Premessa
C’è da piangere, lo so, ma non so fare a meno di sorridere amaramente di fronte a chi si strappa i capelli perché – dice – “incombe il fascismo”. Un fascismo che si prepara a combattere costruendo un fronte unito che va da Grasso e Boldrini al PD.
A parte quelle coperte dalla foglia di fico del provvedimento “speciale”, dal 1946 a oggi la prima legge compiutamente fascista – sostanza e forma – l’ha firmata Marco Minniti, storico dirigente del PD. Grasso e Boldrini hanno applaudito, Mattarella ha firmato senza fiatare e nessuno si è strappato i capelli. De Magistris ha manifestato un aperto dissenso, annunciando un’ordinanza che ne avrebbe capovolto la logica, poi però non l’ha fatta.
La tragedia italiana oggi non vede sulla scena semplicemente un governo pericoloso, ma legalmente eletto. Recitano un ruolo anche il consenso per le scelte di Mattarella, altrettanto pericolose, e il fatto che ad aprire la via a una possibile reazione siano stati sedicenti antifascisti come Grasso, Boldrini, il PD e soci, che hanno strozzato il dibattito alle Camere e hanno presentato, firmato o avallato leggi contro i lavoratori che la destra non avrebbe mai potuto far passare. Tragiche sono anche le valutazioni di cui si sono rese spesso responsabili forze politiche sedicenti di sinistra, ispirate all’antico costume dei due pesi delle due misure. Un costume per cui, se un’infamia viene da destra, l’hanno commessa i fascisti, se nasce a sinistra si tratta solo di compagni che sbagliano.
La verità è che un fronte di lotta democratica con Grasso, Boldrini e il PD è una tragicomica barzelletta.
Appunti
Abbiamo scarse forze.
Nessuna di esse può costruire da sola l’alternativa e organizzare una qualche resistenza.
Potere al Popolo è stata l’unica forza di sinistra così lucida, da capire che in vista delle elezioni di marzo non si poteva stare alla finestra, ma è stata lasciata sola e non ha potuto raggiungere l’obiettivo minimo immediato.
I “moderati” raccolti attorno a Montanari, dopo il tradimento della Falcone, si sono divisi e sono stati di fatto fuori dalla lotta, accusando Potere al Popolo di settarismo. Questo atteggiamento superficiale e per molti versi irresponsabile, ha aperto l’autostrada su cui corrono Salvini e Di Maio.
De Magistris, che avrebbe potuto prendere la testa del movimento nato al Brancaccio, impedire la nascita di Leu e raccogliere le forze della democrazia, ha sottovalutato i rischi e si è limitato a guardare.
Nel precipitare della crisi l’attendismo è stato una scelta superficiale e per molti versi irresponsabile, che ha agevolato la corsa di Salvini e Di Maio. Sia Montanari che De Magistris hanno dimostrato purtroppo seri limiti nella capacità di analisi del momento storico.
La difesa di Mattarella in funzione antifascista è di una impressionante cecità. Mirava forse a rimettere in gioco il PD, che di per sé è già destra, ha rafforzato invece l’estrema destra, già molto forte.
Oggi c’è un governo con Salvini ministro di polizia e in Parlamento manca una opposizione di sinistra che conti. La lotta sociale in piazza, già debolissima nella nostra società disgregata, si colloca al limite dell’impossibile.
Cresce la barbarie.
I centri sociali sono a rischio e i militanti faranno i conti con il codice Rocco.
La costruzione di un’alternativa in grado di organizzare una “resistenza” e muoversi tra le maglie di una deriva autoritaria non è solo un irrinunciabile obiettivo politico, ma una necessità storicamente fondata.
Potere al Popolo paga il prezzo di un prolungato scontro interno tra le sue anime; la scelta di risolvere i problemi organizzativi con riunioni di un gruppo ristretto – un Coordinamento non eletto, che rappresenta per lo più le aree organizzate – rischia di snaturare la splendida intuizione iniziale di un reale lavoro dal basso. Le potenzialità sono ancora elevate, le adesioni significative e la base attiva, come si è visto alla recente assemblea nazionale. La democrazia interna è però ancora debole e sul gran lavoro della base pesa una struttura organizzativa che, al momento, è ancora di tipo verticistico. C’è – ed è serio – il rischio di costruire un “partito dei militanti”, che non saprà parlare alla gente.
Montanari ha una visibilità mediatica legata soprattutto al suo ruolo di intellettuale che, partito da intenti inclusivi, ormai più che unire, divide. Definendo settari i protagonisti dell’iniziativa di Potere al Popolo, ha dimostrato scarsa prudenza. A lui fa riferimento parte della sinistra moderata, che deve però dialogare con quella alternativa, se, come dice, intende unirsi a chi tenta di ricostruire la sinistra nel nostro Paese.
Il Congresso di demA non si è occupato di contenuti; ha fatto spazio a Laura Boldrini, Anna Falcone e al PD e non ha chiarito quale ruolo e con quali alleati intende svolgere De Magistris, che in questi ultimi anni, pur tra mille difficoltà, ha saputo creare a Napoli un modello di amministrazione alternativo a quello neoliberista. L’unico, in una grande città del nostro Paese. La sua organizzazione non ha ancora una identità precisa e sul tema dell’Europa è stata finora più vicina a Diem25 che a Mélenchon. De Magistris può parlare alla sinistra, moderati compresi, ma non deve dimenticare di esser nato fuori dal centro-sinistra. Un’origine che gli dovrebbe consigliare di non dare troppo spazio alle componenti di demA che lavorano per dividerlo da Potere al Popolo.
La sinistra da noi ha scritto la storia quando ha saputo tenere assieme in maniera equilibrata la sua anima autenticamente riformista e le avanguardie rivoluzionarie; questo dovrebbe indurre le sue componenti a una riflessione comune e a un dialogo costruttivo, avendo presente che le “dottrine” – anche quelle che hanno avuto una forte capacità propulsiva – non sono eterne e non sempre offrono soluzioni per i cambiamenti profondi della realtà sociale.
Leu è un prodotto di laboratorio, una parte del problema, non la soluzione, ma una base ce l’ha. Se, come pare, c’è il rischio di una deriva autoritaria, occorre che Potere al Popolo, De Magistris e tutte le forze in campo autenticamente antiliberiste trovino modo di parlarsi e di parlare alle realtà di base e ai singoli cittidini disorientati e privi di ogni riferimento. Su un punto è necessaria la massima intransigenza: il PD è oggi il partito del capitale finanziario ed è il vero responsabile di questo sfascio. Porte chiuse per i suoi dirigenti, quindi, e capacità di parlare alla sua base, così come bisogna dialogare con la sinistra interna ai 5 Stelle.
Occorre il coraggio necessario a mettere da parte i pregiudizi.
Occorre la coerenza sufficiente a chiudere con il passato che non ha più una funzione storica.
Occorre un legame forte con quanto del nostro passato invece vive e ha ancora qualcosa da insegnarci.
Occorre il coraggio di mediare, e perciò non va spezzato il filo della memoria storica.
Occorre tempo, ma potrebbe anche darsi che non ce ne sia molto.
Per me certamente non basterà e in fondo non mi dispiace. Da troppo tempo mi sento straniero a casa mia. Straniero e solo.

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