Perché Edward Luttwak, consulente strategico dei governi Usa, sia ospite più o meno fisso dei nostri sempre più squallidi talk show è un mistero glorioso. Di solito, quando lo vedo, cambio subito canale. Questa gemma, che regalo ai cari pacifisti armati, me l’ha segnalata un amico, non per caso discendente di un “sovversivo” perseguitato nell’Italia di Crispi: Ferdinando Kaiser, che con le sue belle foto è attento e acuto testimone delle luci e delle ombre del nostro tempo. «L’Europa è cresciuta con la guerra» afferma Luttwak, ospite di «Quarta Repubblica». «L’Europa ha conosciuto sviluppo e crescita con la guerra. Sempre. Ora è finito questo strano periodo di pace. Siamo nel post-pacifismo. Tutti, a partire dalla Germania. hanno voltato pagina e si riarmano. Gli uomini amano la guerra, le donne amano i guerrieri. Il pericolo della guerra nucleare non c’è, perché i russi non vi ricorreranno mai. Io ho fatto tre guerre. E’ stata un’esperienza bellissima e invito gli italiani a considerarla». Questa, amici e compagni arcobaleno, che chiedete armi per gli ucraini, è l’equivoca compagnia che avete scelto.
Quando avremo esportato a cannonate la nostra grande democrazia, anche voi voterete Pasquale ma sarete governati da Nicola. Anche voi in maggioranza schiacciante sarete contro la guerra e il rifornimento di armi a Paesi in guerra, ma avrete un Governo che rappresenta se stesso e non solo manderà le armi – diventando così di fatto cobelligerante – ma farà pagare tutto a voi, aumentando la vostra povertà e rovinando le vostre scuole e i vostri ospedali. Quando finalmente vi imporremo a cannonate la democrazia che non ci avete chiesto, potrete fare strage di popoli innocenti in nome della libertà e derubarli impunemente. Entrerete così in un mondo di “giusti”, nel quale potrete trattare come criminali Eddy Marcucci, che ha combattuto per la libertà dei Curdi e Nicoletta Dosio che lotta per l’ambiente e non vuole la Tav. Un mondo nel quale potrete innalzare monumenti a nazisti come Bandera, mettere a tacere chi all’Università fa lezioni su Dostoievskij, licenziare il direttore d’orchestra che dirige alla Scala solo perché non la pensa come voi e cancellare le biografie di illustri personaggi che vi danno fastidio. Voi ancora non lo sapete, ma noi democratici a prova di bomba abbiamo appena fatto sparire da Wikipedia la biografia del noto dissidente Alessandro Orsini. Quando finalmente le nostre cannonate vi avranno liberato dal vostro dittatore, scoprirete che la nostra democrazia è disegnata sul modello di Orwell e del suo agghiacciante “1984″ e se un Allende vi difenderà, la nostra grande democrazia farà uccidere Allende e vi regalerà uno splendido Pinochet.
Non ascolto Mediaset, ma l’informazione è ormai tutta «mediasettata». Domenica, facendo zapping, mi fermai su Rete 4: a «Zona bianca» Andrea Ruggieri, deputato forzista, e l’invasato interventista Roberto Poletti, inferociti per un cenno alle responsabilità della Nato, aggredivano lo storico Franco Cardini. La nausea mi costrinse ad abbandonare il campo velocemente, capii però finalmente che l’oscena propaganda bellicista, nasce da una convinzione che mette assieme il diavolo e l’acqua santa: l’Occidente è moralmente e culturalmente superiore a ogni altra parte del pianeta. Lo urlò convinto Ruggieri, sparando a zero verità di fede sullo sconcertato Cardini. Per questa convinzione gli interventisti sono pronti a tutto, persino a una guerra nucleare. Cosa intenda Ruggieri per «superiorità dell’Occidente» è difficile dire. L’Occidente nazista o quello che a Versailles generò il nazismo, trasformando la pace in una vendetta umiliante per la Germania? L’Occidente di Hitler o quello che, sperando nella distruzione dell’URSS, spinse ad est le armate di Hitler e tuttavia si salvò grazie ai russi, che contarono venti milioni di morti uccisi dall’Occidente nazifascista? L’Occidente