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Posts Tagged ‘Marco nonno’

divorzio-siDell’aspirante sindaco Lettieri, non si conoscono bene le opinioni politiche. Si colloca più o meno a destra, ma rispetto ai politici ha sempre vantato soprattutto l’amicizia con Cosentino ‘o ‘mericano, passato da sottosegretario con il pregiudicato Berlusconi a detenuto per camorra.

La cultura politica di Marco Nonno, sostenitore e amico dell’amico d’o ‘mericano, è nota, perché quando può, se ne vanta:  si è formato alla più coerente scuola di neofascismo attiva nella storia della Repubblica, il Movimento Sociale Italiano. Quello al quale forse si ispira oggi Renzi col suo vagheggiato Partito della Nazione. Chi non ci crede, faccia un rapido controllo, Wikipedia non lascia spazio a dubbi: «Il Movimento Sociale Italiano (MSI) fu fondato il 26 dicembre 1946 da reduci della Repubblica Sociale Italiana,  come Giorgio Almirante e Pino Romualdi, ed ex esponenti del regime fascista, come Artuto Michelini e Biagio Pace».

Dopo la conferenza stampa odierna sulla democrazia violata, qualcuno forse si meraviglierà, ma la storia è anche questo e ci sono personaggi dell’attuale vita politica – se di politica si può parlare – che spiegano meglio di  un saggio storico le origini della crisi del nostro sistema politico. Quando Nonno dice MSI, si riferisce a Rodolfo Graziani, il generale fascista e criminale di guerra che comandò l’esercito della Repubblica Sociale. I «repubblichini», sì, proprio loro. I famigerati «repubblichini». Si riferisce – e diventa più chiaro – a un partito politico che non ha preso parte ai lavori della Costituente, contestava la Costituzione Repubblicana, non rinnegava il fascismo e andò incontro in pochi anni a una serie di arresti per ricostituzione del partito di Mussolini.

Queste le radici.

L’approdo, poi,  dimostra, la bontà della scuola. Nonno è vicino a Casa Pound e l’anno scorso, a Pianura, il suo feudo, com’era Cremona per il ras Farinacci, si è dato molto da fare in occasione dell’inaugurazione di una targa storica con le parole del discorso del Duce pronunciato in occasione della fondazione dell’Impero, nel maggio del 1936. Le parole, per i passanti distratti, sono le seguenti e chiunque può leggerle sulla targa:

«Il popolo italiano ha creato col suo sangue l’impero. Lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi. In questa certezza suprema, levate in alto, o legionari, le insegne, il ferro e i cuori, a salutare, dopo quindici secoli, la riapparizione dell’impero sui colli fatali di Roma. Ne sarete voi degni? Questo grido è come un giuramento sacro, che vi impegna dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini, per la vita e per la morte».

Per carità, si può ben capire perché gente con questa storia si infastidisca per il controllo popolare che incontra attorno ai seggi. Voler spacciare, però, una storica idiosincrasia per una impossibile passione democratica, è molto peggio che una volgare barzelletta: è una pericolosa sceneggiata. L’ultima.

Poche ore ancora, poi si torna al vecchio copione: Nonno sognerà di nuovo Almirante, Rauti, l’impero e la Repubblica di Salò. Lettieri si pentirà delle sue amicizie. Per fortuna di Napoli, però, sarà tardi.

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