A dar retta a Scanzi, un giornalista che ritenevo obiettivo e di qualità, Luigi De Magistris e gli elettori di «Unione Popolare» sono stati velleitari e infantili. Sapevano che non avrebbero superato la soglia di sbarramento e si sono ostinati, poveri idioti, a rifiutare il ricatto del «voto utile», scegliendo chi pensavano e pensano che li rappresenti. Seguendo il principio di Scanzi, qualora fossimo chiamati a votare con una legge che – in nome del feticcio della «governabilità» – ponesse lo sbarramento al 26 %, per non rischiare di essere giudicati velleitari e infantili, dovremmo limitarci a scegliere tra la Meloni o il Letta di turno. Questo passa il convento, dice insomma Scanzi, al quale vorrei chiedere però, di spiegarmi perché ai primi del 2021 il bipresidente Mattarella, caduto Conti, chiamò Draghi. Perché eravamo in un mare di guai? Perché c’era il Covid, avevamo tagliato il numero dei parlamentai e non si poteva votare con una legge mille volte peggiore della fascista «legge Acerbo»? E perché stavolta ha sciolto le Camere e ci ha mandati a votare? Eppure il Covid c’è ancora, i guai sono aumentati, la fame ci minaccia, Draghi ci ha messo l’elmetto e la legge elettorale è sempre la stessa. Perché Mattarella non ha incaricato la Presidente del Senato di formare un «governo del Presidente» con l’incarico di dare al Paese una legge elettorale democratica, magari proporzionale e senza sbarramento? A Scanzi non pare che, se il presidenza della Repubblica e quello del Consiglio, l’infallibile Draghi, avessero consentito alla gente di scegliere davvero chi votare, oggi non avremmo il 63 % di astenuti e molti piccoli partiti sarebbero entrati in Parlamento? Scanzi, giornalista liberale, indipendente e colto, non sa che, quando i Presidenti rispettavano e facevano rispettare la Costituzione, la cosiddetta «legge truffa» non passò? Piero Calamandrei, Ferruccio Parri e Tristano Codignola, infatti, si presentarono con un piccolo e neonato partito – «Unità Popolare» – presero l’1 % e con la manciata di voti presi (meno di quelli ottenuti oggi da «Unione popolare»), impedirono che la legge avesse il suo drammatico effetto: il progetto autoritario, infatti, fu battuto per poco più di 34.000 voti. Parri, Calamandrei e Codignola erano anch’essi velleitari e infantili? No. Più semplicemente e molto più democraticamente il garante della Costituzione era Luigi Einaudi, il popolo – sovrano baluardo della democrazia costituzionale – poteva votare chi lo rappresentava e i voti non andavano sprecati.
Perdonate se parto da lontano, ma senza il prima non si capisce il poi. Quando cadde il Governo Conte due, Mattarella non sciolse le Camere. In Parlamento, spiegò, c’era una maggioranza e sarebbe stato folle mandare il Paese al voto, mentre c’erano la pandemia, la crisi economica e gli impegni dell’Italia con l’Europa. Dimenticò di dirlo, ma dopo la riduzione del numero dei parlamentari, andare al voto con la vergognosa legge elettorale voluta dal PD sarebbe stato come prendere per i fondelli gli elettori. Chiamò Draghi alla guida di un «governo del Presidente» e gli assegnò il compito di risollevare l’economia e risolvere coi vaccini la tragedia della pandemia. Misteriosamente dimenticò la legge elettorale e non ci pensò poi nemmeno il «salvatore della patria». Draghi si presentò subito con un’anacronistica enfasi per un atlantismo acritico da servo sciocco, che di lì a poco divenne comprensibile e deprecabile: dietro l’insistenza apparentemente stupida e dogmatica, c’era la guerra in Ucraina di cui evidentemente conosceva l’imminenza. Nei mesi successivi, la furia bellicista del governo prevalse su tutto, sicché il Covid c’è ancora, l’economia agonizza e il Paese sta molto peggio di come Draghi l’aveva trovato. Consapevole dello sfascio causato dal suo governo, Draghi, esecutore fanatico degli ordini di Biden, in vista