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Archive for marzo 2015

noncisono2In Italia si è instaurato un regime con evidenti caratteri autoritari, che ha stravolto la Costituzione, cancellato i diritti dei lavoratori, asservito il sistema formativo, ridotto fortemente la libertà di stampa e colpito duramente i pensionati. Un regime fondato su due destre, che utilizzano come arma micidiale le potenzialità repressive del Codice Rocco, nato in epoca fascista: militarizzazione del territorio, violenza delle forze dell’ordine, processi a liberi pensatori e scrittori come Erri De Luca, assoluzioni per gli omicidi degli uomini in divisa, accuse di terrorismo e galera per gli esponenti del dissenso. Non m’importa qui definirne la natura del regime. E’ autoritario e tanto basta.

Questa mia convinzione profonda e dolorosa mi isola, ma l’isolamento non può farmi cambiare idea.

Per me, la sentenza della Consulta che dichiara incostituzionale la legge elettorale da cui è nato l’attuale Parlamento di “nominati”, segna un confine invalicabile tra legalità repubblicana e violenza golpista. Dopo quella sentenza, le opposizioni presenti in Parlamento avrebbero dovuto chiedere immediate elezioni politiche e, in caso di rifiuto, abbandonare le Camere, dichiarare illegittimo il Governo e i provvedimenti approvati dopo la sentenza, rompendo ogni alleanza negli Enti Locali.

Per me, non bastano le chiacchiere sul rifiuto del pensiero neoliberista e sulle politiche di austerity. Penso che l’Europa, così com’è, priva di una Costituzione approvata dai popoli che pretende di unire, sia un aborto, un mostriciattolo senza legittimità. Penso, perciò, che l’Unione Europea non vada riconosciuta, ma combattuta, perché è un’arma puntata contro le classi subalterne.

E’ questa duplice illegittimità a definire, per me, gli schieramenti favorevoli e contrari alla dittatura delle banche e del capitale, di cui in Italia si è fatto garante soprattutto il partito di Renzi, il peggior carnefice dei lavoratori e dei loro diritti dai tempi del fascismo, il vero e principale nemico della repubblica antifascista.

E’ per questa convinzione che mi rifiuto di far parte di qualunque schieramento, gruppo, iniziativa e coalizione sociale disposta a trattare con il PD e i suoi alleati.

Nessuno mi indurrà a riconoscere una qualche legittimità democratica a partiti politici che a Napoli si schierano contro il PD, col quale sono, invece, alleati nel Veneto e in Emilia Romagna. Questi partiti, per me, non combattono il regime, ma come tutte  le formazioni collaborazioniste, sono funzionali al sistema di potere autoritario.

Per me, la politica non è solo l’arte di mediare tra posizioni diverse e compatibili. E’ soprattutto capacità di segnare la linea invalicabile che passa tra sistemi di valori incompatibili. Non si può essere antifascisti e stipulare patti di alleanza con i fascisti. In questa sinistra, perciò, io non mi riconosco.

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11070521_640847876021879_5223097910408662459_nNon è facile iniziare la giornata, quando gli anni pesano, il tuo sole tramonta e la miseria morale è ormai in cattedra a fare lezione. Eppure una strada c’è, capace di aiutare il tuo passo ormai incerto e sostenere il peso dei pensieri amari; anche stamattina l’ho percorsa e ci ho trovato, come sempre, un tesoro. Molti vecchi pensano di avere tante cose da insegnare ai giovani, ma sono in pochi a capire che non si può insegnare nulla se non si è disposti a imparare. Ecco la lezione che ho appreso dall’umanità palpitante di una giovane compagna sofferente. Questa è la sinistra in cui credo.

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“Oggi invece dobbiamo iniziare con una brutta storia, capitata ieri a una nostra compagna, ‘colpevole’ di avere la pelle nera. Ci teniamo a diffonderla, per solidarietà innanzitutto, ma anche perché si deve sapere lo schifo che c’è in giro per poterlo cambiare, e perché infine condividiamo tante riflessioni che fa… soffrendo, ma restando lucida. Napoli è un posto meraviglioso, ma è ancora troppo segnato da gente di merda, imbevuta di quella violenza, di quel sessismo, di quel razzismo e che circolano tranquillamente nella nostra società… anche per questo all’Ex OPG abbiamo deciso di partire dai bambini…”

