Ci vorranno pazienza e curiosità, ma l’articolo non è banale e ci ho trovato alla fine mio nonno. Chi era? Io lo so, voi no…
L a Provincia Pavese
Giovanni Peroni l’industriale della birra da Vigevano a Roma
I cultori della tv in bianco e nero, ricorderanno il fortunato slogan pubblicitario, “Chiamami Peroni e sarò la tua birra”, affidato al fascino della berlinese Solvi Stubing. Ma la storia della famosa azienda italiana iniziò molto prima, a metà Ottocento, tra Galliate, nel Novarese, e Vigevano, città d’adozione di Francesco Peroni che vi trasferì la famiglia nel 1846. Nella città ducale, due anni più tardi, nacque il figlio Giovanni, continuatore, con il fratello Cesare, dell’opera del padre e di cui ricorre in questi giorni il centenario della morte, avvenuta a Roma. Fu proprio nella Città Eterna, non ancora capitale d’Italia, che Peroni impiantò una seconda fabbrica di birra, oltre a quella già esistente a Vigevano (il primo documento che attesta la presenza dei Peroni in Lomellina è una “Tabella generale degli abitanti del Comune di Vigevano”, del 1846, che definisce Francesco “fabbricante di birra”, con residenza in contrada Rocca Nuova).
Gente di umili origini, i Peroni: il padre di Francesco, Giovanni Battista, era un pastaio (o anche “pastaro” e “pasticiaro”, annota Daniela Brignone nel suo libro sui 150 anni della Birra Peroni: vedi articolo a fianco), che ebbe otto figli dalla prima moglie e sette dalla seconda, Giuseppa Bignoli, sposata dopo la morte della prima: di questi, Francesco era il quinto. Umili, ma il trasferimento a Vigevano – e una minore propensione a mettere al mondo figli – garantì alla famiglia una certa agiatezza e larghezza di mezzi, se a Francesco fu possibile aprire una fabbrica e far studiare gli eredi: con la laurea in ingegneria conseguita da Giovanni. Forse fu proprio il successo negli studi – o anche quello – a far emergere Giovanni come la figura più adatta per ampliare l’attività a Roma: salto non di poco conto, anzi una vera e propria sfida nella quale il giovane Peroni riuscì benissimo. Il primo stabilimento fu avviato nel 1864; quindi, dopo la fusione con la Società romana per la fabbricazione del ghiaccio e della neve artificiale, la sede venne trasferita nei pressi di Porta Pia (teatro della famosa breccia aperta dai bersaglieri di La Marmora nel settembre 1870), dove ancora oggi ne sono visibili i resti. Fino al 1907 la produzione era concentrata nel sito compreso tra piazza Alessandria, via Mantova e via Bergamo, con annesso chalet-birreria di legno in stile liberty, per il consumo in loco della bionda bevanda (poi demolito nel 1912).
Intanto, il successo negli affari garantiva a Giovanni Peroni anche il gradimento della borghesia capitolina, consacrato dalle nozze con Giulia Aragno, figlia di uno dei proprietari del famoso e lussuoso Caffè Aragno di via del Corso, frequentato da deputati e ministri, ma anche da letterati e pittori, a lungo punto di riferimento della mondanità e della vita culturale romana (vivacizzata, ovviamente, dalla proclamazione a capitale nel 1870; il locale ha chiuso definitivamente nel 2014); Giulia era figlia di Giacomo Aragno; Giuseppe Aragno, socialista, già amico di Mussolini, dopo il delitto Matteotti manifestò apertamente la sua opposizione al fascismo, espatriando negli Stati Uniti. Nel gennaio 1922, la morte di Giovanni Peroni, che alle attività imprenditoriali condotte con indubbie capacità, aggiunse dall’ultimo decennio dell’Ottocento, alcune cariche pubbliche (divenne consigliere della Camera di commercio romana) e la presidenza di enti e istituzioni benefiche.
ROBERTO LODIGIANI1 Febbraio 2022
