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Posts Tagged ‘Erri De Luca’

a4182cdc0aPremessa.
Non cerco mai il consenso a scapito della coerenza e non ho paura di dire quel che penso, anche se può dare fastidio o risultare impopolare.

Constatazione
Su Facebook ho 1960 amici. Questo il dato virtuale. Non sono in grado di verificare se nella vita reale è così. Una cosa però posso farla. Io sono convinto che Erri De Luca commetta un errore grave e inaccettabile, quando sottovaluta la tragedia palestinese e difende Israele. Per quello che mi riguarda, Israele è colpevole di crimini contro l’umanità. Non penso, però, che Erri De Luca sia un infame e un uomo di merda.

Conclusione
Ecco quello che posso fare per capire chi è veramente mio amico su facebook. Se la pensa così, se ritiene di potere scrivere sul mio diario che Erri De Luca è un uomo di merda e un infame, per favore, si cancelli.

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Netto e chiaro, come sempre. Con lui puoi essere d’accordo o no, sai che non è in vendita. E non veniteci a dire che gli intellettuali stanno zitti, perché fate ridere. Gli intellettuali parlano e si schierano. Non sono molti è vero, ma la ragione c’è ed è semplice da spiegare: quelli autentici, che non sono abituati a piegare la schiena e interpretare il ruolo di giullari sono ormai pochissimi. Della pletora di questuanti e servi sciocchi e squalificati facciamo volentieri a meno e li lasciamo tutti all’altra parte. Meglio perderli che trovarli.

 

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banner-antifascistaPer l’assemblea di oggi.
Qualche ricordo, un cenno al recente passato e una testimonianza di Curzio Maltese che racconta pericolose verità e indica responsabilità di cui oggi nessuno parla più.

Campanello di allarme:
Intervista a Erri de Luca su Repubblica del 30 settembre 2009
Scotto di Luzio. I notai della rivoluzione

La polemica. Un uomo che sarà “di governo”:
La risposta a Erri de Luca da parte di Marco Rossi Doria su Repubblica del 2 ottobre
La replica a Marco Rossi Doria da parte di Giuseppe Aragno su Repubblica del 7 ottobre
L’articolo di Marco Rossi Doria su Repubblica del 9 ottobre 
Nuova risposta a Marco Rossi Doria da parte di Giuseppe Aragno sul Manifesto del 15 ottobre

Le coraggiose, ma inutili denunce. E’ venuto il momento di dire  basta

La stampa cosiddetta libera:

I silenzi complici

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LETTERE

Manifesto per la difesa della Scuola Pubblica Statale Libera e Democratica

laBuonaScuola-310x232Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

La legge n. 107 del 9 luglio 2015 ha soppresso la libertà e la democrazia nella scuola pubblica di Stato.

Nell’approvarla nonostante il netto e pressoché unanime dissenso espresso dal mondo della scuola in tutte le sue componenti, il Parlamento ha compiuto il lungo percorso di dismissione della funzione civile dell’istruzione statale avviato con l’autonomia scolastica. L’autonomia organizzativa e gestionale ha cancellato l’unitarietà del sistema e ha posto i singoli istituti scolastici in competizione tra loro, privando l’istruzione della sua natura di diritto/dovere e trasformandola in una merce, soggetta alle leggi della domanda e dell’offerta.

Amputata della propria funzione civile, l’istruzione pubblica è stata ridotta alla mera funzione economica, per il controllo della quale si è istituito il Sistema Nazionale di Valutazione, che determina gli obiettivi didattici e commissaria gli istituti scolastici che ad essi non si conformino.

Con la legge n. 107/2015 il Parlamento è intervenuto su materia di rango costituzionale, qual è la scuola, malgrado la sua composizione risultasse delegittimata oltre l’ordinaria amministrazione dalla sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale.

La legge n. 107/2015:

Ø ha sottoposto i docenti precari al ricatto della scelta tra lavoro e diritti;
Ø soggioga i lavoratori alle scelte arbitrarie del Dirigente scolastico che può di fatto a propria discrezione collocarli in mobilità, demansionarli, sanzionarli con procedura monocratica;

Ø con l’Alternanza Scuola-Lavoro, ha piegato il diritto allo studio in sfruttamento del lavoro minorile, attribuendo alle scuole l’esercizio di un caporalato istituzionale;

Ø ha espropriato i docenti della propria autonomia professionale trasferendo all’INVALSI la titolarità dei parametri di giudizio dell’attività di insegnamento.

La legge n. 107/2015 palesa nel suo stesso articolato, che consta di un unico articolo con 212 commi – di cui 11 di deleghe generiche al Governo – la violenza esercitata sulle procedure legislative previste dall’Ordinamento.

La manifesta violazione dei principi costituzionali dell’identificazione del lavoro come valore fondante della Repubblica (Art. 1), dell’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (Art. 3), del diritto al lavoro (Art. 4), del diritto alla manifestazione libera del proprio pensiero (Art. 21), della libertà di insegnamento (Art. 33), del vincolo per l’iniziativa economica privata a non potersi svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla libertà e alla dignità umana (art. 41), della perequazione contributiva (Art. 53), del diritto del Parlamento di definire principi, criteri direttivi e validità temporale della delega affidata all’Esecutivo (Art. 76), dell’imparzialità dell’Amministrazione (Art. 97) impone alle cittadine e ai cittadini che si riconoscano nei valori della Repubblica nata dalla Resistenza, di contrapporsi con ogni mezzo lecito all’attuazione della suddetta legge, in virtù di quel principio non scritto, mai rigettato e pienamente vigente, che nei lavori dell’Assemblea Costituente si condensò nella seguente formulazione:

Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino.” (onn. Giuseppe Dossetti e Mario Cevolotto).

Le cittadine e i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori che si riconoscono in questo Manifesto, dichiarano di dare immediato avvio a tutte le pratiche di corretta informazione, resistenza e di disobbedienza civile intese a disarticolare l’impianto della scuola disegnato dalla suddetta legge, nella chiara e convinta consapevolezza di agire nell’interesse della comunità, per la difesa dei principi di uguaglianza, libertà e di giustizia sociale a cui sono stati educati e in cui professano fede, su di un fronte che non consente alcun margine di compromesso e nel quale a ciascuno viene chiesto di scegliere di collocarsi in solidarietà alla lotta, fino alle ultime conseguenze.

Contestualmente, le cittadine e i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori che si riconoscono in questo Manifesto si impegnano, nelle istituzioni scolastiche e nella società civile, ad elaborare e sperimentare esperienze di didattica collaborativa, inclusiva, egualitaria e criticamente formativa per la costituzione della scuola in comunità educante libera e democratica.