«Oggi nei pressi del Palazzo Mediterraneo, un gruppo di ragazzini mi ha accerchiata e mi ha ricoperto di insulti. Fin qui nulla di anormale, se non fosse per il fatto che i ragazzini avevano un’età compresa tra i sette e i 14 anni. Uno di loro, istigato dai suoi amici si è avvicinato e mi ha messo una mano sul culo dicendomi “ti piace il cazzo nel culo eh, sta nera e mmerd”. Aveva circa 13 anni.
Altri continuavano ad urlarmi contro frasi assurde, continuavano a dire che ero nera perchè ero fatta di merda, che ero sicuramente una puttana e che avevo le labbra grosse perchè a forza di fare pompini questo succede, alle puttane come me.
Continuavano a gridarmi contro che mi piaceva il pesce, che le nere sono delle puttane e che puzzano. Uno di loro ha preso una manciata di terreno e me l’ha gettata addosso, non contento ha cercato anche di sputarmi addosso. Alla fine sembravano abbastanza soddisfatti, sembravano quasi felici e sorridevano beati, come se avessero portato a termine il compito in classe che la società aveva dato loro.
Il tutto accadeva di fronte allo sguardo del proprietario della copisteria, imbarazzato da quel teatrino degli orrori, impotente di fronte alle urla dei ragazzini. Imbarazzato mi dice “sono ragazzini di merda, senza famiglia, sono stupidi fanno sempre questo, non ci pensare”.
Si, non ci penso. Provo a farmene una ragione, provo a non pensarci ma non ci riesco. Piango.
Le mie lacrime sono dovute a 21 anni di intolleranza, sessismo e razzismo che questo paese mi ha riservato costantemente. Le mie lacrime sono dovute all’impossibilità di poter comunicare con quei ragazzini.
A me dispiace più per loro che per me. Mi spiace che il loro futuro sia irrimediabilmente segnato dalla povertà e dal degrado, mi spiace che le loro menti siano avvelenate e incatenate a schemi che non dovrebbero mai appartenere a nessun uomo o donna che voglia vivere su questa terra. Tremo alla sola idea di poterne incontrare ancora di ragazzi come quelli.
La sensazione di terrore che provavo dopo questa aggressione mi stringe ancora le viscere.
Sono sincera quando dico di non essere in collera con quei ragazzini; ce l’ho con lo Stato e le istituzioni che creano la violenza, creano le differenze e le usano in maniera strumentale, per creare divisioni, violenza e ghettizzazione.
In questo valzer di oscenità e prevaricazioni, chi non ha niente, chi viene privato di dignità e opportunità, chi viene privato della possibilità di immaginare solo un futuro diverso, che non sia annegare nell’alienazione quotidiana diventa belva, diventa succube di una cultura del razzismo e del fascismo dove, le donne come me sono solo oggetti sessuali passivi e inferiori.
A quei ragazzini la società tutta ha insegnato che una ragazza straniera è una puttana amante del cazzo, una “cosa” da insultare, da toccare, da violare e denigrare. Il loro agire è l’azione diretta di quel Mostro che abita nel cuore di questo occidente da secoli. Il Mostro che ha alimentato e alimenta il razzismo, il fascismo le deportazioni e le moltiplicazioni dell’intolleranza verso coloro che sono semplicemente donne e uomini. Coloro che detengono la ricchezza e i meccanismi di produzione non solo del denaro, ma anche delle discrminazioni, sanno che la povertà genera mostri e rende l’uomo disorganizzato.
Io credo negli esseri umani che si organizzano e resistono a queste oscenità.
Mi rifiuto di credere che sia la razza a determinare l’odio. Crederò sempre negli esseri umani, voglio crederci e voglio credere che restituendovi questa mia memoria, qualcuno di voi rifletta sull’importanza di desiderare e costruire una realtà diversa, dove un migrante non debba sentirsi in pericolo di vita in ogni istante della sua esistenza.
Esorcizzare il mio dolore insieme a voi è una forma di resistenza, perchè io voglio credere e costruire insieme a voi un mondo dove quei bambini possano avere un’istruzione degna di questo nome, e un cuore abbastanza grande per accogliere anche me e magari invitarmi a fare una partita di calcetto con loro.
Io voglio restare umana.
Restiamo umani.
Tutti.
»

