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Posts Tagged ‘imposte indirette’

Non sa bene di che parli – non è colpa sua e con un po’ d’impegno qualcosa imparerà – tuttavia ne parla. Si limita alle formule della propaganda, ma parla e ogni volta fai fatica a capirlo. L’ultima esternazione la riferisce l’Adnkronos e lascia di stucco: non ci sono soldi per dotare le scuole italiane delle necessarie tecnologie, ha scoperto il neoministro rettore, poi, sibillino ha subito chiosato: “questo non accade solo in Italia“. “Occorrerà chiederle a Sarkozy e alla Merkell, come fa la Grecia“? si son chiesti interdetti i giornalisti, mentre prendevano appunti, pensando alle difficoltà del momento e ai rapporti tesi tra i Paesi europei, ma Profumo non ha consentito riflessioni approfondite e ha continuato deciso, come impone il pugno di ferro nel guanto di velluto o, se preferite, lo stile di questa compagnia di guitti che c’è chi si ostina a chiamare governo. Prima o poi occorrerà ringraziare Berlusconi, Bersani e Casini che fanno il gioco delle tre carte: ieri facevano a gara per distinguersi tra loro in centro, sinistra e destra, oggi cantano a coro le lodi e i peccati “veniali” di un aborto politico che si chiama “salva Italia” e massacra gli italiani. Quelli, s’intende, che da sempre lavorano e pagano. Agli altri garantisce un salvacondotto che grida vendetta: evasori, guerrafondai, speculatori, mercanti d’armi, nullafacenti e mariuoli noti e ignoti, che hanno fatto la storia del debito nel nostro sventurato Paese, sono tutti al sicuro.
Partito a ruota libera, Profumo, ha voluto aggiungere la sua seconda strabiliante scoperta: a scuola “ci sono però ancora sacche di inefficienza da rivedere“. A scuola, naturalmente, perché il mondo da cui proviene – l’accademia – è un modello d’efficienza, efficiente è la classe politica nella quale s’è andato a rifugiare ed efficientissimo il governo di cui fa parte. Un governo che, dopo aver confermato gli ineccepibili tagli di Gelmini e Tremonti, spara a raffica innovative imposte indirette.
Sempre più tecnico e scientifico, ma sempre più fatalmente politico, Profumo ha esposto ieri la sua idea di uscita dalla crisi. Voi pensate che la via maestra per recuperare fondi da utilizzare per il miglioramento tecnologico di quel moribondo che si chiama scuola siano gli investimenti sottratti all’aeronautica militare, pronta a sperperare trenta miliardi in cacciabombardieri per far guerre ripudiate dalla Costituzione? Se lo pesante, sbagliate. Per aiutare la scuola italiana, ha sostenuto serafico il ministro, occorre “reingegnerizzare le risorse per evitare le inefficienze”. Che dice, che vuol dire? E’ presto detto: Occorre “valorizzare i docenti” e per farlo, si sa, bisogna valutarli. Profumo non sa non sa che Gelmini ne ha fatto un cavallo di battaglia e si lancia nell’apologia della sua nuovissima politica: la “valutazione, centrale in ogni processo di cambiamento, non deve essere vista come un atto sanzionatorio nei confronti dei docenti, ma in funzione di un miglioramento della qualità della scuola, tramite prove strutturate e standardizzate, che consentano confronti tra i risultati”.
Forte di questa batteria di luminose amenità, l’uomo di Monti, ha tirato fuori l’inglese. Quando può, lo fa con piacere. Gli studi glielo consentono, king George glielo consiglia e Monti, si sa, pretende il massimo di internazionalismo: quello borghese. Sia stile o sia ceto, la classe è classe e può colpire profondamente la sprovveduta fantasia dei docenti, depressa dal provincialismo della Gelmini. La ricetta anglosassone, insomma, non poteva mancare e il ministro non ha perso tempo: “attraverso la valutazione” ha sostenuto infatti solennemente “le scuole potranno esprimere pienamente la propria autonomia responsabile tramite la trasparenza del proprio operato, in linea con le migliori esperienze internazionali. Questo processo va inserito in un contesto più ampio, che contempli l’intero orizzonte della ‘smart city’, cioè di una città in cui i servizi ai cittadini siano accessibili, trasparenti, condivisi“. Sarà che non tutti sono all’altezza dell’inglese di Profumo, sarà che stiamo andando alla malora, a qualcuno è sembrato di cogliere nelle parole del ministro un novità davvero decisiva. Il caso Magri ha fatto scuola e il Paese si modernizza. Tra i servizi accessibili e condivisi, ai numerosissimi docenti ormai disperati sarà garantito quello “fine vita“. Così hanno letto, alcuni, le promesse del ministro: gli insegnanti si potranno suicidare tranquillamente. Il Miur darà gli indirizzi necessari e avranno persino facoltà di scelta. Il viaggio all’estero, però, sarà a carico degli aspiranti suicidi. Il governo Monti, si sa, assicura tutti i diritti. Il fatto è che, come le risorse, anche i diritti sono tutti all’estero. E’ consentito accedervi, certo, siamo in democrazia, ma occorrerà pagarsi il viaggio. Anche per il suicidio, sarà lotta di classe.

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