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Archive for giugno 2022

Ci sono notizie che incredibilmente non trovano posto né in prima pagina sui giornali, né tra i titoli dei telegiornali. Venerdì scorso, per esempio, la tragedia marocchina e spagnola avrebbe meritato certamente la prima pagina: a Melilla il razzismo istituzionale dell’Unione Europea ha fatto più morti e feriti di un missile russo a Kiev.

Siamo continuamente bombardati dal panegirico della superiore civiltà occidentale, rappresentata in primo luogo dagli USA e dalla loro “grande democrazia”. Bombe di carta stampata e titoli urlati dai telegiornali hanno accompagnato nei giorni scorsi la scelta medioevale di mettere fuori legge l’aborto e di vietare ai medici l’obiezione di coscienza. L’attenzione, però, non si è fermata sulla barbarie della legge ma qualche corteo spontaneo di gente che protestava. Non serve a niente, ma da noi si può protestare.

Bombe a grappolo ci colpiscono ogni volta che un’arma da guerra, venduta come un giocattolo a chiunque ne abbia voglia, produce la periodica strage di gente inerme. La notizia sono i morti e la pietà; nessun titolo sulla democrazia di riferimento dell’Occidente che obbedisce alla lobby delle armi.

Alla coscienza di un popolo civile la pena di morte ripugna. I nostri mezzi d’informazione ci dicono che si sono fatti progressi nella barbarie delle esecuzioni, ma non trovi un titolo sugli USA che ignorano Beccaria e si tengono cara la pena di morte.

Quando un cittadino diventa Presidente pur avendo preso meno voti dell’avversario, in prima pagina la notizia non è che negli USA può vincere chi perde; si celebra invece il faro della democrazia occidentale che ha mandato alla Casa Bianca uno che imporrà alla maggioranza la volontà di una minoranza.

Non hanno fatto mai veramente notizia e non sono diventate un esempio classico di crimine di guerra le atomiche sganciate sul Giappone – le uniche nella storia dell’umanità; il golpe finanziato per eliminare Allende, il razzismo quotidiano, le menzogne sulle armi irachene di distruzione di massa, e le conseguenti centinaia di migliaia di morti sono faccende sulle quali pesa la polvere degli anni. Gli USA erano e sono sempre credibili

Come ogni guerra anche quelle degli occidentali sono massacri; quando si combattono, però, sono giuste e difendono la democrazia. Diventano un errore qualche tempo dopo, ma chi non ha sbagliato scagli la prima pietra.

Siamo condannati a bombardamenti quotidiani che annebbiano le menti, cancellano il passato e impongono con invisibile violenza la convinzione che grande, grandissima è la civiltà degli occidentali e che gli Usa ne sono il faro: il Paese che da Lincoln a Kennedy ha ucciso un numero impressionante di suoi Presidenti.

Da un po’ di tempo, il pilota più attivo in questo bombardamento è il Presidente del Consiglio dei Ministri della nostra sventurata Repubblica. Uno che per occuparsi della democrazia atlantica, ha dimenticato il Covid, la siccità, la corruzione dilagante, gli italiani ridotti in miseria, il pianeta moribondo e la Costituzione su cui ha giurato.

Per tradire Cristo, Giuda fu pagato con un pugno di monete. Nessuno ancora sa in cambio di cosa il nostro signor Presidente tradisce quotidianamente il popolo che governa.

Agoravox, 1 luglio 2022

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Se i banditi che guidano l’UE l’avessero ascoltato, avremmo dovuto sorbirci esaltati peana sul suo ruolo di grande protagonista della vita politica europea. E’ tornato invece a mani vuote, ha incassato un no imbarazzante, ma poco è mancato che i suoi fanatici sostenitori non gli decretassero il trionfo.
Si fece cadere Conte perché – si disse – avevamo a disposizione un genio miracoloso e nessuno meglio di lui avrebbe potuto affrontare il Covid e mettere a posto l’economia. In quanto all’Europa, non c’erano dubbi: lo avrebbe accolto coi tappeti rossi. Del Covid però non ha capito niente, l’economia non è mai andata così male e dall’Europa è tornato con una mano avanti e l’altra dietro.
Lo so, i sacerdoti del neoliberismo diranno che la guerra non era nel conto, dimenticando che la guerra l’ha affrontata come fosse un ministro di Biden, facendo così più male alla gente di quanto non ne abbiano fatto tutti assieme i governi tecnici che abbiamo avuto.  
Più papalino del Papa, procede a occhi chiusi verso una rivolta sociale che chiunque viva tra la gente sente avvicinarsi pericolosamente. Il fatto è che i palloni gonfiati non vivono tra la gente. Non prendono mezzi pubblici, non vanno dal medico della mutua, non conoscono le fabbriche, le scuole e i conti della spesa. Non sanno nulla di nulla e non vedono ciò che alla povera gente appare invece chiarissimo: così non si può andare avanti.