Ludovico Chianese, Lucia Fama, Mauro Farina, Ferdinando Goglia, Marcella Raiola, Massimo Montella, Teresa Vicidomini, per il gruppo di lavoro Cobas Scuola Napoli, Coordinamento napoletano per la difesa della Scuola pubblica e Coordinamento Precari Scuola Napoli.

 

Primi firmatari:

Giuseppe Aragno, storico, Piero Bevilacqua, ordinario Storia Contemporanea Università La Sapienza, Roma; Giuseppe Caliceti, docente e scrittore; Roberto Ciccarelli, giornalista del Manifesto e filosofo; Erri De Luca, scrittore; Luigi De Magistris, Sindaco di Napoli; Angelo D’Orsi, ordinario di Storia del pensiero politico, Università di Torino; Elio Dovere, ordinario di Istituzioni e Storia del Diritto Romano presso l’Università “Parthenope” di Napoli; Cristiana Fiamingo, Storia e Istituzioni dell’Africa, Università Statale, Milano; Ferdinando Imposimato, Magistrato; Citto Maselli, partigiano e regista; Ugo Olivieri, docente di Letteratura italiana, Università Federico II, Napoli; Valeria Pinto, docente di filosofia teoretica Università Federico II, Napoli; Rossana Rossanda, giornalista e scrittrice; Sara Sappino, storica, Enzo Scandurra, ordinario di Urbanistica Università degli Studi La Sapienza, Roma, padre Alex Zanotelli, missionario comboniano.

Per aderire scrivere a geppinoaragno@libero.it

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intervento-ita-manifestione-buona-scuola-ss01Dopo Rossana Rossanda, ha appena aderito Citto Maselli, partigiano e regista di film notevoli come Il sospetto e Storia di un operaio, con Volontè. Non riesco a essere distaccato – con gli anni è sempre più difficile – e mi sono commosso. L’ho inserito tra i primi firmatari e gli ho scritto che per me e per tutti noi è un onore averlo a fianco in questa battaglia. “Il Manifesto”, che ha pubblicato questo testo, ci dà voce. Le adesioni ci daranno forza per una battaglia che riguarda tutti, non solo studenti, personale amministrativo e docenti: la scuola lotta sull’ultima spiaggia. Firmate!

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Manifesto per la difesa della Scuola Pubblica Statale Libera e Democratica

La legge n. 107 del 9 luglio 2015 ha soppresso la libertà e la democrazia nella scuola pubblica di Stato.
Nell’approvarla nonostante il netto e pressoché unanime dissenso espresso dal mondo della scuola in tutte le sue componenti, il Parlamento ha compiuto il lungo percorso di dismissione della funzione civile dell’istruzione statale avviato con l’autonomia scolastica. L’autonomia organizzativa e gestionale ha cancellato l’unitarietà del sistema e ha posto i singoli istituti scolastici in competizione tra loro, privando l’istruzione della sua natura di diritto/dovere e Trasformandola in una merce, soggetta alle leggi della domanda e dell’offerta.
Amputata della propria funzione civile, l’istruzione pubblica è stata ridotta alla mera funzione economica, per il controllo della quale si è istituito il Sistema Nazionale di Valutazione, che determina gli obiettivi didattici e commissaria gli istituti scolastici che ad essi non si conformino.

Con la legge n. 107/2015 il Parlamento è intervenuto su materia di rango costituzionale, qual è la scuola, malgrado la sua composizione risultasse delegittimata oltre l’ordinaria amministrazione dalla sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale.

La legge n. 107/2015:

ha sottoposto i docenti precari al ricatto della scelta tra lavoro e diritti;
soggioga i lavoratori alle scelte arbitrarie del Dirigente scolastico che può di fatto a propria discrezione collocarli in mobilità, demansionarli, sanzionarli con procedura monocratica;
 con l’Alternanza Scuola-Lavoro, ha piegato il diritto allo studio in sfruttamento del lavoro minorile, attribuendo alle scuole l’esercizio di un caporalato istituzionale;
ha espropriato i docenti della propria autonomia professionale trasferendo all’INVALSI la titolarità dei parametri di giudizio dell’attività di insegnamento.

La legge n. 107/2015 palesa nel suo stesso articolato, che consta di un unico articolo con 212 commi – di cui 11 di deleghe generiche al Governo – la violenza esercitata sulle procedure legislative previste dall’Ordinamento.
La manifesta violazione dei principi costituzionali dell’identificazione del lavoro come valore fondante della Repubblica (Art. 1), dell’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (Art. 3), del diritto al lavoro (Art. 4), del diritto alla manifestazione libera del proprio pensiero (Art. 21), della libertà di insegnamento (Art. 33), del vincolo per l’iniziativa economica privata a non potersi svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla libertà e alla dignità umana (art. 41), della perequazione contributiva (Art. 53), del diritto del Parlamento di definire principi, criteri direttivi e validità temporale della delega affidata all’Esecutivo (Art. 76), dell’imparzialità dell’Amministrazione (Art. 97) impone alle cittadine e ai cittadini che si riconoscano nei valori della Repubblica nata dalla Resistenza, di contrapporsi con ogni mezzo lecito all’attuazione della suddetta legge, in virtù di quel principio non scritto, mai rigettato e pienamente vigente, che nei lavori dell’Assemblea Costituente si condensò nella seguente formulazione:

Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino.” (onn. Giuseppe Dossetti e Mario Cevolotto).

Le cittadine e i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori che si riconoscono in questo Manifesto, dichiarano di dare immediato avvio a tutte le pratiche di corretta informazione, resistenza e di disobbedienza civile intese a disarticolare l’impianto della scuola disegnato dalla suddetta legge, nella chiara e convinta consapevolezza di agire nell’interesse della comunità, per la difesa dei principi di uguaglianza, libertà e di giustizia sociale a cui sono stati educati e in cui professano fede, su di un fronte che non consente alcun margine di compromesso e nel quale a ciascuno viene chiesto di scegliere di collocarsi in solidarietà alla lotta, fino alle ultime conseguenze.
Contestualmente, le cittadine e i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori che si riconoscono in questo Manifesto si impegnano, nelle istituzioni scolastiche e nella società civile, ad elaborare e sperimentare esperienze di didattica collaborativa, inclusiva, egualitaria e criticamente formativa per la costituzione della scuola in comunità educante libera e democratica.

Ludovico Chianese, Lucia Fama, Mauro Farina, Ferdinando Goglia, Marcella Raiola, Massimo Montella, Teresa Vicidomini, per il gruppo di lavoro Cobas Scuola Napoli, Coordinamento napoletano per la difesa della Scuola pubblica e Coordinamento Precari Scuola Napoli.