ExOPG occupato – Je so’ Pazzo

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Ci sono occasioni in cui le mezze parole non giovano a nessuno e fanno probabilmente male soprattutto a chi le dice. Meglio, quindi, esser chiari, diretti e per certi versi brutali. I sostenitori dell’Appello Maggio sulle elezioni regionali non avrebbero dovuto aprire alcuna trattativa con SEL. Le trattative, invece, ci sono state e non faccio polemiche. Dico solo che, a conti fatti, considero il loro naufragio prevedibile, inevitabile ed estremamente positivo. logo-azzurroSEL detta regole, pretende posti e si sfila? Benissimo. Finalmente si può ragionare davvero di una lista alternativa in Campania. Vendola sarebbe stato per noi una contraddizione. Eterno inseguitore del PD, ne è stato l’alleato che alle elezioni politiche gli ha consentito di impadronirsi del Paese. E’ SEL che ci ha consegnati in mano ai peggiori carnefici delle classi subalterne che l’Italia abbia mai visto dai tempi del fascismo .
Mi sto facendo dei nemici? Pazienza. Non sono in cerca di amici. Ho considerato sin dall’inizio l’Appello Maggio una incresciosa ma tremenda necessità e allo stesso tempo una irripetibile opportunità.
Necessità gravosa, perché la condizione in cui si svolgeranno le elezioni si caratterizza soprattutto per un dato politico: la riconosciuta illegittimità delle massime Istituzioni del Paese. Illegittima, infatti, è stata dichiarata da una inappellabile sentenza della Consulta la legge elettorale da cui nasce il Parlamento, illegittima, di conseguenza, è la fiducia accordata al governo Renzi, figlio peraltro di un matrimonio politico spurio, bocciato dal risultato delle urne. Illegittima, infine, a rigor di logica, è anche l’elezione di Mattarella, portato al Quirinale da “grandi elettori” che nessuno ha eletto.
In una situazione così grave, che non è esagerato parlare di un vero e proprio golpe bianco, lasciare il campo ai soli candidati delle due destre che si sono impadronite del Paese, senza denunciare ciò che accade, sarebbe un suicidio politico che pagheremmo tutti davvero a caro prezzo. L’opportunità offerta dalla tornata elettorale è, in questo senso, favorevolissima.
Per quanto mi riguarda, in questo quadro di estrema violenza istituzionale, occorre assolutamente presentare una lista. Non ci mancano né uomini, né idee, né un programma e c’è un elemento di fondo da cui partire: noi non riconosciamo alcuna legittimità ai candidati dei partiti protagonisti di questo sfascio. Andiamo alla Regione con un intento chiaro: dare alle elezioni regionali un valore tutto politico, disobbedire e non riconoscere le leggi approvate a danno della popolazione da questo Parlamento. La lista non è difficile da fare e i consensi verranno. Chi si è distinto di più nelle terre dei fuoco, chi più si è battuto per l’acqua, la salute, i beni comuni, la scuola dello Stato, i diritti dei lavoratori, quelli sono i nostri candidati, le persone preparate e disinteressate al tornaconto personale.
Quali impegni prendiamo? Acqua pubblica in tutta la regione e non un centesimo dei nostri soldi a Roma, finché non sarà sciolto questo Parlamento. Le tasse che la Campania paga, resteranno in Campania, Serviranno a disinquinare, sostenere la precarietà, tutelare i diritti negati. Sperimenteremo forme alternative di governo dal basso, di pratiche autenticamente inclusive e partecipate e un rapporto diretto coi territori, per ammortizzare i danni delle politiche di austerità, Su questa base si può e si deve costruire una lista, perché siamo perfettamente in grado di intercettare la voglia di innovazione, il fermento sociale e politico che cresce nella regione e di riportare alle urne l’elettorato di sinistra che non ci va più. Tutto si può discutere, naturalmente, tutto si può perfezionare, articolare e migliorare. Ritirarsi ora, però, sarebbe un errore imperdonabile. Noi non abbiamo bisogno di organizzazioni inaffidabili. Più che voti, portano divisioni e dissenso.

Contropiano“, 27 marzo 2015

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11073567_10204956110834960_7140279662398393408_nPrima un filmato che vale più di mille parole, per cogliere il senso di una lotta e il “valore” dei “combattenti”: sarebbe un crimine sgombrare l’ex OPG:

Tra le tante iniziative, oggi c’è stata questa, a cui sono orgoglioso di aver partecipato:

Merc 25 – ore 17:30 – Ex OPG Occupato – Je so’ pazzo

Ricostruiamo la storia delle Quattro Giornate di Napoli, la storia della partigiana, operaia e antifascista di Materdei, Maddalena Cerasuolo, la storia della Nostra Resistenza!

Con: – Gaetana Morgese, figlia di Maddalena Cerasuolo, autrice del libro Dalla parte sbagliata
– Giuseppe Aragno, storico dell’antifascismo popolare
—–

Nel lessico scarno degli storici non si trova traccia dello strazio e della paura di chi, arrivato alla disperazione, riuscì a difendere i propri cari dalla deportazione e la propria città dalla distruzione e dall’essere ridotta in cenere e fango per ordine di Hitler. Durante quelle che sarebbero diventate famose come le Quattro giornate di Napoli, si snoda la vicenda reale di una giovane donna, Maddalena Cerasuolo, che diventa suo malgrado un’eroina. Figlia della protagonista di questa storia, l’autrice ha voluto scrivere quei racconti ascoltati tante volte dalla madre per poter trasmettere e custodire la memoria di un simbolo della Resistenza. Il libro contiene un secondo racconto, “Dalla parte sbagliata”. Lo sfondo è sempre Napoli all’alba dell’insurrezione. Attraverso gli occhi del protagonista, l’autrice descrive la sofferenza della gente e tutto ciò che fu costretta a subire in quel lungo maledetto 1943. Un racconto basato sulle testimonianze autentiche di chi ha vissuto l’orrore di quei momenti, con lo scopo di dar voce a chi non ne ha avuta“.

E per finire ecco una documentazione visiva, dovuta in buonissima parte ai miracoli fotografici di Ferdinando Kaiser: 11081058_10204956111074966_8165390683474938054_n 0001 Napoli 25 marzo 2015 ex OPG occupato Presentazione del libro di Gaetana Morgese 0002 Napoli 25 marzo 2015 ex OPG occupato Presentazione del libro di Gaetana Morgese 0003 Napoli 25 marzo 2015 ex OPG occupato Presentazione del libro di Gaetana Morgese 13224_10204956106394849_8607641915099273274_n 21141_10204956107194869_5160288963665887711_n 21221_10204956109074916_1614060847085389753_n 1619419_10204956106594854_5205792029759051548_n 1797318_10204956099114667_8699093398005679700_n 10152534_10204956108634905_7536632105803960565_n 10347566_10204956106714857_4012831262581825930_n 10384147_10204956109514927_7824836063975293692_n 10391427_10204956098554653_6555521107942242660_n 10422439_10204956106794859_978258210215854126_n 10426243_10204956103154768_1133420165238444228_n 10606404_10204956107994889_3337261092553285662_n 10649616_10204956109994939_5962966312171994510_n 10690050_10204956099914687_6747157554575932669_n 10850013_10204956109434925_4984415590590142052_n 10957136_10204956106194844_6742956912149125411_n 10995631_10204956110754958_3733827147132276564_n 11011086_10204956101234720_5234695396414108933_n 11014814_10204956106154843_5034014904383385956_n 11045492_10204956097154618_5233013400954255258_n 11045492_10204956097154618_5233013400954255258_n (1) 11069875_10204956105874836_8123818360740273805_n 11073305_10204956108594904_1799555314307982054_n (1)