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In questi ultimi mesi, l’Italia delle Istituzioni, guidata da Draghi, ha scelto una linea politica a dir poco estranea allo spirito e alla lettera della nostra Costituzione. L’ultima significativa decisione che caratterizza questa linea, riguarda la Conferenza di Vienna, che da oggi al 23 giugno accoglie gli oltre cento Stati firmatari del Trattato per l’abolizione delle armi nucleari (TPNW). Dei quattro Paesi dell’UE che ospitano testate nucleari NATO sul proprio territorio, il Paese di Draghi è l’unico assente. Con Australia e Norvegia, anch’essi membri della Nato, Belgio, Germania e Olanda sono infatti presenti come Stati osservatori.
Il Parlamento è stato informato? Sulla gravissima scelta ha votato e accettato la posizione assunta dal governo? Probabilmente, come ha insegnato a Mattarella Napolitano, non ce n’era bisogno. Ormai il Parlamento ha una funzione puramente ornamentale. Esiste perché si possa dire che siamo una democrazia, ma se un Presidente di Commissione esprime un’opinione sfavorevole alla politica governativa, pur di mandarlo via, si scioglie la Commissione, se ne nomina un’altra e lo si mette alla porta.
Giusto? Sbagliato? Democratico? Costituzionale? Domande inutili. Uno straccio di costituzionalista disposto ad avallare lo si trova sempre e in ogni caso decidono giornali, stampa e opinionisti, pronti ad arrampicarsi sugli specchi per santificare le scelte del Beato Draghi.
Forte di questo autorevole avallo, contro la volontà di un popolo nauseato, che sistematicamente diserta le urne e mostra di avere per le Istituzioni più o meno la stessa opinione che nutre per la malavita organizzata, siamo giunti rapidamente dove siamo. Draghi ci ha reso cobelligeranti al fianco degli ucraini (loro mettono i morti, noi le armi), ha inaugurato un’accoglienza razzista che accetta i bianchi e respinge i neri e ha promesso al Paese del battaglione Azov che gli italiani saranno sempre al loro fianco e vogliono l’Ucraina in Europa ha tutti i costi.
Draghi ha una bibbia – l’atlantismo – e va in giro per il mondo, raccontando che quella è la bibbia di tutti noi italiani. Draghi – e nostro malgrado noi con lui – difende la libertà di stampa secondo un criterio selettivo che fa rabbrividire. Se la vittima è russa, il ministro degli Esteri insorge. Se il carnefice è il governo USA silenzio di tomba. Per Assange non una parola di solidarietà, per Santoro epurazione e per chi ammazza una giornalista palestinese, c’è pronto Pierino: «però difendeva terroristi…».
Era stato chiamato per mettere a posto i conti e siamo vicini al disastro; doveva annientare il Covid e ha dichiarato la partita vinta, sicché il massacro continua ignorato e i 58 morti di ieri si sono suicidati.
Chi ha detto a Draghi che gli italiani sono pronti a svenarsi per partecipare a un conflitto a dir poco oscuro, è un mistero glorioso. Chi gli ha dato mandato di ipotecare il futuro delle nostre aziende, ormai prossime al disastro, non si sa. Forse è la Bibbia dell’atlantismo a chiedergli di creare disoccupazione, di ignorare la siccità, di aggravare il disastro ambientale.
Benché sia paradossale, di una cosa si può esser certi: la guerra di Draghi in difesa degli ucraini e in nome della democrazia non solo ci ha condotti a un disastro economico e a piani di razionamento, ma sta massacrando gli italiani e il loro sistema democratico.
A questo punto sorge legittima una domanda: che significa tradire?

Agoravox, 22 giugno 2022

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In questi giorni si vota e il nostro movimento, in piena coerenza con le motivazione che ne hanno determinato la nascita, affida alla sua base la scelta della nostra linea politica. Questo mi rende particolarmente orgoglioso di far parte di Potere al Popolo. Sono certo che tutte le compagne e tutti i compagni sanno benissimo che più alta sarà la percentuale dei votanti, più chiaro risulterà il messaggio che manderemo a chi ci osserva: Potere al Popolo è un’organizzazione democratica in cui decide la base.
Votare è facile e scegliere tra due mozioni significa dar voce agli iscritti, dimostrare che essi contano davvero e che nei momenti cruciali sono loro a decidere.
Qui da noi, la gente diserta le urne perché non si sente rappresentata ed è stanca di scegliere il meno peggio. Abbiamo l’occasione di dimostrare che, quando si fa politica con passione, promuovendo lotte sacrosante per gli sfruttati, non solo si cresce, come noi siamo indiscutibilmente cresciuti, ma la partecipazione diventa alta e attira simpatie e nuovi consensi.
Mi aspetto perciò la massima partecipazione e da Presidente della Commissione di Garanzia sono a disposizione di quanti, compagne  compagni, sentano il bisogno di chiarimenti sulle tesi o semplicemente di confrontarsi su dubbi e incertezze.

