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Ai partiti dell’opposizione e alle associazioni della società civile.
Ci governano fascisti, leghisti e berlusconiani. La “sinistra” da sola non basta: c’è bisogno di ogni sincero democratico.
Un secolo fa – pare un tempo lontano ma non lo è – Gramsci definì Matteotti “pellegrino del nulla”, che “poneva le premesse di una rivoluzione e non creava un movimento rivoluzionario”. Grazie a questa contrapposizione, divennero entrambi vittime del fascismo e avemmo 20 anni di dittatura.
La tragedia del 1924 non insegnò nulla e anni dopo per Carlo e Nello Rosselli, caduti poi per mano fascista, si parlò di socialfascisti.
Fu a Napoli che nel settembre del ’43, con venti anni di ritardo, comunisti, cattolici, socialisti, azionisti, anarchici, liberali e persino monarchici, lottando uniti per liberare la città dai nazifascisti, diedero inizio alla guerra di Liberazione, da cui nacque la Repubblica.
Forse perché crediamo davvero che la storia non si ripeta, con incredibile cecità, oggi ripetiamo le scelte che cento anni fa consegnarono il Paese alla reazione.
Diciamolo allora, troviamo il coraggio di dirlo, prima che sia tardi: non è il momento di alzare muri! Occorre essere pragmatici, cercare ciò che ci unisce , smussare gli angoli di ciò che ci divide.
Invece di chiedere autocritiche e pentimenti, occorre indurre al ravvedimento e quando si parla di errori è bene ricordare che attaccare chi è nato ieri è comodo, perché mette un velo pietoso sugli errori di chi ha alle spalle una lunga storia, ma non risolve il problema. Se di errori si vuole parlare, si cominci dai nostri, che hanno portato al governo la Meloni e ciò che tragicamente rappresenta.
Mentre la casa brucia, ciò che resta di una evanescente sinistra si accanisce con un lavoro tardo stalinista di isolamento contro i dissenzienti. Sta nascendo così un pensiero unico di sinistra, cieco, ottuso, debole e malato.
La ricerca dei colpevoli, ma sarebbe meglio parlare di caccia alle streghe, non salverà nessuno e condannerà tutti, mentre la costruzione di un fronte comune, fondato sulla difesa della Costituzione, sul no al Premierato, all’Autonomia Differenziata e all’asservimento della Magistratura, apre la via a un accordo programmatico su pochi punti (Licenziamenti, Precarietà, Appalti, abolizione delle leggi di Renzi contro il Lavoro, Reddito di cittadinanza e salario minimo) e costituisce un possibile e forte argine opposto alla svolta autoritaria e securitaria.
Esiste, ma non è insuperabile, lo scoglio della guerra. Va affrontato in modo intellettualmente onesto, partendo dalla illegale sostituzione dell’ONU con la NATO e da un’Europa nata per essere “casa comune” e garanzia di Pace e diventata braccio armato di tutti i guerrafondai.
Non si tratta di parole, ma di un percorso urgente concreto. Le nuove “leggi fascistissime” sono alle porte: Autonomia differenziata, Premierato, anni di galera per chi protesta. Tempo un anno e saremo la fotocopia della Turchia erdogàniana e dell’Ungheria orbàniana. Quando accadrà, sarà tardi per trovare una via d’uscita e a pagare saranno purtroppo i nostri figli e nipoti.
Se vogliamo evitarlo, rivediamoci e riprendiamo il promettente lavoro iniziato prima delle elezioni europee. Facciamolo presto, perché ormai non solo ci manca il tempo, ma cominciano purtroppo a mancare anche le forze e le risorse umane!

RCA – Rete Costituzione e Antifascismo

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Sono tra coloro che chiedono di attestarsi anzitutto a difesa della Costituzione, minacciata da due proposte pericolosissime per la nostra democrazia: Premierato e Autonomia. La difesa sarebbe più forte se le opposizioni giungessero a una discussione seria sul tema della guerra. Una discussione necessaria, se si vuole evitare che Pierino ci chieda come mettiamo insieme Costituzione e guerra (sul campo o per procura cambia poco).
Su tutti gli altri serissimi problemi, lavoro in testa, è naturale che occorrerebbe fermarsi, ma c’è un dato di fatto innegabile che renderebbe vana la fatica: se si perde la partita su Premierato e Autonomia, anche il resto è perduto. O si ferma sul nascere il tentativo di stravolgere la Costituzione o sarà completamente inutile ogni sforzo per salvarci dalla barbarie che avanza a passi da gigante.
Molti pensano – così purtroppo ci dice la maggior parte degli storici – che il fascismo, quello storico, sia passato semplicemente con la violenza: olio di ricino, manganelli e antifascisti uccisi. Insomma, una rivoluzione. Persino Renzo De Felice immaginò un duce nato rivoluzionario. Questo aiuta chi sostiene che una cosa del genere oggi non sia possibile. In realtà non andò così. Basterebbe avere l’occhio attento ai documenti e alla stampa dell’epoca per capirlo. Non ci fu nessuna rivoluzione e dopo Matteotti i fascisti si squagliarono come neve al sole e il regime si affermò perché – proprio come oggi – aveva una forte maggioranza in Parlamento e bastarono poche leggi – quelle “fascistissime” – a ribaltare la situazione.
Di questo oggi ha bisogno il governo, di due leggi tra virgolette “fascistissime”; e sta per ottenerle: l’Autonomia e il Premierato. La paura e la rassegnazione che sono nella natura umana, faranno il resto. Diamogli quello che vuole e il gioco sarà fatto. Tanti, anche tra noi, saranno costretti a fare i conti con la sicurezza delle famiglie e le proprie debolezze. Diamo le due leggi a questo governo e avremo poi a che fare con tutte le tare di un Paese che non ha mai avuto la sua rivoluzione nazionale ed è nato dal trasformismo, dagli accordi di palazzo, dalla compravendita dei voti.
A volte ce ne dimentichiamo, ma il Ministro degli Interni dei Borbone prima coprì le spalle a Garibaldi con una Guardia Nazionale di camorristi e poi divenne deputato nel primo Parlamento del Regno d’Italia; Depretis ebbe a dire chiaramente che il consenso di un deputato costava più o meno una licenza per uno spaccio di Sale e Tabacchi in un paesino del suo collegio; Crispi, mazziniano, divenne un servo della monarchia e si potrebbe andare avanti così per ore.
La guerra, poi. Noi non ne parliamo, ma altri lo fanno. Monti, che di cose che non sappiamo ne conosce tante, due giorni fa, travestito da storico, ha tenuto una sua particolare lezione. La nostra unità nazionale – ha detto – ha richiesto che si versasse del sangue. Ora bisogna che il sangue sia versato per l’unità europea. La Costituzione? Quella gliela sta togliendo dai piedi il governo.
Fermiamoli, se possibile, impediamo questo scempio e ricordiamo due verità che dovremmo avere ben presenti. Una terribile: socialismo o barbarie. L’altra, che mostra una luce, ce la insegnò Marcuse: la sola speranza che abbiamo viene dai disperati. È a loro che dobbiamo saper parlare, ai disperati che il pensiero unico produce in serie, ma hanno testa e cuore e sentono crescere una disumana sofferenza. I disperati non sono sordi e ascoltano, ma è importate sapere cosa dirgli e come parlargli.

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