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Posts Tagged ‘Mattarella’


Tra le “regole” del Diritto Internazionale esiste anche il “diritto alla difesa”. Anche se parliamo di guerra, un diritto, per sua natura, non può in alcun caso trasformarsi in abuso.
Persino i nazisti ebbero chiaro questo concetto e non a caso, si preoccuparono di fissare un limite al diritto concretamente esercitato: dieci, venti, cento uccisioni per un militare tedesco ucciso. Tentarono, in altri termini di coprire un’atrocità, fingendo di esercitare un diritto.
Al governo di Benjamin Netanyahu e ai suoi numerosi e tutti “democratici” alleati e sostenitori occidentali il concetto però non è chiaro. La loro dottrina si limita alla’affermazione dell’esistenza di un diritto: tu mi aggredisci, io ho il diritto di distruggerti. Posso uccidere indiscriminatamente soldati e civili, gente armata e disarmata, bambini, malati, anziani, colpevoli e innocenti, senza alcun obbligo temporale, quantitativo e morale. Senza limiti. Fino alla distruzione totale di cose e di uomini.
Naturalmente le cose non stanno così. Il diritto di uno Stato a una reazione armata, anche con l’aiuto di altri Stati, a difesa della propria integrità territoriale e indipendenza politica è riconosciuto da una norma consuetudinaria confermata dall’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite. Si tratta di una deroga al divieto dell’uso della forza previsto dall’art. 2, par. 4, della Carta. L’art. 51 riconosce il «diritto naturale» alla legittima difesa individuale o collettiva, qualora si verifichi un attacco armato contro un Paese membro delle Nazioni Unite, ma l’azione militare deve rispettare due parametri: quello della necessità e della proporzionalità. E’ significarivo che solo gli Stati Uniti e Israele abbiano ripetutamente proposto di estendere il diritto alla legittima difesa ad azioni di guerra previste, ma non realizzate. Tale estensione è controversa e ammessa solo da una parte della dottrina.
Non hanno fondamento ampliamenti della nozione di legittima difesa alla lotta contro il terrorismo. Essi mirano a legittimare azioni armate condotte contro entità non statali (Al Qaida o altre organizzazioni terroristiche) effettuate in territorio estero e senza il preventivo consenso del sovrano territoriale.
Ignorando il parametro della proporzionalità, i governanti israeliani e i loro soldati, i politici e i giornalisti che li sostengono sono criminali di guerra. Lo sono, per fare dei nomi, non solo israeliani ma anche, a diversi livelli di responsabilità, Meloni, Mattarella, Taiano, Salvini, Mentana, Mieli, Cazzullo, Severgnini, Capezzone, Porro, Sallusti e l’interminabile schiera di politicanti e pennivendoli che calpesta a ogni livello e quotidianamente le norme del Diritto Internazionale.

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Da giorni non esco – le dolorose conseguenze di un intervento non me lo consentono – e non lo sapevo. Ringrazio Aristide Donadio, un amico carissimo che con grande sensibilità, me l’ha segnalato. Il “Mattino” di stamattina mi dedica poche, ma significative parole: «la narrazione delle Quattro Giornate di Napoli», scrive il giornale, «purtroppo, anche da parte degli stessi napoletani, è sempre la stessa: un moto spontaneo, un ‘episodio’: ben lontana dalla realtà documentata da lavori come quello di Storici come Giuseppe Aragno: ‘Le Quattro Giornate di Napoli. Storie di antifascisti’ edizioni Intramoenia».
Consentitemi di ringraziare anche l’antico e attento giornale napoletano, che non ha subito sollecitazioni e scrive con grande libertà ciò che pensa. Ed è vero. Il mio libro racconta, senza mai cedere al tentazioni folcloristiche e allo stereotipo della «città di plebe», Napoli sotto le bombe, tra macerie, terrore e morte. Una città che oscilla e sbanda, ma che reagisce. Con giovani combattenti per la libertà, sia civili che militari, uomini, donne, persino bambini in armi che dal 27 al 30 settembre 1943, ottant’anni fa esatti, liberarono l’ex capitale del Sud dall’occupazione nazista prima dell’arrivo degli Alleati.
La “propaganda” delle Edizioni Intra Moenia non va altre, perché Attilio Wanderlingh è un editore di valore e sa che i libri buoni si muovono sulle loro gambe. Anche se, nell’orgia presenzialista che si scatena ogni anno in occasione di commemorazioni inevitabilmente di maniera, pochi ve lo diranno, ma di una cosa potete essere certi: ancora una volta il volto politico dell’insurrezione sarà coperto da quelli di sedicenti studiosi e studiose, relatori e relatrici abituati ad attaccare i cavalli al carro dei padroni.
Non lo dirà nessuno e io mi limito qui a poche note che vi spineranno a leggere il libro e a cercare nelle sue 344 pagine le ragioni per cui ho scritto il breve intervento che segue:

«Ai responsabili napoletani delle opposizioni al governo Meloni.
Mattarella il 27 è a Napoli per gli 80 anni delle Quattro Giornate. Organizza l’Orientale.
Proposta: presidio e contestazione, mediante uno o due striscioni:
“Mattarella, fuori l’Italia dalla guerra. A Napoli Antonio Ottaviano e i federalisti lottarono per un’Europa di Pace!”.
Che fate, decidete di protestare assieme, o cominciate subito coi distinguo e i pregiudizi?
Ci arrestano? E per quale reato?
».

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Molti in Italia credono che la parola democrazia si possa conciliare con un governo di  reazionari che proibisce gli scioperi e paga fior di pennivendoli perché raccontino un Paese che non c’è.
Molti in Italia credono che la parole democrazia si possa conciliare con una sedicente Commissione di garanzia degli scioperi che invita l’Unione Sindacale di Base a rinunciare allo sciopero di 24 ore, indetto dopo la strage di cinque operai morti di lavoro, e a seguire l’esempio dei sindacatoni, che hanno invece dichiarato uno sciopero-barzelletta di quattro ore. Bene ha fatto l’USB a confermare le sue ventiquattro ore, ma la situazione non cambia: la democrazia continua a rantolare.
Prima di proseguire, non sarà male ricordare che in quest’anno sventurato abbiamo registrato finora 430 morti sul lavoro, ai quali va aggiunto un incalcolabile numero di feriti. Quattrocentotrenta volte abbiamo ascoltato Mattarella fingere indignazione, promettere provvedimenti che non sono venuti e ripetere come un disco inceppato che quello che succede da noi è un oltraggio alla convivenza civile. Come accade sempre quando la buona volontà si scontra con la ferocia impunita dei padroni, l’Unione Popolare ha chiesto per l’ennesima volta l’assunzione di 10.000 ispettori che consentano un controllo concreto ed efficace sulla piaga dei subappalti, regolati dalla logica del profitto e agevolati in ogni modo possibile dal governo reazionario della Meloni. Come accade sempre, quando non si sa da dove cominciare, nel momentaneo gruppo dirigente dell’Unione si è aperta per un istante una discussione sulla necessità di raccogliere firme per una legge d’iniziativa popolare che istituisca il reato di omicidio volontario a danno dei lavoratori. Raccogliere firme per leggi popolari non serve a nulla , ma qualcosa bisogna pur fare.
Credo che nessun movimento sia favorevole a un aumento di leggi che nel migliore dei casi muoiono prima di nascere o, se hanno la ventura di nascere, vengono utilizzate a fini puramente repressivi.
Bisognerebbe ricordare che il massimo della pena prevista per un datore di lavoro colpevole della morte di una lavoratrice o di un lavoratore ammonta a 5 anni. In Italia nessun padrone è mai finito in carcere per la morte a cui ha condannato operaie e operai. Il massimo della pena è stato di un anno, con i benefici, eccetera, eccetera. Un anno mai scontato in carcere.
Nell’Italia reale, quella dei padroni impuniti e del codice del fascista Rocco, le cose vanno così: se ammazzi un/a dipendente, il giudice ti dà una pacca sulla spalla e ti dice di non farlo più. La stampa, dominata da pennivendoli, ti saluta come un perseguitato politico e chi s’è visto s’è visto.
Se invece sei un giovane che ha la testa calda e – udite udite – assieme a due o tre compagni e compagne, durante una manifestazione, rompi un bancomat perché ci vedi un simbolo del capitalismo, ecco che il fascista Rocco diventa severissimo. Hai ucciso un bancomat? Sei un feroce assassino e non hai scampo: 14 anni di carcere per devastazione e saccheggio. Era così ai tempi di Mussolini, è così ai tempi di Mattarella: la vita di un/a vittima dei padroni vale un anno con la condizionale, mentre quella di un bancomat ti costa 14 anni.
Va beh, mi direte infastiditi, ma è così sulla carta! Sbagliate. I 14 anni per omicidio di un bancomat sono stati dati e scontati. Cambiamo la legge? Ne chiediamo una nuova? Non serve e non è possibile. Per me dovremo cambiare il Paese e la sua pseudo classe dirigente. Con le buone, se possibile (ma mi pare improbabile) con le cattive se necessario.

