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Posts Tagged ‘Hollande’

DSC2838«Notte in piedi». Così si chiama il movimento cittadino nato in Francia a fine marzo, in seguito alla prima manifestazione di protesta contro la sedicente «nuova» legge sul lavoro francese.

Come tutti ormai ben sanno, le «nuove» leggi sono antichi intrugli liberisti che fanno molto bene ai padroni e molto, molto male ai lavoratori. Prima a Parigi, poi in numerose città della Francia, sono scoppiati violenti scontri, ma la feccia borghese ha dato il meglio di sé, affermando che la lotta di classe è finita. Parola di Marchionne. Il cane più addestrato dei padroni vive ormai su un altro pianeta. Cecità, direbbe Saramago.

Io, che a Parigi qualche amico ce l’ho, so di violentissimi scontri, di una forte risposta di popolo all’ennesimo tentativo di cancellare diritti e di una violentissima reazione preventiva governativa. Lo so, ma non entro nel merito. Per una volta i fatti parlano da soli e ripetono in modo lucido e ordinato cose che tutti sappiamo:

1) I «terroristi» uccidono al Bataclan :
2) Si scatena la caccia ai diritti.
3) Il «socialista» Hollande non chiede ai francesi se hanno più paura di stupidi killer che lo lasciano vivo anche quando va in motorino a trovare l’amante, o del suo governo assassino e dei suoi massacri libici e siriani. No. Decide di «proteggere i francesi» e per farlo… sospende le libertà democratiche!
4) Gli Hyxos, con eccezionale tempismo, tornano nel nulla da cui erano venuti e si scopre che il governo della legalité e liberté, fucilate al Bataclan, aveva già pronta una legge che spara a palle incatenate sulla egalité.

Senza il Bataclan, non sarebbe stato facile fare i conti con lavoratori e studenti, ma protestare ora non si può, perché Hollande difende la Repubblique dai complici venuti dal nulla. Altro che Bataclan: è un liberticidio, un genocidio dei diritti, una macchina del tempo che riporta a un tempo di orrori dimenticati. Siamo tornati all’Europa com’era prima della Bastiglia. Notte in piedi nella buia notte fonda.

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67899_267973096666457_1843914851_nDopo l’atto eroico di Holland, che prima è scappato come una lepre da uno stadio parigino, poi, quando si è sentito al sicuro, ha dichiarato la guerra santa che altri combatteranno, in Italia tutti sono francesi, gli interventisti la fanno da padroni e non si capisce più nulla.
Ieri la polizia mi ha bloccato a cento metri dal casello della tangenziale. Nessuna spiegazione, nessun preavviso. Una paletta muta e prepotente e uno stop perentorio alla mia libertà. Mi sono trovato così capofila di una sequela di auto, fermate una dopo l’altra senza uno straccio di spiegazione. Avrei potuto avere mille importanti ragioni per correre da qualche parte: un appuntamento decisivo cui non mancare, la madre che spirava, un aereo che non mi avrebbe aspettato, ma non contavo nulla. Dovevo restare fermo e non muovermi, senza andare avanti, né indietro. Inchiodato da un caporale che si sentiva generale e sapeva di avere dalla sua la legalità fascista che regola ormai i rapporti tra cittadini e potere in questo tempo di droni assassini, che producono morti, partigiani e pennivendoli interventisti.
Quando ho perso la pazienza, sono uscito dall’auto e ho investito il generale sconcertato:
“Lo so perché siamo qui, non ci vuole molto a capirlo. La mia vita e i miei diritti lei li ha sospesi, per dare via libera a qualche nobiluomo nascosto in un’auto blu!”.
Nemmeno il tempo di replicare e l’aspirante generale si è irrigidito, salutando militarmente un corteo di auto blu scortate. E’ passato così Mattarella, protetto da un esercito di agenti. Anche lui, come Hollande, non vuol rischiare fucilate e si lascia aperte attorno le vie di fuga. A noi, comuni mortali, tocca sopportare lui e i pennivendoli di regime, che finora hanno fatto più morti degli uomini bomba, uccidendo per primi a sangue freddo i diritti costituzionali, la libertà di stampa e buona parte dei principi e dei valori che sono alla base della repubblica.