dell’inevitabile tempesta, salì al Quirinale e si dimise. Mai nella storia della Repubblica un Presidente del Consiglio s’era dimesso avendo la maggioranza assoluta. In genere, un capitano che abbandona la nave che affonda finisce in galera. Draghi è stato invece premiato come lo statista dell’anno. Dai tempi di Conte la situazione era peggiorata. Al Covid e alla crisi economica spaventosa s’era aggiunta la guerra. Indire le elezioni in piena estate ai più sembrò un suicidio. A Mattarella no. Stavolta Mattarella non ha formato un «governo del Presidente» incaricato di varare una nuova legge elettorale. Ha sciolto le Camere e ci ha mandati a votare con una legge che è pugnala alla democrazia. E’ dopo questi eventi inqualificabili che il 25 di questo mese andremo a votare. Avete ragione: tutto è così vergognoso, che il primo impulso è quello di chiamarsi fuori. Avete ragione ma, per me, reagite nella maniera sbagliata. C’è un’altra via. Una di quelle che il potere accecato non vede e se la seguite, gli potete dare una lezione difficile da dimenticare. Votare per Letta non si può. Il suo partito ha voluto la legge elettorale che ci tocca. Non perdonategli lo sgarro, non dategli il vostro voto e ricordate che è grazie al PD che la Costituzione è sparita dai posti di lavoro. Ricordate il Jobs Act, l’articolo 18 cancellato, la scuola fatta a pezzi e chi più ne ha più ne metta. Parlare di Bonelli e Fratoianni è inutile: sono alleati del PD e ne condividono colpe e responsabilità. Per favore, attenti ai furbastri. Dietro l’inaffidabile Calenda, che prima va col PD e poi lo abbandona, sognando un ritorno di Draghi, dietro questo misterioso personaggio, c’è Renzi, che voleva abolire il Senato e poi è diventato senatore. Renzi, nemico della povera gente e della Costituzione, così rispettoso delle donne da essere amico dei loro peggiori nemici; Renzi, passato per mille bandiere e attento solo agli affari suoi. Vi sto dicendo di votare Berlusconi? No, non sono impazzito. Ricordate che è un pregiudicato, ricordate il mafioso Dell’Utri e le mille promesse mancate. Se siamo ridotti alla fame è anche per colpa sua. Siete donne? Ricordate che idea ha di voi. Donne, uomini, omosessuali, transessuali, ricordatevi cosa pensano di voi e dei vostri diritti la Meloni e i suoi “Fratelli d’Italia”, con i loro cimiteri di feti, i loro piani sull’aborto, il rifiuto di riconoscere diritti e liberà a chi non rientra nel loro vocabolario sessuale. Meloni, atlantista, che vuole la guerra e la NATO e le navi contro gli immigrati. Vi fidate di Salvini? Non siate ingenui, per carità. L’hanno preso a pedate gli ucraini imbestialiti, ha fatto fortuna inventandosi sempre un cattivo da punire: prima i meridionali, poi gli immigrati e sottobanco, Pontida, la Padania indipendente e l’autonomia differenziata, che significa più soldi a chi ne ha, più fame a chi ha fame. E ricordatevi che su questa vergogna sono tutti d’accordo: Meloni, Berlusconi, Letta, Calenda e l’intera compagnia cantante. State pensando a Conte e al reddito di cittadinanza? A volte persino al diavolo riesce di fare un miracolo. Non dimenticate, però, che ha voluto la riduzione dei parlamentari, sicché nei vostri territori non c’è chi vi rappresenti; ha governato per anni con tutti e la legge elettorale non l’ha cambiata. Non dimenticate che, oggi si dice contro la guerra e le sanzioni, ma ha approvato e voluto sia l’una che le altre e se Letta non l’avesse mandato via, ora sarebbe suo alleato. Molti di voi probabilmente non lo sanno, nessuno ve l’ha detto – tranne rare eccezioni, i nostri giornalisti hanno un’idea approssimativa della democrazia – ma non è vero che non esiste un’alternativa. Se volete dare una lezione a Mattarella, Draghi e chi in questi anni vi ha ridotti alla disperazione, se volete un Paese migliore, l’alternativa esiste: si chiama «Unione Popolare con