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In un intervento piuttosto confuso sulla «patriottica» impresa del COPASIR, D’Urso, pensando di smentire, conferma che l’Italia, «democratica» per definizione, scheda e tiene sotto sorveglianza chi ha un’opinione diversa da quella di Draghi. Anche a voler far finta di dargli ragione, c’è una domanda che non ha risposta: perché la sua sciagurata «inchiesta conoscitiva» non riguarda i disinformatori favorevoli alla guerra? Quanti sono quelli pagati dagli USA? D’Urso crede davvero che la Russia sia il Paese dei diavoletti e gli Usa quello degli angioletti?

Capezzone e Mentana, i due capobanda della Curva A, cantano a coro: quando c’è un aggressore, tutte le ragioni sono dalla parte dell’aggredito. La pensano come loro il governo Draghi e il nostro Parlamento. Capezzone, Mentana, Draghi e il suo governo hanno il diritto di avere le loro opinioni. Quello che mi pare un po’ contraddittoria è la schizofrenia delle posizioni assunte dai leader della curva A quando si parla di pace.  Poiché tu sei l’aggressore, sostengono, io a buon diritto armo l’aggredito che così resiste e ammazza i tuoi soldati. Tu, invece, fetentissimo aggressore, non solo ti devi beccare le mie pallottole, ma devi riconoscermi come anima innocente al di sopra delle parti e lasciare che faccia da mediatore. E’ vero, sto tentando di affamarti, ma tu, che sei un cialtrone e un dittatore, accetta di far morire di stenti i russi e sfama l’Africa, che per secoli io, democratico e colonialista, ho ridotto alla fame.

Perdoni la domanda un po’ putiniana, caro D’Urso: tra gli indagati dal Copasir Draghi le ha segnalato anche Massimo Troisi? Dice che Draghi non si occupa dei morti? Male, molto male, D’Urso. Dica a Draghi che il cattivo maestro, il primo putiniano in tempi non sospetti è stato proprio Troisi. Ascolti, prenda nota. poi chieda al padreterno di estradarlo. Troisi va assolutamente schedato e processato:
https://www.facebook.com/watch/?v=1132395903466356

Agoravox, 9 giugno 2022

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Ieri Mattarella ha ribadito ufficialmente la sua posizione sul tragico conflitto che ci vede protagonisti nel ruolo incostituzionale di cobelligeranti. Ha reso così ancora più fitta l’ombra che avvolge il suo ruolo di garante della Costituzione da quando, dopo sette anni di presidenza, ha accettato la rielezione. Un’ombra fitta e profonda, perché, da giurista qual è, per ragioni di costituzionalità, aveva più vole e giustamente rifiutato di tornare al Quirinale.
Con quest’ombra che ne appanna la figura, ieri ha sostenuto la legittimità del nostro intervento in una guerra scoppiata per controversie internazionali. Ha fatto, cioè, il contrario di quanto gli ordina quella Costituzione di cui dovrebbe essere garante. Invece di assumere il ruolo neutro di pacificatore, ha ospitato, infatti, i diplomatici di un Paese in guerra e ha sbattuto la porta in faccia a quelli che stanno dall’altra parte.
Poteva utilizzare un criterio unico – tutti o nessuno – ha scelto invece una parte, si è schierato e da bravo cobelligerante ha dettato le condizioni: la guerra finirà solo quanto tutto tornerà com’era prima che scoppiasse. Costi quel che costi, anche un conflitto nucleare. Non una mediazione, quindi, non un intervento per la pace e l’invito a una trattativa, ma un vero e proprio ultimatum.
Il nostro Parlamento, intanto, che nel suo insieme, è molto preoccupato per la sorte della sedicente democrazia ucraina, si disinteressa completamente di ciò che accade alla nostra Repubblica. Così stando le cose, oggi non si fa festa per la Repubblica, ma si prende atto che ormai da anni i nostri bipresidenti, Napolitano e Mattarella, hanno “fatto la festa” alla Repubblica e alla sua Costituzione democratica e antifascista, fondata sul ripudio della guerra come soluzione delle controversie internazionali.

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