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Archive for dicembre 2016

download-aCi sono posti del mondo – e sono tanti – in cui il rito s’è consumato e i poveri cristi hanno già un sogno in meno e un anno in più. Posti nel mondo, in cui è cambiato un numero sul calendario ma tutto intorno è ancora com’era ieri e sarà domani, per chi sarà. Qualcuno da qualche parte c’è stato, però, che, un po’ meno solo, alla fine l’ha capito: il mondo lo cambi tu assieme agli altri, non lo cambiano i calendari. Tutto quello che puoi augurarti stasera è che domani siano in tanti ad aver deciso di prendersi in mano la vita e portarla dove altri portano la loro per farne quello che pare a loro, non quello che comanda qualcuno.
A chi s’è messo in viaggio, auguri di buona fortuna. A chi è ancora fermo, auguro una scintilla che appicchi il fuoco e regali l’incendio.

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13245309_1732446640301264_3634367239926037691_n-copiaMi sto occupando di rivoluzionari autentici, partigiani, ribelli e qualche pataccaro rosso, più rosso di tutti i rossi, proprio come oggi, spesso provocatori e confidenti di polizia. Un libro faticoso, che mi tiene in casa più che fuori, ma ciò che mi accade attorno lo so. Pochi mesi fa un capitan Fracassa si è messo a minacciare, perché, dice lui, visto che sei amico del sindaco, ora sei borghese, riformista e nemico di classe…
Giorni fa, non so bene quali proletari comunisti e sprezzanti mi hanno definito «corifeo emozionale di De Magistris». Il 25 dicembre scorso il grande salto di qualità: i custodi della rivoluzionaria purezza stavolta hanno dato fuoco alle polveri, organizzando ai danni di Michele Franco, compagno autentico e amico cui tengo molto, un agguato ai limiti dell’eroismo: in vantaggio di età e di numero. Le ragioni?
«La componente di antagonisti e comunisti rivoluzionari napoletana considera provocatori, dissociati, personaggi ambigui, riformisti e piccolo borghesi» Michele Franco e quelli che «sostengono lo Stato borghese anche localmente (Comune)»; essi sono «traditori degli interessi immediati politico storici proletari, in quanto controllano socialmente il proletariato per subordinarlo allo Stato borghese operando sui suoi interessi immediati (ruolo svolto dai riformisti del PCI negli anni 70-80, oggi dai dissociati, provocatori, piccolo borghesi riformisti legati allo Stato borghese locale e pertanto […] nemici di classe pur essendo presenti nei movimenti […]. Essi vanno combattuti con l’azione politica di massa, con la chiarezza, con le organizzazioni di movimento che devono radicalizzarsi ed espellerli, con le lezioni radicali e fisiche. Altro discorso vale per i movimenti economicisti e chi ha una coscienza politica insufficiente. Per costoro esiste possibilità di confronto a patto che non siano opportunisti».
La madre dei cretini purtroppo è perennemente incinta e la fabbrica degli idioti non conosce crisi. Di errori in questa faccenda ce ne sono tanti, ma uno va subito corretto: questi con la rivoluzione non c’entrano nulla. Sono figli di padre ignoto. Non si sa bene se camorristi o squadristi.

Contropiano, 27 dicembre 2016

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Questa cosa me la segnala un amico e devo dirlo: da solo non ci sarei arrivato. E’ stupefacente! Non so chi siano, ma me li tengo buoni: non si trova mica tutti i giorni gente che ti dà così tanta importanza. Mi ha colpito, stupito e mi ha fatto anche sognare una scoperta: sono in grado di scendere in campo!

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logoblog920«23 dicembre – Aragno, già corifeo emozionale ufficiale di De Magistris a Napoli scende in campo a difesa della giunta grillina di Roma – supportato prontamente dalla Rete dei comunisti

 

Dalla lotta alle grandi caste e alle mafie capitali alla difesa delle ‘piccole caste’ e delle piccole mafie capitali.
Lor ‘signorini’ si lamentano dell’impegno della grande stampa padronale nel mettere in luce le magagne romane e del cerchio ‘magico-tragico’ grillino.

