Quando nella primavera scorsa scoppiò il caso della prof.ssa Rosa Maria dell’Aria, si era appena spenta l’eco della protesta per licenziamento in tronco di Lavinia Cassaro, maestra mandata a casa per un reato d’opinione; un caso in cui il disprezzo per la democrazia aveva messo assieme PD, Salvini e Cinque Stelle. Rosa Maria Dell’Aria fu sospesa per «non aver vigilato» su lavori di studenti che, com’era loro diritto ed è peraltro scientificamente giusto, avevano accostato i decreti sicurezza alle leggi fasciste. Il PD, che all’epoca recitava da guitto la parte dell’opposizione, levò flebili voci di protesta, ma non prese mai posizioni davvero decise. Temeva evidentemente che, approfondito il caso, anche i decreti del suo ministro «antifascista», Minniti, feroce protagonista degli accordi libici, incontrassero la condanna degli studenti.
Il 23 maggio 2019 Matteo Salvini, incontrata la docente, la prese in giro, dicendole che i tecnici stavano lavorando sulla sospensione del provvedimento disciplinare, ma il PD non sostenne la docente e non attaccò mai il governo, che non aveva alcuna intenzione do fare marcia indietro. Nel gioco delle parti tra forze politiche così vicine tra loro, da poter tranquillamente scambiarsi i ruoli di maggioranza e opposizione senza che nulla cambi, tennero un profilo basso; a parte il Manifesto, nemmeno la stampa che si proclama “libera e indipendente” aprì una campagna convinta sui rischi di autoritarismo che il Paese correva, chiunque governasse. Nulla si mosse poi nemmeno quando la professoressa Dell’Aria incontrò fiduciosa a Palazzo Madama le senatrici Liliana Segre ed Elena Cattaneo.
La prova che una scuola davvero repubblicana e costituzionale non interessa a nessuna delle forze politiche che si scambiano periodicamente i banchi dell’opposizione e della maggioranza è giunta puntuale in questi giorni, dopo che al governo della Lega «fascista» si è sostituito quello dell’«antifascista» PD, conservando però – guarda caso – il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il governo del cambiamento, infatti, non ha mosso un dito per sottrarre al suo amaro destino Rosa Maria Dell’Aria, antifascista e perseguitata politica e la cosa non meraviglia. In un Paese in cui i governi che si alternano sono altamente specializzati nella distruzione della scuola come presidio insostituibile delle democrazia le cose non possono che andare così. Non a caso, i partiti che mettono quotidianamente in scena la pantomina della battaglia tra fascismo e antifascismo, hanno fatto e fanno a gara nel colpire la scuola e hanno provocato la crisi della libertà di insegnare e di imparare, come dimostra senza ombra di dubbio un libro appena pubblicato dalla Castelvecchi, intitolato Le mani sulla scuola.
Noi di Potere al Popolo, ascoltiamo con crescente sconcerto ministri della Repubblica che, con incredibile faccia tosta, mentre si dichiarano impotenti, quando si tratta di aperta violazione di diritti e di questioni gravissime di democrazia nei posti di lavoro e nella scuola, esercitano il loro potere con estrema durezza, quando occorre mettere mano alla repressione. Lo dimostrano il caso di Lavinia Cassaro, maestra licenziata in tronco per avere difeso la democrazia pericolante, quello della nostra eroica Nicoletta Dosio, incarcerata a 74 anni, rea di aver partecipato a un blocco stradale e quello di Rosa Maria Dell’Uva colpevole di aver fatto il suo dovere di docente.
Noi non siamo così ingenui da abboccare all’amo di una narrazione che ci parla di un incombente fascismo. Noi stiamo ai fatti, che non ci parlano di un fascismo imminente, ma una democrazia calpestata da un autoritarismo, che permea di sé le destre e il PD corresponsabili della tragedia in cui versa il Paese. Contro questo autoritarismo lottiamo e lotteremo, perché sappiamo bene quale prezzo ci tocca pagare ai governi dei sedicenti «antifascisti» in termini di lavoro, sanità, formazione e giustizia sociale e perciò gridiamo con forza: giù le mani dalla scuola! Riabilitate Rosa Maria dell’Aria.