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Domando a chi ne sa più di me: Mattarella, che sproloquia sulla guerra e sulle armi, è anche presidente della Repubblica delle italiane e degli italiani e delle contrari alla guerra e all’invio di armi?
Se lo è, può schierarsi su un tema così delicato? E quando si schiera, è ancora arbitro o assume un ruolo politico che non gli compete?
Se Mattarella fa politica, posso dire pubblicamente che lo ritengo un farabutto senza rischiare una condanna per vilipendio?
Smetto di far domande e vi informo che sono molto preoccupato. Non tanto per Meloni, Crosetto e i loro camerati, ma perché sotto i nostri occhi una banda di malfattori sta assassinando la democrazia conquistata col sangue dei partigiani.
Se avessi la possibilità di farlo, organizzerei manifestazioni di piazza per chiedere le dimissioni di Mattarella.
Deliro? Può darsi. Lasciatemi dire però che più i giorni passano, più mi pare di vivere un incubo dal quale non riesco a svegliarmi.

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A dar retta a Scanzi, un giornalista che ritenevo obiettivo e di qualità, Luigi De Magistris e gli elettori di «Unione Popolare» sono stati velleitari e infantili. Sapevano che non avrebbero superato la soglia di sbarramento e si sono ostinati, poveri idioti, a rifiutare il ricatto del «voto utile», scegliendo chi pensavano e pensano che li rappresenti.
Seguendo il principio di Scanzi, qualora fossimo chiamati a votare con una legge che – in nome del feticcio della «governabilità» – ponesse lo sbarramento al 26 %, per non rischiare di essere giudicati velleitari e infantili, dovremmo limitarci a scegliere tra la Meloni o il Letta di turno.
Questo passa il convento, dice insomma Scanzi, al quale vorrei chiedere però, di spiegarmi perché ai primi del 2021 il bipresidente Mattarella, caduto Conti, chiamò Draghi. Perché eravamo in un mare di guai? Perché c’era il Covid, avevamo tagliato il numero dei parlamentai e non si poteva votare con una legge mille volte peggiore della fascista «legge Acerbo»? E perché stavolta ha sciolto le Camere e ci ha mandati a votare? Eppure il Covid c’è ancora, i guai sono aumentati, la fame ci minaccia, Draghi ci ha messo l’elmetto e la legge elettorale è sempre la stessa. Perché Mattarella non ha incaricato la Presidente del Senato di formare un «governo del Presidente» con l’incarico di dare al Paese una legge elettorale democratica, magari proporzionale e senza sbarramento?
A Scanzi non pare che, se il presidenza della Repubblica e quello del Consiglio, l’infallibile Draghi, avessero consentito alla gente di scegliere davvero chi votare, oggi non avremmo il 63 % di astenuti e molti piccoli partiti sarebbero entrati in Parlamento?
Scanzi, giornalista liberale, indipendente e colto, non sa che, quando i Presidenti rispettavano e facevano rispettare la Costituzione, la cosiddetta «legge truffa» non passò? Piero Calamandrei, Ferruccio Parri e Tristano Codignola, infatti, si presentarono con un piccolo e neonato partito – «Unità Popolare» – presero l’1 % e con la manciata di voti presi (meno di quelli ottenuti oggi da «Unione popolare»), impedirono che la legge avesse il suo drammatico effetto: il progetto autoritario, infatti, fu battuto per poco più di 34.000 voti.
Parri, Calamandrei e Codignola erano anch’essi velleitari e infantili?
No. Più semplicemente e molto più democraticamente il garante della Costituzione era Luigi Einaudi, il popolo – sovrano baluardo della democrazia costituzionale – poteva votare chi lo rappresentava e i voti non andavano sprecati.