De Magistris» e ha questo anzitutto di bello: ha candidati che non sono mai stati complici dello sfascio che ci sta travolgendo. Non volete mandare agli ucraini armi che ci costano un patrimonio? Volete che si cerchi una via di pace e pensate che le sanzioni ci stiano affamando? Credete che chi si è arricchito speculando sulla crisi, debba restituire il maltolto? L’«Unione Popolare» la pensa come voi. L’«Unione Popolare» difende il reddito di cittadinanza e vuole che un’ora di lavoro debba essere pagata almeno con dieci euro lordi. Il partito che c’è, ma viene trattato come non ci fosse, pensa che la NATO sia una spesa enorme, inutile e folle, che non serve ai popoli, ma alle classi ricche ed egoiste, che più hanno e più vogliono avere; pensa che il problema più grave per l’umanità sia il cambiamento climatico e ritiene un crimine il ritorno al carbone che uccide il pianeta. Pensa che bisogna ricorrere subito all’energia prodotta dal sole, dal vento e da tutto ciò che la natura ci offre di sano per noi e per il pianeta. Voi vedete che la scuola e l’università sono state distrutte da chi oggi chiede il vostro voto. L’hanno fatto apposta, perché vi vogliono ignoranti, perché chi non ha gli strumenti per ragionare con la propria testa è facile da ingannare. Vogliono che siate un bestiame votante, così vi illudete di vivere in una democrazia, mentre da tempo la democrazia è in coma. L’Unione Popolare vuole una scuola statale, libera, gratuita che non imponga l’alternanza col lavoro; una scuola e una università che formino coscienze critiche. Per questo abolirà l’«INVASI» e l’«ANVUR», sono cinghie di trasmissione del pensiero unico. Potrei continuare a lungo, cominciando dalla Sanità, ma mi fermo qui. Io voterò per l’«Unione Popolare». Se ciò che ho scritto non basta, cercate e leggete il programma; sono certo che voterete come me anche voi. Se lo farete in massa, vedrete che cambiare si può. Non disertate i seggi, votate, date fiducia a chi ha i vostri stessi problemi, ma non vuole darla vinta a chi ci sfrutta, ci inganna, ci vende e distrugge il futuro delle nostre giovani generazioni.
Draghi, l’uomo che camminava sulle acque, è affondato. Il sacerdote della bibbia neoliberista prima ha governato contro la povera gente, poi, terrorizzato dalle conseguenze delle sue scelte americane, ha provocato la crisi ed è scappato. Siamo tornati un Paese normale e votiamo? No. Pare che Mattarella resusciti Amato. E noi? Noi non paghiamo più le bollette. Se non ora, quando?
Solidarietà a Marta Collot, portavoce di «Potere al Popolo», condannata a 4 mesi di carcere per aver manifestato in piazza il dolore e l’indignazione per la continua strage di lavoratori che il pessimo governo Draghi sostanzialmente ignora. Capisco le compagne e i compagni che, sconcertati, si chiedono come sia possibile giungere a un simile verdetto, mentre i colpevoli della strage continuano ad ammazzare; io ritengo invece che la condanna sia del tutto “normale”. In ogni finta democrazia, infatti, le figure rappresentative di organizzazioni politiche che difendono diritti negati e lottano per un mondo migliore sono colpite duramente. Per vent’anni Terracini e Pertini furono trattati come criminali. Il primo firmò poi la nostra Costituzione antifascista e il secondo divenne il miglior presidente della Repubblica. Quella che Draghi e i suoi camerati stanno distruggendo. Come tante altre ormai, questa condanna vergognosa è un segnale di paura e di pochezza politica. Si avvicina il tempo in cui gli imputati diventeranno giudici. Teniamo bene in mente i nomi e le colpe di questi sgherri di un potere marcio, così non commetteremo l’errore di concedere amnistie. Avanti compagne e compagni. Nel buio di questa lunga notte, all’orizzonte si coglie una lama di luce: sta nascendo un tempo nuovo, il nuovo sole dell’avvenire e il nuovo secolo dei lavoratori!