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Ho ricevuto il testo di un appello in difesa della Costituzione, un invito a firmarlo e la proposta di comitatopartecipare a una iniziativa che intende creare «in ogni regione, in ogni città ed in ogni quartiere, […] comitati unitari di cittadini attivi che organizzino attività di informazione e di divulgazione, coinvolgendo anche la scuola della Repubblica, per rendere consapevole l’opinione pubblica della gravità dei processi in corso ed attivare una effettiva partecipazione popolare ai processi decisionali.
Proponiamo una settimana di mobilitazione, in coincidenza con la celebrazione del 25 aprile, previa intesa con le associazioni partigiane, chiedendo alle associazioni, alle strutture politiche e sindacali, ai corpi intermedi, di aderire al Coordinamento per la democrazia costituzionale, di promuovere iniziative territoriali, e di contribuire a diffondere un manifesto/documento comune su tutto il territorio nazionale».
Mi pareva così naturale firmare, che non ho perso tempo a cercare i promotori. Solo dopo aver firmato, ho scoperto che c’erano anche Fassina, Chiti, e altri campioni del PD. All’amico che mi invitava ho risposto così:

«Non ci sarò. A malincuore, forse, ma per scelta e dopo averci a lungo pensato. Rispondo a te, perché non voglio crearti problemi, ma non avrei avuto alcun problema a rendere pubblica la mia decisione. Lunedì, alla stessa ora si riunisce il Comitato di lotta per la difesa della Scuola pubblica e non intendo mancare. Non ci saranno grandi nomi e nemmeno la direttrice di un giornale che sino alle ultime elezioni politiche tagliava i pezzi di un collaboratore che puntava il dito sul PD e ospitava gli appelli di Bevilacqua per il “voto utile”. Nessuno si accorgerà dei poveri precari, ma mi sentirò meglio con loro, perché, soli e disperati, da tempo urlano inascoltati una verità che, a quanto pare, molti scoprono oggi: la Costituzione antifascista è ormai cartastraccia. Aggiungo solo che dopo aver aderito all’iniziativa, mi vado convincendo che per coerenza dovrò ritirare la mia firma. Ritengo inaccettabile, infatti, la presenza tra i promotori di alcuni parlamentari della sedicente “sinistra PD” e degli eterni “possibilisti” di SEL, nominati grazie all’accordo elettorale di Vendola col PD. Il Partito di Renzi non ha nulla da spartire con la legalità repubblicana e con i valori della sinistra; non a caso, del resto, governa con la feccia di destra guidata da Alfano.
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, considero questo Parlamento privo di ogni legittimità morale e politica. Chi ci è entrato, grazie a una legge dichiarata poi ufficialmente illegale, avrebbe dovuto chiedere lo scioglimento delle Camere e le immediate elezioni con una legge proporzionale e senza premio di maggioranza, come indicava chiaramente la Consulta. Di fronte al probabile rifiuto, non potevano esserci dubbi: occorreva uscire dall’Aula, rifiutarsi di rientrarvi e promuovere iniziative di difesa della Costituzione da quello che in effetti è un colpo di mano autoritario. Nessuno l’ha fatto e nessuno ha trattato o tratta Renzi e i suoi camerati come vanno trattati i delinquenti. Perché di questo si tratta: delinquenti. Si va, si prende posto, si polemizza su questo o quel provvedimento, ma non si contesta radicalmente e senza mezzi termini l’esistenza stessa del governo, la sua illegittimità costituzionale e la sua condotta autoritaria; chiusa – ma sarebbe meglio dire strangolata – la discussione, si vota, come se nulla fosse accaduto, come se non ci trovassimo di fronte a una tragicomica riesumazione della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. In queste condizioni si è eletto persino un Presidente della repubblica e i “difensori della Costituzione” hanno votato e applaudito!
Sono disgustato e non m’importa nulla se passerò per “estremista”. Il mio moderatissimo Arfè, negli ultimi anni della vita, si difendeva da quest’accusa ribaltandola: non sono io che mi spingo sempre più sui confini estremi della sinistra, ma gli altri a correre verso destra. Lo so, il paragone Aragno-Arfè è improponibile, ma nella mia piccola dimensione non ho dubbi: sarò un estremista pericoloso, ma non posso fare a meno di dissentire. La mia coscienza mi impedisce di collaborare con chi ancora milita nel PD o collabora col partito di Renzi negli Enti Locali.
Credimi: ogni parola che leggerai mi è costata una terribile fatica, ma ti ho scritto fino in fondo ciò che penso. Non pretendo di aver ragione, però sono troppo stanco e amareggiato per ascoltare le ragioni degli altri. Te lo dirò, perciò, con le parole di Filippo Turati a un suo amico napoletano: “perdonami e fammi perdonare”.
Cari saluti».