E’ inutile dire che per chi si picca di intellettuale autoprestato alla politica non ci dovrebbe trovare nulla di strano… Usare questo, invece, per nascondere e minimizzare fatti e far rientrare tutto nella grande congiura, è solo una manifestazione della miseria dell’elettoralismo e del riformismo municipale, che copre, pur di far rientrare il tutto nel nuovo schema della sinistra filogrillina e ‘filopopulista’, l’ignobile politica politicante che pratica come direbbe qualcuno “la scomparsa dei fatti”.
proletari comunisti  – dicembre 2016


Per conoscenza pubblichiamo tutto l’articolo di contropiano perché ognuno si faccia una idea
».

L’articolo è sul mio Blog. Contropiano l’ha letto e ha deciso di pubblicarlo. Ha fatto bene e mi fa piacere. Il processo al corifeo emozionale (ma che è sta cosa?) continua. Se c’è chi ha voglia di leggerlo, ecco il link.

Buon Natale a tutti.

 

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Medaglia della città di Napoli ad Aurelio Grossi, 97 anni, antifascista, perseguitato politico, internato in Francia, confinato in Italia, figlio di Napoli nobilissima e ultimo dei volontari repubblicani della guerra di Spagna.
212La mia pessima foto non rende giustizia alle persone e alle cose, ma la giornata è stata indimenticabile. Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, oggi ha compiuto un gesto di grande significato storico e politico: nessun combattente italiano dell’esercito repubblicano spagnolo aveva mai avuto riconoscimenti ufficiali da un rappresentante delle nostre Istituzioni. Da noi hanno sempre premiato, senza provare vergogna, i legionari fascisti. Non è un caso che sia accaduto a Napoli e sia accaduto oggi.
Degna di nota è stata anche la scelta del sindaco di portare a Palazzo San Giacomo la bandiera della CNT, la Confederación Nacional del Trabajo, quella degli anarchici spagnoli, che combatterono contro Franco.
Non finisce qua, ma le novità vanno custodite con cura e se ne parlerà, se e quando sarà tempo di farlo. Intanto, il mio ringraziamento al sindaco e alla sua sensibilità. Checché ne pensino Saviano e tanti come lui, che non sanno di che parlano, Napoli e questa sua stagione non sono prive di contraddizioni e cose che possono e devono migliorare, ma chi vuole vederlo lo sa bene: in questo momento, Napoli è un avamposto, un’oasi in un deserto, una via che si è aperta verso un tempo che potrà essere nuovo. Com’è naturale, abbiamo numerosi nemici. Molto dipende perciò da noi tutti, cittadini di questa città, dalla capacità che avremo di criticare per costruire assieme.
I Romani antichi, che ebbero molti difetti e qualche pregio destinato a lasciare di sé memoria perenne, distinguevano i giorni con sassolini di due colori. Oggi, alla loro maniera, ho segnato il mio con un lapillo bianco. So bene che la storia è anche figlia del caso, dell’accidente e dell’imponderabile. Credo però fermamente – e con fondate ragioni – che a lungo andare la sorte cede il passo alla capacità di lotta e alle giuste battaglie che l’uomo sceglie di combattere. Oggi Aurelio Grossi, alla fine del suo percorso, ha avuto un po’ di quanto la sorte gli aveva negato. Tardi, forse, e nemmeno so se ne abbia avuto una consapevolezza piena. Tuttavia è accaduto e la forza della ragioni ha avuto la meglio sulle ragioni brute della forza. Questa lezione ho appreso oggi, in un giorno tardo della mia vita e così come l’ho appresa la trasmetto. Credo molto nel valore rivoluzionario della memoria storica. Il passato non esiste, se non nel presente, e ogni nostro momento presente diventerà passato, ma vivrà nel futuro.
Di questo si è trattato. Non di altro, Non è stato poco, però. Certamente no.

Agoravox, 22 dicembre 2016

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raggi-675-2-675x275Premetto che il movimento di Grillo non è in cima ai miei sogni e aggiungo, però, che non sono scemo e trovo che il baraccone mediatico costituisca ormai un problema da codice penale. Se il Corsera, Repubblica e compagnia cantante domattina uscissero assieme con titoli a tutta pagina e la notizia certa –  gli asini volano! – non mi scandalizzerei. Cercherei, questo sì, di capire “cui prodest” e mi preparerei alla battaglia.