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11750646_687689554671044_4344380400470389329_nGrazie di cuore ai compagni dell’Ex OPG occupato Je so pazzo”. Grazie per la loro lucidità, per l’onestà intellettuale, la rara capacità di tenere i piedi per terra e seguire i difficili fili che legano tra loro presente passato. Mi hanno risparmiato la fatica di un’analisi impopolare e complicata e non posso che essergliene grato, perché non è il mio miglior momento e certe notti lasciano il segno. E’ vero, si. Nazisti. Ieri come oggi. Dietro Schäuble e soci ci sono persino le imprese che vendevano i gas e i materiali per i “camini”…
Stanotte venivano in mente la ferocia di Versailles, Monaco, le vergogne precedenti e le tragedie successive. La “Grande Germania”, un nuovo Reich, senza Hitler, ma con gli stessi fondamenti ideologici. Abbiamo assistito al funerale di una grande idea di progresso e di civiltà, abbiamo visto il Manifesto di Ventotene condannato al rogo da una nuova, terribile Inquisizione. Io ho visto morire definitivamente Antonio Ottaviano, antifascista, federalista, uno dei fondatori dell’ «Europa Unita», imputato davanti al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato e infine combattente delle Quattro Giornate di Napoli contro una Germania perennemente nazista. Tutto questo è accaduto, senza che nessuno scendesse in piazza per manifestare la rabbia, il dolore il disprezzo.
Tuttavia, non occorre disperare. Non è importante se Tsipras sembri sconfitto. Rappresenta la sfida di una sinistra nuova che pone problemi enormi al “pensiero unico” e merita il massimo sostegno. Organizziamoci, facciamolo presto e facciamolo bene. Prepariamoci a lottare. Ci servirà. Siamo di fronte a una tragedia immane ed è solo l’inizio. Ma c’è una luce in fondo al tunnell.

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Scusate se insistiamo, ma questa storia ci sta facendo fare capa e muro! cioè ma ci rendiamo conto di quello che è successo stanotte? ci rendiamo conto di quello che hanno fatto i padroni tedeschi e gli euroburocrati alla Grecia? noi odiamo le semplificazioni, ma quest’immagine dice la pura verità!
quell’Unione Europea di libertà e diritti di cui ci hanno parlato a scuola, nelle tv etc, ha apertamente mostrato la sua vera natura di dittatura di classe! questi se ne fottono di qualsiasi tipo di democrazia, persino delle procedure minime, hanno un pensiero liberista-totalitario, credono in razze superiori e inferiori, hanno fatto manovre per un vero colpo di stato… è talmente evidente che lo dicono tutti i giornali, persino quelli borghesi e americani!
oggi Joseph Halevi, un economista di sinistra che non è certo acritico sostenitore di Syriza, parla apertamente di “waterboarding”, una forma di tortura consistente nell’immobilizzare un individuo e soffocarlo con l’acqua… Halevi scrive: “Mi chiedo quanti si rendono conto di ciò che hanno fatto fisicamente e psicologicamente a Tsipras nelle ultime 30 ore […] Gli hanno fatto un pre-waterboarding di alcune ore con Hollande, che avrebbe dovuto proteggerlo, che lo minacciava, passando dopo ad un waterboarding di una quindicina di ore. Lui solo con tutti gli altri contro. Letteralmente un boxeur che ad ondate si vede arrivare addosso prima due pugili infami, poi altri 16 per 17 ore di seguito…”
quanto successo stanotte dimostra che il livello dello scontro è altissimo, che per la prima volta dagli anni ’70 i padroni d’Europa sono stati toccati sul vivo, e hanno reagito con tutta la loro infame forza, cercando di spezzare ogni movimento anti-austerity, ogni nuovo internazionalismo. hanno tagliato la liquidità – ma sapete che significa per una famiglia greca? -, hanno paventato la guerra civile, che avrebbero potuto scatenare grazie ai traditori dei partiti della borghesia ellenica, da bravi mafiosi, come bene ha detto Pablo Iglesias di Podemos, hanno fatto letteralmente cacare sotto Tsipras, che purtroppo non se l’è sentita – perché a certi livelli ci vuole anche la pazzia! – di rompere e saltare verso l’ignoto… quell’ignoto per cui noi che ci sentiamo rivoluzionari saremmo pronti a dare tutto, ma che forse il popolo non è ancora pronto a sostenere… chissà.
di certo da oggi nulla sarà più lo stesso. da oggi bisogna mettersi bene in testa che la politica non è uno scherzo, che non è un hobby o un commento su facebook. questi sono assassini, e come tali – con il loro stesso livello di cattiveria e di organizzazione – vanno combattuti.
comunque oggi ad Atene si manifesta. speriamo con tutto il cuore di essere sorpresi ancora una volta dal popolo greco, speriamo che vinca l’ignoto! perché, come diceva Brecht, questa casa sta bruciando, e qualsiasi fuori è preferibile al dentro!