Primi firmatari:
Giuseppe Aragno, storico, Piero Bevilacqua, ordinario Storia Contemporanea Università La Sapienza, Roma; Giuseppe Caliceti, docente e scrittore; Roberto Ciccarelli, giornalista del Manifesto e filosofo; Erri De Luca, scrittore; Luigi De Magistris, Sindaco di Napoli; Angelo D’Orsi, ordinario di Storia del pensiero politico, Università di Torino; Elio Dovere, ordinario di Istituzioni e Storia del Diritto Romano presso l’Università “Parthenope” di Napoli; Cristiana Fiamingo, Storia e Istituzioni dell’Africa, Università Statale, Milano; Ferdinando Imposimato, Magistrato; Citto Maselli, partigiano e regista; Ugo Olivieri, docente di Letteratura italiana, Università Federico II, Napoli; Valeria Pinto, docente di filosofia teoretica Università Federico II, Napoli; Rossana Rossanda, giornalista e scrittrice; Sara Sappino, storica, Enzo Scandurra, ordinario di Urbanistica Università degli Studi La Sapienza, Roma, padre Alex Zanotelli, missionario comboniano.

Per aderire scrivere a geppinoaragno@libero.it.

Adesioni:

  1. Abate Francesca, insegnante scuola Primaria, Napoli;
  2. Abati Velio;
  3. Abbruzzo Paola;
  4. Acerbi Luisa, Milano;
  5. Acerbis Giulia;
  6. Acinini Roberta, docente, Gentileschi, Napoli;
  7. Aiello Giulia Irene;
  8. Aiello Raffaella, docente, Gentileschi, Napoli;
  9. Albarella Giuliana, Docente, Lettere Moderne, Anacapri;
  10. Albeggiani Edoardo, docente ,Liceo Artistico Catalano Palermo
  11. Alemanni M. Grazia, Presidente “Associazione. Scuola è futuro”;
  12. Amato Marcella;
  13. Amitrano Ciro, studente;
  14. Amitrano Ciro, studente;
  15. Ammendola Rosa, docente, Gentileschi, Napoli ;
  16. Andreolini Carla, insegnante in pensione, Occhiobello (Rovigo);
  17. Aquaro Giovanna, liceo classico “Socrate”, Bari;
  18. Arancione Marta;
  19. Arcangeli Pier Giuseppe, musicologo, ex direttore Conservatorio di Terni;
  20. Arciello Adele, insegnante precaria;
  21. Arpaia Giampiero, impiegato autoferrotranviere;
  22. Asaro Marina, C.S. di Ruolo, Roma;
  23. Ascione Gennaro, docente;
  24. Baiardi Marta, Firenze;
  25. Balzanelli Patrizia, autrice radio, tv, teatro;
  26. Banfi Antonio, Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Bergamo;
  27. Barbieri Daniele, Imola;
  28. Barzaghi Giansandro, Associazione NonUnodiMeno;
  29. Benedetti Giorgio;
  30. Benedetti Mirco;
  31. Benedetti Niccolò;
  32. Bersani Berselli Gabriele, Alma Mater Studiorum-Università. Bologna;
  33. Bertini Cinzia, assistente amministrativa;
  34. Bianchi Loredana, assistente amministrativa precaria;
  35. Bises Anna;
  36. Bocchino Nicoletta, C.S. di Ruolo, Milano;
  37. Boni Romano, Pres. Associazione “Scuole per il terzo millennio”
  38. Borrelli Chiara;
  39. Bosso Raffaella, docente Istituto Superiore Statale “Pitagora”, Pozzuoli;
  40. Buccianti Antonella, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Firenze;
  41. Buiano Roberta;
  42. Buono Antonio;
  43. Caccese Ermenegildo;
  44. Calabrese Alessio, (Insegnante di Filosofia e Storia);
  45. Calvino Paola;
  46. Cammalleri Calogero Massimo, diritto del lavoro, Università degli Studi di Palermo;
  47. Campo Giorgio;
  48. Canavese Mauro, pres. Comitato scuola famiglia, Scuola materna “Vittorio Veneto”, Torino;
  49. Candreva Luigi, docente di filosofia e storia al liceo Cicerone di Frascati;
  50. Cangini Rossella;
  51. Canti Nelly;
  52. Capo Monica;
  53. Capotorto Eleonora, insegnante presso ITIS de Pretto di Schio;
  54. Caputo Caterina, docente elementare in pensione
  55. Cara Paola;
  56. Caracciolo Anna, docente, Gentileschi, Napoli ;
  57. Cardella Carmela, docente scuola superiore, Rimini;
  58. Carducci Rossella, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  59. Caroli Angela, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  60. Caronia Maurizio, A.A. Roma;
  61. Casadei Maria Grazia, pensionata;
  62. Cascone Ciro, precario II fascia GI;
  63. Casola Elisabetta, docente, Gentileschi, Napoli;
  64. Castagnolo Gloria;
  65. Casulli Stefano, ricercatore Università di Macerata ed educatore sociale;
  66. Catarzi Marcello, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  67. Cerasuolo Giuseppe;
  68. Cernuto Rosachiara;
  69. Cerutti Emanuela, insegnante;
  70. Chiappetta Maria Vittoria, docente, Gentileschi, Napoli;
  71. Chiappini Mara;
  72. Chichierchia Giuseppe, studente;
  73. Ciccarelli Assunta, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  74. Cicellyn Comneno Anna Maria, Pres. Circolo Legambiente Napoli Centro;
  75. Ciliberto Cosimo Antonio, Docente, Liceo Classico “Orazio”, Roma;
  76. Clash City Workers;
  77. Clemente Alida, Ricercatrice storia economica, Università degli studi di Foggia;
  78. Cobas Roma;
  79. Cobas scuola Cuneo;
  80. Cocchi Giovanni, insegnante e papà;
  81. Coccia Elena, avvocato, vice sindaco metropolitano, Napoli;
  82. Cocozza Flavia, chef, ISIS Tassinari di Pozzuoli;
  83. Coiante Irene,docente scuola superiore, Roma;
  84. Colantuono Gaetano, docente e storico;
  85. Collettivo Autorganizzato Universitario;
  86. Colocchio Maria Grazia, docente, Gentileschi, Napoli;
  87. Comitato per la difesa della scuola della Repubblica Catanzaro e Prov.;
  88. Coppola Camillo, un uomo senza particolari pregi;
  89. Coppola TullioRsu Cobas ISIS Europa, Pomigliano;
  90. Coppoli Franco, insegnante ITT Terni;
  91. Corraso Maria Rosaria, Co.Co.Co. Università;
  92. Corsi Anna, collaboratrice scolastica di ruolo;
  93. Cosito Rosa, docente, Gentileschi, Napoli ;
  94. Costa Maria, maestra;
  95. Cozza Luigi, insegnante s. m. sup.;
  96. Craus Cinzia, architetto, madre single;
  97. Cuomo Valentina; docente, Liceo classico “Q. Orazio Flacco”, Bari;
  98. Curatola Adelaide;
  99. Curci Anna, docente, Gentileschi, Napoli;
  100. D’Amato Anna Paola, insegnante;
  101. D’Angelo Lucio, ordinario Storia contemporanea, Università di Perugia;
  102. D’Annibale Paola, A.A. precario, Roma;
  103. D’Antonio Carmine, pensionato Italsider;
  104. D’Antonio Maria Rosaria docente, Liceo Statale “A. Pansini”, NA;
  105. D’Agnes Carmen, Docente, I. C. Maiuri, NA;
  106. Dainese Mario, docente precario, scuola secondaria II grado;
  107. Dalla Giovanna Massimo, Genova, Ingegnere;
  108. Dama Alessandro, Ricercatore Fisica Tecnica Ambientale, Politecnico di Milano;
  109. De Bonis Rosa, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  110. De Carlo Sara, docente, Liceo italiano, Istanbul;
  111. De Castro Eliseu Leão;
  112. De Feo Teresa, insegnante a tempo indeterminato;
  113. De Lucia Mariarosaria, Assistente Amministrativa;
