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Archive for gennaio 2020

84204757_3124969030865942_254877180549398528_nLa vicenda Whirpoool rientra perfettamente nella storia dell’Italia liberista. Ai primi del secolo scorso, quando due leggi speciali di Giolitti tentarono di dare una spinta all’industrializzazione della Campania, si assicurarono a spese dello Stato forti vantaggi agli imprenditori che aprissero fabbriche nel Sud. Il concetto era più o meno quello di oggi: stendere tappeti di velluto ai piedi dei padroni e invitarli a investire nel Sud. Abituati ad approfittare dei favori dello Stato, gli imprenditori del Nord non esitarono a partecipare al banchetto. Lo Stato si impegnò a pagare per anni la materia prima e a non imporre tasse per un lungo, allettante periodo di pacchia, reso più appetibile da una mano d’opera specializzata pagata la metà di quelle settentrionale.
Com’era naturale, fu un fiorire di fabbriche. Scaduti i termini, quando e i padroni avrebbero dovuto proseguire assumendosi i rischi d’impresa, iniziò il fuggi fuggi. Intascati i profitti e scansate le tasse, i padroni del vapore, invertirono la rotta e tutto tornò com’era.
Avremmo dovuto imparare la lezione, capire che la soluzione non è quella liberista e invece di regalare quattrini della collettività a sciacalli e speculatori, creare forti aziende di Stato e nazionalizzare. Noi invece continuiamo a offrire ponti d’oro a mariuoli travestiti da imprenditori – stavolta sciacalli e vampiri vengono dall’estero, continuiamo a sopportare che un padronato rapace e senza scrupoli, si comporti come i padroni della Whirpool: prendono i nostri soldi, fanno profitto e se trovano chi gli consente di schiavizzare meglio i lavoratori, chiudono i battenti, gettano sul lastrico i lavoratori e chi s’è visto s’è visto.
In alcuni Paesi dell’UE i governi hanno messo mano alla legge e hanno provveduto a difendere i loro lavoratori. Qui da noi, dove tutti gridano “prima gli italiani”, i governi si dichiarano impotenti: non possiamo impedire a un’azienda di chiudere. Così, come dimostra il caso Whirpool, siamo diventati terra di conquista. Tu pensi che la gente dovrebbe votare soprattutto preoccupandosi di queste cose e invece no. Grazie ai media sottomessi e monopolizzati dai padroni, la gente, ipnotizzata da fuorvianti campagne di stampa su un inesistente fascismo che avanza, vota partiti e uomini responsabili della tragedia di centinaia di migliaia di lavoratori.
In questo senso, l’amara vicenda della Whirlpool è emblematica. Una grande multinazionale, con cuore e cervello negli Stati Uniti, decide di chiudere e di cancellare il futuro di 420 lavoratori e lavoratrici e delle loto famiglie in un territorio già martoriato dalla crisi. Un governo disarmato, ma sarebbe meglio dire complice dei padroni, non sa fare altro che alzare bandiera bianca di fronte ai padroni. Agli uomini e ai partiti di questo governo, però, un popolo disinformato, sempre più ignorante e ormai disperato. si affida perché, così come ce la presentano opinionisti e televisioni al soldo dei padroni, il vero, grande problema dell’Italia è il pericolo di un ritorno al fascismo.
Per fortuna, però, nuclei di resistenza si vanno formando e, come dimostra questo filmato, Potere al Popolo è in prima linea:

https://www.facebook.com/poterealpopolo.org/videos/185871316108251/

Contropiano, 31 gennaio 2020

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download (1)Condivido questa dichiarazione non per la ragione banale che mi è favorevole, ma perché viene da una compagna di indiscusso valore e di grande onestà intellettuale. Una compagna che ha il coraggio di esprimere pubblicamente la sua opinione, quando pochi escono allo scoperto, in un momento buio, in cui la fanno da padroni l’opportunismo e una cieca guerra per bande.