Agoravox, 30 settembre 2022

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Perdonate se parto da lontano, ma senza il prima non si capisce il poi.
Quando cadde il Governo Conte due, Mattarella non sciolse le Camere. In Parlamento, spiegò, c’era una maggioranza e sarebbe stato folle mandare il Paese al voto, mentre c’erano la pandemia, la crisi economica e gli impegni dell’Italia con l’Europa. Dimenticò di dirlo, ma dopo la riduzione del numero dei parlamentari, andare al voto con la vergognosa legge elettorale voluta dal PD sarebbe stato come prendere per i fondelli gli elettori. Chiamò Draghi alla guida di un «governo del Presidente» e gli assegnò il compito di risollevare l’economia e risolvere coi vaccini la tragedia della pandemia. Misteriosamente dimenticò la legge elettorale e non ci pensò poi nemmeno il «salvatore della patria».
Draghi si presentò subito con un’anacronistica enfasi per un atlantismo acritico da servo sciocco, che di lì a poco divenne comprensibile e deprecabile: dietro l’insistenza apparentemente stupida e dogmatica, c’era la guerra in Ucraina di cui evidentemente conosceva l’imminenza. Nei mesi successivi, la furia bellicista del governo prevalse su tutto, sicché il Covid c’è ancora, l’economia agonizza e il Paese sta molto peggio di come Draghi l’aveva trovato.
Consapevole dello sfascio causato dal suo governo, Draghi, esecutore fanatico degli ordini di Biden, in vista dell’inevitabile tempesta, salì al Quirinale e si dimise. Mai nella storia della Repubblica un Presidente del Consiglio s’era dimesso avendo la maggioranza assoluta. In genere, un capitano che abbandona la nave che affonda finisce in galera. Draghi è stato invece premiato come lo statista dell’anno. Dai tempi di Conte la situazione era peggiorata. Al Covid e alla crisi economica spaventosa s’era aggiunta la guerra. Indire le elezioni in piena estate ai più sembrò un suicidio. A Mattarella no.
Stavolta Mattarella non ha formato un «governo del Presidente» incaricato di varare una nuova legge elettorale. Ha sciolto le Camere e ci ha mandati a votare con una legge che è pugnala alla democrazia. E’ dopo questi eventi inqualificabili che il 25 di questo mese andremo a votare.
Avete ragione: tutto è così vergognoso, che il primo impulso è quello di chiamarsi fuori. Avete ragione ma, per me, reagite nella maniera sbagliata. C’è un’altra via. Una di quelle che il potere accecato non vede e se la seguite, gli potete dare una lezione difficile da dimenticare.
Votare per Letta non si può. Il suo partito ha voluto la legge elettorale che ci tocca. Non perdonategli lo sgarro, non dategli il vostro voto e ricordate che è grazie al PD che la Costituzione è sparita dai posti di lavoro. Ricordate il Jobs Act, l’articolo 18 cancellato, la scuola fatta a pezzi e chi più ne ha più ne metta. Parlare di Bonelli e Fratoianni è inutile: sono alleati del PD e ne condividono colpe e responsabilità.
Per favore, attenti ai furbastri. Dietro l’inaffidabile Calenda, che prima va col PD e poi lo abbandona, sognando un ritorno di Draghi, dietro questo misterioso personaggio, c’è Renzi, che voleva abolire il Senato e poi è diventato senatore. Renzi, nemico della povera gente e della Costituzione, così rispettoso delle donne da essere amico dei loro peggiori nemici; Renzi, passato per mille bandiere e attento solo agli affari suoi.
Vi sto dicendo di votare Berlusconi? No, non sono impazzito. Ricordate che è un pregiudicato, ricordate il mafioso Dell’Utri e le mille promesse mancate. Se siamo ridotti alla fame è anche per colpa sua. Siete donne? Ricordate che idea ha di voi.
Donne, uomini, omosessuali, transessuali, ricordatevi cosa pensano di voi e dei vostri diritti la Meloni e i suoi “Fratelli d’Italia”, con i loro cimiteri di feti, i loro piani sull’aborto, il rifiuto di riconoscere diritti e liberà a chi non rientra nel loro vocabolario sessuale. Meloni, atlantista, che vuole la guerra e la NATO e le navi contro gli immigrati.