  114. De Martino Pier Paolo, docente, Gentileschi, Napoli;
  115. De Negri Marcella;
  116. De Nitto Cosimo;
  117. De Rosa Gabriella, docente, Gentileschi, Napoli;
  118. De Rosa Giuseppe, ricercatore, Agraria, Università Federico II, Napoli;
  119. De Simone Francesca, Liceo Artistico Boccioni-Palizzi di Napoli;
  120. De Stasio Pino, Consigliere Municipale Napoli;
  121. De Stefano Concetta, docente di scuola dell’Infanzia statale;
  122. De Stefano Laura, docente, Gentileschi, Napoli;
  123. Del Vecchio Aurelia, pensionata Italsider;
  124. D’Elia Maria, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  125. Della Ragione Clelia;
  126. Della Vecchia Luana, A.A. precario, Roma;
  127. Di Carlo Antonio;
  128. Di Dio Bruna;
  129. Di Francia Ciro, Pres. Osservatorio Tutela Ambiente e Salute NA;
  130. Di Guida Elisa, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  131. Di Nuzzo, Annalisa, storia e filosofia Cast.mmare Stabia liceo classico Plinio Seniore;
  132. Dionisi Gabriel Maria, prof. a t. ind. al J.von Neumann di Roma;
  133. Dolce Mariateresa, avvocato;
  134. Donadio Aristide, docente;
  135. Donatello Elisabetta, insegnante;
  136. Egitto Marcello;
  137. Emma Antonio, pensionato;
  138. Esca Gennaro, docente polo liceale “G. Mazzatinti” di Gubbio;
  139. Esposito Anna, docente, Gentileschi, Napoli;
  140. Esposito Assunta, docente , Liceo scienze umane ‘Virgilio”, Pozzuoli;
  141. Esposito Giuseppe, genitore;
  142. Esposito Vincenza, docente, Gentileschi, Napoli;
  143. Ex OPG occupato Je so’ pazzo;
  144. Fabiani Carla Maria, docente filosofia e storia licei;
  145. Fadda Donatella;
  146. Falanga Maria, docente di scuola primaria;
  147. Falcone Anna;
  148. Famà Valeria; Docente, I. C. Maiuri, NA;
  149. Fanti Claudia;
  150. Farina Marina;
  151. Fasce Luigi, psicologo scolastico, pres. circolocalogerocapitini.it Genova;
  152. Fazzari Massimo, docente, Gentileschi, Napoli;
  153. Felice Sandra;
  154. Ferraiuolo Nino, docente in pensione;
  155. Fiore Antonio, A.A. Napoli;
  156. Fiorillo Amelia, docente, Gentileschi, Napoli;
  157. Fiorillo Anna, A.A. precaria, Milano;
  158. Fiorini Lara, mamma e partigiana della Costituzione;
  159. Fontanelli Monica, Insegnante Scuola Primaria Carducci, Bologna;
  160. Forti Steven, ricercatore Storia Contemp., Università Nova Lisboa;
  161. Francato Jenny;
  162. Franzina Emilio, Storia contemporanea Università di Verona;
  163. Frattasi Antonio, segretario PCdI, ex consigliere comunale NA;
  164. Fuccio Giorgio, A.A. precario, Roma;
  165. Fusco Mimmo, musicista;
  166. Gabriele Angelica, A.A. Roma;
  167. Gabrieli Giorgio;
  168. Galeotti, Elisabetta, assistente amministrativo di ruolo;
  169. Gallo Lorella,
  170. Gallo Luigi, cittadino eletto alla Camera dei Deputati , MoVimento 5 Stelle;
  171. Garau Amanda, docente scuola superiore, Roma;
  172. Gardani Romana;
  173. Gargarella Paola, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  174. Garofalo Lucio;
  175. Garofalo Maria Antonietta, docente liceo, Castelvetrano;
  176. Gatta Federico, studente;
  177. Gavazza Maria Teresa, insegnante e storica;
  178. Gelli Luigi;
  179. Gentile Gemma, docente in pensione;
  180. Giammatteo Luigina;
  181. Giannattasio Anna, docente Scuola Superiore;
  182. Gianquitto Bianca, liceo Pansini Napoli;
  183. Giordani Mauro, docente, Ist. Tecnico Agrario “E. Sereni”, Roma;
  184. Giordano Carmine;
  185. Giraldi Alfredo, attore e maestro burattinaio;
  186. Giudici Gabriella, docente, Perugia;
  187. Giuliano Maria, docente precaria secondaria di II grado;
  188. Granato Bianca Laura, Catanzaro;
  189. Grassini Tina, Cousellor sistemico relazionale;
  190. Grattagliano Daniela, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  191. Greco Francesco, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti;;
  192. Grieco Paola, docente, I. C. Maiuri, NA;
  193. Grimaldi Mariolina;
  194. Grippo Cristiana, C.S. di Ruolo, Verona;
  195. Guaccio Marianna;
  196. Guarrera Alfio, assistente amministrativo di ruolo;
  197. Guida Antonio;
  198. http://insegnanticalabresi.blogspot.it/;
  199. Iacovella Nino;
  200. Iannacci G. Camilla;
  201. Iercitano Caterina, docente scuola superiore, Milano;
  202. Iervolino (Maite) Maria Teresa;
  203. Iorio Donatella, docente scuola superiore, Roma;
  204. Isopi Marco, Matematica, Roma “la Sapienza”;
  205. Italialaica;
  206. Italiano Annunziata, docente in pensione, Messina;
  207. Kaiser Ferdinando, ferroviere;
  208. Keller Fiorella, docente, Gentileschi, Napoli;
  209. La Carrozza d’Oro, scuola d’arte teatrale;
  210. La Rocca Claudio, Ordinario di Filosofia teoretica, Università di Genova;
  211. La Sala Rita, Assistente amministrativo;
  212. Lamagna Giovanni;
  213. Lauropoli Gloria;
  214. Liverani Paolo, Topografia dell’Italia Antica, Università di Firenze;
  215. Lo Fiengo Maddalena, educatrice precaria;
  216. Lo Fiengo Maria, docente scuola secondaria I grado e genitore;
  217. Lombardi Giovanni;
  218. Lombardo Francesco;
  219. Lonardi Giorgio, insegnante di filosofia e storia;
  220. Losito Sverio, programmatore informatico;
  221. Luzzi Saverio, docente/ricercatore precario;
  222. Madaro Diana, architetto;
  223. Maffione Daniele, Comitato politico naz. Rifond. Comunista;
  224. Maggio Paola, docente, Gentileschi, Napoli;
  225. Malaponte Giuseppe, pensionato;
  226. Mancini Ugo, docente;
  227. Manfroni Patrizia;
  228. Mangone Jo;
  229. Marengo Alba, docente, Gentileschi, Napoli;
  230. Margaira Liliana;
  231. Marotta Carla, docente, scuola secondaria I grado, Anagni FR;
  232. Martucci Luana, attrice e regista;
  233. Marzy Mariarosaria;
  234. Mauriello Alessio, studente;
  235. Mauro Ida, Universitat Barcelona – Ass. Altraitalia-Barcellona”;
  236. Mauro Patrizia, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  237. Mazzella Antonio, Macchinista presso EAV e sindacalista USB;
  238. Melchionda Gerardo, Libera (Basilicata);
  239. Mele Antonia F., docente, Francavilla Fontana (Br);
  240. Melito Maria Rosaria, docente di ruolo sostegno superiori;
  241. Melito Mariella;
  242. Meloni Vito, responsabile nazionale scuola PRC-SE;
  243. Messina Paolo, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  244. Meterangelis Annamaria;
  245. Minarda Mario;
  246. Monaco Maria, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  247. Monaco Ruggiero;
  248. Monaco Vincenzo, Assistente Tecnico:
  249. Moncada Giuseppe, preside in pensione, Lentini;
  250. Mondello Luigi studente;
  251. Monello Gigi;
  252. Moni Ovaida, attore, drammaturgo, scrittore, cantante;
