Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for settembre 2019

39 - TOSCANO FRANCA (16).jpgNelle testimonianze rese alla Commissione per il riconoscimento del titolo di partigiano, Eugenio Arpaia e Luigi Pisacane, compagni di lotta e testimoni del suo consapevole valore, descrivono Franca Toscano, partigiana delle Quattro Giornate di Napoli, come una donna di grandi qualità, che «nei combattimenti fu di esempio a tutti» e «con la sua fede e il suo entusiasmo fu di sprone ai più timorosi», partecipando a uno dei rari scontri in cui gli antifascisti affrontano gruppi di fascisti che non agiscono solo da invisibili cecchini. Come la maggior parte delle figure femminili protagoniste dell’insurrezione napoletana del settembre 1943, la donna è stata però del tutto dimenticata. Sepolte in vecchie carte di archivio sono finite anche le parole ammirate del partigiano Teodoro Corato, nelle quali Franca Toscano diventa «una delle più belle figure della lotta di liberazione», capace di lasciare «nell’animo di tutti il più bel ricordo della sue eroiche gesta, compiute per un bisogno sentimentale e non per speranza di ricompensa».
Riferito a un uomo, quel «bisogno sentimentale» sarebbe diventato certamente passione militante, ci avrebbe condotti a un partito, a un sistema di valori e sarebbe uscito rapidamente dagli scaffali dell’archivio, protettivi, ma talora definitivi e irrimediabili come la morte. Per la combattente antifascista, invece, tutto si è cristallizzato ed è ancora lì, sospeso in una sorta di limbo; è vero, nessuno si azzarderebbe a negarlo, Franca Toscano è stata una «irriducibile antifascista tra le più ardenti nella lotta», una «che ha fatto uso della sua arma, che non si è sottratta ai pericoli e quando non ha combattuto si è adoperata per fornire viveri e munizioni ai combattenti»; alla resa dei conti però, il suo pensiero politico non c’è e la Toscano è solo e anzitutto una donna.
Quel «bisogno sentimentale», quindi, si riduce a uno stato d’animo femminile, a una inclinazione di carattere romantico, ma non racconta alcuna fede politica e per quanto la militanza sia parte importante della vita di Franca Toscano, nessuno ti dice qual è il movimento che le sta a cuore e quale Italia intende ricostruire. Di lei si sa solo che «ha molto sofferto per le sue convinzioni politiche, per le quali ancora si batte con forte intransigenza con chiunque e contro chiunque».
E’ evidente, quindi, e non è certo poco, che la rivolta è stata una tappa della sua crescita, che la militante perseguitata dai fascisti ha proseguito con coerenza il suo percorso anche dopo la vittoria, «dando prova del suo attaccamento alle sue idee ». A quali idee, però, non diventa mai chiaro, anche se è facile intuire che non il caso, ma una forte volontà di rivalsa l’ha guidata tra via San Giovanni a Carbonara e la Torre degli Arditi a Porta Capuana, quando si è trovata, «unica donna del rione, ad impugnare le armi e a combattere là dove maggiore era il pericolo, nell’assedio di fascisti asserragliati nei fabbricati incendiati di via Carbonara». Se, com’è probabile, Franca Toscano sia una stata anzitutto una donna in lotta contro la condizione femminile che il regime le ha dolosamente e duramente imposto, questo non è non sarà mai chiaro, perché un’indicazione precisa non ci viene data.
A ben vedere, Franca Toscano, la partigiana che lotta per la liberazione della città e contribuisce a snidare i fascisti della Torre degli arditi a Portacapuana, è un personaggio scomodo per un Paese nel quale la crisi del fascismo e l’inizio della Liberazione risultano ancora del tutto insufficienti a porre in chiave di parità il problema della condizione della donna e della parità tra i sessi. Non a caso, perciò la sua significativa presenza è ben presto dimenticata. Sembra quasi che l’eroismo dei combattenti, il «diritto alla memoria» e il ricordo della militanza nei partiti fosse ancora privilegio dei maschi, sicché il ruolo della partigiana e il silenzio che lo circonda, più che indicare una via di progresso rivelano una condizione di arretratezza e una visione maschilista della società. Una condizione mai veramente superata, come sembrano dimostrare ampiamente purtroppo i tempi che viviamo.

