«Per conquistare qualcosa dobbiamo toglierlo a qualcuno ed è bene parlar chiaro e non nascondersi dietro concetti che possono essere male interpretati. […] Il capitale […] non si muove per generosità, non si muove per un nobile atto di carità, non si muove né si mobilita per il desiderio di arrivare ai popoli. Il capitale […] si mobilita per aiutare se stesso. […] La “civiltà occidentale” nascosnde sotto la sua vistosa facciata uno scenario di iene e sciacalli».
Che Guevara
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L’ordine è uno, imperativo e categorico: negare l’evidenza e costruire una verità alternativa su cui tornare, tornare e tornare ossessivamente. Potrà ripeterla mille volte la sua verità, Nicolò Amato, dimostrarlo in modo inoppugnabile che nel 1993 la mafia chiese la sua testa a Scalfaro, perché era deciso a proseguire sulla strada del carcere duro, e perciò fu cacciato. Non servirà: è tutto vero, Amato fu allontanato, ma non ci fu trattativa. L’ordine è uno: negare l’evidenza.
A Londra come a Madrid, ad Atene come a Roma e a Basiano, ovunque la polizia impone con violenza fascista le scelte deliranti della Bce? Va bene così: l’Europa è democratica per definizione, anche se ormai si vede all’opera una vera dittatura. Da noi, per esempio, non serve a niente che i giudici condannino i vertici della polizia: l’uomo che li guidava fa parte del governo e lì rimane, con Monti, per rapinare i deboli e aiutare i forti; in fondo fa… beneficenza.
Di fronte alla fanatica furia con cui Scalfari difende l’indifendibile Napolitano, il Ministero fascista della Cultura Popolare reciterebbe ruoli da apprendista. La tecnica è quella di Goebbels, Ministro della Propagande del terzo Reich, il quale convinse i tedeschi, virtuosi e un po’ babbei, a resistere persino tra le rovine di Berlino, perché non c’era dubbio, la radio lo aveva ripetuto fino alla fine e la carta stampata lo aveva confermato: il Reich non poteva essere sconfitto e uno splendido futuro attendeva la Germania. Essa non doveva arrendersi alla furia delle “orde asiatiche”, che non avrebbero risparmiato nessuno, e non doveva cedere alla ferocia degli anglo-americani, perché Hitler aveva pronte le sue “armi segrete” e la guerra era vinta.
Così è oggi da noi: la povera gente lo sa, il rigore alimenta la crisi e ci trascina a fondo, ma il circo mediatico presenta la sua verità falsa e virtuale: Monti ci ha salvato e ci dobbiamo credere. Siamo in balia della Germania? Falso, l’uomo di Dio ha mortificato Angela Merkell! I ricchi non pagano la crisi? E’ una menzogna, Monti assicura che pagheranno! E’ una sorta di allucinante 1984, si parla la neolingua e siamo schiacciati dalla psicopolizia, ma le veline di regime e la selva di pennivendoli al servizio di una messinscena ci raccontano meraviglie del democratico governo Monti.
Scuola, ricerca e università sono allo stremo, ma Profumo parla di merito e nessuno se ne ricorda più: è ministro di un governo mai eletto, che ha per programma una lettera scritta da due privati cittadini e vive coi voti di una banda di “nominati” impropriamente definiti deputati, inopinatamente costituitisi in “maggiominoranza“, in un Parlamento tornato ad essere Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Regista dell’operazione è stato Giorgio Napolitano, un ex deputato messo alla porta dagli elettori, ma subito nominato senatore a vita per meriti noti solo al suo amico Ciampi e giunto, infine, alla Presidenza della Repubblica grazie al voto dei soliti “nominati”. Nominato da nominati, quindi. Questa “maggiominoranza“, così poco autorevole e rappresentative, ha i numeri per modificare la Costituzione e impedire persino il referendum popolare. In pratica è una Costituente. Nessuno l’ha mai eletta, ma sta riscrivendo la Carta costituzionale.
Di scuola non si parla più, ma è ormai deciso: Bondi, l’ultimo macellaio aggregato alla banda Monti-Fornero, ha deciso che nelle scuole un docente, purché laureato, insegnerà anche discipline per cui non è abilitato. Il principio è semplice: eri titolare in italiano, latino e greco e non hai più la cattedra, perché il governo ha messo insieme due classi, per risparmiare? Niente paura. Sostituirai il collega di Storia che va in pensione, anche se non sei abilitato. Che ci vuole? All’università hai studiato anche storia… Ai giovani si fa così un triplo regalo: per gli studenti, una classe molto più numerosa e un cattivo professore, per i giovani abilitati, un posto di lavoro in meno. Profumo ha trovato la cosa del tutto naturale. Come naturali gli sono sembrati il 4,53 % tagliato ai fondi ordinari del CNR da qui al 2014, il 14 % sottratto al centro Fermi, il 5 % all’Istituto di Geofisica e Vulcanologia, il 7 % all’Istituto di alta matematica, il 14 % all’Istituto di fisica nucleare, il 16 % all’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, il 7 % alla stazione zoologica Anton Dohrn… Si potrebbe proseguire, ma a che servirebbe? Il ministro non ha battuto ciglio e continua a recitare da guitto la particina del “signor merito“.
Sento parlare a volte di autunno caldo e amaramente sorrido. Calda è stata di certo e calda sarà ancora questa estate. Così calda, che l’autunno, quando verrà, porterà sensazioni di gelo. E di pensieri freddi c’è bisogno, per affrontare questo feroce tentativo di ricondurci indietro fino a prima della Rivoluzione francese e del secolo dei lumi. Ad Atene come a Madrid, la gente finora s’è ribellata in massa e ha riempito le piazze, consegnandosi inerme a macellai in divisa che essa stessa paga perché la massacri. Una guerra così combattuta non serve ed è subito persa. Ieri, mentre a Madrid si lottava, dalle mie parti, nelle strade dei ricchi, la gente indifferente, abbronzata e tranquilla faceva il solito shopping e spendeva per un paio di scarpe quanto guadagna in un mese un cassintegrato, mentre ad ogni crocicchio un poveraccio chiedeva la carità. Non serve, mi sono detto, scendere in piazza e protestare in massa. No. La musica cambierà solo quando sarà guerriglia, quando per ogni pupazzo in divisa ce ne vorrà uno che gli guardi le spalle, perché qualcuno potrebbe colpire, ma non si saprà come, non si saprà dove e non si capirà quando; la musica cambierà solo quando gli eroi da operetta che impazzano in piazza, diventeranno pallidi la sera, per strada, da soli, perché avranno paura delle ombre. La musica cambierà se ogni casa povera sarà un rifugio e tutto ciò che fa parte della vita di chi è ricco e di chi è potente diventerà quello che in gergo tecnico si chiama “obiettivo sensibile”.