E’ un classico. Qualcosa si muove, nasce l’«Unione Popolare»? Ecco che, sollecitato da un vento nuovo, chi stava fermo e indifferente si mette in moto per inerzia. Rinascono così i supercritici e i profeti di sventura, pronti a ricordarti esperienze con cui non hai nulla da spartire. In realtà si tratta di un primo segnale positivo: non solo ci sei, ma scuoti gli immobili e agiti gli indifferenti. Sono Fino, per esempio, che d’un tratto non può fare a meno di muovere le dita sulla tastiera, mi parla di «Sinistra Arcobaleno» e «Rivoluzione Civile» che, sottolinea ironicamente, «ne hanno fatta di strada». Si muove tanto ed è così agitato, da avventurarsi in un’analisi che ritiene politica e si chiede che «Unione Popolare» siamo «senza almeno 6/7 partiti a sinistra del PD?». Sparata la bordata, Sono Fino si tura le orecchie, come l’artigliere che tira col pezzo da novanta, poi, visto che il colpo non è stato devastante come sperava, decide di sputare la sentenza: «spero tanto di sbagliarmi ma mi pare che «Unione Popolare» sia la solita accozzaglia preelettorale che non porta nulla di nuovo ed è destinata miseramente a fallire». Potrei intonare l’antico ed efficace scongiuro – «aglie, fravaglie, fattura ca nu un quaglie, corna, bicorna cape ‘e alice e capa d’aglio» – ma non lo faccio. Che tutti possano avere un’opinione rende in fondo la vita più bella. Sono Fino, che scambia l’alba col tramonto e ci definisce un’accozzaglia, è un fenomeno interessante, perché s’impappina e afferma che con altri sette partiti a sinistra del PD (quali?) non saremmo un calderone. Che avrebbe fatto, Fino, se non ci fossimo mossi noi? Sarebbe stato fermo e indifferente. Non lo ammetterà mai, ma l’indifferenza, quella almeno, gliel’abbiamo fatta vacillare. Lo so, non è detto che accada – potrebbero inventarsi una nuova emergenza e rimandare tutto a data da destinare – facciamo conto però che l’anno prossimo si debba votare. Che farà Fino, filosofo della rassegnazione? Voterà per i banditi accampati in un Parlamento ridotto a bivacco di squallidi manipoli? Può darsi. In fondo non avrebbe che l’imbarazzo della scelta: uno vale più o meno l’altro, e lavorano per tutto, per se stessi, per gli Usa, per la Nato, per il comico ucraino, tranne che per la maggioranza degli italiani che hanno ridotto in miseria. Non a caso rappresentano poco più di se stessi. E’ vero, sì, Sono Fino avrebbe altre due scelte: non votare (che significherebbe fare il gioco di Draghi, Letta, Salvini e compagnia cantante) o votare i fascistelli di Meloni (niente aborto, niente divorzio, immigrati a fondo nel Mediterraneo e la bandiera con il motto dei padroni: tu fatichi e io mangio. La crisi però lavora contro gli indifferenti e contro i filosofi della rassegnazione. Stavolta, piaccia o no, esiste una vera alternativa, antifascista, fuori dai giochi del palazzo, formata da chi fatica e non mangia: «Unione Popolare». La gente ormai non è più disposta a farsi divorare dai pescecani del capitalismo. Nessuno può dire se Fino, che è stanco e depresso, ma scemo non è, resterà a guardare o deciderà di mettersi dalla parte giusta: la nostra e la sua.
In questi ultimi mesi, l’Italia delle Istituzioni, guidata da Draghi, ha scelto una linea politica a dir poco estranea allo spirito e alla lettera della nostra Costituzione. L’ultima significativa decisione che caratterizza questa linea, riguarda la Conferenza di Vienna, che da oggi al 23 giugno accoglie gli oltre cento Stati firmatari del Trattato per l’abolizione delle armi nucleari (TPNW). Dei quattro Paesi dell’UE che ospitano testate nucleari NATO sul proprio territorio, il Paese di Draghi è l’unico assente. Con Australia e Norvegia, anch’essi membri della Nato, Belgio, Germania e Olanda sono infatti presenti come Stati osservatori. Il Parlamento è stato informato? Sulla gravissima scelta ha votato e accettato la posizione assunta dal governo? Probabilmente, come ha insegnato a Mattarella Napolitano, non ce n’era bisogno. Ormai il Parlamento ha una funzione puramente ornamentale. Esiste perché si possa dire che siamo una democrazia, ma se un Presidente di Commissione esprime un’opinione sfavorevole alla politica governativa, pur di mandarlo via, si scioglie la Commissione, se ne nomina un’altra e lo si mette alla porta. Giusto? Sbagliato? Democratico? Costituzionale? Domande inutili. Uno straccio di costituzionalista disposto ad avallare lo si trova sempre e in ogni caso decidono giornali, stampa e opinionisti, pronti ad arrampicarsi