Non lo dice nessuno, ma si sa: Cota è notoriamente abortista. Non si tratta di sfatare un mito e non c’entra nemmeno il Garibaldi frà massone, pirata e faccendiere dei sussidiari sfascisti su cui si forma la gioventù leghista. In discussione, se ma, c’è il modello “culturale” – si fa per dire – che Cota, Maroni e Goisis rappresentano al meglio. Lo ha ripetuto a lettere chiare persino Napolitano, che di solito, ama collocarsi “fuori della mischia”: la criminalità organizzata “meridionale” fa affari d’oro con le complici regioni del Nord. La “questione settentrionale” del Nord leghista, perciò, non passa certamente, come piacerebbe a Cota, l’ineffabile ex secessionista, per la “pillola abortiva”, ma un problema di aborto in casa leghista esiste certamente e riguarda la scelta di interrompere lo sviluppo di un popolo civile. In questo senso, non c’è pillola più abortiva della legge elettorale di Calderoli e, da Pontida a Lampedusa, la tragedia che incombe non sono gli immigrati che ci “islamizzano“, ma le leggi sull’immigrazione che ci imbarbariscono, la scuola e la ricerca sfasciate che sopprimono la ragione critica e fanno dell’egoismo individualista italiota la base “culturale” del fanatismo scatenato dalla Lega padana.
Saviano, che il Sillabo leghista metterebbe volentieri all’indice assieme al Corano, l’ha dimostrato senza possibilità di dubbio: il sistema economico “legale”, che il Carroccio si vanta di rappresentare, non sta a galla senza quello illegale. E qui la geografia politica non c’entra; non ci sono un Sud “mafioso” e un Nord “virtuoso“. Esistono cittadini onesti – e sono italiani – e ci sono delinquenti che non hanno patria e cittadinanza, ma riferimenti politici in ogni parte del Paese. Dal mondo dell’alta moda alle sempre più malconce fabbriche del nord-est, sono in tanti a smaltire, in accordo con le ecomafie, rifiuti a basso costo in barba alle norme sull’inquinamento. In quanto alla buffonata del sedicente “federalismo fiscale”, nessuno si fa illusioni: Cota non ha mai letto gli studi di Nitti sul bilancio dello Stato. Gli farebbe bene, ma a lui basta Bossi. Dopo cinquant’anni di cieca “piemontesizzazione”, dopo vent’anni di fascismo nato e prosperato soprattutto in terre padane, dopo il craxismo che, spiace dirlo, ebbe la sua culla nella patria di Turati, “marca padana” hanno anche berlusconismo e leghismo e, non bastasse, lo spostamento di risorse dal Sud al Nord è stato tale che solo una banda di incoscienti si lascerebbe tentare dall’impresa. Si dice, mentendo, che il Sud pesi sul Nord. Basterebbe saper contare fino a dieci e usare almeno un pallottoliere per capire che non è così. Il reddito del Nord – il dato è del 2003 e oggi sarebbe ulteriormente sbilanciato – ammonta al 53 % del totale nazionale mentre al Sud è solo il 26.3 %, e non è tutto. Il 54.3 % del reddito da lavoro dipendente – vale a dire salari, stipendi, pensioni, ammortizzatori sociali e compagnia cantante – un settore in cui l’evasione è pari a zero in tutto il Paese – si colloca al Nord, mentre il sud non giunge al 25 %. La metà. Ciò significa, ad esempio, che per ogni pensione pagata al Sud, la previdenza ne paga due al Nord. In quanto ai redditi da capitale, le percentuali sono del 57,3 % al Nord e del 21,4 % al Sud. Anche qui, il doppio o la metà, a secondo dei punti di vista. Un dato per certi versi sconvolgente. Se fosse vero, ma è molto improbabile, che nel Piemonte di Cota l’evasione Irap supera di poco il 30,53 %, appare chiaro: anche se l’evasione calabrese fosse totale, il Piemonte di Cota sottrarrebbe molto più che la Calabria. Rimane il sommerso, la terra senza nome in cui miseria del Sud e ricchezza del Nord si incontrano fatalmente sul terreno degli affari sporchi. Bene, solo tre anni fa i dati relativi al lavoro nero o irregolare vedevano al primo posto assoluto con l’88,1 % la provincia di Bolzano. A livello regionale, il Piemonte di Cota col 64,4 % era di poco più virtuoso della Calabria, ma registrava dati negativi rispetto a tutte le altre aree del Mezzogiorno.
In questo quadro, non ci sono dubbi, Cota, Maroni e Calderoli sostengono il più pericoloso e immorale degli aborti: quello che nega la vita alla solidarietà. Mettano in campo, se li hanno, i minacciati 400.000 fucili, gli sfascisti in verde, ma ricordino: giocando coi numeri e le armi, Benito Mussolini mise in campo otto milioni di baionette. Non salvarono il Paese dalla disgregazione e non gli evitarono Piazzale Loreto.
Posts Tagged ‘Piemonte’
L’aborto che Cota difende
Posted in Interventi e riflessioni, tagged baionette, Calabria, Carderoli, Corano, Cota, evasione, ex secessionista, fascismo, fucili, Goisis, Lampedusa, Lega Padana, Leghismo, Maroni, Mussolini, Napolitano, Nord, Piazzale Loreto, Piemonte, pillola abortiva, Pontida, Saviano, Sillabo, sommerso, Sud, Turati on 11/04/2010| Leave a Comment »