  253. Montesi Nadia;
  254. Morandi Mara, docente, Gentileschi, Napoli;
  255. Morelli Silvia, precaria, Roma;
  256. Moretti Claudio, assistente tecnico di ruolo;
  257. Moretto Bruno, Comitato bolognese scuola e Costituzione;
  258. Morgese Daniele, studente;
  259. Morniroli Andrea, cooperativa sociale Dedalus;
  260. Moscato Maria Stefania, Assistente amministrativo precario;
  261. Moschetti Angela, insegnante scuola media, Roma;
  262. Mosconi Giuseppe, Università di Padova;
  263. Musto Rosaria, assistente amm.va di ruolo;
  264. Muto Vincenza;
  265. Napolitano Pasquale, attore;
  266. Napolitano Salvatore, studente;
  267. Nardello Giuliana;
  268. Nave Antonello;
  269. Negri Fiamma, attrice, genitore;
  270. Nobili Marcello, docente di ruolo Italiano e Latino, Roma;
  271. Orsini Stefania, docente, Gentileschi, Napoli;
  272. Pace Salvatore, dirigente scolastico;
  273. Pace Vincenzina, docente;
  274. Padovan Manlio;
  275. Palladini Isabella, assistente amministrativa, precaria;
  276. Palmisano Maria teresa, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  277. Palumbo Maria;
  278. Pandolfi Francesca;
  279. Panella Giuseppe, (Scuola Normale Superiore di Pisa);
  280. Paolozza Marcello, pensionato;
  281. Pappalepore Aldo;
  282. Parri David, Docente;
  283. Pascuzzi Vincenzo, Insorgenza per la Scuola;
  284. Pastore Mariaclaudia, Docente, I. C. Maiuri, NA;
  285. Patini Anna, A.O.U. Salerno;
  286. Pavan Beppe, gruppo Uomini in cammino di Pinerolo;
  287. Pellini Dario;
  288. Pernice Rosaria, docente di Lettere, scuola Leonardo da Vinci, PA;
  289. Perrone Daniela, Coordinamento ATA precari;
  290. Perrone Patrizia, insegnante scuola primaria, Napoli;
  291. Petrone Maria Laura;
  292. Pianta Lopis Barbara, NapoliScuole – Zona Franca;
  293. Pianura Gennaro, Dirigente Giunta Reg.le Campania in pensione;
  294. Picca Ada, docente, Gentileschi, Napoli;
  295. Picone Giovanni, C.S. di Ruolo, Palermo;
  296. Pinto Mauro, dottorando Università Orientale di Napoli;
  297. Piotti Virginia, insegnante, liceo classico J. Sannazaro, Napoli;
  298. Pipicelli Ivan, artigiano;
  299. Pisani Gianfranca;
  300. Piscopo Paolo;
  301. Pivato Claudia;
  302. Pizza Antonio, assistente amministrativo, I. C. Maiuri, NA;
  303. Pompejano Paola, Istituto tecnico agrario “P. Cuppari”, Messina;
  304. Pozzolese Mattia, docente;
  305. Praturlon Marina;
  306. Principe Asia, studente;
  307. Quattrocchi Attilio, docente, Anagni;
  308. Ragno Grazia, A.T. di Ruolo, Messina;
  309. Raia Ciro, dirigente scolastico;
  310. Raimondi Antonio;
  311. Randazzo Rita,insegnante di francese in un liceo di Siracusa;
  312. Ratto Pietro;
  313. Reale Luciana;
  314. Recine Francesca, A.T. precario, Roma;
  315. Redazione di Roars;
  316. Riccio Gianluca;
  317. Riccio Immacolata, docente di ruolo;
  318. Rindone Elio;
  319. Rispoli Maria Grazia;
  320. Rocchino Vincenzo;
  321. Romualdo Vincenza, docente Liceo “A. Genoino” Cava de’ Tirreni;
  322. Roncuzzi Cristiano, educatore;
  323. Rosato Rita, docente, Gentileschi, Napoli;
  324. Rossano Angela Maria, Materie letterarie, Liceo scientifico “L. Siciliani”, Catanzaro;
  325. Rossi Elvira, psicologa e psicoanalista;
  326. Rossi Stefano;
  327. Rotondo Carmela, docente a tempo indeterminato;
  328. Rovito Massimo;
  329. Ruggeri Cinzia, docente scuola superiore, Messina;
  330. Ruggeri Federico, A.T. di Ruolo, Roma;
  331. Ruotolo Francesco, Consigliere III Municipalità, NA;
  332. Ruzza Cristina;
  333. Sabin Alfonso, insegnante in pensione;
  334. Saini Loredana, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  335. Sala Renato, ex docente, nonno preoccupato;
  336. Salemme Rosaria;
  337. Sanges Gennaro, sindacalista Cgil;
  338. Sansone Daniela, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  339. SantanielloValeria, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  340. Santarpino Gianni, scrittore;
  341. Santesarti Fabio;
  342. Sarli Maria Teresa;
  343. Savio Giacomo, A.A. Napoli;
  344. Sbrescia Giuseppe;
  345. Schiano Rosa, (attvista e reporter);
  346. Schibeci Maria;
  347. Schibeci Paolo;
  348. Scirè Giambattista, docente (rtd) storia contemp, Univ. Catania;
  349. Scotti Antonio;
  350. Scotti Aureliana, insegnante a tempo indeterminato;
  351. Selvaduray Steave, Dottorato di ricerca in Matematica;
  352. Seminati Chiara;
  353. Sfondrini Michela, libraia;
  354. Sidonio Valeria, docente;
  355. Siracusa Daniela, Liceo Classico Sannazzaro, Napoli;
  356. Sirilli Giorgio, Dirigente di ricerca del CNR;
  357. Sisto Michele, studente, rappresentante CSRE-CSR;
  358. Sorice Manuela, docente, Gentileschi, Napoli;
  359. Spallotta Umberto, insegnante precario;
  360. Spartà Maria Alessi, docente di filosofia e storia, Mola di Bari;
  361. Stazio Adriana;
  362. Stazio Ivana, bibliotecaria univ. Federico II;
  363. Stefanino Maria Antonia;
  364. Studenti Autorganizzati Campani;
  365. Tambasco Marchina;
  366. Tarascio Luisa;
  367. Tardioli Martina, A.A. precario, Roma;
  368. Tartaglia Maria, docente, Gentileschi, Napoli;
  369. Tassinari Giorgio, FLC-CGIL Bologna e LIP-Scuola Bologna;
  370. Tecce Mario Felice, Ordinario di Biochimica, Università di Salerno;
  371. Tedesco Maria Teresa, Assistente amministrativo;
  372. Tirro Francesco, docente;
  373. Tortoriello Cinzia, assistente tecnico di ruolo;
  374. Traversa Rosa, psicologa, ricercatrice, artista;
  375. Trombini Franca, Assistente Amministrativo;
  376. Tudisco Daniela;
  377. Tullio Enrica, insegnante precaria;
  378. Turci Gabriele;
  379. Ulliana Stefano, insegnante;
  380. Urso Antonio;
  381. Vaccarello Fernando, assistente Tecnico di ruolo;
  382. Valente Adelaide, assistente amministrativo precaria;
  383. Varini Bianca Maria, docente, Gentileschi, Napoli;
  384. Vecchia Vincenzo, insegnate di scuola primaria statale;
  385. Veneruso Margherita, docente liceale, Napoli;
  386. Verdecchia Carla, IPSEDOC “Crocetti-Cerulli”, Giulianova;
  387. Vergella Claudia;
  388. Vernaleone Maria Giovanna;
  389. Verrone Marisa;
  390. Verso Emilio, docente;
  391. Verzilli Mara;
  392. Violante Sergio, Milano;
  393. Violini Evelina;
  394. Viscardi Marco, docente lettere, secondaria II grado;
  395. Vitali Giancarlo “Ambrogio”, Assemblea genitori docenti, BO;
  396. Vitelli Giardina Adriana;
  397. Viviano Matteo, Pres. CO.GE.DE. Liguria (Coord. Genitori Democratici);
  398. Vollono Giuseppe;
  399. Volpe Vito Nicola, Docente scuola sec. di II grado;
  400. Volzone Raffaele, docente, Gentileschi, Napoli ;
  401. Zampini Angela;
  402. Zanoli Nara;


