La Francia non ha solo una forte e radicata tradizione nazionalista e la sua storia più o meno contemporanea non si spiega semplicemente col bonapartismo. Francese fu la rivoluzione da cui nacque il mondo moderno e francese fu Bonaparte che la imbrigliò. A Parigi i comunardi furono massacrati, ma la Comune fu figlia della città. Rivoluzione e reazione sono così intimamente legate tra loro che persino la struttura delle vie parigine, con i larghissimi e affascinanti boulevards, risponde alla necessità di agevolare gli spostamenti delle truppe e impedire la costruzione di barricate, in una città in cui, a partire del 1789, moti di popolo avevano ripetutamente causato il crollo di regimi autoritari.
Parigi, che in questi giorni abbiamo visto assediata dalla protesta, sente certamente pulsare nelle sue piazze un sentimento di destra forte e reazionario, ma gli assedianti sono per lo più «popolo» e Parigi è la capitale del «Paese delle rivoluzioni». Un Paese nel quale – sarà solo un caso? – hanno trovato scampo molti di quei rivoluzionari che qui da noi passano per terroristi.
Teniamoli a mente questi caratteri peculiari di un popolo quando appioppiamo etichette ai manifestanti. Tra loro ci sono certamente sovranisti o lepenisti, ma nelle piazze si trova di tutto e si parlano molti linguaggi politici. Non a caso ci vanno gli anarchici e quelli della «France Insoumise» e tutti hanno un nemico: la ferocia del capitale di cui Macron e i tecnocrati di Bruxelles sono allo stesso tempo servi sciocchi e paladini deliranti. Dal momento che nessuno lo dice, facciamolo noi: la Francia, nella sua stragrande maggioranza, ha già rifiutato apertamente e per le vie legali quei trattati che si stanno imponendo con la forza. Le piazze francesi, piaccia o no, sono oggi i soli e autentici «Parlamenti dei popoli». L’Unione europea delle banche è il nemico comune e la tempesta nasce, com’era prevedibile, dallo strapotere di quel capitale finanziario che ha una sola chiesa, quella liberista, un solo modello politico, il fascismo, e un solo modo per imporlo, la violenza che esplode nelle piazze francesi.
Qui da noi, in Italia, Salvini e compagni non sono meno feroci e ciechi di Macron. La sola differenza, purtroppo, riguarda il modo di affrontare il problema. Da noi non c’è una rivolta di popolo, le piazze non sono «parlamenti». Da noi c’è un proliferare di «fronti antifascisti» in cui si riciclano schiere di liberisti e tanti, probabilmente tutti coloro che hanno fatto scempio della costituzione e si sono d’un tratto scoperti «costituzionali».
Imbarcando liberisti, non si cambia il Paese e non si fermano onde nere. Purtroppo, noi siamo ancora l’Italia di Dante, la «serva Italia», la «nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!».
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Non donna di province, ma bordello!
Posted in Interventi e riflessioni, tagged 1789, Bonaparte, Dante, France Insoumise, Francia, Macron, Parigi, Salvini, serva Italia on 29/11/2018| Leave a Comment »
Non donna di province ma bordello!
Posted in Interventi e riflessioni, tagged Dante, Matteotti, Napoli, Renzi, serva Italia on 06/04/2016| 2 Comments »
Oggi Napoli è stata il laboratorio sperimentale del modello di regime che il capitale finanziario sta costruendo lentamente, ma inesorabilmente in tutta l’Europa.
Il presidente di un consiglio dei ministri il cui livello è stato sinora incarnato alla perfezione dalla signora Guidi, il massimo esponente di un governo moralmente illegittimo e politicamente delegittimato da una sentenza della Corte Costituzionale, è giunto in città senza sentire il dovere istituzionale di passare per il palazzo del Comune. Ci è venuto come un padrone si presenta nella tenuta di famiglia e scioglie i cani per badare comodamente ai suoi affari personali; come l’azionista di maggioranza va in azienda; come un boss mafioso, che riunisce la “famiglia” e mette le guardie armate a coprirgli le spalle.
C’è venuto in aperto dispregio del sindaco democraticamente eletto, del Consiglio Comunale e dei cittadini pacifici e inermi, trattati come ultras delle curve sugli stadi.
Non si vedeva dai tempi delle camicie nere: la polizia ha lasciato totalmente incustodite le piazze di spaccio, i vicoli degli affari illeciti e i palazzi della corruzione. La camorra oggi era in libera uscita. Per Renzi, squallida imitazione di un ras della bassa padana ai tempi di Matteotti, il pericolo è la democrazia. Contro il dissenso questa tragicomica parodia di Farinacci ha schierato il fior fiore dei questurini ed era onestamente difficile capire chi ci fosse dentro le divise sudaticce per il primo caldo e dietro gli scudi antisommossa: i custodi della legalità repubblicana che ci costano un occhio della testa, o guardie del corpo al servizio di interessi privati?
In questo maledetto Paese la gente è anni luce più avanti di chi la governa; la classe dirigente però non cambia, anzi peggiora ed è ferma agli eterni endecasillabi di Dante: Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province ma bordello!
Il filmato di “Identità Insorgenti” parla da solo: Ringrazio le giovani giornaliste per la passione civile e mi associo al loro bellissimo grido: Viva la democrazia!