Entri in clinica un po’ preoccupato. L’età – 78 anni – non è tranquillizzante ed è il terzo intervento serio in meno di un anno. La clinica è come una prigione invisibile: tre quarti d’ora per una visita. All’ultimo momento senti che avresti bisogno di un istante d’intimità per abbracciare la compagna di una vita e affidarle un saluto per nostro figlio che è tutta la nostra vita e dirle ciò che hai pensato di notte, tirando le somme. Abbiamo tutto in comune, i ricordi anzitutto, ma anche i tre soldi che ti servirebbero nel caso che… Se in banca dovessero tirarla per le lunghe, meglio che sappia tutto per bene. Il poco che ho è tuo. Penserai poi tu a mettere assieme i nostri poveri risparmi per il ragazzo il giorno che verrà… Il resto lo sai e non occorre che te lo dica, perché sono un guerriero, non un robot e finisce che mi commuovo.
Ti mandano via, ma non sono solo. Tra i sofferenti la solidarietà nasce subito e l’animo si solleva. Che fai? mi chiede mentre scrivo un muratore, che si rivela compagno di quelli veri. Mi occupo di Storia. Si accosta così l’altro compagno di stanza, desideroso di parlare. Racconto, metto assieme storie lontane e la nostra storia. Si ferma anche qualche infermiera e si forma una piccola comunità e quando si fa sera ti accorgi che il giorno più difficile, quello dell’attesa, se n’è andato veloce e a domani abbiamo pensato solo per qualche momento.
L’intervento non è stato facile, la seconda notte è stata difficile, pareva che l’alba non dovesse spuntare, ma non sei stato solo. Due, tre volte, a turno ci siamo chiesti come andavano le cose e se occorreva un aiuto. Attente e umane sono state le infermiere, pronte ad aiutarci. Io sono diventato il professore, ma ancora una volta c’è stato uno scambio e ho imparato tante cose delle condizioni di lavoro in una clinica.
Nunc est bibendo, nunc pulsando pede… E’ il momento di bere e di ballare, mi sono detto. Tra fasce, cerotti e garza insanguinata, s’è vista una grande carica di umanità ed è diventato chiaro quale abisso oggi separi chi governa da chi è governato.
Non so quando accadrà – e certo non lo vedrò – ma abbiamo tutto ciò che serve per riprenderci quello che ci stanno togliendo.
Torno a casa con mia moglie. Bene non va e sarà quel che sarà, ma mi conforta l’idea che non tutto è perduto.
Il terzo intervento in meno di un anno
17/04/2024 di giuseppearagno
Caro Geppino, ancora una volta sei riuscito a rendere con grande maestria una situazione umana che in tanti abbiamo vissuto – direttamente o indirettamente – e chi non l’ha (per sua fortuna!) ancora vissuta prima o poi (purtroppo per lui!) la vivrà… E’ molto riuscire a ricavare da momenti di dolore questi squarci di umana solidarietà, che è l’unico vero antitodo (mi veniva da dire farmaco) alla sofferenza!… Sono contento per te che ci sia riuscito e ti auguro una pronta e piena guarigione.
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Grazie di cuore per tutto, per gi auguri e le belle parole. Fanno bene.
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