Patrizia Turchi

RUOTOLO o ARAGNO ed elezioni suppletive a Napoli
Il “voto utile” è quello che ci ha plasmati, snaturati, modificati geneticamente ed ha portato al Governo individui come D’Alema, Renzi e l’abominio hater inconsistente stellato (imperdonabilmente votato da alcuni compagni come male minore).
Non ho motivi di disistima per Sandro Ruotolo che, anche se un po’ ondivago, resta uno stimabile giornalista che da anni cerca la via elettorale, ma ho una grande stima per il Professore Storico e vero compagno Giuseppe Aragno!
Voglio ricordare a tutti coloro che voteranno il 23 febbraio che, oggi, votare Ruotolo, significa offrire un sostegno al Governo Conte 2 di cui il PD fa parte! D’altro canto è evidente a tutti come oggi il Parlamento italiano sia privo di una sana opposizione! A meno che qualcuno non pensi che Salvini rappresenti davvero l’opposizione!
Riflettete bene sull’utilità del voto che a ben vedere in quelle aule non c’è nessuno a rappresentare i veri bisogni del popolo ed una voce fuori dal coro serve molto di più che rafforzare la destra moderate fintamente progressista rappresentata dal governo giallo/rossobruno.
In fondo se Ruotolo è un giornalista onesto, meglio che resti a fare il giornalista di questi tempi no!!?

 

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Pensando di essere acuto e spiritoso, un tizio, probabile elettore del sedicente centrosinistra, mi scrive che «gli analisti politici di fb non hanno colto il risultato innovativo di Pap. Passa da un tot per cento ad un tot per mille, poi a un tot per diecimila e così via. Questa è l’essenza dell’ omeopatia, che molti ritengono l’unico rimedio alle malattie. Ma attenzione al numero di Avogadro».
Poiché lo vedo ingenuo e seriamente esposto a mille pericoli, decido di andargli in soccorso e lo metto sull’avviso:
«I medici preparati sanno da tempo che i bacilli più pericolosi per la salute della democrazia sono gli elettori del partito di De Luca. Purtroppo non hanno trovato ancora un rimedio e com’è sotto gli occhi di tutti il male finora risulta incurabile».