E’ sotto gli occhi di tutti ormai: il tiro a segno sull’Amministrazione romana non conosce soste. Fin qui, nulla di nuovo sotto il sole. Il caso Marino dovrebbe averci insegnato qualcosa e non mi importa nulla se in tanti gongolano soddisfatti: chi di spada ferisce, di spada perisce… Non m’importa, perché, parliamoci chiaro, qui non stanno infilzando solo i grillini. Stanno praticando in maniera modernissima il metodo squadrista e ogni giorno è una purga. Fissato il principio e collaudata la medicina, prima o poi la manganellata toccherà a chiunque si azzardi a mettersi di traverso. Mi pare di sentire la replica auto-tranquillizzante: Ma dai! E che sono la Raggio io? Ok, non sei la Raggi, ma un eccesso di sicurezza potrebbe costarci caro.

In un “Paese normale” – e qui sotto il sole le novità ci sono e non sono buone – in un Paese civile, al di là di quello che vale davvero la giovane sindaca, la maggior parte dei colpi che le stanno sparando si sarebbe rivelato un autentico boomerang. Anche un deficiente matricolato si sarebbe indignato per l’indecente faccia tosta del PD e avrebbe avuto ragionevoli e fondatissimi dubbi. Cose da pazzi! – avresti sentito dire per strada dalla gente – Ma questi pensano proprio che siamo tutti completamente scemi? Possibile che dopo una vittoria così schiacciante, dopo una campagna elettorale in cui s’è vista all’opera e pareva un’intelligenza media, se non altro un po’ più capace del compagno “faccia di culo Giachetti”, questa non muove un passo, se non succede un casino? Possibile che sono mesi che sbagliano tutto, lei e i suoi, e non gliene va bene una nemmeno per caso? Possibile che il meglio del peggio grillino sia concentrato tutto a Roma e tutto attorno alla Raggi?

Non è possibile, non è normale, non è credibile e – ciò che più conta – è evidentemente costruito a tavolino dai camerati che bivaccano nel PD. L’ultima in ordine di tempo è la faccenda del bilancio bocciato. Ma chi l’ha bocciato? L’Oref, l’ha bocciato, non lo sai? Ma che domande fai?
Domando, perché mi pare chiaro che l’Oref sia formato da una banda di tecnocrati armati di tutto punto e pronti a far rispettare il patto di stabilità. Chi ha voluto tutto questo ha le idee chiare: vuole privatizzare le aziende pubbliche comunali, dirette o partecipate, e allo stesso tempo far credere alla gente che Raggi e soci non valgono niente. Uno può dire che è vero, un altro che non ce ne importa, ma qui casca l’asino.

Il bilancio bocciato non è solo un problema dell’Amministrazione romana e nel mirino, al di là dell’apparenza, non c’è solo la Raggi. Su questo scoglio, senza una risposta comune delle città in cui si prova a sconfiggere la ricetta neoliberista, finiranno progressivamente molte navicelle che oggi navigano in ordine sparso. Checché se ne dica, io penso che su questa rotta le nostre navi debbano mettersi in formazione, “fare flotta” e puntare assieme i cannoni su un solo bersaglio: le regole del neoliberismo. Non parlo di alleanze politiche, ma – mi si passi il termine – “militari”.  E lo dico, perché, se ancora non si è capito, questa è una guerra e più numerosi saranno i sindaci che la combatteranno, più unite le armi che abbiamo e più speranze avremo di avviare o consolidare un cambiamento reale.

Contropiano e Facciamosinistra, 22 dicembre 2016; L’Onesto, Rassegna Stampa Indipendente, 24 dicembre 2016

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Aurelio Grossi (in piedi, terzo da sinistra)

Aurelio Grossi (in piedi, terzo da sinistra)