Vi fidate di Salvini? Non siate ingenui, per carità. L’hanno preso a pedate gli ucraini imbestialiti, ha fatto fortuna inventandosi sempre un cattivo da punire: prima i meridionali, poi gli immigrati e sottobanco, Pontida, la Padania indipendente e l’autonomia differenziata, che significa più soldi a chi ne ha, più fame a chi ha fame. E ricordatevi che su questa vergogna sono tutti d’accordo: Meloni, Berlusconi, Letta, Calenda e l’intera compagnia cantante.
State pensando a Conte e al reddito di cittadinanza? A volte persino al diavolo riesce di fare un miracolo. Non dimenticate, però, che ha voluto la riduzione dei parlamentari, sicché nei vostri territori non c’è chi vi rappresenti; ha governato per anni con tutti e la legge elettorale non l’ha cambiata. Non dimenticate che, oggi si dice contro la guerra e le sanzioni, ma ha approvato e voluto sia l’una che le altre e se Letta non l’avesse mandato via, ora sarebbe suo alleato.
Molti di voi probabilmente non lo sanno, nessuno ve l’ha detto – tranne rare eccezioni, i nostri giornalisti hanno un’idea approssimativa della democrazia – ma non è vero che non esiste un’alternativa. Se volete dare una lezione a Mattarella, Draghi e chi in questi anni vi ha ridotti alla disperazione, se volete un Paese migliore, l’alternativa esiste: si chiama «Unione Popolare con De Magistris» e ha questo anzitutto di bello: ha candidati che non sono mai stati complici dello sfascio che ci sta travolgendo.
Non volete mandare agli ucraini armi che ci costano un patrimonio? Volete che si cerchi una via di pace e pensate che le sanzioni ci stiano affamando? Credete che chi si è arricchito speculando sulla crisi, debba restituire il maltolto? L’«Unione Popolare» la pensa come voi. L’«Unione Popolare» difende il reddito di cittadinanza e vuole che un’ora di lavoro debba essere pagata almeno con dieci euro lordi. Il partito che c’è, ma viene trattato come non ci fosse, pensa che la NATO sia una spesa enorme, inutile e folle, che non serve ai popoli, ma alle classi ricche ed egoiste, che più hanno e più vogliono avere; pensa che il problema più grave per l’umanità sia il cambiamento climatico e ritiene un crimine il ritorno al carbone che uccide il pianeta. Pensa che bisogna ricorrere subito all’energia prodotta dal sole, dal vento e da tutto ciò che la natura ci offre di sano per noi e per il pianeta.
Voi vedete che la scuola e l’università sono state distrutte da chi oggi chiede il vostro voto. L’hanno fatto apposta, perché vi vogliono ignoranti, perché chi non ha gli strumenti per ragionare con la propria testa è facile da ingannare. Vogliono che siate un bestiame votante, così vi illudete di vivere in una democrazia, mentre da tempo la democrazia è in coma. L’Unione Popolare vuole una scuola statale, libera, gratuita che non imponga l’alternanza col lavoro; una scuola e una università che formino coscienze critiche. Per questo abolirà l’«INVASI» e l’«ANVUR», sono cinghie di trasmissione del pensiero unico.  Potrei continuare a lungo, cominciando dalla Sanità, ma mi fermo qui.
Io voterò per l’«Unione Popolare». Se ciò che ho scritto non basta,  cercate e leggete il programma; sono certo che voterete come me anche voi. Se lo farete in massa, vedrete che cambiare si può. Non disertate i seggi, votate, date fiducia a chi ha i vostri stessi problemi, ma non vuole darla vinta a chi ci sfrutta, ci inganna, ci vende e distrugge il futuro delle nostre giovani generazioni.

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Draghi, l’uomo che camminava sulle acque, è affondato. Il sacerdote della bibbia neoliberista prima ha governato contro la povera gente, poi, terrorizzato dalle conseguenze delle sue scelte americane, ha provocato la crisi ed è scappato.
Siamo tornati un Paese normale e votiamo?
No. Pare che Mattarella resusciti Amato.
E noi?
Noi non paghiamo più le bollette. Se non ora, quando?