Repubblica, 30 settembre 2019; Agoravox,
2 ottobre 2019
classifiche

 

 

Read Full Post »

Orwell-1984

La recente risoluzione che condanna Fascismo e Comunismo pone anzitutto una domanda inquietante: un organismo politico qual è il Parlamento Europeo ha la potestà giuridica di formulare condanne su eventi della storia? Com’è noto, anche lo storico più imparziale, oggettivo ed estraneo agli eventi che ricostruisce, risente delle emozioni, delle passioni e degli interessi suoi e della realtà sociale in cui vive. Immaginiamoci quale intreccio di interessi si celi dietro la condanna storica espressa da organismi politici, i cui rapporti col passato sono in stretta continuità col presente attraverso partiti politici e ideologie in grado di  orientare le forme stesse della percezione delle realtà. *
In calce alla Costituzione della nostra repubblica, alla quale hanno il dovere di essere fedeli tutti i cittadini italiani, c’è la firma di Umberto Terracini. Che faremo domani, stamperemo una nuova copia della nostra legge fondamentale, passando tratti di inchiostro di china indelebile sul suo nome e sulle centinaia di pagine degli Atti della Costituente che contengono gli interventi dei parlamentari comunisti o, come mi pare più giusto, chiederemo le immediate dimissioni dei parlamentari traditori, che col loro voto hanno infangato donne e uomini  comuniste, che hanno contribuito a scrivere la Costituzione?
In quanto alla stucchevole discussione sulla data d’inizio della seconda guerra mondiale, se non fosse accecato dalla miseria morale, il Parlamento dell’Unione avrebbe dovuto partire da Versailles, dalla folle rapacità dei capitalisti vittoriosi, dalla feroce guerra scatenata in Spagna da tedeschi e italiani, complice l’inerzia dei governi occidentali convinti che le armate naziste si sarebbero poi rovesciate contro i bolscevichi.
Dal momento poi che il Parlamento europeo ha scoperto questa sua discutibile vocazione di tribunale della storia, è legittimo domandarsi quando pensa di riunirsi per imporre alla Germania di restituire alla Grecia il frutto delle sue passate e attuali rapine e dichiarare gli Usa criminali di guerra per le bombe nucleari lanciate sull’inerme popolazione giapponese.

*  Piero Bevilacqua, Storia della politica o uso politico della storia? “Meridiana”, n. 3, 1988,  pp. 172-73.

classifiche

Read Full Post »

storiadiunaladradilibri-08Purtroppo non si tratta semplicemente di fascismo e stalinismo, confuso peraltro avventatamente col comunismo. E’ che una banda di politici analfabeti, incapace di distinguere tra la storia e la sua filosofia, ha avuto l’arroganza di ergersi a giudice di aventi consegnati alla complessità del passato e pronunciare sentenze.
E’ un oltraggio all’intelligenza dell’uomo, ma oggi l’insolubile nodo del tirannicidio, la controversa memoria di Bruto e Cassio (violenti parricidi o sacri tutori delle libertà repubblicane?) non ha più ragione d’essere. Non chiederemo lumi a Plutarco, che pone Bruto accanto a Dione, ma alle marionette sedute sugli scranni del Parlamento Europeo ed essi, dall’alto della loro totale ignoranza  della vicenda umana, li collocheranno sui più sacri altari del neoliberismo o li condanneranno come criminali nemici dell’umanità.
Se questo potere nuovo – previsto a annunciato da Orwell – non finirà sepolto sotto il prezzolato ridicolo che l’ha creato, nessuno potrà mai più capire quale dignità possa toccare ai simboli vaticani dopo Giordano Bruno, Tommaso Moro, Serveto e l’Inquisizione e, per quanto acuta, non ci sarà intelligenza storica in grado di conciliare i simboli della pretesa civiltà occidentale, con la tragedia del colonialismo e la ferocia dell’imperialismo.
Si può, infatti, porre sullo stesso piano il nazifascsimo e lo stalinismo levato a simbolo del comunismo, fingendo d’ignorare la lezione di Fanon sulla degenerazione e le aberrazioni dei sentimenti umani che colonialismo e imperialismo hanno prodotto sull’idea di politica, sull’etica e sulla psicologia dei colonizzatori?
Cosa è stato e cosa è il nazismo, se non il fiore maligno seminato dal colonialismo nella mente dei colonizzatori, e come si fa a negare che tutta la storia del nazismo si riduce all’applicazione feroce contro gli europei, dei principi e dei metodi che gli europei avevano utilizzato contro tutto il pianeta sottomesso?
Stalin non c’è più. Ci sono, invece, e dettano legge i neocolonialisti, eredi diretti del nazismo. Di nuovo c’è – ed è paradossale – che oggi i criminali sono giudici dei loro reati.