Domani per gli antifascisti napoletani è una giornata importante e sarebbe bello incontrare a “Villa Merliani” – in via Merliani 19, al Vomero – qualcuno dei tanti giovani abituati a ripetere uno slogan che tante volte ho ascoltato: “Siamo tutti antifascisti”.
Domattina 21 dicembre 2016, alle 10, Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, consegnerà la medaglia della città ad Aurelio Grossi, combattente volontario repubblicano della guerra di Spagna. A 97 anni, Aurelio è l’ultimo di quei combattenti ancora in vita. Ha lasciato Napoli per l’Argentina, a 7 anni, nel 1926, assieme alla famiglia antifascista, per sfuggire alla persecuzione fascista. Da Buenos Aires è partito per la Spagna a diciassette anni, nel 1936, con il padre, avv. Cesare Grossi, la madre, Maria Olandese, Ada, la sorella e Renato, il fratello maggiore, tutti e cinque coinvolti fino in fondo nella lunga guerra contro i franchisti. Non ripeterò qui la storia di una famiglia che ho raccontato mille volte. Dirò solo che parlare di eroismo non è retorica e aggiungerò che la lezione di Aurelio e della sua famiglia conduce a un’idea così alta della Politica, da avere rarissimi riscontri nell’attuale realtà del Paese. Mi limiterò a ricordare i momenti salienti di una vicenda che fa onore alla città di Napoli.
Aurelio, radiotelegrafista nell’esercito repubblicano come il fratello Renato, ha perso un occhio a Teruel, ferito gravemente in una delle più dure e sanguinose battaglie di quel conflitto che per molti versi aprì la lunga stagione di lotta armata dell’antifascismo contro i nazifascisti. In quel primo, durissimo scontro, prevalgono i nazifascisti e Aurelio, come tutta la famiglia, conosce il calvario dei campi d’internamento francesi. In quello di Gurs, dopo la sconfitta della Francia nel secondo conflitto mondiale, è stato consegnato ai fascisti, imprigionato in Liguria e poi nella casa di pena di Poggioreale, a Napoli. Da ultimo, è finito a Melfi confinato con la madre Maria Olandese, mentre il padre, Cesare Grossi è confinato a Ventotene, dove resta con Sandro Pertini, Umberto Terracini e tante altre grandi figure della nostra storia fino alla caduta del fascismo, nel 1943. Liberati e tornati a Napoli proprio mentre la città insorge e caccia i tedeschi, dopo la guerra, i cinque antifascisti si sono fatti da parte, senza nulla chiedere, dopo aver tutto dato. L’Italia che hanno sognato e per la quale Aurelio e tutti gli altri hanno combattuto non è mai stata come l’hanno immaginata, quando lottavano contro i regimi totalitari e questo rende Aurelio testimone prezioso di un mondo nobile – anche qui la parola non è retorica – che la nostra classe dirigente ha preferito ignorare.
Ada Grossi, sorella di Aurelio, ricevette dalle mani di Rosa Russo Iervolino il riconoscimento che oggi tocca ad Aurelio. A Luigi De Magistris, che ha conosciuto Ada e ora consegna questa medaglia ad Aurelio, va riconosciuto il merito di riaprire un discorso che rompe con lo storico e colpevole silenzio delle Istituzioni. Il merito di farlo in un momento particolarmente difficile per la storia del Paese e delle sue Istituzioni democratiche. Chi scrive gli ha personalmente chiesto più volte di non fermarsi qui. Sarebbe pienamente coerente con il suo stile e la sua visione della politica, un ulteriore un passo, un passo necessario e significativo, che finora non è stato compiuto: riconoscere l’enorme valore democratico della partecipazione volontaria dei nostri combattenti alla guerra di Spagna e promuovere una iniziativa culturale, un convegno ufficiale, in cui una Istituzione della Repubblica riconosca, infine, nella lunga militanza antifascista e nella lotta armata per la libertà della Repubblica di Spagna, il primo passo verso la Resistenza e la guerra di Liberazione, da cui è nata la nostra Repubblica. De Magistris mi ha più volte promesso di farlo. Io non lo forzo. Mi limito a credergli. Aggiungo solo che sarebbe un gesto di grande valore politico, come tutti quelli che riconoscono nel passato le più vitali radici del presente che viviamo e del futuro che proviamo a costruire.

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AVVISO AI NAVIGANTI:

Non desidero avere amici tra gli elettori, i simpatizzanti, gli iscritti e chiunque altro, a qualunque titolo e per qualsivoglia ragione, sia in buoni rapporti col PD.