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DV1991038_MGTHUMB-INTERNACommentando l’iniziativa di Landini, “Contropiano” pone a chi lo sostiene le seguenti domande:
«1) Quali sono gli avversari dichiarati contro cui la “coalizione sociale” chiama i lavoratori (e disoccupati, studenti, pensionati, esodati, ambientalisti, pacifisti, ecc)?”;
2) Sono consapevoli, quanti si apprestano a seguire la coalizione sociale, che ogni decisione economicamente rilevante del governo italiano è presa in base a “trattati costituenti” dell’Unione Europea? Che quindi ogni legge di stabilità e ogni “riforma” deve passare il vaglio critico della Commissione, dell’Eurogruppo e di altri organismi comunitari prima ancora di venire esaminata e votata dal Parlamento italiano?
3) Stanno guardando quello che accade tra la Grecia e l’Unione Europea? Si stanno rendendo conto che l’esecutivo di Syriza, […] è al momento costretto – come minimo – a una guerriglia quotidiana per non capitombolare sotto la pressione irresistibile delle “istituzioni sovranazionali” […]? Pensano che l’Italia otterrebbe un trattamento diverso? […],
4) Pensano ancora che l’Unione Europea sia “riformabile”?
5) Entro quale prospettiva pensano di collocare la proposta di “cambiare il paese in senso favorevole ai lavoratori”?».
Si può anche far finta di ignorarlo, ma il tema dei rapporti con l’Europa è il nodo centrale di ogni iniziativa politica. Landini vi accenna di sfuggita, senza mai dire chiaramente se la sua iniziativa si colloca entro o fuori lo schieramento di forze che ritengono possibile modificare la natura del mostro partorito dal capitale finanziario.
Questa ambiguità non si supera, come suggerisce Cofferati, nominando un portavoce che zittisca chi teme una “discesa in politica” di Landini. Sebbene sia solo alle prime battute, l’esperienza greca lo dimostra ampiamente: nei Paesi dell’Unione Europea le elezioni politiche sono ormai un’indecente pantomima. Vinca chi vinca, infatti, tutti dovranno fare i conti col “patto di stabilità” e nessuno potrà chiedere modifiche o trattamenti di favore. Per Dagri e i suoi camerati di Bruxelles il mandato popolare non ha alcun valore. Le risposte da usurai ricevute da Tsipras non consentono dubbi in proposito e la dottrina della banda Juncker, Schaeuble e Dijsselbloem è molto chiara: «nessun voto popolare può rimettere in discussione i trattati sottoscritti finora». Questa è la gabbia in cui ci hanno chiuso Berlusconi, Napolitano e i suoi governi di “salute pubblica”.
Dietro le richieste del giornale, del resto, ci sono fatti inoppugnabili, che “Contropiano” fa bene a ricordare:
«a) l’Unione Europea comanda in virtù di trattati non riformabili; b) […] le amministrazioni statali sono funzionalmente subordinate alle istituzioni comunitarie; c) […] i singoli progetti di riforma nazionali – sia sul fronte sociale che su quello economico, se comportano voci di spesa o limiti al libero scorazzare dei capitali – debbono essere approvati dalle “istituzioni della Troika”, pena la sospensione delle linee di credito e di garanzia monetaria da parte della Bce, oppure di sanzioni penalizzanti le esportazioni o i servizi».
Può sembrare sgradevole per chi ha scelto di “sognare”, ma va detto: si tratta di problemi reali e domande legittime, sia pure di quelle a cui poi non è facile dare risposta. E inutile girarci attorno o prendersi in giro: chi pensa di modificare l’Unione dall’interno suscita speranze destinate a cadere.
E poiché alla guerra si va come alla guerra – occorre quantomeno un “piano possibile”. Aggiungerei perciò ancora due domande a quelle di “Contropiano”: si può ritenere il nostro Parlamento legittimo e legalmente costituito? Landini ritiene che lo sia? E si può ritenere legalmente costituita l’Unione Europea? Anche qui Landini dovrebbe esser chiaro.
Se ritiene che tutto sia in regola, la sua coalizione risulterà probabilmente inutile. Se la risposta, invece, è che siamo fuori dalla legittimità, perché ci sono state inaccettabili forzature, inganni, violenze ai danni delle regole democratiche e comportamenti criminali che hanno massacrato le popolazioni, allora occorre partire da qui e denunciare anzitutto questo dato di fatto: l’Europa è un grossolano imbroglio e noi non ci stiamo.
Se le cose stanno così, vincere le elezioni non può bastare. Da questa situazione non si uscirà solo con una eventuale vittoria elettorale. Per quanto riguarda il governo Renzi, per Landini e le forze che lo appoggiano, a cominciare da SEL, presente in Parlamento e negli Enti Locali, l’illegittimità del governo comporta una conseguenza immediata: l’interruzione di ogni forma di dialogo e di collaborazione e l’invito alla disobbedienza, anche fiscale. Con un governo golpista non si discute, si denunciano tutti gli accordi, si chiedono dimissioni immediate e si porta la battaglia fino alle estreme conseguenze, ovunque sia possibile. Nelle piazze e nelle Istituzioni, rifiutandosi di stare alle regole, a partire da quelle sullo sciopero. Sciopero selvaggio. quindi, disoccupati sul piede di guerra e occupazioni di luoghi di lavoro. Ci si dà dei tempi compatibili con l’evolversi di una crisi che strangola i diritti, ci si prepara con puntiglio e decisione, poi si agisce compatti.
Per quanto riguarda l’Europa, su di essa pesano sia i no dei referendum fatti (dove si sono tenuti c’è stato un rifiuto senz’appello) sia i referendum mai indetti; se si pensa perciò che l’Unione sia un organismo totalmente illegittimo e sostanzialmente golpista, occorre fargli guerra all’interno e lavorare con le opposizioni dei Paesi Mediterranei all’esterno, per abbandonare assieme il Parlamento di Bruxelles – un organismo puramente ornamentale, buono per avallare la menzogna di una “Europa democratica”  – e creare le condizioni per una uscita dall’Unione dei Paesi Mediterranei.