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00052BCC-fascisti-bruciano-i-libriIl segno caratteristico delle recenti elezioni regionali è stato soprattutto la “paura del fascismo”, simbolicamente rappresentato da Salvini nei panni del duce. Un’invenzione mediatica di forte impatto, ma totalmente priva di fondamento, che ha fatto breccia in un popolo la cui cultura di base è segnata da un forte analfabetismo di ritorno. Sarebbe bastato conoscere la storia a livello anche solo scolastico, per capire che sul piano personale dieci Salvini non valgono un Mussolini; per capire che parlare di fascismo vuol dire anche individuare tra i leghisti uomini della statura culturale e talora politica di Giovanni Gentile, Alfredo Rocco, Giuseppe Bottai, Bruno Barilli, Ugo Spirito e tanti altri, che, nonostante le gravi scelte, avrebbero molto da insegnare a Di Maio, Zingaretti, Salvini  e compagnia cantante.
Tanti, troppi elettori hanno votato per salvare l’Italia dal fascismo, ma nessuno potrebbe dire di aver visto la cavalleria di Caradonna  fare le prove generali della marcia imminente, nessuno ha visto Camere del Lavoro, giornali, case del Popolo, leghe, cooperative agonizzare sotto i colpi degli squadristi. Diciamocelo chiaro: Salvini, un teppista di tendenze reazionarie, si guarderebbe bene dall’accettare un ruolo da dittatore. Razzista per calcolo politico, più che per convinzione, non ha versato il sangue di migliaia di oppositori e non ha fatto uccidere politici e intellettuali quali Amendola, Matteotti, Gobetti e Don Minzoni, massacrati di botte e pugnalate per aver difeso la loro fede democratica. Morti sulla coscienza il leghista certamente ne ha, ma fanno il paio con quelli voluti dal democratico Minniti: giacciono in fondo al mare o sono stati uccisi dai carnefici libici e costituiscono una delle pagine più buie nella storia della repubblica. Una pagina che porta anche la firma del PD.
Confusa da una battente e fuorviante propaganda, la gente, che soffre ma non ha preso coscienza del fatto che, svuotata la Costituzione dei suoi valori fondamentali, non c’è bisogno di dittature, ha votato contro un inesistente pericolo fascista.  Siamo tornati così alla situazione di due anni fa, quando trentadue elettori votanti su cento rifiutarono di affidarsi ai responsabili riconosciuti dello sfascio del Paese: il PD, Berlusconi e la sua corte dei miracoli.
A ben vedere, il dato centrale del voto non è, come si tende a farci credere, l’inesistente vittoria del PD sul “fascismo”, che ha preso montagne di voti in Emilia Romagna e ha tolto la Calabria a Zingaretti e soci; il dato centrale è che siamo tornati a un bipolarismo pernicioso, all’alternativa tra due partiti corrotti, tra uomini che hanno governato spesso assieme il Paese e hanno prodotto la rabbia da cui è nato il partito di Grillo. E’ vero, i 5Stelle si avviano a sparire, ma per quanto tempo la speculazione sulla paura terrà a freno la rabbia che percorre trasversalmente il Paese?
Durante la campagna elettorale non si è mai parlato di autonomia differenziata, sanità, formazione, lavoro, pensioni, precarietà e guerra e non è emerso perciò il dato di fatto che fu alla radice dell’affermazione dei Pentastellati: Salvini e PD non hanno politiche diverse su nessuno dei temi centrali per la povera gente. Entrambi mirano a scaricare la  crisi sulle spalle dei più deboli. Com’era prevedibile, stretto nella morsa di un falso problema, di una polarizzazione feroce quanto artificiosa, Potere al Popolo ha avuto difficoltà a far passare un messaggio che, per la sua natura squisitamente politica, non si rivolge sterilmente contro qualcuno, ma propone scelte alternative su problemi di importanza centrale. Noi non vogliamo l’autonomia differenziata che vogliono Salvini e il sedicente antifascista che ha vinto in Emilia Romagna; siamo per un ritorno al Sistema Sanitario Nazionale pubblico, qual era quando fu varato; crediamo in una scuola che coltivi lo spirito critico e l’indipendenza di pensiero, formi cittadini e sia un autentico ascensore sociale; lottiamo per tornare allo Statuto dei lavoratori, per la cancellazione del fiscal compact e del pareggio di bilancio dalla Costituzione; noi riteniamo che la crisi economica vada affrontata in senso costituzionale secondo il principio per cui ognuno paghi secondo le sue possibilità e se se necessario si giunga a una “patrimoniale”; in senso costituzionale, siamo anche per l’abbattimento delle spese militari, che sono un controsenso per un Paese che “ripudia la guerra”.
Al di là dell’inesistente fascismo e di un antifascismo da operetta, sepolto tra i ferrivecchi e tirato fuori strumentalmente per motivi elettorali, è storicamente provato: le destre classiche e reazionarie e quella costituita dall’ultra liberista e non meno reazionario PD, non intendono mettere in campo politiche che risolvano i problemi della povera gente.
Nel collegio 7 di Napoli, nel quale si voterà il prossimo 23 febbraio, a marzo del 2018 la vittoria toccò ai 5Stelle, che sono stati poi traditi dai loro dirigenti. Io mi chiedo e chiedo a questi elettori, giunti a disprezzare con fondate ragioni il PD, Berlusconi e i suoi soci,  se per loro esistano davvero due sole alternative: disertare le urne o tornare al voto utile per sostenere Sandro Ruotolo e l’odiato PD, o abboccare all’amo dell’antimeridionalista Salvini. Mi chiedo e chiedo a questi elettori, se non sarebbe meglio, invece, riconoscere una terza alternativa, quella che, recuperando le ragioni della “rivolta elettorale” del marzo 2018, consentirebbe di contrastare allo stesso tempo sia chi li aveva disgustati, che chi li ha traditi. Se, per farla breve, non sarebbe meglio votare per Potere al Popolo, un movimento politico che non ha nessuna responsabilità per lo sfascio e la corruttela in cui affondiamo e per molti aspetti e su tanti temi non è lontano dalle loro ragioni tradite.