sugli specchi per santificare le scelte del Beato Draghi. Forte di questo autorevole avallo, contro la volontà di un popolo nauseato, che sistematicamente diserta le urne e mostra di avere per le Istituzioni più o meno la stessa opinione che nutre per la malavita organizzata, siamo giunti rapidamente dove siamo. Draghi ci ha reso cobelligeranti al fianco degli ucraini (loro mettono i morti, noi le armi), ha inaugurato un’accoglienza razzista che accetta i bianchi e respinge i neri e ha promesso al Paese del battaglione Azov che gli italiani saranno sempre al loro fianco e vogliono l’Ucraina in Europa ha tutti i costi. Draghi ha una bibbia – l’atlantismo – e va in giro per il mondo, raccontando che quella è la bibbia di tutti noi italiani. Draghi – e nostro malgrado noi con lui – difende la libertà di stampa secondo un criterio selettivo che fa rabbrividire. Se la vittima è russa, il ministro degli Esteri insorge. Se il carnefice è il governo USA silenzio di tomba. Per Assange non una parola di solidarietà, per Santoro epurazione e per chi ammazza una giornalista palestinese, c’è pronto Pierino: «però difendeva terroristi…». Era stato chiamato per mettere a posto i conti e siamo vicini al disastro; doveva annientare il Covid e ha dichiarato la partita vinta, sicché il massacro continua ignorato e i 58 morti di ieri si sono suicidati. Chi ha detto a Draghi che gli italiani sono pronti a svenarsi per partecipare a un conflitto a dir poco oscuro, è un mistero glorioso. Chi gli ha dato mandato di ipotecare il futuro delle nostre aziende, ormai prossime al disastro, non si sa. Forse è la Bibbia dell’atlantismo a chiedergli di creare disoccupazione, di ignorare la siccità, di aggravare il disastro ambientale. Benché sia paradossale, di una cosa si può esser certi: la guerra di Draghi in difesa degli ucraini e in nome della democrazia non solo ci ha condotti a un disastro economico e a piani di razionamento, ma sta massacrando gli italiani e il loro sistema democratico. A questo punto sorge legittima una domanda: che significa tradire?
In un intervento piuttosto confuso sulla «patriottica» impresa del COPASIR, D’Urso, pensando di smentire, conferma che l’Italia, «democratica» per definizione, scheda e tiene sotto sorveglianza chi ha un’opinione diversa da quella di Draghi. Anche a voler far finta di dargli ragione, c’è una domanda che non ha risposta: perché la sua sciagurata «inchiesta conoscitiva» non riguarda i disinformatori favorevoli alla guerra? Quanti sono quelli pagati dagli USA? D’Urso crede davvero che la Russia sia il Paese dei diavoletti e gli Usa quello degli angioletti?
Capezzone e Mentana, i due capobanda della Curva A, cantano a coro: quando c’è un aggressore, tutte le ragioni sono dalla parte dell’aggredito. La pensano come loro il governo Draghi e il nostro Parlamento. Capezzone, Mentana, Draghi e il suo governo hanno il diritto di avere le loro opinioni. Quello che mi pare un po’ contraddittoria è la schizofrenia delle posizioni assunte dai leader della curva A quando si parla di pace. Poiché tu sei l’aggressore, sostengono, io a buon diritto armo l’aggredito che così resiste e ammazza i tuoi soldati. Tu, invece, fetentissimo aggressore, non solo ti devi beccare le mie pallottole, ma devi riconoscermi come anima innocente al di sopra delle parti e lasciare che faccia da mediatore. E’ vero, sto tentando di affamarti, ma tu, che sei un cialtrone e un dittatore, accetta di far morire di stenti i russi e sfama l’Africa, che per secoli io, democratico e colonialista, ho ridotto alla fame.
Perdoni la domanda un po’ putiniana, caro D’Urso: tra gli indagati dal Copasir Draghi le ha segnalato anche Massimo Troisi? Dice che Draghi non si occupa dei morti? Male, molto male, D’Urso. Dica a Draghi che il cattivo maestro, il primo putiniano in tempi non sospetti è stato proprio Troisi. Ascolti, prenda nota. poi chieda al padreterno di estradarlo. Troisi va assolutamente schedato e processato: https://www.facebook.com/watch/?v=1132395903466356
Mentre celebrava il 25 aprile, un governo di traditori confermava la sua amicizia e il suo sostegno al governo dell’Ucraina che ha messo fuorilegge il comunismo. Draghi e i suoi camerati evidentemente hanno finto così di ignorare di aver giurato su una Costituzione firmata dal partigiano Umberto Terracini, comunista e presidente dell’Assemblea Costituente. Grazie a questi traditori, oggi, in alcune città d’Italia, gruppi di neofascisti hanno attaccato i pacifici cortei per il 25 aprile.