PS: quando diciamo che su quest’Europa c’è l’ombra nazista non scherziamo affatto! un anno fa iniziammo un’accurata ricerca, doveva essere il seguito di “Dove sono i nostri” (il libro che abbiamo scritto di inchiesta sulla classe oggi). volevamo capire “Dove sono loro”, ovvero come è strutturata oggi la borghesia a livello continentale. ci mettemmo a studiare la struttura societaria delle multinazionali, le lobby più influenti, i fondi di investimento più importanti… sapete che scoprimmo, e che siamo in grado di dimostrare con i dati? che il capitale tedesco è passato quasi indenne dall’epoca nazista a oggi. i padroni sono gli stessi, persino nei cognomi, sono le stesse famiglie, forse con gli stessi scopi politici…”.

Ex OPG occupato Je so pazzo

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Tutto il mondo è Paese? Non è vero, è solo un luogo comune. Mi ricordo come fosse oggi il «grand débat», quando la Francia discuteva di Europa e a Parigi le scuole la sera erano aperte. Passaparola, fogli di 0054 22 giugno 2014 Parigi impagabolequaderno con l’avviso attacchinati ovunque alla bell’e meglio e inviti a partecipare persino sugli alberi nel parco davanti a una Merie. La gente la sera entrava nelle scuole e si riuniva spontaneamente a discutere.
Quell’organizzazione senza organizzatori, quel radunarsi misterioso senza preclusioni, tutti, di più parti politiche, per me, che venivo da lontano aveva qualcosa di magico. Non dimenticherò facilmente la sera in cui decisi di partecipare e nominai D’Alema, il lampo malizioso che si accese negli occhi di tutti e mise assieme sinistra e destra nell’esclamazione ironica: «Ah, D’Alemà… la gauche!».
E’ vero, sì, c’è una Parigi sedotta dal razzismo, ma ce n’è un’altra, autentica e tagliente, che vive ovunque, persino a Rivoli, nella città ricca e monumentale che davanti all’Hotel de Ville ricorda la “Grande guerra”. Basta guardarsi attorno per sentirla vivere e pensare. “No, no, no! Alla sinistra di destra”, scrive su un cartoncino un ignoto contestatore e nessuno si azzarda a toglierlo di lì quel rifiuto. Ovunque si fa festa per l’estate che torna; festa della musica, con mille orchestrine nelle strade, nelle piazze e sui ponti della Senna. Tra la gente che canta e balla, in una sorta di rito liberatorio, c’è tuttavia chi pensa. E’ un no condiviso, perché anche la peggiore destra disprezza questa sorta di ameba che lì governa con Holland, qui con Renzi, facendo il mestiere degli altri: boia dei diritti in nome del liberismo.
Com’è chiaro e semplice questo piccolo manifesto e come lo sento mio! E’ il senso d’un controsenso, un inno all’intelligenza: «Non, non et non! à la gauche de droite».