Agoravox, 17 luglio 2022

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Si era detto che era l’uomo giusto nel momento giusto. Era vero e ricordo gli inchini e le riverenze, i salamelecchi, le apologie e i capolavori di artisti del contorsionismo. Si sono scritte pagine evangeliche su stupefacenti passeggiate sulle acque e quotidiane moltiplicazioni dei pani e dei pesci.
L’uomo al posto giusto nel momento giusto. Certo. Si era dimenticato però un dettaglio: qual era il posto giusto? Quello da cui è più facile fucilare nella schiena ciò che sopravvive della democrazia dopo la cura di Napolitano e l’incuria di Mattarella.
La guerra ci ha mostrato l’uomo per quello che è: il pericoloso tamburino dei guerrafondai.
Fatevi avanti, leccapiedi, servi sciocchi e pennivendoli da cabaret.
Quella che avete chiamato “Resistenza” dei nazisti, conduce i democratici alla lotta. Mirate a far cadere Putin per mano di qualche movimento prezzolato e non sentite il terremoto che avete sotto i piedi.
Ancora un po’, poi capirete cos’è stata davvero la Resistenza e pagherete la vostra ferocia per mano del popolo italiano che intendete massacrare.

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Mattarella, membro della Consulta, dichiarò incostituzionale la legge elettorale firmata Calderoli; votato poi dai parlamentari eletti con quelle legge, accettò di diventare Presidente della Repubblica. Terminato il mandato, ha sbandierato ai quattro venti che la rielezione non sarebbe stata costituzionalmente corretta. Ieri però è tornato al Quirinale.
Si può ritenerlo davvero garante della Costituzione?  

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Leggo che Mario Draghi, uomo di punta del governo Mattarella, s’è messo d’accordo con Macron e salto dalla sedia. A prima vista pare che, per una volta, il banchiere si stia occupando di questioni che sembrano umanitarie e mi sorge un dubbio che mette in crisi la coscienza: non è che sul diavolo fatto santo ho davvero sbagliato tutto? 
Leggete con me ciò che dice il nemico-amico dei dittatori:
«La memoria di quegli atti barbarici è viva nella coscienza degli italiani. […] A nome mio e del governo, rinnovo la partecipazione al dolore dei familiari nel ricordo commosso del sacrificio delle vittime».
Sta parlando ai genitori di Regeni? Pensa a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin? S’è accordato per mettere fuori gioco gli aguzzini e si riferisce ai morti del Mediterraneo? Continuo a leggere e capisco tutto: il salvatore della patria non cammina più sulle acque, ma affonda nel fango.
Ci si può non credere, ma è così: fa riferimento a uomini e cose che trovi ormai nei libri di storia. Il «governo dei migliori», infatti, ha chiesto a Macron l’estradizione di alcuni anziani rifugiati italiani, protetti dalla dottrina Mitterrand. Un monito barbaro per chi non ne può più, ma anche un gesto che sa di paura. Poiché odio gli ipocriti, non posso far altro che dirlo: questo governo di mezze calzette, fatte passare per capolavori, spaccia per giustizia una voglia di vendetta che ci disonora tutti.
Disprezzatemi, se vi pare, adoratori del santo, come io disprezzo la vostra ipocrisia, ma spiegatemi perché non avete rotto con la Francia quando Sarkozy, in nome della destra francese, v’ha sbattuto la porta in faccia e s’è tenuto Marina Petrella. Avete forse avuto paura della risposta? Avete temuto che vi dicesse chiaro che non siete attendibili, che la democrazia vi tiene in profondo sospetto, sinistri o destri che vi dipingiate?
La mia posizione la presi tempo fa. Molto o poco che conti, è quella di chi si vergogna della classe dirigente del suo Paese e glielo dice chiaro: il fascismo fu più credibile. La lettera che segue l’ho scritta tredici anni fa, nel 2008, in tempi non sospetti. Non era indirizzata a Macron, ma a Sarkozy. Sono trascorsi tredici anni e la riscriverei:

Monsieur le Président,

Pardonnez avant tout mon français. Je suis italien, je ne connais pas beaucoup votre belle langue, et pour me faire comprendre j’utilise mon petit dictionnaire Larousse. C’est ainsi que je m’adresse à vous, Monsieur le Président, pour lancer un appel à l’homme, ainsi qu’à l’homme d’État, que vous êtes. Je suis de gauche et, par conséquent, je suis conscient du fait que nous avons des opinions politiques différentes. Mais vous êtes français et ce mot, pour moi et pour beaucoup de ceux qui connaissent l’histoire et l’évolution de la pensée politique, signifie civilisation et humanité. Autrefois, on disait que « chaque homme libre a deux patries: la sienne et la France ». Au nom donc de ce que je considère être l’histoire de votre peuple, que vous gouvernez et représentez dans le monde entier, au nom des raisons humanitaires que vous avez reconnues le mois dernier à Tokyo, je pense pouvoir vous demander de revenir sur la décision – la vôtre et celle de votre Premier Ministre – concernant le cas douloureux de Marina Petrella.
Je sais qu’il est en votre pouvoir – et en celui de votre Premier Ministre – de suspendre le décret qui avait été signé. Si vous le faites, vous ne prendrez pas seulement une décision noble et digne de votre grand Pays, mais vous écrirez aussi une belle page de votre propre histoire politique. Permettez-moi de croire que vous serez d’accord : un choix effectué à but humanitaire ne peut offenser ni l’Europe ni sa partie italienne ; par contre, il peut représenter un exemple de bonne gouvernance.Vous, Monsieur le Président, vous avez écrit à Berlusconi et, par son truchement, à Napolitano en demandant qu’à la femme que – vous disiez – vous n’auriez pas pu éviter d’extrader par respect envers un «Pays ami» soit octroyée par le Président de la République italienne une grâce. Puis-je croire que cette demande naît de votre sens de l’humanité?
Dans ce cas, croyez-moi, Monsieur le Président, aucune grâce ne sera considérée concevable par les hommes politiques italiens, donc accordée par le chef de l’Etat. Cette «société politique», sur cela unanime, n’a pas hésité, Monsieur Sarkozy, à vous mettre dans la difficile et amère nécessité de prendre une décision d’extradition pour des faits remontant à plus de 25 ans, en oubliant ainsi l’engagement de la France de ne pas extrader des réfugiés Italiens, passant par-dessus, comme s’ils étaient nuls et non avenus, quinze ans de vie d’une personne. Non, Monsieur le Président, aucune grâce ne sera accordée. En Italie, personne ne s’occupera, au niveau institutionnel et décisionnel, de la terrible détérioration de l’état de santé de Marina Petrella. Vous avez fait votre part, mais les autorités italiennes n’ont certainement pas l’intention de jouer un rôle « humanitaire » en écoutant votre sollicitation d’une mesure de grâce. Vous faites appel au sens de la justice, ils désirent de la vengeance.
Permettez-moi enfin, Monsieur, de m’adresser à vous d’une façon directe: dans leur jeu cruel, ils ne donnent aucune importance ni à la vie de Petrella, ni aux difficultés qu’ils vous ont consciemment créées et aux prévisibles effets négatifs que cette affaire pourra avoir sur votre image. Montrez-leur, Monsieur le Président, que vous avez un sens différent et profond de ce qu’on appelle «humanité», et ne permettez pas que Marina Petrella soit enterrée vivante dans une prison. Vous pouvez le faire. Vous êtes – j’en suis sûr – un homme politique qui par intelligence et sensibilité saura garder une distance par rapport à un enjeu – je vous l’assure – interne à la politique politicienne en Italie. Ne livrez donc pas Petrella aux autorités italiennes, ne le faites pas, puisqu’elles ne veulent pas entendre votre sollicitation d’une grâce. Je ne crois pas être dans l’erreur: en allant dans ce sens, vous serez digne de votre peuple, et la partie la meilleure du peuple français sera fière de vous.

Avec espoir,
Giuseppe Aragno
Chercheur Historien

Non sarà stata certo merito mio, ma Sarkozy in Italia non ve l’ha rimandata Marina Petrella. Si vergognò di farlo. Possibile che a Draghi e Macron manchi persino la capacità di vergognarsi?

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