della superiorità: quale? Quello che lanciò due bombe atomiche sui giapponesi ormai sconfitti, per mettere sull’avviso i russi, ormai nemici da distruggere in nome di una «libertà» che rende l’umanità schiava della religione del mercato? Quello di Socrate e del suo dissacrante dubbio, o quello che lo condannò alla cicuta, sperando di uccidere con lui la coscienza critica e l’autonomia del pensiero umano? Quale Occidente? Quello che apprese l’algebra dall’Oriente o quello delle Crociate? Quello dell’etnocidio delle popolazioni americane? L’Occidente di Tommaso Moro e Giordano Bruno, o quello che li uccise? L’Occidente della Controriforma, di Torquemada e del Sant’Uffizio? Quello di Galilei o quello che lo minacciò con la tortura? L’Occidente dello schiavismo? L’Occidente del Colonialismo? L’Occidente dell’Olocausto? Quello che prima di Norimberga reclutò i nazisti che gli potevano essere utili? L’Occidente di Von Braun, che inventò le terribili armi naziste lanciate su Londra e poi, sottratto al processo, regalò agli americani la sua scienza omicida? L’Occidente che, caduto il muro di Berlino, proclamò la fine della storia, il trionfo del capitalismo e degli Stati Uniti razzisti e imperialisti e umiliò la Russia che a Stalingrado aveva fermato il mostro occidentale? Quale Occidente? Quello di Martin Luther King, o quello che l’ha ucciso? Quello del Vietnam? Quello di Colin Powell, che mentì all’Onu, per aggredire l’Irak, massacrò un milione di sventurati e impiccò Saddam Hussein? L’Occidente che ha raso al suolo la Libia e causato il linciaggio di Gheddafi? Quello che assiste impassibile alla tragedia della Palestina? Quello che accoglie chi fugge dall’Ucraina, ma uccide in mare chi fugge dalle guerre africane e paga un dittatore perché gli tolga dai piedi i profughi provenienti dall’Oriente? Io non appartengo al mondo esaltato dagli interventisti. Sono nato dove Oriente e Occidente sono alba e tramonto e non dividono i popoli. Dov’è la mia terra? Non lo dirò, perché gli occidentali si inventerebbero subito una ragione nobile, per metter mano alle armi ed esportarvi la loro sedicente civiltà.
La foto che vedete non vi mostra l’Ucraina, ma la Libia che abbiamo bombardato. La guardo e mi viene in mente di cercare l’Italia democratica. Cerco, scavo, ricerco e trovo una Repubblica che calpesta da sempre la sua Costituzione. Una Repubblica che amministra la giustizia col Codice Rocco, orgoglio del regime fascista, che affida la formazione tecnica delle forze dell’ordine a Guido Leto, capo della polizia politica fascista, e affida la Corte Costituzionale a Gaetani Azzariti, già Presidente del Tribunale della razza istituito dai fascisti.
Cerco, scavo, ricerco e scopro che tra il 1948 e 1950 la forza pubblica denuncia decine di migliaia di lavoratori e i giudici fascisti, che l’amnistia ha lasciato al loro posto, condannano più di 15.000 «sovversivi» a 7.598 anni di carcere. Da raffronto con i dati dell’Italia fascista emerge che la media degli anni di carcere inflitta ai condannati dal Tribunale Speciale ammonta a 1631, quella inflitta dai tribunali dell’Italia repubblicana ai condannati per reati politici è invece 2533. Secondo dati ufficiali, dal 1948 al 1952 nell’Italia repubblicana in piazza le forze dell’ordine fecero 65 vittime (82 secondo fonti non ufficiali); in quegli stessi anni, in Francia si ebbero 3 morti, in Gran Bretagna e in Germania 6. Mentre registro questi numeri inquietanti, m’imbatto nell’intramontabile «modello Fiat», varato dal fascista Valletta, passato agevolmente tra le maglie dell’epurazione: reparti-confino (tornarti di moda con Marchionne), schedature politiche e licenziamenti per rappresaglia di lavoratori comunisti, socialisti e anarchici. Nel 1974, una legge riconobbe la qualifica di «perseguitati politici» a 15.099 lavoratori e lavoratrici vessati in ogni modo tra il gennaio 1948 e l’agosto 1966.