Agoravox, 30 gennaio 2020

 

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Marco_Minniti_5-650x650Perché tutti fingano di non vederlo non è facile capire, ma c’è un dato di fatto di cui bisogna prendere assolutamente coscienza: le definizioni classiche che un tempo univano e dividevano le forze politiche non bastano più a spiegarne le differenze o a coglierne i tratti comuni. Ci si può dichiarare di Sinistra, come fa il PD, e di Destra come fa la Lega, non si può cancellare l’elemento comune che unisce i due schieramenti: la convinta adesione di entrambi ai principi neoliberisti. Esaminate in base a questi caratteri, le forze in campo appaiono divise da un confine invalicabile: da un lato le forze neoliberiste, dall’altro Potere al Popolo, l’unica forza coerentemente ostile alle dottrine capitaliste.
La conseguenza più evidente di questa collocazione politica è chiara: i programmi per la scuola e l’università, le scelte per la salute dei cittadini, la maniera di realizzare i diritti, il sistema fiscale, la concezione del lavoro, l’idea della legalità, che derivano per il PD e per la Lega dal primato del mercato e delle sue leggi, sono profondamente diverse per Potere al Popolo. Da una parte le leggi del mercato, con le immancabili privatizzazioni, la precarietà, la mano libera nei licenziamenti, la compressione dei salari, la pensione concepita secondo i criteri della Fornero e un’idea della legalità che non tiene conto della giustizia sociale, dall’altro la netta prevalenza del pubblico sul privato e il rifiuto del predominio del mercato e delle sue barbare leggi.
Non a caso, del resto, le pugnalate alla Costituzione costituite dal fiscal compact e dal pareggio di bilancio, sono state inferte con voto unanime dei neoliberisti di ogni colore, al di là della inutile collocazione a destra o a sinistra, così come comune è stata ed è la politica sull’immigrazione, che ha toccato le punte della barbarie sia con Minniti (l’Onu parlò di “politica disumana”) che con il barbaro Salvini. Né va dimenticato, che al grottesco parafascismo leghista, ha risposto l’inaudita scelta del PD, che ha consentito ai fascisti del Terzo millennio di partecipare alle elezioni politiche.
Come se tutto questo non fosse sotto gli occhi di tutti e non spiegasse lo sfascio della Repubblica, i neoliberisti fanno entrambi leva sulla paura: il fascismo incombente su cui batte il PD, l’invasione degli immigrati, su cui insiste la Lega. Eppure tutto quello che si poteva fare per scardinare la democrazia è stato già fatto e in quanto ai disperati che varcano il confine, i giovani italiani superano di gran lunga i loro colleghi stranieri.
In nome di queste patetiche menzogne, per il voto in Emilia si sarebbe preteso un matrimonio innaturale tra Potere al Popolo e il Partito del parafascista e neoliberista Minniti. Un’alleanza paradossalmente invocata per fermare l’avanzata di un altro neoliberista, Salvini, che si diverte a fare la caricatura del duce, come se nello scontro elettorale i due contendenti non condividessero le ricette neoliberiste e le pretese dell’autonomia differenziata.
Poiché il tempo è ormai scaduto e l’esito del voto in Emilia prepara la sua inappellabile sentenza, è facile prevederlo: qualora tra i due neoliberisti PD dovesse uscire battuto di misura da Salvini, i sedicenti democratici accuserebbero della sconfitta Potere al Popolo, che ha scelto l’unica via possibile, andando per la sua strada e provando a costruire un altro Paese. Meno corrotto, meno ingiusto e più felice.

