Comitato per il no. Interventi qualificati, per lo più tecnici e raffinati. Forse troppo tecnici e troppo raffinati. Sposta un po’ l’asse e suscita qualcosa che somiglia a un’emozione Anna Fava, giovane ricercatrice e preparata militante. E un po’ di luce si accende.
Me ne sto seduto, attento ascoltatore. E’ il ruolo che da un po’ preferisco. Ascolto, rifletto sui pensieri degli altri e su prospettive che possono arricchire il mio punto di vista.
Appassionato, competente e coerente l’intervento della senatrice Paola Nugnes, una delle fondatrici dei Meetup, che ha abbandonato il Movimento di Grillo. La sua firma è tra le 64 che ci consentono di giocare la carta del Referendum. e per questo va ringraziata E’ uno sguardo da dentro, a tratti illuminante, che si fa apprezzare, ma non cancella la mia sensazione di disagio, finché non capisco: mi manca la voce di uno storico che ricordi ciò che ha fatto per decenni, coi numeri attuali e col bicameralismo perfetto, il Parlamento che si vuole decapitare: ha fermato col partitino di Parri la “legge truffa”, ci ha dato l’aborto, il divorzio, il Servizio Sanitario Nazionale, lo Statuto dei Lavoratori con l’articolo 18, ha chiuso i manicomi, ha cambiato il diritto di famiglia e partorito un sistema formativo democratico che insegnava anzitutto a ragionare in maniera autonoma e critica.
Ora che ho capito, mi fermo, e invano aspetto che qualcuno faccia la domanda che spiega il passato e segna la via per il futuro, qualora il NO dovesse vincere: resuscitare il sistema formativo. E poiché non c’è chi la faccia, la rivolgo qui a me stesso: se avessimo difeso come si doveva, a tutti i costi e con ogni mezzo, scuola e università, saremmo mai giunti a questo referendum?
La risposta mi pare semplice e spiega con chiarezza il carattere culturale prima che politico della nostra sconfitta. Se l’avessimo fatto, se avessimo difeso le fabbriche del pensiero critico, il manipolo che si è accampato nell’aula sorda e grigia non avrebbe mai messo mano alla Costituzione e se ci avesse trovato, vi avrebbe trovato la sua tomba. Invece è lì e se anche stavolta perderà, non ci sono dubbi: ci riproverà.
Non so con quante volte la colpiranno, ma so che tenteranno di ucciderla: la Costituzione è il muro contro il quale si sono schiantati finora gli esecutori d’ordini del capitalismo finanziario. Quella cui assistiamo, limitandoci al voto, è una lotta per la sopravvivenza. Ed è bene metterlo in conto: il voto potrebbe non bastare più.
