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Posts Tagged ‘Depretis’


Sono tra coloro che chiedono di attestarsi anzitutto a difesa della Costituzione, minacciata da due proposte pericolosissime per la nostra democrazia: Premierato e Autonomia. La difesa sarebbe più forte se le opposizioni giungessero a una discussione seria sul tema della guerra. Una discussione necessaria, se si vuole evitare che Pierino ci chieda come mettiamo insieme Costituzione e guerra (sul campo o per procura cambia poco).
Su tutti gli altri serissimi problemi, lavoro in testa, è naturale che occorrerebbe fermarsi, ma c’è un dato di fatto innegabile che renderebbe vana la fatica: se si perde la partita su Premierato e Autonomia, anche il resto è perduto. O si ferma sul nascere il tentativo di stravolgere la Costituzione o sarà completamente inutile ogni sforzo per salvarci dalla barbarie che avanza a passi da gigante.
Molti pensano – così purtroppo ci dice la maggior parte degli storici – che il fascismo, quello storico, sia passato semplicemente con la violenza: olio di ricino, manganelli e antifascisti uccisi. Insomma, una rivoluzione. Persino Renzo De Felice immaginò un duce nato rivoluzionario. Questo aiuta chi sostiene che una cosa del genere oggi non sia possibile. In realtà non andò così. Basterebbe avere l’occhio attento ai documenti e alla stampa dell’epoca per capirlo. Non ci fu nessuna rivoluzione e dopo Matteotti i fascisti si squagliarono come neve al sole e il regime si affermò perché – proprio come oggi – aveva una forte maggioranza in Parlamento e bastarono poche leggi – quelle “fascistissime” – a ribaltare la situazione.
Di questo oggi ha bisogno il governo, di due leggi tra virgolette “fascistissime”; e sta per ottenerle: l’Autonomia e il Premierato. La paura e la rassegnazione che sono nella natura umana, faranno il resto. Diamogli quello che vuole e il gioco sarà fatto. Tanti, anche tra noi, saranno costretti a fare i conti con la sicurezza delle famiglie e le proprie debolezze. Diamo le due leggi a questo governo e avremo poi a che fare con tutte le tare di un Paese che non ha mai avuto la sua rivoluzione nazionale ed è nato dal trasformismo, dagli accordi di palazzo, dalla compravendita dei voti.
A volte ce ne dimentichiamo, ma il Ministro degli Interni dei Borbone prima coprì le spalle a Garibaldi con una Guardia Nazionale di camorristi e poi divenne deputato nel primo Parlamento del Regno d’Italia; Depretis ebbe a dire chiaramente che il consenso di un deputato costava più o meno una licenza per uno spaccio di Sale e Tabacchi in un paesino del suo collegio; Crispi, mazziniano, divenne un servo della monarchia e si potrebbe andare avanti così per ore.
La guerra, poi. Noi non ne parliamo, ma altri lo fanno. Monti, che di cose che non sappiamo ne conosce tante, due giorni fa, travestito da storico, ha tenuto una sua particolare lezione. La nostra unità nazionale – ha detto – ha richiesto che si versasse del sangue. Ora bisogna che il sangue sia versato per l’unità europea. La Costituzione? Quella gliela sta togliendo dai piedi il governo.
Fermiamoli, se possibile, impediamo questo scempio e ricordiamo due verità che dovremmo avere ben presenti. Una terribile: socialismo o barbarie. L’altra, che mostra una luce, ce la insegnò Marcuse: la sola speranza che abbiamo viene dai disperati. È a loro che dobbiamo saper parlare, ai disperati che il pensiero unico produce in serie, ma hanno testa e cuore e sentono crescere una disumana sofferenza. I disperati non sono sordi e ascoltano, ma è importate sapere cosa dirgli e come parlargli.

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