Ecco, nelle parole della mia amica Marcella Raiola, l’Italia ipocrita dei benpensanti, che condanna scandalizzata i “violenti” e assolve i violentatori:
«Ora, dunque, i giudici non solo pretendono, a quanto leggo, di stabilire quanto il comportamento della vittima abbia “giustificato” lo stupro, ma anche di fissare e riscontrare oggettivamente una fenomenologia stereotipata e standardizzata della reazione all’atroce offesa: senso di sporco, grida avvertibili da almeno 500 metri, pianto dirotto e via imponendo, azzerando la personalità delle singole donne, negandone l’individualità, la storia personale, il carattere, il grado di sensibilità; facendoci, insomma, “tutte uguali”, come prescritto dalla peggiore istanza e formula del maschilismo più brutale.
Capisco che la legge abbia bisogno di contrassegni e di evidenze, per mandare in galera qualcuno, anche se mi pare che solo per i casi di stupro venga tirata fuori e applicata tutta la più cavillosa e garantista casistica di giudizio, in un paese dove solitamente la giustizia fa acqua da tutte le parti e va in prescrizione di tutto, ma giudico quest’altra incredibile sentenza come uno stupro giudiziario a tutte noi e alla dettagliata, stratificata narrazione delle violenze patite, alla riflessione, cioè, sul vissuto violento, che ha spesso individuato nella rimozione e nell’ostentazione ostinata e fiera di autocontrollo alcune delle forme del rigetto di un atto devastante, e di recupero del sé perduto. Il bipede che l’ha fatta franca ha violentato una donna già vittima di abuso da parte del padre, il che imponeva ai giudici ben altro percorso ricostruttivo e analitico. Auguro a chi ha fatto della legge la copertura “civile” della peggiore sopraffazione di incorrere nello stesso giudizio e di sperimentare sulla propria pelle la perversione del diritto».
Uno stupro dovrebbe essere uno stupro e basta! Ma siamo in una epoca di generale cialtroneria.
D’altronde un giudice, sempre al NORDE, ha assolto, con la scusa del problema della libertà di coscienza: come se la cosceinza fosse un dato reale ed oggettivo, una farmacista che si era rifiutata di fornire la pillola del giorno dopo, che è anticoncezionale e non abortiva, negando così la applicazione regolare ed obbligatoria di una legge dello Stato. Più cialtroneria di così!
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