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E’ cominciata così:

Nuova Resistenza _o

I Maggio 1973

e non è mai cambiata.
Con gli operai e gli studenti:

Con gli operai

contro i neofascisti, la guerra, il razzismo, la repressione e lo sfruttamento:

contro i neofascisti

per l’ambiente, gli immigrati, la Palestina, la scuola e l’università,

per l'ambiente

tra lezioni in piazza e cariche della polizia

Lezioni in piazza (2)

fino a oggi, senza rimpianti e con il cuore ancora pieno di speranza

fotoprofilo

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fotoprofiloUn piccolo video della presentazione della mia candidatura all’assemblea che abbiamo tenuto alla Domus Ars 4 giorni fa con Potere al Popolo…
Centinaia di ragazze e ragazzi, tante compagne e compagni di una vita, tante persone che non si rassegnano e ogni giorno si mettono al servizio del prossimo…
In questi anni non ci hanno diviso solo fra bianchi e neri, Nord e Sud, ma anche per età. I giovani da una parte, i vecchi dall’altra, a guardarsi in cagnesco.
giovani reputati superficiali e disinteressati, gli anziani come me accusati di essersi mangiati tutto. Ma questi giovani si impegnano tutti i giorni, e ci sono 60enni e 70enni che hanno lottano per decenni. Loro guadagnano meno di mille euro per lavori precari, noi prendiamo pensioni da fame.
Siamo dalla stessa parte!
Ecco, quello che mi piace della nostra comunità è che rimettiamo insieme giovani e vecchi, con noi che passiamo il meglio della nostra esperienza, che a qualcosa pure serve, e loro che ci passano il loro entusiasmo e la loro carica.
Io non so come andrà a finire quest’avventura ma so che senza questo lavoro di tessitura l’Italia è destinata a morire!
Vorrei che anche a questo servisse la mia candidatura.
Grazie per aver creduto in me, grazie per il vostro impegno quotidiano. Spero di riuscire a rappresentarvi al meglio e di dare voce a quelli a cui la voce viene sempre tolta in nome di un potere cinico!
#elezionisuppletive #tuttanatastoria

https://www.facebook.com/giuseppearagno/videos/3109497419079770/

 

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weqfwefewq-kChH-U46080227864914UAI-798x604@CorriereMezzogiorno-Web-MezzogiornoSandro Ruotolo, l’immacolato candidato di De Luca, Minniti, Zingaretti e Renzi, che nella foto viene presentato agli elettori da Marco Sarracino, segretario del PD napoletano, sentendosi in contraddizione con se stesso, ha fatto la sua scelta: se sarà eletto al Senato, siederà nel gruppo misto. Dalla foto non si direbbe, ma evidentemente si vergogna di andare nel gruppo di chi lo candida. C’è da credere, quindi, che, da uomo intellettualmente onesto, ogni volta che chiederà il voto, lo dirà chiaramente agli elettori: io sono il candidato di partiti dei quali mi vergogno.