Fuoriregistro, 8 settembre 2015; Il Manifesto, 10 settembre 2015;

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tessera-riconoscimentoIl circo mediatico ha inserito il diritto dei popoli alla resistenza nell’indice dei temi proibiti. Persino i social network alternativi vanno per la tangente e giocano fuori casa: Locke, la Dichiarazione d’Indipendenza degli USA, quella dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, la Costituzione francese del 1793. L’Italia non c’entra. L’Italia è il sogno dei padroni, il porto franco degli abusi di potere, la terra di nessuno in cui giocare a tiro a segno coi diritti per massacrare le classi subalterne. Ti fa gola il malloppo delle pensioni? Vuoi un fisco progressivo alla rovescia, così più hai meno paghi? Vuoi rubare quattrini alla povera gente per foraggiare le scuole private dei ricchi? Questo e altro puoi fare impunemente qui da noi. L’Italia è l’Eden dei delinquenti politici e male che vada, ci sono i servizi sociali. Qui l’abuso è protetto e se il popolo si rivolta, manganellate e carcere duro per i caporioni. Stupidi tangheri, l’ordine regna a Roma più che a Berlino!
Ma è proprio vero che il diritto a ribellarsi agli abusi del potere non ha avuto cittadinanza italiana? Davvero nessuno s’è posto il problema dei limiti dell’esercizio legale della violenza materiale e morale da parte dello Stato, nemmeno dopo l’esperienza fascista? No, non è così. La rassegnazione giuridica agli abusi di uno Stato classista è più recente di quanto si creda: è nata nel 1930 col Codice fascista di Rocco, ancora oggi fonte privilegiata del diritto penale, e vive nella repubblica antifascista per un male genetico che gli esperti chiamano «continuità dello Stato». Dal 1890 al 1930, in tema di resistenza alla violenza del potere, fece testo il Codice Zanardelli, che all’articolo 199 recitava: le disposizioni riguardanti i reati di oltraggio, violenza e minaccia a pubblico ufficiale «non si applicano quando il pubblico ufficiale abbia dato causa al fatto, eccedendo con atti arbitrari i limiti della sua funzione». Certo, la pratica fu altro, ma la dottrina sancì il principio del «vim repellere licet» e ammonì il potere: guai a chi offende le libertà fondamentali del cittadino. Non solo, quindi, i giuristi si posero il problema degli eccessi del potere, da cui deriva il diritto a resistere, ma vollero arginarlo.
Caduto il fascismo, il tema tornò in agenda, come mostrano gli atti della Costituente. Il secondo comma dell’articolo 50 della Carta Costituzionale, infatti, oggi articolo 54, secco e per molti versi esemplare, portava la firma di Dossetti e affermava che «quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione la resistenza all’oppressione è diritto e dovere dei cittadini». Il dramma del fascismo, dopo l’eclissi parziale con Crispi e la «dittatura parlamentare» di Giolitti, era così vivo che gli «uomini d’ordine» penarono a battere l’ala avanzata dell’antifascismo militante, giunto ancora una volta diviso all’appuntamento con la storia. Il comma non passò, ma il dibattito conserva intatta la sua attualità.
Colpiscono, per dirne una, le parole di Orazio Condorelli, che così mise agli atti il suo no: «questo diritto di resistenza, che si manifesta attraverso insurrezioni, colpi di Stato, rivoluzioni, non è un diritto, ma la stessa realtà storica […]. Sono fatti logicamente anteriori al diritto». Non si tratta solo di argomenti estranei a un’assemblea nata dalla Resistenza. E’ che Condorelli, vecchio iscritto al partito fascista, politico di terz’ordine, accademico indifferente alle leggi razziali e alla sorte dei colleghi ebrei, reduce dall’arresto e dall’internamento per il passato politico, era inserito nel cuore della repubblica. Se ne irritò persino il cattolico Tommaso Merlin, che gli oppose il valore giuridico e filosofico del principio di resistenza dal punto di vista di San Tommaso: «Bisogna dire che il regime tirannico non è giusto, perché non è ordinato al bene comune ma al bene privato di colui che governa. Per tale ragione, il sovvertimento di questo regime non ha carattere di sedizione». Benché il Vaticano, con paradossale «laicismo», conservasse il principio nell’ispirazione liberale del Codice Zanardelli, adottato al momento dei Patti del Laterano, i cattolici da operetta, schierati con i Condorelli, ripudiarono San Tommaso, come Pietro ripudiò Cristo.
Due tesi ottennero l’abolizione. Una, incompatibile con le radici della repubblica, fu del liberale Francesco Colitto. Implicita condanna dell’antifascismo, sosteneva che «qualunque sia il motivo da cui un cittadino possa essere indotto a disobbedire alla legge, legittimamente emanata, quel cittadino deve sempre essere considerato un ribelle e trattato come tale». Bene avevano fatto quindi i fascisti a incarcerare Pertini e Gramsci. La seconda, targata DC, vide in quel diritto caratteri metagiuridici e affermò che la Costituzione non può «accertare quando il cittadino eserciti una legittima ribellione al diritto e quando invece questa sia da ritenere illegittima».
Sono trascorsi settant’anni. Erri De Luca è processato per reati d’opinione, parlamentari eletti con una legge ufficialmente incostituzionale cambiano la Costituzione, privatizzano la scuola, varano un dispositivo elettorale che ricalca quello appena abolito dalla Consulta. Il dibattito della Costituente, non decretò l’inammissibilità del principio ma rifiutò una norma ed è più attuale che mai. Come ignorare le ragioni di Mortati allorché, Costituzione alla mano, osservò che «la resistenza trae titolo di legittimazione dal principio della sovranità popolare perché questa, basata com’è sull’adesione attiva dei cittadini ai valori consacrati nella Costituzione, non può non abilitare quanti siano più sensibili a essi ad assumere la funzione di una loro difesa […] quando ciò si palesi necessario per l’insufficienza e la carenza degli organi ad essa preposti»?
Saremo tutti così insensibili, da ignorare che la Consulta ha definito politicamente e moralmente compromessa la legittimità del Parlamento?