Agoravox“, 20 marzo 2015.

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10492552_10152529817343620_7058658710407336055_nMi spiace dirlo, ma Francesca Pilla, mia amica e giornalista del “Manifesto”, è davvero un disastro. Figuratevi che poco fa ha scritto sulla sua pagina facebook questa frase delirante:

IL PEGGIOR NEMICO DELLA SINISTRA È IL PD

Naturalmente Anna Maria Carloni, nominata senatrice del PD con una legge dichiarata incostituzionale da quei deficienti della Consulta, sì è giustamente ribellata e le ha risposto risentita: “Fin dall’inizio… La storia si ripete e guarda un po’, ritorna che il peggior nemico della sinistra sta sempre a sinistra. Facciamoci molto ma molto male!”.
Cara Francesca, lo vedi che combini? Hai fatto male alla senatrice! Dovresti essere più riflessiva e prudente e – perché no? – far tesoro della sua brillante lezione di storia. Lei, in perfetta linea con il pupo fiorentino, sta solo provando a spiegarti che accusare l’ex socialista Mussolini di essere stato il peggior nemico della sinistra, significa far del male alla… sinistra! A ben vedere, meglio, molto meglio sarebbe che tu scrivessi a caratteri cubitali VIVA IL DUCE!
Non vuoi farlo? No? Beh, lo vedi che non capisci proprio nulla? Come fai a non renderti conto? Questo, amica mia, è il nuovo che avanza…