Intervistato, il banchiere chiamato alla Presidenza del Consiglio per salvare la patria si fa la propaganda. Finora missione compiuta: economia in crescita, pandemia superata e in quanto alla guerra, dice, la libertà degli ucraini richiede sacrifici agli italiani. Chiuso il libro dei sogni e delle bugie, resta la verità di un Paese che è nelle stesse condizioni in cui Draghi l’ha trovato. Difendere la libertà degli ucraini, significa svenarsi per acquistare armi che ammazzino i russi. Dei diritti violati e delle libertà cancellate da tutti i dittatori, a Draghi non importa nulla e anzi si tiene caro nella NATO Erdogan, il macellaio dei Curdi, per i quali gli italiani non devono fare sacrifici. Intanto i nostri diritti sono sempre più minacciati: alle scuole mancano aule, Università e Ricerca chiedono l’elemosina, di Covid si muore ancora come si moriva e la Sanità non ha occhi per piangere. Mentre Draghi racconta i suoi miracoli, profughi africani, abbandonati a se stessi, annegano nel Mediterraneo e il governo stende tappeti rossi per i profughi ucraini. Tutto va bene, afferma Draghi, che evidentemente non conosce il Paese che governa, e mentre esalta il suo operato, nei Pronto Soccorso il malato scopre che l’urologo non c’è. Mancano, sì. Spendiamo milioni ogni giorno per missili e carri armati e agli ospedali mancano i medici.
La speranza va difesa e il 2021 è terminato con una notizia che fa ben sperare: l’associazione dei consumatori ha attaccato con decisione l’uomo che i leccapiedi ci presentarono come un padreterno, capace di camminare sulle acque e di moltiplicare i pani e i pesci. Il Codacons non mi piace, ma quando ritengo che abbia ragione non lo nego. Se nella conferenza stampa dello scorso 22 dicembre Draghi, in occasione dell’incontro di fine anno con i giornalisti, ha raccontato frottole, dichiarando che «dei decessi, tre quarti non sono vaccinati», che faccio, contesto l’associazione che lo contesta solo perché considero il Codacons parte del sistema? E’ forse un caso se, tranne “il Tempo”, che l’ha riportato, il comunicato dell’associazione è passato sotto silenzio? Certamente no. Eppure non è un comunicato da ignorare; l’associazione minaccia, infatti, di denunciare Draghi, qualora non rettifichi ufficialmente le false notizie malaccortamente diffuse. «Sono numeri smentiti dagli ultimi dati disponibili pubblicati dall’Istituto superiore di sanità (ISS)», scrive il Codacons. Secondo quei dati, infatti,
«dal 22 ottobre al 21 novembre i morti per COVID-19 in Italia sono stati 1.755: tra loro 722 non erano vaccinati, mentre 1.033 avevano ricevuto almeno la prima dose del vaccino. Il 58,9% dei morti, quindi, aveva ricevuto almeno una dose e il 41,1% non era vaccinato. Esattamente l’opposto di quanto affermato da Draghi».
Un premier, osserva il Codacons,
«sui dati, specie se così delicati perché relativi ad una emergenza sanitaria in atto, deve sempre mantenere una serietà assoluta, per evitare di provocare paure e sofferenze inutili specie durante le festività». Se Draghi non rettificherà le informazioni evidentemente false fornite ai cittadini, minaccia la nota dell’associazione, «sarà inevitabile una denuncia in Procura per procurato allarme».
Contemporaneamente all’iniziativa del Codacons, l’infettivologo Bassetti ha finalmente ammesso ciò che tutti sappiamo da tempo: «abbiamo annoverato tra i morti di Covid anche coloro che morivano di infarto». Alle domande senza risposta suscitate dalle rivelazioni del Codacons, Bassetti aggiunge così nuovi legittimi dubbi su ciò che sta accadendo realmente, sugli interessi che si celano dietro le scelte politiche sulla pandemia, sul balletto osceno del green pass che aggredisce diritti inviolabili, senza avere alla spalle lo straccio di una legge. Quando si tratta di casi di coscienza, non si può tacere e intrupparsi, nemmeno se si è malandati e stanchi e si vorrebbero evitare polemiche. Rifiuto le verità di fede, credo nel pluralismo e nel diritto di dissentire. Credo che una mano al fascismo dilagante la dia chi, imbavagliando il dissenso, fa causa comune con un governo liberticida. Credo che chiunque tra noi subisca la repressione del governo della Finanza abbia diritto alla nostra incondizionata solidarietà. Pazienza se sul problema marginale della gestione della pandemia, che non intacca i nostri valori, ha un’opinione contraria a quella prevalente. Ne sono così convinto, che non solo difendo pubblicamente e a spada tratta chi è stato colpito, ma ne ho grande stima, mi metto al loro fianco, dichiaro la mia incondizionata solidarietà e spero di condividere il loro isolamento.