Fuoriregistro, 13 maggio 2015, Agoravox e La Sinistra Quotidiana, 13 maggio 2015,

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noncisono2In Italia si è instaurato un regime con evidenti caratteri autoritari, che ha stravolto la Costituzione, cancellato i diritti dei lavoratori, asservito il sistema formativo, ridotto fortemente la libertà di stampa e colpito duramente i pensionati. Un regime fondato su due destre, che utilizzano come arma micidiale le potenzialità repressive del Codice Rocco, nato in epoca fascista: militarizzazione del territorio, violenza delle forze dell’ordine, processi a liberi pensatori e scrittori come Erri De Luca, assoluzioni per gli omicidi degli uomini in divisa, accuse di terrorismo e galera per gli esponenti del dissenso. Non m’importa qui definirne la natura del regime. E’ autoritario e tanto basta.

Questa mia convinzione profonda e dolorosa mi isola, ma l’isolamento non può farmi cambiare idea.

Per me, la sentenza della Consulta che dichiara incostituzionale la legge elettorale da cui è nato l’attuale Parlamento di “nominati”, segna un confine invalicabile tra legalità repubblicana e violenza golpista. Dopo quella sentenza, le opposizioni presenti in Parlamento avrebbero dovuto chiedere immediate elezioni politiche e, in caso di rifiuto, abbandonare le Camere, dichiarare illegittimo il Governo e i provvedimenti approvati dopo la sentenza, rompendo ogni alleanza negli Enti Locali.

Per me, non bastano le chiacchiere sul rifiuto del pensiero neoliberista e sulle politiche di austerity. Penso che l’Europa, così com’è, priva di una Costituzione approvata dai popoli che pretende di unire, sia un aborto, un mostriciattolo senza legittimità. Penso, perciò, che l’Unione Europea non vada riconosciuta, ma combattuta, perché è un’arma puntata contro le classi subalterne.

E’ questa duplice illegittimità a definire, per me, gli schieramenti favorevoli e contrari alla dittatura delle banche e del capitale, di cui in Italia si è fatto garante soprattutto il partito di Renzi, il peggior carnefice dei lavoratori e dei loro diritti dai tempi del fascismo, il vero e principale nemico della repubblica antifascista.

E’ per questa convinzione che mi rifiuto di far parte di qualunque schieramento, gruppo, iniziativa e coalizione sociale disposta a trattare con il PD e i suoi alleati.

Nessuno mi indurrà a riconoscere una qualche legittimità democratica a partiti politici che a Napoli si schierano contro il PD, col quale sono, invece, alleati nel Veneto e in Emilia Romagna. Questi partiti, per me, non combattono il regime, ma come tutte  le formazioni collaborazioniste, sono funzionali al sistema di potere autoritario.

