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Posts Tagged ‘Consulta’

Luigi_Einaudi_1953Da giudice della Consulta, Mattarella si è mosso in modo che non è facile capire e giustificare a livello etico. Dopo aver dichiarato incostituzionale la legge elettorale del leghista Calderoli, ha accettato, infatti, di farsi eleggere Presidente della Repubblica da un Parlamento figlio di quella legge. Un Parlamento, quindi, privo di legittimità morale. Né, dopo la sua elezione, ha poi sciolto le Camere su cui pesava come un macigno la sua sentenza.
Oggi rifiuta di nominare ministro un economista che gli è stato proposto, come prescrive la Costituzione, da un Presidente a cui ha dato l’incarico di formare un governo. Un uomo, si badi bene, che è già stato ministro in un governo presieduto da Ciampi e che ha la piena legittimità giuridica e morale per assumere il suo incarico.
E’ vero, la Costituzione assegna a Mattarela il compito di nominare i ministri che gli vengono proposti, ma non è scritto da nessuna parte che un governo si debba formare in coincidenza con le opinioni politiche del Presidente della Repubblica e nemmeno che debba impegnarsi al rispetto di trattati internazionali che la maggioranza parlamentare, regolarmente eletta, ha scelto programmaticamente di mettere in discussione. Gli elettori, infatti, l’hanno eletta proprio perché vogliono che lo facciamo.
C’è bisogno di dirlo? Un Presidente della Repubblica non può giudicare e contrastare ciò che il popolo sovrano ha deciso votando. Di quel popolo, infatti, egli è solo al servizio.
Ciò che sta accadendo in questi giorni dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che in Italia la democrazia è moribonda e poiché a ogni azione corrisponde fatalmente una reazione, è sempre più evidente: il regime che tenta di sopravvivere a se stesso, sta rinforzando inconsapevolemente (?) e pericolosamente gruppi politici già di per sé pericolosi. Il rischio è che si torni a votare e gli elettori, giustamente inferociti, regalino a Salvini e soci un consenso così largo, che il nuovo regime sarà peggiore di quello che avremmo avuto, se Mattarella si fosse limitato a fare semplicemente ciò che la Costituzione gli impone. E per favore non tiriamo in ballo Einaudi e Previti: la situazione è troppo seria per raccontare barzellette.

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Dopo la sentenza della Consulta, che nel gennaio 2014  ha dichiarato illegittima la legge che li ha condotti in Parlamento, i sedicenti parlamentari, gli abusivi che nessuno ha mai eletto non si sono dimessi e non ci hanno consentito di andare a votare con la costituzionalissima legge indicata dai giudici della Consulta. Sono rimasti tutti incollati alle poltrone, hanno difeso tutti i privilegi e colpito tutti i diritti. Per loro mano è morto di morte violenta l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, la scuola è diventata riserva di caccia dei padroni e gli studenti involontari crumiri. Casa, salute, ricerca, ambiente, non c’è una conquista sociale o bene comune che non sia a rischio. I sedicenti “eletti dal popolo”, non rappresentano nemmeno se stessi, ma pretendono di rappresentarci.
Dopo il risultato del referendum del dicembre scorso, che li ha licenziati e invitati a fare velocemente le valigie, si sono trincerati nelle aule parlamentari, decisi a rimanrci vita natural durante.  Per riuscirci, ogni giorno studiano inganni, apprestano trappole e inventano truffe; la “nuova” legge elettorale, per esempio, il cosiddetto “Rosatellum”, è un osceno inganno, che fa cartastaccia della Costituzione.

Il “Rosatellum” non è solo una mina vagante per la credibilità del Paese – la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel 2005 censurò i bulgari quando mutarono la legge elettorale alla vigilia del voto per colpire il partito degli ambientalisti –  ma è un oltraggio alla dignità degli elettori. Il popolo del referendum, però, i cittadini che hanno impedito a questa gentaglia di cambiare la Costituzione non assisteranno inerti a questa autentica infamia. Hanno già una bandiera – la Costituzione – e un programma vincente, come vincente fu il “no”: ripristinare le regole e i diritti negati, restituire ai lavoratori l’articolo 18 e cancellare tutte le leggi antipopolari, dal pareggio di bilancio, al fiscal compact, al patto di stabilità.  Contro la vergognosa ammucchiata Renzi, Verdini, Alfano e Berlusconi si radunerà la parte sana del Paese, che è di gran lunga maggioritaria. Avanti così non si può più andare!

