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MITI D’OGGI
Marino Niola

QUELLE PAROLE SONO PASSWORD SCADUTE


Ci sono momenti in cui le parole non stanno al loro posto e non riescono più a descrivere quel che veramente ci accade. Questo svuotamento del linguaggio è uno del primi sintomi di una crisi. Sociale, culturale, economica. Come quella che stiamo attraversando. Lo dicono Tiziana Drago ed Enzo Scandurra, classicista l’una e urbanista l’altro, che per Castelvecchi hanno curato un bel  libro con una densa prefazione di Piero Bevilacqua. Il volume, (Contronarrazioni, pp.148, euro17,50), ingaggia una battaglia contro quelle che gli autori definiscono «narrazioni tossiche».
Al loro appello ha risposto una schiera di studiosi, scrittori, analisti economici, da Laura Marchetti a Mario Fiorentini, da Patrizia Ferri a Salvalore Cingari, da Anna Angelucci a Giuseppe Aragno, da Ilaria Agostini a Velio Abati ed altri ancora.
Gli autori del volume, dedicato al compianto Franco Cassano, smontano luoghi comuni del pensiero unico, cominciando dal vocabolario e dalle parole mainstream come “crescita”, “sostenibiltà”, “partecipazione”, “resilienza”, “performance”,“competitività”, “lavoro”, “Sud”. Termini che aprono qualsiasi porta ma che hanno ormai l’insignificanza delle password. Le ripetiamo, anzi le digitiamo,senza interrogarci sulla loro verità e sulla loro capacità di descrivere la realtà. Sono parole condivise proprio perché non significano più niente. Ma formattano la nostra capacità di giudizio che impedisce di vedere i veri problemi e confonde menti e coscienza con una real-fiction che ha la stessa inconsistenza dei talk show. Insomma, crediamo di parlare, ma in realtà siamo parlati da questo linguaggio porta a porta. Che inquina il  dibattito pubblico, le relazioni umane, producendo conformismo, insicurezza, chiusura in noi stessi.
Il rimedio?
Ricominciare a pensare criticamente per ridare alle parole un nuovo senso.

15 agosto 2021 – Il Venerdì di Repubblica

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