classifiche

Read Full Post »

Berta___Casetta_del_Popolo_1-1«Potere al Popolo» sa bene che negli anni del fascismo storico, quando si assaltava una «Casa del Popolo», i fascisti manganellavano e i carabinieri, che assistevano imperturbabili alle violenze squadriste, si lanciavano sui lavoratori inermi pronti a perquisirli.
E’ vero, talora qualche milite dell’Arma difese un lavoratore aggredito, ma ebbe la sorte segnata: «era immediatamente traslocato il giorno dopo d’ordine dei fasci», riferiscono oggi gli Atti Parlamentari.
Partiti e giornali «moderati», come sostenne a viso aperto Giacomo Matteotti, finché i fascisti non l’ammazzarono, assistevano allo scempio senza parlare. In quegli anni però, quale che ne fosse la tendenza, gli uomini e la stampa della sinistra reagivano assieme e nessuno vi fu che, colpito, poté mai lamentarsi per la mancanza di solidarietà.
Oggi le «Case del Popolo» sono assalite direttamente dal Ministro dell’Interno o dai governi degli enti locali guidati dal PD, complici i 5 Stelle. I carabinieri eseguono gli ordini che ricevono e ciò che procura il vomito è il silenzio dei traditori vestiti di rosso. Né LEU, entrato senza esitare nel Governo che scioglie le «Case del Popolo», né Rifondazione, che briga per entrarci, si lasciano sfuggire una parola di solidarietà e condanna.
Zingaretti non tema: nessuno ha mai creduto che la scissione di Renzi avrebbe trasformato il PD nel partito di «Bella Ciao». Tutto quanto c’è di sinistra oggi nel nostro Paese fa capo a «Potere al Popolo», a cominciare dalle «Case del Popolo disciolte», per timore che il movimento continui a crescere : quella di Catania, di Padova e di Palermo. Bisogna riconoscerlo e denunciare il crimine: oggi Matteotti non avrebbe di fronte i neri, ma le marionette rosse del neoliberismo.

classifiche
 

Read Full Post »

70180026_968879623454751_506055213140934656_nTeatro pieno per l’ultimo momento di dibattito e di confronto dell’#jesopazzofestival2019!
Istituzioni di prossimità, controllo popolare, amministratori di strada…
Anche stamattina continuiamo a interrogarci su come trasformare in meglio il nostro paese, come utilizzare le istituzioni come municipalità e comuni per intervenire sulla qualità della vita dei cittadini, portare nei palazzi la lotta delle classi popolari…
Subito dopo chiusura de #festival pranzando tutti e tutte insieme ❤️
Ecco il link della manifestazione:
https://www.facebook.com/exopgjesopazzo/videos/416510948997055/

classifiche

Read Full Post »

Berta___Casetta_del_Popolo_1-1

Nel Mediterraneo per i migranti l’odissea continua e il divieto di sbarco permane. Da noi, a Padova, in un quartiere popolare, la polizia sgombra, la casetta del popolo “Berta”, restituita da poco alla città dai militanti di “Potere al Popolo”, per realizzare attività sociali, sportelli gratuiti e doposcuola.
Qualcuno potrebbe pensare a un improvviso colpo di mano del redivivo Salvini, ma non è così. Padova è amministrata dal PD, sostenuto dalla sinistra sedicente “radicale” e al governo ci sono PD e 5 Stelle. L’Italia è maestra di trasformismo e i segnali raccontano la storia di sempre: anche stavolta tutto è cambiato perché non cambi nulla.

classifiche

Read Full Post »

downloadChi da tempo l’accusa di andare a caccia di poltrone dovrà presentarsi a Canossa col capo cosparso di cenere e chiedere l’assoluzione per i suoi peccati.
Lontana dalle più recenti e vergognose scelte politiche di questa turbolenta stagione, la sinistra alternativa di governo ha lanciato i suoi acuminati strali contro tutte le leggi feroci targate Renzi, Minniti e Salvini.
Sempre in nome di quella sua genetica coerenza oggi ha un ministro in un governo che non abolisce il Jobs Act, lascia vivere la “Buona Scuola”, i decreti fascisti sulla sicurezza voluti da Minniti e Salvini e non ha nulla da dire nemmeno sull’Autonomia differenziata.
E’ stata questa inattaccabile coerenza a condurre la sinistra a un’agonia che sembra sembra eterna.

Pubblicato su Interventi e riflessioni | Contrassegnato da tag  | Leave a Comment »

classifiche

Read Full Post »