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0939539e270b731e490e31d7ee7877ab-u43000142779180qyf-652x382corriere-print-nazionale_ori_crop_MASTER__0x0-593x443Gian Antonio Stella è triste. Una di quelle malinconie inattese e improvvise, come la demenza senile, che sono disgrazie della vecchiaia. E’ triste, Gian Antonio Stella, perché l’associazione dei partigiani si è schierata contro le riforme istituzionali. Gli era andata così bene, a Stella, aveva superato così brillantemente guai peggiori e che ti fa la melanconia? Si presenta oggi, per colpa di questa associazione balorda, fondata da chi ha versato il suo sangue per regalarci libere istituzioni e pretende di difenderle! Guarda un po’ che pretese… Stupidissimi partigiani, bischeri rimbambiti, ma che combinate? Non lo vedete che male fate a Stella con questa vostra scelta? A lui, a Stella, cuori di pietra, non ci avete pensato?
Poverino, Stella. Aveva saputo scansare la tristezza nelle peggiori circostanze e vedi un po’ se l’Anpi doveva giocargli questo tiro mancino! Non ha perso il sorriso, quando Napolitano ha pugnalato nella schiena la nostra democrazia e lo si è visto sorridere felice, come se nulla fosse accaduto, persino quando una sentenza della Consulta ci ha rivelato che la legge elettorale da cui nasce il nostro Parlamento è illegale. Stella, per chi non lo sapesse, è stato di una serenità olimpica e forse innaturale, quando Renzi, ottenuta la fiducia di Camere politicamente ed eticamente delegittimate, ha messo mano a una riforma che trasforma parlamentari costituzionalmente abusivi in giudici della Costituzione. Una felicità a prova di bomba, e che gli accade? Scivola sulla buccia di banana dell’Anpi e dichiara pubblicamente sul Corsera la sua inguaribile malinconia. Non ce l’ha fatta a vedere l’associazione dei partigiani imporre ai suoi la falange compatta…”
Partigiani gloriosi, per favore, siate umani, tornate velocemente sulle vostre scelte e smettetela di far la guerra a Renzi. Stella non lo dice, ma gli vuole così bene che non gli importa nulla della Costituzione. Suvvia, partigiani, per amor di Stella, accettate serenamente la cicuta e toglietevi di mezzo. Non vorrete essere così spietati con un liberale che in fondo al cuore nutre solo una legittima speranza? Stella vorrebbe che Renzi tornasse allo Statuto Albertino. Vi volete impuntare per così poco e condannare il povero Stella alla tristezza?