Cerco, scavo, ricerco ed ecco una nuova «scoperta»: il numero agghiacciante di vittime delle forze dell’ordine. Non si tratta di «casi» che in qualche modo vivono ancora nella coscienza del Paese. Non mi riferisco a Giuseppe Pinelli, l’anarchico che il 12 dicembre 1969 volò giù dalle finestre della Questura di Milano, affidata a Marcello Guida. già direttore della colonia penale di Ventotene, dove il regime aveva confinato Sandro Pertini e lo stato maggiore dell’antifascismo militante. Mi riferisco a morti dimenticati, uccisi negli anni che vanno dalla caduta del fascismo ai giorni nostri. E’ un elenco da brividi: 1943: 26 luglio-27 settembre 1943 (caduta del fascismo-Quattro Giornate di Napoli e inizio Resistenza): il governo Badoglio ordina alla forza pubblica di sparare su chi protesta. A Bari, Bologna, Budrione, Canegrate, Colle Val d’Elsa, Cuneo, Desio, Faenza, Genova, Imperia, La Spezia, Laveno Mombello, Lullio, Massalombarda, Milano, Monfalcone, Napoli, Palma di Montechiaro, Pozzuoli, Reggio Emilia, Rieti, Roma, Rufino, San Giovanni di Vigo di Fassa, Sarissola di Busalla, Sassuolo, Sesto Fiorentino, Sestri Ponente, Torino e Urgnano, carabinieri, polizia e reparti dell’esercito in servizio di ordine pubblico fanno almeno 98 morti nelle manifestazioni seguite all’arresto di Mussolini e nelle lotte per carovita, lavoro, pace e libertà dei detenuti politici. In un sol caso, a Torino, durante uno sciopero alla Fiat, gli Alpini rifiutano di sparare. 18 dicembre: a Montesano, (SA), mentre si lotta per la liberazione, le ultime vittime del tragico 1943. Il paesino insorge contro il malgoverno e paga con 8 morti. I carabinieri fascisti, ora badogliani, accusano ovviamente «elementi comunisti». Pochi giorni dopo l’insurrezione di Napoli, buona parte degli ufficiali superiori delle Forze Armate e dei corpi di Polizia, che nei giorni di lotta sanguinosa se l’erano squagliata, lasciando in balia dei nazisti i loro uomini e la città, tornarono tranquillamente al loro posto e i carabinieri stabilirono immediatamente un record insuperabile: l’arresto del primo partigiano, Eduardo Pansini, uno dei capi delle Quattro Giornate, in cui era caduto da eroe il figlio Adolfo. 1944: con 35 vittime accertate e numerose rimaste ignote, le cose non vanno meglio del 1943. Il 13 gennaio a Montefalcone Sannio e a Torremaggiore esercito e polizia sparano ai contadini in lotta. Un conto preciso dei morti non s’è mai fatto. A Roma un carabiniere uccide un minorenne che manifesta contro gli accaparratori di grano, a Regalbuto i carabinieri uccidono Santi Milisenna, segretario della federazione del Pci. Di lì a poco cade una donna che manifesta per la mancanza di cibo, 3 morti si registrano a Licata, dove polizia e carabinieri sparano contro chi protesta perché all’ufficio del collocamento è tornato il dirigente fascista. A Ortucchio i carabinieri, giunti a sostegno dei principi Torlonia durante un’occupazione di terre, fanno due morti. A Palermo, una protesta per il caropane costa 23 morti. Stavolta sparano i soldati. Seguono due morti a Licata, un morto a Roma, e i tre morti di dicembre tra i separatisti siciliani.
1945: 38 morti, tra cui Vincenzo Lobaccaro, bracciante, scambiato per un ex confinato politico; 1946: 42 morti (7 cadono tra le forze di polizia); 1947: 8 morti (6 sono i militi uccisi); 1948: 35 vittime (ci sono anche 7 agenti caduti); 1949: 22 morti; 1950: 19 caduti; 1951: 4 morti; 1952: 2 vittime; 1953: 12 uccisi; 1954: 6 morti; 1955: non si spara e c’è tempo per un bilancio che non riguarda i morti. Secondo dati incompleti e parziali dal 1 gennaio 1948 al 31 dicembre 1954 ci furono 5.104 feriti e 148.269 arrestati. 1956: 7 morti; 1957: 4 vittime; 1959: 2 caduti; 1960: 11 morti ; 1961: 1 caduto; 1962: 2 vittime. Una pausa la trovo in coincidenza con l’esperienza del centro-sinistra, poi la contestazione giovanile e il triste elenco che si allunga: 1968: 3 morti; 1969: 5 caduti (1 poliziotto ucciso), cui si aggiungono Giuseppe Pinelli e Domenico Criscuolo, tassista incarcerato a Napoli durante una manifestazione sindacale. L’uomo si uccide dopo un colloquio con la moglie, che gli confessa di non sapere come procurarsi il denaro per vivere e dar da mangiare ai 5 figli. Strage di Stato e Servizi Segreti fanno i 17 morti del 12 dicembre a Milano uccisi da una bomba esplosa alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. E’ la cosiddetta “strategia della tensione“, che consentirà la repressione dei movimenti di massa di quegli anni. Per la strage di matrice fascista furono accusati senza alcuna prova gli anarchici, tra cui l’ex partigiano Pino Pinelli e Pietro Valpeda.
