Anche se non ci sono pance di manifestanti calpestate, una polizia che applaude per cinque lunghi minuti tre pregiudicati, condannati per omicidio, ma regolarmente in servizio è un grave problema di ordine pubblico. Di buono c’è che sono senza casco e perciò non occorre indagare e cercare nomi. I poliziotti presenti sono tutti perfettamente riconoscibili e pare davvero difficile continuare a chiamarli “tutori dell’ordine”.
Che farà ora Pansa, il capo della polizia che ci costa fior di quattrini? Domani li convocherà nel suo ufficio, farà l’appello e li chiamerà cretini uno a uno? Pensa davvero che un Paese civile possa permettersi un corpo di polizia composto da “cretini”? Renzi, Alfano, Napolitano e compagni pensano davvero di poter tirare ancora la corda, e risolvere i problemi dei lavoratori, disoccupati, precari, pensionati, giovani ai quali il malgoverno e la corruzione hanno rubato il futuro, ignorando le sentenze della Corte Costituzionale, imponendo governi che tradiscono il mandato popolare e l’esito delle elezioni? Davvero pensano di poter affrontare i gravissimi problemi del Paese mettendo in piazza bande di “cretini” armati, che pretendono di poterci impunemente ammazzare?
Se è così, sbagliano e sarà meglio dirlo chiaro: la resistenza all’oppressione è un diritto riconosciuto ai popoli sin dai tempi della rivoluzione francese e, in quanto alla polizia, se è vero che “la garanzia dei diritti dell’uomo e del cittadino ha bisogno di una forza pubblica”, è altrettanto vero che “questa forza è istituita per il vantaggio di tutti e non per l’utilità particolare di coloro ai quali essa è affidata”.
Non è un’affermazione bolscevica, ma un principio della “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” e, di conseguenza, una trave portante del pensiero politico borghese: “Quando il governo viola i diritti del popolo, l’insurrezione è per il popolo e per ogni frazione del popolo, il più sacro e il più imprescindibile dovere”.