FuoriregistroContropiano e Agoravox, 18 maggio 2016

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massimo_giletti_e_lapo_elkann_65e2Ho dovuto ascoltare l’indecorosa farsa di Giletti, scatenato contro Napoli, come impone il copione scritto apposta per gli Interlandi del nostro tempo. Ci sono stato quasi costretto dalla polemica che monta, ma confesso il peccato: ero partito dal minuto 32 del filmato, come consigliavano gli amici, però non ce l’ho fatta e ho chiuso quasi subito.
D’accordo, è un agguato. Mi stupisce, però, lo stupore. Lo leggo come un segnale pericoloso, molto più pericoloso dell’attacco, tutto sommato banale e così apertamente avventuroso, che non può aver fatto danni seri a nessuno, tranne a chi e stato cacciato a tradimento nel tritacarne, a cominciare dall’ottimo assessore Sandro Fucito.
Siamo così ingenui, quindi? Dopo Letta, dopo Marino, dopo la Costituzione stracciata, mentre il Parlamento ci accoltella il Senato per mano dei senatori, mentre le navi da guerra puntano i cannoni sulla Libia e i marinai mostrano i muscoli, ci si può ancora stupire? E si può ancora sperare nelle querele, nei giudici, nella Consulta? No. Io non ci spero e lo dico col più grande rispetto: mettiamo i piedi a terra e ragioniamo. Sperare in chi o in che cosa? Ma ce ne siamo accorti o no, che la Corte Costituzionale ha messo fuorilegge la legge elettorale e quelli sono tutti lì, pentastellati compresi? L’abbiamo sentita la Consulta spiegare a chiare lettere che il trattamento riservato ai pensionati è una rapina? E che cosa è successo dopo? Nulla. I rapinatori hanno fatto finta di non sentire e non hanno nemmeno restituito il bottino!
Spero di sbagliare, ma viviamo una crisi istituzionale peggiore di quella scoppiata nel primo dopoguerra. Una crisi tremenda, che non viene dopo un conflitto, ma lo scatena anche se nel mirino il bersaglio non cambia: guerra ai diritti, guerra ai lavoratori, guerra ai più deboli, guerra al Sud, la più debole delle tre aree del Paese. Il Sud, di cui Napoli era ed è la capitale. Anche l’Europa è in guerra. Una guerra feroce, le cui prime vittime sono state Montesquieu, l’ideologo della democrazia borghese e la divisione dei poteri. E diciamocelo, non ci farà male: i padroni non sanno più che farsene dei Parlamenti eletti. Basterebbe guardare attentamente la Grecia, per capire quale guerra si è scatenata. Non ci hanno lasciato scegliere nemmeno il terreno su cui dare battaglia.
La battaglia per la democrazia si combatte ormai sull’ultima spiaggia, secondo i modi che derivano dalla nostra storia. Sia pure in una forma “moderata”, adatta ai tempi, ma forte di strumenti che il fascismo storico non poteva nemmeno sognare di avere, abbiamo di fronte un’ondata reazionaria che fa tremare i polsi. Certo, non si vede scorrere il sangue, non ci hanno ucciso Matteotti e Amendola, ma il manganello l’abbiamo visto in azione. Cos’è quella che ha subito Marino, se non una “bastonatura” in pena regola? Chi sono i Giletti di turno, se non i moderni squadristi? Intimidatori, violenti, ma senza che si veda. Se non cominciamo ad aprire gli occhi, rischiamo di andare allo sbaraglio e ci faranno bere litri e litri di olio di ricino. Marino docet.
De Magistris è nel mirino. Certo. Lui nel mirino ci sta da tempo, ma stavolta gliel’hanno giurata perché non è solo e lo sanno. Stavolta c’è una città che si muove, riflette e si accinge a costituire il primo nucleo di quell’armata che darà la battaglia decisiva. Non uso le parole a caso. Guerra. Anche lui, De Magistris, lo dice spesso, ed è vero: è solo un sindaco, ma rappresenta il classico granello di sabbia che può inceppare meccanismi studiati per stritolare. E i meccanismi li abbiamo davanti, sono sotto i nostri occhi. Terribili, sperimentati, lustri e bene oleati. Li manovra gente feroce.
Che penso? Non faccio fatica a dirlo: non sono mai stato così nemico della violenza, da negare persino la legittima difesa. E non sto dicendo che bisogna mettere mano alle armi. Dico solo che persino Gandhi sapeva che la disobbedienza è una forma di combattimento. Non ne usciremo, senza praticarla e senza farlo in maniera da lasciare il segno. A chi ci spara addosso, dovremo rispondere almeno chiudendo le vie dei rifornimenti. Rompere il patto di stabilità, dichiarare formalmente illegittimo questo governo, sostenuto da una maggioranza di nominati e organizzare la disobbedienza fiscale, finché la ferita non sarà risanata. Di qui si parte, di qui potrebbe partire il Sud, non solo Napoli, e forse il Paese. Prima però occorre vincere la battaglia preliminare di questa guerra: quella elettorale, necessaria soprattutto per opporre istituzioni legittime a due Istituzioni illegittime, due giganteschi imbrogli collegati tra loro: l’Europa e i suoi governi di proconsoli. Renzi, per cominciare, la mano armata del nuovo fascismo europeo, figlio naturale del capitale finanziario.
Qualcuno dirà che questa è la “rivoluzione dei Masaniello”. Lasciate che parlino. Già una volta i nazisti hanno creduto che a Napoli ci potesse essere al massimo una rissa tra papponi e prostitute. Stanno ancora scappando. In attesa di maggio, non diamo più occasioni per assestare colpi. Degli squadristi come Giletti Napoli può fare tranquillamente a meno. Sono i suoi padroni invece a non poter fare a meno di Napoli e del Sud.

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ImmagineDopo aver visto foto e filmati di Bologna con i precari della scuola ammazzati di botte dalla polizia, mi domando perché dovrei prendere le distanze dai blakc bloc ed essere solidale coi i criminali della Diaz e di Bolzaneto. Io credo nella giustizia sociale e mai come oggi la legalità mi è sembrata un imbroglio dei padroni.
Dopo aver letto la legge elettorale approvata stasera da una banda di malfattori che ci governa solo per un imbroglio condannato dalla Consulta, mi domando cosa ci sia di più violento di governi che violano la legge.
Dopo aver appreso ufficialmente che da tre anni e da tre governi sono derubato di una parte della mia povera pensione, mi domando perché il derubato dovrebbe rispettare i mariuoli.
Dopo aver visto all’opera i black bloc, mi domando perché, se sono davvero rivoluzionari, si presentano all’appuntamento solo quando la polizia li aspetta. Sarei con loro se decidessero di agire contando sulla sorpresa, per colpire ben altri bersagli. Un piccolo sforzo, se ci credete davvero, e il delinquente vigliacco che qui fa il rodomonte con la collega se la farà addosso.