Per me, la politica non è solo l’arte di mediare tra posizioni diverse e compatibili. E’ soprattutto capacità di segnare la linea invalicabile che passa tra sistemi di valori incompatibili. Non si può essere antifascisti e stipulare patti di alleanza con i fascisti. In questa sinistra, perciò, io non mi riconosco.

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Ordine pubblico il problema è il governoA bocce ferme, quando la disinformazione programmata scientificamente produce frutti velenosi e l’interesse cala, è difficile tornare su una notizia «consumata». In una logica di mercato, tutto è ormai un prodotto «usa e getta»; se non «stai sul pezzo», non ti legge nessuno e il tempo per la riflessione muore d’asfissia. Inutile girarci attorno: le pistole romane che hanno cercato il morto, non spareranno più notizie e sarà forse la cronaca giudiziaria a tornarci su, coi tempi della giustizia e da un angolo visuale chiuso dall’ingombrante «verità» dei tribunali.  Sul ruolo del circo mediatico nella «creazione» di eventi fittizi  e nell’immediata «distorsione» di quelli reali, per mettere in ombra problemi scottanti o porre al centro dell’attenzione il malessere sociale, invece  delle cause che lo determinano, per imporre strette repressive, fior di studiosi ci hanno fornito efficaci strumenti di analisi che, tuttavia, non sono diventati «patrimonio collettivo».
Quando, in tema di formazione, un’impressionante schiera di sedicenti esperti, nati dal nulla, come per partenogenesi, e un improvviso fiorire di campagne di stampa ha fatto passare l’idea che il «problema dei problemi» fosse un inesistente baraccone di «fannulloni» e privilegiati, ostili alla valutazione, ci siamo trovati a fare i conti con lo smantellamento della scuola statale, le università trasformate in aziende e la ricerca asservita agli interessi delle multinazionali. L’attacco martellante alla corruzione vera e presunta del settore pubblico ha aperto un’autostrada alla svendita dei gioielli di famiglia e s’è capito tardi che il problema vero era la scialo delle «privatizzazioni». In nome dello «spreco» – era quello, no?, il problema della Sanità – si son battuti in breccia i presidi di civiltà conquistati col sangue negli anni Sessanta e Settanta; cosa non siamo stati, noi, giovani di quel tempo? Borghesucci, ragazzini viziati e soprattutto delinquenti. Poi ci si è accorti che di criminale c’era solo il ticket per il pronto soccorso e il diritto alla salute cancellato. Per l’Ucraina – ci hanno detto – il nodo reale è la tutela di una strana autodeterminazione dei popoli che, guarda caso, merita rispetto solo quando volge le vele a Occidente; lentamente si scoprono, però, milizie fasciste armate dalle «grandi democrazie» contro governi eletti e nell’indifferenza generale il nazismo fa ritorno nei Parlamenti.
Di fronte a una «crisi» che il capitale manovra come fosse una clava contro le classi subalterne, dovrebbe esserci chiaro ormai che il vero «problema di ordine pubblico» che affligge il Paese non è la protesta di chi rivendica un diritto calpestato, ma la violenza di chi lo nega, impone tagli, feroci «sacrifici» e uno spietato smantellamento dello stato sociale. Il 12 aprile scorso, a Roma, di fronte a ventimila manifestanti che ponevano domande di natura politica e chiedevano risposte alla politica, il prefetto, il questore e il ministro dell’Interno hanno militarizzato la città e un corteo, volutamente imbottigliato a Piazza Barberini, è stato violentemente caricato. Si sono viste scene cilene, ma si sono registrati anche – piaccia o meno conta poco – un lavoro di «intelligence», fermi preventivi, perquisizioni e  un addestramento «militare» brutale, ma di tutto rispetto, sia sul piano difensivo che offensivo. S’è visto chiaro, insomma, che, se si muovono i «rossi», le forze dell’ordine ci sono, sanno cosa fare e lo fanno senza esitare. Pochi giorni dopo, però, nella stessa Roma, con un movimento di ottantamila persone e un rischio di incidenti incomparabilmente più alto, come hanno poi dimostrato i fatti, lo Stato ha «disertato». E’ mancata anzitutto la prevenzione e un fanatico neonazista con la sua banda di criminali ha potuto muoversi impunemente e sparare indisturbato, mentre televisioni e  stampa ci raccontavano biancaneve e i sette nani.
Dagli scontri di Piazza Navona, con un neofascista impegnato a raccomandare i camerati a poliziotti che li trattavano coi guanti gialli, acqua n’è passata sotto i ponti, ma non s’è fatto nulla per capire e  non è cambiato niente. L’odioso principio che consente a celerini e compagni il monopolio della violenza si è esercitato e si esercita quotidianamente su studenti in lotta per il diritto allo studio, sui lavoratori che si battono per la dignità, sui precari, sui «diversi», sul disagio: i pastori sardi aggrediti a Civitavecchia, i fatti di  Basiano, i morti per polizia che non si contano più, le condanne feroci per inesistenti reati di «devastazione e saccheggio», Erri De Luca inquisito, Giorgio Cremaschi indagato, i No Tav incarcerati per lo spettro d’un inesistente terrorismo, tutto ci parla di una repressione che va sopra le righe, ma il neofascismo, coccolato dalle «destre di governo», si muove impunito.
Da Michele Santoro, il sindaco di Firenze che governa il paese per un tragicomico mistero, si è presentato come il pupo che ha gli incubi e non dorme bene, assediato com’è dai rimorsi, pallido e privo d’appetito. Chissà, s’è chiesto stupito lo spettatore: vuoi vedere che s’è pentito del colpo alla schiena vibrato al suo amico Letta? No, Letta non c’entra nulla e le cause della sofferenza le ha confessate così, senza ritegno: «Mi sento in colpa per non essermi accorto che l’ultrà del Napoli indossava quella maglietta, Speziale libero è un insulto a due ragazzi rimasti orfani».
Che avrebbe fatto, signor Presidente, qualora se ne fosse accorto? E chi le impedisce di metter fuori gioco il neofascismo che a Roma spara e a Milano sfila in piazza in ordine militare, come un incubo che torna? La domanda non è retorica e la risposta è semplice: glielo impediscono gli alleati di governo, che se li tengono buoni. A ben vedere, quindi, il vero problema d’ordine pubblico che abbiamo di fronte  non è il comprensibile malessere delle piazze, ma chi lo crea e lo sfrutta; sono le trame oscure e i fili inconfessabili che legano tra loro chi qui produce rabbia e lì la cavalca in nome del consenso. Il problema d’ordine pubblico, insomma, è il governo.

Uscito su Fuoriregistro il 10 maggio 2014

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