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11002489_829853037087655_7039141093663539571_nQuando si parla di scuola del futuro, bisognerebbe tornare al passato e ricordare almeno ciò che scrissero ai primi del ‘45 su un foglio stampato alla macchia i docenti che, saliti in armi sui monti partigiani per abbattere il nazifascismo, si costituirono in Comitato di Liberazione Nazionale Scuola e affidarono al futuro le speranze della generazione da cui nacquero la repubblica, la Costituzione oggi stravolta e un’idea di scuola che Renzi attacca alla radice.
La carta è povera, sottile, trasparente come un velo, ma contiene i principi fondanti della scuola repubblicana: «L’istruzione è la vera liberatrice dell’uomo», spiegano i docenti; «chi teme il popolo, vuole il gregge, la folla da sfruttare; […] tarpa le ali al libero insegnamento, lo soggioga, lo vuole dominare e produce perciò una costituzione sociale, fondata solo sulla potenza del denaro». E’ una «condanna postuma» dei tempi che viviamo. Durante il fascismo ricorda il giornale, il docente «fu asservito colla miseria; ridotto a una vita stentata, che mortifica e, alla fine, immiserisce anche i più arditi: la professione fu angustia, conformismo e rinuncia. E l’insegnamento fu come la classe dominante imponeva; la gioventù crebbe, informata a principi falsi a ideologie assurde e funeste […] e l’attuale catastrofe è l’ineluttabile risultato». A che fu ridotto l’insegnamento? – si chiedono i partigiani – e ancora una volta la risposta conduce al presente: «a strettezze mortificanti, alla lezione privata e, con essa, alla triste rete di transazioni, di mercimonio, che avvilì insegnanti ed insegnamento: come si desiderava». E’ una profetica descrizione della condizione docente nella scuola di Renzi, ma sarebbe sterile, se gli insegnanti non disegnassero la scuola per cui rischiano la vita: «Nell’ordinamento sociale che sta sorgendo, l’insegnante dovrà rivestire l’autorità e la dignità più alta; sarà il maestro di vita e d’umanità. E la condizione sociale ed economica dovrà rendere possibile questa funzione, dovrà essere tale da permettere libero svolgimento, indipendenza, possibilità di coltivarsi, di procedere, di essere tramite di idee, di pensiero, di progresso per elevare noi stessi e i giovani a noi affidati verso mete sempre più alte di progresso, di libertà, di umanità».
E’ questa la scuola che Renzi distrugge. A difenderla si muovono, però, minoranze che ne fanno parte, bersaglio facile dei «riformatori»: forze conservatrici, timore del cambiamento, interessi corporativi. E intanto, sul web, le scaramucce tra bande di tifosi, gli eserciti di poveri in guerra tra loro e il vento del qualunquismo che, seminato per anni a piene mani, scatena tempeste in un mondo che sarà pure «globalizzato», ma soffoca nei rapporti autistici della pagine facebook.
Mentre la nascita di un fronte unico appare impossibile e non è facile cogliere l’intento di attacco generalizzato alle classi subalterne celato dietro la distruzione della scuola pubblica. Finché non inseriremo le decisioni dei proconsoli di Bruxelles nella cornice ideologica che li tiene uniti, non cancelleremo la sensazione di colpi menati alla cieca o di decisioni errate su problemi reali, che reali non sono: oggi il debito, domani gli sprechi, poi il «merito» e via così.
Eppure le tessere spaiate si unirebbero in un mosaico logico e conseguente, se solo provassimo a leggerle per ciò che di fatto sono ovunque, in fabbrica come a scuola: strumenti di fascistizzazione della società. E’ questo il filo rosso che unisce l’insieme dei provvedimenti pensati da chi governa l’Europa, dopo averne svuotato le Istituzioni di ogni carattere democratico. Anni fa, quando la popolazione era ancora abituata a riflettere, studiare e a far tesoro dell’esperienza, l’avremmo capito: il fascismo è il regime politico del capitale finanziario. Pietro Grifone scrisse in proposito un saggio illuminate, mentre era al confino politico e sin dai primi anni della Repubblica, Calamandrei individuò nella scuola pubblica il bersaglio privilegiato di un attacco del Capitale rivolto non al diritto allo studio, ma all’impianto complessivo della Costituzione: colpire la scuola, per colpire l’intelligenza critica delle masse, anima di una battaglia per la democrazia. Prima ancora che l’Europa pensasse di unirsi, del resto, nel Manifesto di Ventotene, Rossi, Colorni e Spinelli lo videro chiaro: i rischi per l’«Europa dei popoli» non venivano solo dai nazionalismi, ma dagli uomini del grande capitale, pronti a presentarsi come europeisti convinti ma decisi, in realtà, a governare a proprio favore e con ogni mezzo il processo di unificazione.
E’ quanto accade sotto i nostri occhi impotenti, dopo che il filo della memoria storica è stato spezzato e la vicenda del Novecento stravolta, per imporre un anticomunismo acritico e viscerale, con gli strumenti di quel revisionismo maligno che, con precoce e lucida «intelligenza» dei suoi fini reali, Gaetano Arfè definì «sovversivismo storiografico». In questo clima, chi prova a resistere giunge allo scontro in condizioni di forte isolamento. Isolata è la lotta per la scuola, isolati e divisi sono nel Paese i sindacati conflittuali, divisi e isolati si sta rispetto agli altri Paesi. Sola è la Grecia, soli i lavoratori, soli i precari, soli, solissimi i giovani.
La fascistizzazione di Istituzioni e società avanza, invece, spedita, capitalizzando una sconfitta della sinistra che, prima di essere politica, è culturale. Ci sono mille ragioni per diffidare dei 5 Stelle, ma occorre prendere atto: sono loro, i cosiddetti «grillini», a parlare di Europa nazista. Esagerano? Sia allora la sinistra a spiegare in modo convincente il processo di imbarbarimento di una Europa in cui un mostro che genericamente chiamiamo «postdemocrazia», impone una dottrina economica che è l’equivalente europeo dell’integralismo assassino. Non sarà nazismo, ma di ferocia nazista sanno le stragi nel Mediterraneo, l’altissima mortalità infantile che rende la Grecia colonia, la riduzione in servitù di lavoratori e precari, la precarizzazione scientificamente pianificata del futuro di intere generazioni. A tutto questo è estraneo l’attacco alla scuola? Non è così. Ce l’hanno spiegato sin dal ‘45 i docenti in armi, mentre combattevano una barbarie partita non a caso dall’asservimento della scuola.