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26757853_1886597478036443_3139990535953268339_oPochi lo sanno, ma il 23 febbraio a Napoli si vota per sostituire un senatore deceduto. Tra chi è a conoscenza della cosa, i più non andranno a votare. La ragione c’è e non è banale: mai come in questi ultimi anni, purtroppo i politici e la politica sono stati così lontani dalla gente, che non è facile trovare risposta alla domanda che un elettore si pone: anche a voler superare l’amarezza e la nausea, a chi dovrebbe affidare le scelte che riguardano il suo futuro? Da un po’ i partiti, sempre più squalificati, si nascondono dietro un «bel nome» della cosiddetta società civile e chiamano al voto in nome della sua storia più o meno presentabile. Chi in passato ha abboccato all’amo, ha poi scoperto di essersi fatto abbindolare, perché il «bel nome», entrato in Parlamento, ha appoggiato le scelte scellerate di chi lo ha candidato. Ed è naturale: se ti candida il PD, è evidente che tu sei vicino al partito.
Del Siani, fratello del giornalista ucciso dalla camorra e voluto dal PD in Parlamento, per fare un esempio, si sono perse le tracce e non risulta che abbia mai contrastato le scelte dei suoi sponsor. Questo per non parlare di Pietro Barlolo, medico di Lampedusa sostenitore dell’accoglienza di immigrati e richiedenti asilo, che, eletto col PD al Parlamento Europeo, ha votato esattamente come il PD, approvando anche la delibera sull’equiparazione del comunismo col nazifascismo.
Per le elezioni suppletive del Collegio n. 7 di Napoli, oggi va in scena il «Siani due», che ha per protagonista stavolta Sandro Ruotolo, il «bel nome» candidato dal PD di Zingaretti e De Luca, distributore di fritture di pesce e distruttore di tutto quanto si poteva distruggere in Campania. A questi impresentabili sponsor, si è unito purtroppo il sindaco di Napoli, ex nemico giurato del PD. A mettere assieme diavolo e acqua santa ha pensato lo sbandierato «pericolo fascista», che incredibile a dirsi, dovrebbero contrastare gli improbabili «antifascisti alla Minniti», l’uomo che ha stracciato la Costituzione, consentendo a «Casapound» e ai suoi fascisti del 3° millennio di partecipare alle elezioni politiche del 2018. Per intenderci, il boia degli immigrati consegnati ai carnefici libici, che ha firmato un decreto sul decoro urbano fotocopia di un decreto fascista del 1934.
A dar retta alla stampa, quindi, l’elettore non ha scampo: è costretto a scegliere tra il candidato delle due destre: quello della destra targata PD o l’uomo proposto dal solito trio Berlusconi-Meloni- Salvini.
Una finta alternativa offrono i 5Stelle, che però negli ultimi due anni sono stati alleati di governo delle due destre, prima con Salvini, poi con Zingaretti. C’è, tenuta nell’ombra dalla stampa, una candidatura «anomala»: antiliberlista, nemica delle due destre e della reazionaria meteora grillina, presentata da una formazione politica giovane e non compromessa col sistema. Potere al Popolo candida infatti lo storico dell’antifascismo popolare, Giuseppe Aragno, che ha lottato per tutta la vita per la povera gente. Non un «bel nome», ma un uomo che riporterà in Parlamento temi e valori della sinistra: solidarietà, lavoro, diritti calpestati, a partire da quelli allo studio e alla salute – una legalità che non faccia a pugni con la giustizia sociale, un sistema fiscale diretto, calibrato sul reddito, la forte riduzione, se non l’abolizione, delle spese militari, una politica di pace, la questione femminile, quella meridionale, la fine delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale. Una candidatura che riporterà nei luoghi delle istituzioni la sofferenza e il dolore dei deboli e degli emarginati.
Per impedire che trionfino ancora il neoliberismo, il trasformismo dei politicanti che si nascondono dietro il «bel nome» per ingannare gli elettori, non serve disertare le urne o scegliere il male minore.  Occorre il coraggio di votare contro gli uomini del sistema e le loro foglie di fico, votare cioè Giuseppe Aragno, che forse non conoscete, ma che, se volete, potrete incontrare all’ex OPG, a Materdei, venerdì 24 alle 17, per costruire un calendario di incontri e la campagna elettorale con associazioni e reti di cittadini.

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È una questione morale….
MAI col PD.
Quello che manda i nostri genitori a lavorare fino a 67 anni
Quello degli ospedali sotto finanziati
Quello dei nostri amici a lavorare per una miseria
Quello degli interventi militari ‘umanitari’
Quello del decreto Minniti che ha ucciso e illegalizzato migliaia di persone.
Sono fiera del nostro candidato Giuseppe Aragno ❤️ una persona che ho conosciuto durante una carica della polizia, che non usa la battaglia antifascista per rendere l’indigeribile, digeribile.

Vera Pavlova

Anche io sono fiero di essere uno di voi. Noi non abbiamo bisogno di un reazionario come Minniti per difendere la democrazia da Salvini. Sono entrambi colpevoli degli stenti e della sofferenza delle classi popolari. Chi va con loro non ci difende dal fascismo, ma aiuta gli sfruttatori.

Giuseppe Aragno

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