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Dopo il recente, ispirato discorso politico nella sede del PD – “Speranza hai la faccia da culo” – l’alto esponente delle Istituzioni, ha scelto la via dell’arte. Questo autoritratto, intitolato “faccia di cazzo”, è la sua opera prima.
Un promettente capolavoro…

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mario_appeliusPoiché tra i milioni di ritardati mentali, disadattati e incalliti frequentatori di Centri Sociali, che hanno votato NOOOOO!!!!!!!!!!!!!!! al referendum del 4 dicembre scorso, corre insistente la voce che la vergogna definita “Governo Gentiloni” sia il “quarto Esecutivo non eletto”, le televisioni del regime si attaccano ai cavilli e si sforzano di dimostrare che siamo invece di fronte a un capolavoro di legittimità Con i toni del “Film Luce” e una faccia tosta che Mario Appelius e Telesio Interlandi non riuscirono ad avere, le reti pubbliche hanno tirato fuori gli immancabili schemini taroccati e il meglio del repertorio di una propaganda ispirata all’efficace e ignobile principio nazista: una menzogna ripetuta insistentemente diventa una inattaccabile verità.
Da qualche giorno Il telespettatore, ubriaco di menzogne e pubblicità, si trova davanti a un pasticcio costruito più o meno così…

schemino

Come vedete, dice il Teresio Interlandi di turno, tutto è corretto!
E invece No. Lo schemino manca di un passaggio fondamentale: il popolo “elegge” i Deputati e i Senatori “a suffragio universale e diretto”, sceglie cioè i suoi rappresentanti uno a uno.  Dal 2006, come ha scritto a chiare lettere la Consulta, gli elettori non hanno mai eletto i parlamentari, che sono pertanto solo dei “nominati”, come i famigerati membri dei Fasci e delle Corporazioni. Ne consegue che la fiducia al Governo la danno a titolo personale uomini mandati in Parlamento dai Partiti o – peggio ancora – da uno scellerato e costituzionalmente illegittimo premio di maggioranza. Il governo, quindi, non è eletto e non dovrebbe esserlo, ma non è legittimo perché i parlamentari non hanno i titoli per votare la fiducia: nessuno, infatti, li ha eletti.

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22e2d91Anni fa, inserendosi nella polemica sulla Resistenza tra storici «ortodossi» e «revisionisti», tutti concentrati per lo più su «uomini armati […] con una diversa idea della patria e dei valori per cui combattere», una studiosa ha indicato una sorta di terza via, aperta ad «altri modi di pensare la patria e l’identità nazionale in una visione più ampia che prenda in considerazione anche chi non combatte […] e che consideri altri valori e altri ideali come cemento della comunità». Per chiarire il suo concetto, la studiosa si domandava come avrebbe mai potuto

«riconoscersi nella Resistenza e nella categoria di ‘liberazione’ una donna del basso Lazio, che prima ha visto il suo paese letteralmente raso al suolo dalle bombe alleate e poi, il giorno della ‘liberazione’ ha subito lo stupro d’una torma di marocchini» [1].

La quindicenne napoletana Claudina Tikson, che la sera del 10 settembre 1943, in una città semidistrutta dalle bombe alleate e dalle mine naziste, ha visto la madre crivellata di colpi, mentre tenta di sottrarla a due soldati tedeschi che la violentano, risponderebbe che in guerra torme di soldati che stuprano se ne trovano ovunque, non è detto che siano «marocchini»: possono indossare qualunque divisa. In quanto alla Resistenza, ha visto donne come lei sparare ai tedeschi e prova per loro un’autentica gratitudine: hanno liberato la sua città da «marocchini» tedeschi sperando che mai più donne in armi dovranno poi uccidere per non essere violate [2]. Di quelle donne purtroppo conosciamo ben poco. Ignare di quanto gli storici avrebbero poi scritto di loro, a Napoli, come in tutto il Paese, esse affrontano la bufera come possono, in modi diversi tra loro, ma vanno poi incontro a una sorte comune: tranne casi davvero fortunati, come quello di Maddalena Cerasuolo, di cui ci occuperemo più avanti, si sa che ci furono, non si sa chi furono e quale storia avevano alle spalle.

[1] Gabriella Gribaudi, Terra bruciata…, cit., pp. 12-13.
[2] Archivio di Stato di Napoli, Prefettura Gabinetto, II Versamento.

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