorra sposta voti. Così che vende consensi.

Contropiano, 16 settembre 2015

Read Full Post »

12009736_10153554816121397_3990894367397108267_nAurelio Grossi, novantasei anni, concittadino di Giorgio Napolitano, mentre parla con Pasquale D’Aiello, documentarista giovane e preparato, impegnato in un progetto di recupero e valorizzazione di una memoria storica che rischia di svanire per sempre. In Italia, Aurelio è l’ultimo volontario di Spagna che sia ancora in vita. Napolitano non lo sa, è troppo impegnato nella distruzione della repubblica, ma Aurelio non ha fatto la fronda nei gruppi universitari fascisti, ma ha combattuto contro i franchisti, i fascisti e i nazisti. Tre lunghi anni di guerra sanguinosa, una ferita a un occhio, i campi d’internamento francesi, poi l’Italia, Napoli, il carcere di Poggioreale e più di due anni di confino politico.
Le Istituzioni della repubblica antifascista e quanti si dicono oggi antifascisti avrebbero dovuto essergli riconoscenti, averlo in gran conto, onorarlo e non fargli sentire il peso della solitudine. Nessuno s’è mai ricordato di lui e le Istituzioni, tutte e a tutti i livelli, lo hanno lasciato solo, come sola se n’è andata Ada, la sorella, che da Barcellona, dai microfoni di “Radio Lìbertà” portò nell’Italia fascista la voce della Spagna libera e repubblicana.
Si fanno mille analisi per comprendere le ragioni della micidiale sconfitta delle sinistra, ma sono chiacchiere di sedicenti intellettuali, che hanno costruito le loro fortune sul nulla. La spiegazione è molto più semplice di quanto si voglia far credere. Semplice e terribile. La solitudine di Aurelio ce la racconta con una evidenza che non lascia spazio ai dubbi. Tra pochi giorni, per ricordare le Quattro Giornate, prenderanno la parola cani e porci e ci parleranno di scugnizzi e carabinieri. Di Aurelio non si ricorderà nessuno, perché nessuno sa che esiste e se glielo dici, non ti stanno a sentire. Qui a Napoli oltre 200 tra ex confinati e perseguitati politici presero le armi contro i nazifascisti, ma nessuno ne sa niente. Ormai la storia si scrive sotto dettato. Un insieme di veline.
Ecco che ciò che scrive Pasquale D’Aiello:
Oggi abbiamo incontrato per il nostro documentario, “I primi saranno gli ultimi”, l’ultimo combattente italiano della guerra civile spagnola, Aurelio Grossi. Alla fine lo abbiamo ringraziato per il suo impegno per la libertà e per l’attenzione che ci aveva dedicato. Lui ci ha risposto, sforzandosi per raccogliere le sue poche energie: “sono io che ringrazio voi”. E il sorriso che ci ha regalato mi ha reso felice.
Ringrazio il professor Giuseppe Aragno che ci ha permesso di conoscerlo e ci ha reso possibile incontrarlo e il presidente dell’AICVAS, Italo Poma, che per primo ci ha messo sulle sue tracce“.

Per conoscere meglio l’interessante lavoro dell’ottimo D’Aiello, cliccare sul link:
I primi saranno gli ultimi.

Read Full Post »

 

maledetto-imbroglio-title-still

Pensierino del mattino.

Per caso qualcuno semina la città di rifiuti subito dopo le pulizie.
Per caso misteriosi vandali devastano a date alterne l’Asilo Filangieri.
Per caso la notte qualcuno si diverte ad assaltare i pullman.
Per caso c’è chi appena può fa a pezzi i vetri delle pensiline.
Per caso di notte si spegne la luce nei “quartieri pericolosi”.
Per caso s’è svegliata la camorra.
Per caso si parla di morti ammazzati e i suicidi non fanno notizia.
Per caso tutto questo accade mentre si avvicinano le elezioni…

Non s’è mai vista tanta logica in una illogica serie di fatti accidentali.

Read Full Post »

Mario-Onorato-comunista-caduto-nelle-quattro-giornateLa foto mostra un comunista, “sovversivo” e antifascista. Un dirigente del PCdI degli anni di Bordiga, che conobbe la Russia bolscevica e morì, dissidente, ma “rosso”, combattendo durante le “Quattro Giornate”. Tra l’11 e il 12 settembre del 1943, a Napoli i nazisti avevano completato la sanguinosa occupazione della città. I comandanti militari, il re, il governo erano in fuga e la popolazione civile, abbandonata al suo destino, aveva preso le armi. Era iniziata così, dopo l’8 settembre, quella Resistenza che non fu né lotta di scugnizzi, né violenza di teppa rossa, come si potrebbe pensare leggendo libracci di sedicenti storici, registrando i silenzi delle nostre autorità politiche o assistendo alle commemorazioni ufficiali, con i carabinieri onnipresenti, che non possono suonare “Bella Ciao”.
A fine mese ci sarà la patetica e talvolta grottesca “celebrazione” delle Quattro Giornate, tra sciabole e inni patriottici. Il PD, la nuova destra, quella che sta letteralmente cancellando la Costituzione antifascista, sgomita per un posto al sole in vista delle elezioni comunali e si prepara a radunare le scolaresche al teatro San Carlo, per distribuire premi e cominciare la campagna elettorale. A questo servono ormai le ricorrenze.
Naturalmente dei più di duecento antifascisti schedati e perseguitati politici, che furono protagonisti della lotta a Napoli, nessuno sa nulla e nessuno parlerà. Nessuno, soprattutto nelle scuole e nelle università. Silenzio di tomba. Nel silenzio e da sola, del resto, se ne’è andata il mese scorso l’ultima combattente di Spagna, Ada Grossi, napoletana come il fratello ferito sulle nevi di Teruel, che vive solo e ignorato dai sedicenti “antifascisti” di questo tempo buio. Da sola e nel silenzio.
La formazione e la memoria storica sono monopolio dei padroni e dei ceti dominanti. Bisognerebbe fare dello scontro in corso sulla scuola la linea del Piave di quanto resta di una sinistra reduce da un’autentica Caporetto culturale. Bisognerebbe, certo. Ma chi si occupa della scuola? Chi prova a ragionare sul peso politico della sconfitta culturale che abbiamo sotto gli occhi e si decide a reagire? Praticamente nessuno, tranne sparuti manipoli di docenti, abbandonati al proprio destino. Qui da noi si parla di Turchia e di Grecia e si sogna un riscatto che però non si prova a costruire. E’ incredibile ma vero. A sostegno di un manifesto in difesa della nostra scuola, non è giunta la firma di uno studente, di un collettivo o di un centro sociale. Siamo tutti antifascisti, si sente urlare in piazza. Ma è uno slogan. Ormai, si dice, destra e sinistra non esistono più. Ci sono il partito di Renzi, quello di Alfano e la “banda degli onesti”, il movimento di Grillo, un miscuglio di rossi e di neri mimetizzati.

