
Prima di chiarire le ragioni del mio intervento, accennerò a un episodio recente che per una volta ha messo insieme la politica e la responsabilità morale che ogni politico si assume quando accetta di servire il pubblico interesse.
Mi riferisco al caso – immediatamente dimenticato e mai ricordato durante questi terribili giorni – di Lorenzo Fioramonti, ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca del governo Conte bis, che il 23 dicembre scorso, più o meno un mese prima che iniziasse la pandemia, si dimise, indirizzando al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, una lettera in cui spiegava la sua scelta con la decisione del Governo di non stanziare i fondi necessari per il suo Ministero. Poche parole e una lezione di onestà, che diventano oggi una pietra miliare nella valutazione delle responsabilità morali e materiali di chi ha occupato e occupa posti di responsabilità nel Sistema sanitario nazionale e ha finto di non vedere le condizioni penose in cui essa versava. Ha anteposto, cioè, l’interesse personale a quello dei cittadini.
Le parole di Fieramonti sembrano oggi un atto di accusa: “ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza”. Gli assegnarono le briciole e lui ritenne inutile scaldare la poltrona. Se gli avessero proposto di governare la Sanità, avrebbe scritto la stesse parole, perché sono decenni ormai che la politica mette in sofferenza il Sistema sanitario.
Ricordato quest’episodio e riconosciuto a Fieramonti il merito di aver subordinato i suoi interessi personali e le sue ambizioni agli interessi della collettività, è più facile spiegare le ragioni per cui trovo scandaloso ciò che sta accadendo in Parlamento, mentre la stampa insiste sul sacrificio eroico del personale sanitario, che sta davvero sacrificando tutto, persino la vita, al senso del dovere, alla dignità professionale e all’amore per l’umanità.
Mentre gli inconsapevoli “eroi” continuano a morire in trincea assieme a tanti malati che non possono curare, come non possono proteggere se stessi, perché non hanno gli strumenti per farlo, in Parlamento circola una bozza di decreto che scarica di ogni responsabilità gli uomini e le donne, ma sarebbe molto meglio dire gli assassini, che per anni hanno assistito in silenzio alla distruzione della Sanità.
Voglio essere chiaro: se una cosa del genere fosse vera, se i responsabili di questa tragedia e dei loro crimini contro l’umanità si autoassolveranno, approvando una legge scritta apposta per questo, ci troveremmo di fronte a una inaccettabile provocazione. Così inaccettabile, che la reazione della popolazione potrebbe essere feroce. E’ bene perciò dirlo subito, a scanso di equivoci: dal bipresidente Napolitano, ai ministri, ai Presidenti delle Regioni, ai manager, tutti coloro che, strapagati, hanno taciuto, quando occorreva parlare e non si sono dimessi, dovranno rispondere davanti alla legge dei morti che piangiamo, delle nostre vite sconvolte e della povertà in cui precipiteranno milioni di italiani.
Il Monews, 9 aprile 2020