Cerco, scavo, ricerco e decido di non fermarmi sui cosiddetti «anni di piombo» Furono anni di guerra civile strisciante e occorrerebbe un discorso a parte. Il ritorno alla “normalità” si ha con la contestazione della globalizzazione; a Napoli si fanno le prove generali e a Genova la parola passa di nuovo alle armi. 2001: una pistolettata uccide Carlo Giuliani e si registrano le feroci torture alla caserma Bolzaneto e alla scuola Diaz. Forse l’elenco che segue è incompleto e gli ammazzamenti non sono della stessa natura, ma basta a giustificare il sospetto che cercare l’Italia democratica è una fatica vana, perché non è mai esistita. 11 luglio 2003: Marcello Lonzi, finito nel carcere di Livorno. 5 settembre 2005: Federico Aldovrandi, ucciso mentre viene arrestato. 27 ottobre 2006: Riccardo Rasman, finito per “asfissia da posizione”. 14 ottobre 2007: Aldo Bianzino, trovato morto nel carcere di Perugia. 11 novembre 2007: Gabriele Sandri ucciso come Bifulco da un colpo accidentale. 14 giugno 2008: Giuseppe Uva, morto nella caserma in cui era stato portato. 22 ottobre 2009: Stefano Cucchi, ucciso durante la custodia cautelare. 3 marzo 2014: Riccardo Magherini, morto durante l’arresto. 5 settembre 2014: Davide Bifulco ucciso da un carabiniere.
Cerco, scavo, ricerco e benché la Costituzione ripudi la guerra, mi accorgo che abbiamo bombardato la Serbia e la Libia uccidendo inevitabilmente vecchi donne e bambini, siamo stati complici di tutti i crimini della Nato e abbiamo rapporti diplomatici con tutti i dittatori che ci fanno comodo, persino con quello egiziano, che ci ha ammazzato barbaramente Regeni.
Cerco, scavo, ricerco e non la trovo. Trovo invece un Paese con un governo senza opposizione, che si prepara a ridurre il numero dei parlamentari, va avanti a colpi di decreti governativi privi di qualsivoglia urgenza. In un clima di feroce propaganda bellicista contro la Russia, passa un decreto secretato che lascia mano libera al governo nell’invio di aiuti militari a un Paese che festeggia Banderas, il suo eroe nazista. Un Paese in cui le bandiere della pace alzate al vento nobile della libertà, servono a nascondere scelte decisamente ignobili. Ignobile è infatti la decisione di armare gli ucraini che hanno bombardato per anni il Donbass, di accogliere i loro profughi che fuggono dalla guerra, e di lasciare annegare nel Mediterraneo i neri che, come i bianchi, fuggono dalla guerra.
Diogene cercava l’uomo, io cerco l’Italia democratica. Cerco, scavo, ricerco e non la trovo. Trovo invece che siamo alleati degli Usa e facciamo parte della Nato. Che c’è di male? Se avrete la pazienza di ascoltarlo, ve lo spiegherà con estrema chiarezza lo storico Daniel Ganser e forse vi chiederete se, invece di criminalizzare ferocemente Putin, non sia il caso di liberarsi della banda di pericolosi neoliberisti che ci sta conducendo a un disastro senza precedenti nella vicenda umana. Ecco il link: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10227980973738452&id=1496106942&sfnsn=scwspwa
Oggi, 4 marzo alle ore 18:00 si terrà, presso la sede del Movimento demA in Via A. Diaz n°8, il secondo appuntamento con il Prof. Giuseppe Aragno sulla Napoli sovversiva tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Per coloro che non possono raggiungere la sede. l’incontro sarà anche da remoto, su piattaforma Zoom.
L’Occidente dei Conquistadores, dell’etnocidio e del genocidio degli indiani d’America, l’Occidente dell’Inquisizione, dello schiavismo, del nazifascismo e della Shoah, l’Occidente che vende armi, fa la guerra e si dice amante della pace, l’Occidente che esporta a cannonate la sua sedicente “democrazia”, l’Occidente razzista che accoglie i bianchi e respinge i neri, quando la gente terrorizzata fugge dalla guerra, l’Occidente di Hiroshima e Nagasaki, l’Occidente dei brevetti sui vaccini, l’Occidente è storicamente l’interprete più autentico e coerente della ferocia umana.