Read Full Post »

imagesNon farò complimenti. In discussione ci sono i valori e abbiamo toccato il fondo ma non ci siamo fermati. Il fango ci arriva alla gola.
Pochi giorni fa a Napoli, s’è ucciso un giovane disoccupato. L’ultima vittima di una interminabile catena di tragedie umane, di cui tutti conoscono bene i responsabili morali e politici. Chi sono? I governi nati in contrasto col voto espresso dagli elettori, i governi privi di consenso popolare e di una qualche legittimità costituzionale. Quei governi che hanno calpestato i diritti, oltraggiato la dignità della povera gente, rubato il futuro alle giovani generazioni e negato ogni tutela prevista dalla Costituzione: scuola, lavoro, salute e giustizia sociale.
Lo sanno tutti, ma nessuno ha invocato l’intervento dell’esercito o ha proposto di utilizzare i carabinieri per tenere sotto stretto controllo le camarille, le consorterie politiche e le sedi di partiti trasformati in comitati d’affari. Nessuno ha chiesto di rafforzare i presidi della legalità repubblicana, per impedire a pesci piccoli e grandi di trarre profitto dal disastro causato da Monti, Letta, Renzi e compagnia cantante. Nessuno. Eppure è da lì che nascono i suicidi, dalla violazione della legalità costituzionale, dalle politiche che distruggono lo stato sociale, dalla cancellazione dello Statuto dei lavoratori, dalla precarietà che regna sovrana nella vita dei nostri ragazzi, da un analfabetismo di valori, che caratterizza la nostra sedicente classe dirigente. E’ in questa condizione di barbarie politica che prospera una criminalità fuori controllo, figlia legittima di quella “mafia capitale”, che ha radici ovunque nel Paese e ha le sue teste pensanti nei gangli del potere economico e politico. Figlia naturale dello stato comatoso della democrazia.
Non c’è angolo del Paese in cui non si muoia per disperazione, ma nessuno ha mai tirato in ballo questioni di sicurezza. Nessuno ha levato la sua voce allarmata, quando la legge Fornero ha sfasciato la vita di centinaia di migliaia di persone perbene, le ha private di stipendi e pensioni, le ha aggredite con violenza inaudita, sacrificandole agli inconfessabili interessi della speculazione finanziaria e alla ferocia delle politiche liberiste. Nessuno ha chiesto l’intervento dei carabinieri. Eppure tutti sanno che per decenni la corruttela politica ha prodotto disperazione sociale e la disperazione ha generato delinquenza e malaffare.
A Napoli in questi giorni c’è stata una sparatoria per strada e un povero ragazzo ci ha rimesso la vita. Non è il primo e non sarà l’ultimo. Dal terremoto a oggi abbiamo avuto migliaia e migliaia di morti ammazzati. Tante vite per quante mazzette si sono intascate, armi vendute e droga spacciata. Sono vite che non si difendono ricorrendo ai carabinieri e all’esercito. La causa e il rimedio sono di natura politica e riguardano le scelte dei governi. Si tratta di interessi nazionali e internazionali, di intrecci perversi tra politica, affari e malaffare, ma la stampa di regime che fa? La stampa di regime tira in ballo De Magistris, che non dà risposte adeguate, non si accorda con Renzi – che è parte decisiva del problema – e non si piega alla logica forsennata e feroce delle destre sfasciste.
Va bene tutto e ci siamo abituati, persino che si speculi sulla morte per trasformarla in consenso, ma è osceno che la lezione morale venga da quel Partito Democratico, che qui a Napoli pensa di candidare chi ha approfittato del condono per dichiararsi innocente, o si è candidato benché non fosse candidabile. Quel partito che a Napoli è riuscito a imbrogliare se stesso, truccando le primarie. E non è tutto, purtroppo, perché alleati del PD in questa penosa manovra ci sono i 5Stelle, che non solo hanno coperto le spalle al PD in Parlamento, quando è stato necessario far passare un’infamia, ma ritengono intellettualmente onesto e politicamente saggio mettere sullo stesso piano chi governa la città con le casse svaligiate e chi l’ha governata per decenni e l’ha svaligiata.
Apriamo gli occhi, perché il gioco è sporco. E ricordiamo: a dar retta ai nemici del sindaco, la camorra è nata a Napoli a giugno del 2011. Ce l’ha portata De Magistris.
Viva la stampa libera!

Agoravox, 8 settembre 2015 e Contropiano, 9 settembre 2015

Read Full Post »

Older Posts »