Legge dopo legge, decreto dopo decreto, un popolo che ha avuto nella sua storia Verri e Beccaria va a lezione di democrazia dai “pericolosi clandestini che trova normale chiudere in un campo di concentramento a Lampedusa, in nome evidentemente dell’accoglienza e di una storia d’emigrazione che al mondo probabilmente non ha pari.
Legge dopo legge, decreto dopo decreto, facendo il tiro a segno sui diritti, ci comincia ad apparire del tutto naturale che qualcuno neghi ai musulmani il diritto di pregare. E continuiamo a crederci un popolo liberale che si muove nel solco della storia e della tradizione che risale a Cavour: “libera chiesa in libero Stato“.
Legge dopo legge, decreto dopo decreto, figli della “patria del diritto” e della civiltà giuridica romana“, eredi di Cicerone e Cesare, teniamo in piedi Tribunali e Corti d’Appello, vantiamo in Cassazione il fior fiore dei giudici, ma sputiamo sulle loro sentenze e, in nome d’un rinnovato Medio Evo, ci neghiamo il diritto di morire con la dignità, che pure riconosciamo ai nostri cani.
Legge dopo legge, decreto dopo decreto – fingiamo d’ignorarlo ma lo sappiamo bene – sono anni ormai che da noi per taluni reati non c’è bisogna di chiedere documenti: hanno tutti una patria e, ovviamente, sono tutti clandestini. Il rapimento d’un bambino è Rom, lo spaccio della droga, ci su può giurare è sempre e certamente Senegalese, lo sfruttamento della prostituzione è per vocazione Albanese e la violenza sessuale è rigorosamente Rumena.
Se a Guidonia, però, una folla inferociata minaccia il linciaggio, se a Nettuno tre figli nostri danno fuoco a un indiano e, solidali e spavaldi, gli amici se la ridono, tanto si sa, è solo un marocchino, se tutto questo accade, non si sono dubbi: il reato è italiano, si chiama razzismo e se volete trovare i mandanti morali, non perdete tempo: cercate in Parlamento. |
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