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Lo «strepitoso» successo di Renzi, «neodemocristiano» levato sugli scudi dal circo mediatico, avrebbe fatto piangere lacrime di vergogna a De Gasperi e alla DC autentica, che i suoi 40 e più elettori su cento li conquistava quando alle elezioni si contavano percentuali di votanti superiori al 90 su cento. E’ chiaro come la luce del sole: a Renzi mancano forza, carisma e volontà per cambiare d’una virgola la linea Monti-Letta; si accoderà scodinzolante alla dottrina tedesca e annegheremo lentamente. Qui da noi, tuttavia, nel coma profondo dell’Europa unita, un coro di esaltati celebra il trionfo dei primi della classe. E’ un gioco da illusionisti: tamburini, sbandieratori e majorettes creano ad arte l’aria della festa, poi, in un clima di «ritrovate certezze», chi denuncia la coltellata liberticida alla Costituzione o punta il dito sulla muta dei cani che azzanna il lavoro, su cui fonda la Repubblica, rischia il ricovero coatto in un centro di salute mentale.
Mentre l’Inghilterra dice no all’Europa delle banche, creando dal nulla un brutto partito di governo e l’Ungheria è in mano ai neonazisti, formazioni fasciste spuntano ovunque come funghi e la democratica Francia scarroccia, scivola a destra e torna al razzismo di Petain, spinta dall’odio per il socialismo alla Holland, più che da nostalgie per Vichy. In questa situazione devastante, l’Italia, Narciso allo specchio, è inchiodata a una realtà virtuale da tecniche ipnotiche e gioca la partita su un’abile distorsione lessicale. Sembrerebbe del tutto evidente: Renzi non è di «sinistra» e non sa cosa sia il riformismo, ma la scommessa riuscita è tutta lì, nell’inganno tenace che lo presenta come un riformista di sinistra. Il Paese sbanda, prova a destarsi dal sonno della ragione, ma non c’è tempo: l’estrema destra cresce, si mimetizza e torna al trucco dell’antiborghesia. Noi siamo un’isola felice, si racconta, e Renzi vittorioso guida ormai una nuova DC; eppure basterebbe poco per capire che la DC si sarebbe vergognata di un risultato elettorale così ambiguo, di un quaranta per cento che si calcola su poco più della metà del corpo elettorale e, a conti fatti, esce più o meno dimezzato dal confronto con la realtà.
Non è forse chiaro, ma Renzi «vittorioso», che a parole «rottama» e nei fatti ricicla l’«usato sicuro», è paradossalmente il sintomo più chiaro di una malattia grave: l’impotenza rispetto al tema cruciale della rappresentanza, cuore della democrazia parlamentare. Impotenza palese, perché l’ex sindaco non approfitta nemmeno della condizione privilegiata di un governo agli esordi, che gode di tutti i cospicui vantaggi di chi ha in pugno il potere e non paga ancora il dazio dell’impopolarità per il cappio che solo dopo il voto stringerà al collo del Paese; perde la partita vera, quella con i delusi, gli arrabbiati, gli scontenti e i milioni di italiani che soffrono di nausea solo a sentir parlare di politica, e riesce a rappresentare a stento gli interessi di chi, nella crisi, resiste. Ottanta miserabili euro e il tentato suicidio di Grillo, terrorizzato da una vittoria che l’avrebbe costretto a far politica, non sono bastati a convincere il fiume di elettori che costituiva il vero banco di prova: quello che soffre le pene dell’inferno e non ha creduto al capo imposto dall’alto. La stampa padronale, le televisioni epurate, che hanno imparato a memoria la lezione dell’Istituto Luce, parlano di una legittimazione conquistata sul campo, ma l’inganno è palese: legittimato da chi? Dalle legioni di italiani che si sono tenute puntigliosamente lontane dalle urne e ogni giorno, dal 25 in poi, hanno continuato a bestemmiare negli autobus che non passano, nei posti di lavoro a rischio, nei centomila tormenti dei call center, nella disperazione di una vita mortificante e nel dolore di chi muore di lavoro o sceglie di farla finita perché il lavoro l’ha perso o non ce l’ha?
Nel baccanale massmediatico, tra satiri ebbri e giovinette nate al governo per opera e virtù dello Spirito Santo, l’Europa è sparita. Renzi, che pure è parte integrante della devastante crisi dell’europeismo, occupa la scena, ma sembra estraneo alla crisi. In realtà, la maniera in cui è giunto al potere, il disprezzo che mostra per la Costituzione calpestata, il rifiuto della mediazione, l’elemosina intesa come surrogato dello stato sociale, l’attacco feroce al lavoro, tutto ciò che ha fatto o promette di fare lo inserisce a pieno titolo in quella destra che da anni ha «sgovernato» l’Europa, suscitando le tossine che ormai corrono nel sistema linfatico dell’Unione, la mistura di bassi istinti, il velenoso composto d’odio, rabbia e disprezzo per la democrazia, l’idea di gerarchia tra «nazioni» e classi sociali che dovrebbero indurre a riflettere sul significato profondo e sulla carica di violenza che si cela nell’esito del voto. Siamo andati ben oltre il dilemma Europa sì-Europa no e appare chiaro che le politiche disumane dei tecnocrati, le astratte ragioni dell’economia, anteposte a quelle dei popoli che rivendicano il diritto a una vita dignitosa e alla solidarietà nella sventura, suscitano ormai antichi mostri. In questo quadro, Renzi non è la cura che guarisce, ma la medicina sbagliata che aggrava la crisi italiana e fa male a un’Europa, che si copre le spalle, minacciate dall’ira popolare, producendo consapevolmente una destra due volte pericolosa: guardia armata dei privilegi e spauracchio per chi aspira a un’autentica Unione dei popoli.
Nella nebbia sempre più fitta spunta la fiammella della Lista Tsipras; non è molto, ma è molto più che niente. Vivrà e crescerà, però, solo se terrà fede a una premessa: il Pd di Renzi è alternativo alla sinistra e sempre più spesso rappresenta ormai il volto pulito della destra pericolosa.

Uscito su “Fuoriregistro” il 29 maggio 2014

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