Quest’anno a Napoli a celebrare le Quattro Giornate verrà Giorgio Napolitano, che all’epoca dell’insurrezione aveva altri impegni e non poté prendere parte alla lotta antifascista. Pochi anni dopo, secondo criteri inesplicabili adottati dal Pci, mise piede in Parlamento, dove ha vissuto tutt’intera la vita. Gli storici non avranno molto spazio, ma non sarà una grave perdita. In quanto a me, nessuno naturalmente ha pensato d’invitarmi, forse perché chi mi conosce sa bene che avrei declinato l’invito. Non amo la “memoria storica a scadenza fissa” e ritengo un oltraggio ai combattenti di quelle eroiche giornate di lotta la presenza di un uomo che sta lavorando per stravolgere la nostra Costituzione.
Il 27 non me ne starò a casa, però. Metterò da parte le carte d’archivio che ho raccolto sull’insurrezione, da cui emerge una realtà politica e sociale ben più articolata di quella che ci hanno raccontato accendendo i riflettori sugli “scugnizzi”, e me ne andrò allo “Zurzolo teatro live”. Va in scena “Radio Libertà”, un testo tratto dal mio ultimo libro sull’antifascismo e sarò lieto di trascorrere una serata tra gente che non frequenta i salotti buoni, non è fascista per tutto l’anno e antifascista in occasione di quelle commemorazioni in cui Bella Ciao si “porta” ancora “molto e non c’è nulla di più “radical chic” delle note di “Fischia il vento”. A 67 anni suonati, Il 27 farò il mio esordio come “uomo di teatro” e mia madre, attrice di buona qualità, amica e compagna di lavoro di Pupella Maggio, da qualche parte dell’universo sorriderà orgogliosa di questo ritardatario “figlio d’arte”. Prima di andarsene ha ascoltato tante di quelle volte i miei “racconti sovversivi” che conosce il testo meglio di me e sarebbe certamente affettuosa con i suoi giovani e valenti colleghi attori.
Il 27, lontano dai circuiti ufficiali e da gente come il nostro antifascistissimo presidente della Repubblica, andrà in scena la stupenda e terribile storia della famiglia Grossi e di una radio antifascista che, da Barcellona in fiamme sotto le bombe di Mussolini e Hitler, difese con le armi e con la controinformazione la dignità e la libertà di due popoli, quello spagnolo e quello italiano. Un esempio di antifascismo che pagò prezzi terribili a grandi ideali e nulla chiese in cambio, né retorica, né commemorazioni ufficiali in cui molto spesso incontri vecchi e nuovi fascisti. Carmine Cesare Grossi, la moglie Maria Olandese e il figlio Renato, combattente a Teruel, sono ormai morti, Aurelio, anch’egli giovanissimo combattente nella neve insanguinata di Teruel e la sorella Ada, la “voce” di “Radio Liberà”, vivono a Napoli, ultranovantenni, soli e dimenticati da una classe dirigente inetta e ingrata. L’antifascista Napolitano, non sa nemmeno che esistono. Senza di loro, però, la Repubblica di cui è Presidente non esisterebbe.
Agli amici veri, agli antifascisti che non sperano nulla da D’Alema e soci e non darebbero mai la mano a chi ha deciso di stravolgere la Costituzione, si offre l’occasione per una serata di teatro e storia, fuori dal giro delle cerimonie ufficiali. Gli attori, la direzione artistica e chi scrive vi aspettano il 27 settembre alle ore 21.30 presso Spazio ZTL – Zurzolo Teatro Live.
RADIO LIBERTÀ
drammaturgia di Alfredo Giraldi con la collaborazione e l’aiuto di Giuseppe Aragno
con Alfredo Giraldi, Luana Martucci
aiuto regia Pasquale Napolitano
regia Luana Martucci