Fuoriregistro” 14 marzo 2015, Agoravox, 16 marzo 2015

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Pertini_CostituzioneStipendi da fame, pensioni bloccate, leggi contro i lavoratori e una disoccupazione mai vista. Questo il bilancio di partiti ei uomini che si preparano a chiederci il voto per quelle che ritengono semplicemente la consueta occasione per spillarci quattrini: elezioni amministrative. Non c’è un centesimo, ripetono ogni giorno i colpevoli di questo sfascio, però ogni giorno spendiamo milioni e milioni di euro per armi, soldati e guerre e regaliamo miliardi alle banche responsabili del disastro. Abbiamo un Parlamento che occupa abusivamente le Camere grazie a una legge incostituzionale, su cui grava una sentenza definitiva e inappellabile della Consulta, un governo illegittimo, tenuto in vita dalla fiducia di parlamentari che nessuno ha mai eletto, che prende ordini dai proconsoli delle banche: Draghi, il Fondo Monetario Internazionale e la “Commissione”, il vertice, anch’esso mai eletto, di una truffa che chiamiamo Unione Europea. Nessuno tra quanti pensano e votano le leggi che ci affamano ha la legittimità per farlo. Ci governa una banda di golpisti, sostenuti da un Parlamento delegittimato politicamente e moralmente che è responsabile dei mali che ci hanno colpito: l’inquinamento mortale della terra dei fuochi, l’assalto ai beni comuni, lo sfruttamento dei lavoratori, la disoccupazione, il malaffare.
Mai come oggi, mentre la miseria della gente cresce in maniera insopportabile e aumenta, invece, la ricchezza di ladri, maneggioni, faccendieri ed evasori, le elezioni regionali sono l’occasione per esprimere un giudizio politico sugli uomini che, senza alcuna legittimità, ci governano. In questo contesto andiamo al voto per elezioni che hanno un significato politico evidente: in discussione non è la regione, ma la legalità repubblicana, che da troppo tempo e impunemente è stata calpestata. Voterò a  condizione che la sinistra trovi finalmente il coraggio di dirlo forte e chiaro, senza mezze parole: noi non riconosciamo questo Parlamento illegittimo e non siamo più disposti a prendere ordini da un governo nato da una truffa. Non consentiremo più a nessun esponente di partiti che ci hanno sottratto a tradimento la sovranità, di spogliarci, affamarci e umiliarci; lo affermiamo con decisione subito e terremo poi questa linea con estrema durezza: in Campania non riconosciamo i ministri di un governo che ha avuto il coraggio di addebitare al nostro stile di vita i tumori delle martoriate terre dei fuochi. Siamo stanchi di prepotenze e collusioni con la malavita organizzata e ci prenderemo quello che ci spetta. Noi non vogliamo più guerre, leggi contro il lavoro e i lavoratori, tagli alle scuole e alla Sanità. Noi non vogliamo essere strumenti di una macelleria sociale che oggi riguarda i greci e presto toccherà a noi. Non accettiamo più Commissari governativi, cementificazioni e svendite dei nostri diritti e della nostra vita. Basta! Tutte le nostre risorse saranno investite, perciò, anzitutto per salvare l’ambiente e difendere la salute. Non un centesimo dei nostri soldi uscirà dalla Campania, finché il Parlamento dei “nominati” non sarà sciolto e non ci saranno regolari elezioni, deputati eletti direttamente dal popolo e governi che non siano sostenuti da minoranze trasformate in maggioranze da leggi elettorali illegali, illegittime e liberticide.
In attesa che questo accada, agiremo in totale autonomia, estenderemo all’acqua di tutta la regione la tutela che De Magistris ha appena coraggiosamente assicurato alla città di Napoli, inizieremo a bonificare i nostri territori, sperimenteremo modelli economici alternativi e rifiuteremo di avere a che fare con un governo servo dei banditi di Bruxelles.
A queste condizioni voterò: a condizione che il voto abbia i caratteri della disobbedienza di massa e di una vera, dichiarata rivoluzione di popolo. Ne sono certo: con me voterebbe non solo buona parte della sinistra che non vota più, ma persino la destra intellettualmente onesta.

Agoravox“, 12 marzo 2015

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copCon uno sforzo meritorio, anche il “mio” giornale, “il Manifesto”, si occupa degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Un articolo appassionato, ma un po’ troppo neutro e sostanzialmente apolitico, che linko dalla “Sinistra Quotidiana”, perché senza abbonamento il quotidiano comunista non sempre è leggibile.
Per completare l’informazione, una piccola chiosa e un dato a dir poco allarmante, che Eleonora Martini e la sua fonte (Psichiatria Democratica di cui sarebbe meglio non fidarsi eccessivamente) lasciano in ombra. La Campania inspiegabilmente si dichiara pronta a rispettare la data di chiusura degli OPG contando sulle ASL, senza ricorrere al privato. Bene. Le ASL però dovrebbero dirci anche come faranno, dal momento che i normali presidi sul territorio, i Centri di Salute Mentale, non i manicomi, sono in evidente difficoltà, dopo anni di politiche di tagli che hanno abilmente utilizzato la “crisi”, per mettere in ginocchio la Sanità pubblica e assicurare affari d’oro a quella privata.
In Campania i centri di Salute Mentale non hanno più pronto soccorso notturno e mancano di psicologi, perché non ci sono assunzioni e nessuno sostituisce quelli che se ne vanno. Psicofarmaci, quindi, e null’altro. Senza contare la formazione universitaria reazionaria dei futuri psichiatri, il potere di Magistrati e baroni universitari rispetto ai ricoveri coatti e a quello che accade agli sventurati che ci capitano. La terribile fine di Francesco Mastogiovanni, qualcosa dovrebbe avercela insegnata. Le cose, insomma, vanno purtroppo molto peggio di ciò che si può immaginare leggendo “il Manifesto”.
C’è, infine, un punto nodale sul quale occorrerebbe riflettere: comunque la si metta, la materia è regolata soprattutto dal Codice Rocco, che immagina esista una razza umana affetta da “pericolosità sociale” invece che una società ingiusta e malata che produce crimini e alienazione. Se non si affronterà questo nodo politico e invece di stravolgere la Costituzione, si penserà a modificare radicalmente il Codice fascista, nulla potrà mai davvero cambiare in un Paese che è maestro nell’arte di cambiare tutto per non cambiare niente.

Agoravox“, 10 marzo 2015

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