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noncisono2In Italia si è instaurato un regime con evidenti caratteri autoritari, che ha stravolto la Costituzione, cancellato i diritti dei lavoratori, asservito il sistema formativo, ridotto fortemente la libertà di stampa e colpito duramente i pensionati. Un regime fondato su due destre, che utilizzano come arma micidiale le potenzialità repressive del Codice Rocco, nato in epoca fascista: militarizzazione del territorio, violenza delle forze dell’ordine, processi a liberi pensatori e scrittori come Erri De Luca, assoluzioni per gli omicidi degli uomini in divisa, accuse di terrorismo e galera per gli esponenti del dissenso. Non m’importa qui definirne la natura del regime. E’ autoritario e tanto basta.

Questa mia convinzione profonda e dolorosa mi isola, ma l’isolamento non può farmi cambiare idea.

Per me, la sentenza della Consulta che dichiara incostituzionale la legge elettorale da cui è nato l’attuale Parlamento di “nominati”, segna un confine invalicabile tra legalità repubblicana e violenza golpista. Dopo quella sentenza, le opposizioni presenti in Parlamento avrebbero dovuto chiedere immediate elezioni politiche e, in caso di rifiuto, abbandonare le Camere, dichiarare illegittimo il Governo e i provvedimenti approvati dopo la sentenza, rompendo ogni alleanza negli Enti Locali.

Per me, non bastano le chiacchiere sul rifiuto del pensiero neoliberista e sulle politiche di austerity. Penso che l’Europa, così com’è, priva di una Costituzione approvata dai popoli che pretende di unire, sia un aborto, un mostriciattolo senza legittimità. Penso, perciò, che l’Unione Europea non vada riconosciuta, ma combattuta, perché è un’arma puntata contro le classi subalterne.

E’ questa duplice illegittimità a definire, per me, gli schieramenti favorevoli e contrari alla dittatura delle banche e del capitale, di cui in Italia si è fatto garante soprattutto il partito di Renzi, il peggior carnefice dei lavoratori e dei loro diritti dai tempi del fascismo, il vero e principale nemico della repubblica antifascista.

E’ per questa convinzione che mi rifiuto di far parte di qualunque schieramento, gruppo, iniziativa e coalizione sociale disposta a trattare con il PD e i suoi alleati.

Nessuno mi indurrà a riconoscere una qualche legittimità democratica a partiti politici che a Napoli si schierano contro il PD, col quale sono, invece, alleati nel Veneto e in Emilia Romagna. Questi partiti, per me, non combattono il regime, ma come tutte  le formazioni collaborazioniste, sono funzionali al sistema di potere autoritario.

Per me, la politica non è solo l’arte di mediare tra posizioni diverse e compatibili. E’ soprattutto capacità di segnare la linea invalicabile che passa tra sistemi di valori incompatibili. Non si può essere antifascisti e stipulare patti di alleanza con i fascisti. In questa sinistra, perciò, io non mi riconosco.

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Ci sono occasioni in cui le mezze parole non giovano a nessuno e fanno probabilmente male soprattutto a chi le dice. Meglio, quindi, esser chiari, diretti e per certi versi brutali. I sostenitori dell’Appello Maggio sulle elezioni regionali non avrebbero dovuto aprire alcuna trattativa con SEL. Le trattative, invece, ci sono state e non faccio polemiche. Dico solo che, a conti fatti, considero il loro naufragio prevedibile, inevitabile ed estremamente positivo. logo-azzurroSEL detta regole, pretende posti e si sfila? Benissimo. Finalmente si può ragionare davvero di una lista alternativa in Campania. Vendola sarebbe stato per noi una contraddizione. Eterno inseguitore del PD, ne è stato l’alleato che alle elezioni politiche gli ha consentito di impadronirsi del Paese. E’ SEL che ci ha consegnati in mano ai peggiori carnefici delle classi subalterne che l’Italia abbia mai visto dai tempi del fascismo .
Mi sto facendo dei nemici? Pazienza. Non sono in cerca di amici. Ho considerato sin dall’inizio l’Appello Maggio una incresciosa ma tremenda necessità e allo stesso tempo una irripetibile opportunità.
Necessità gravosa, perché la condizione in cui si svolgeranno le elezioni si caratterizza soprattutto per un dato politico: la riconosciuta illegittimità delle massime Istituzioni del Paese. Illegittima, infatti, è stata dichiarata da una inappellabile sentenza della Consulta la legge elettorale da cui nasce il Parlamento, illegittima, di conseguenza, è la fiducia accordata al governo Renzi, figlio peraltro di un matrimonio politico spurio, bocciato dal risultato delle urne. Illegittima, infine, a rigor di logica, è anche l’elezione di Mattarella, portato al Quirinale da “grandi elettori” che nessuno ha eletto.
In una situazione così grave, che non è esagerato parlare di un vero e proprio golpe bianco, lasciare il campo ai soli candidati delle due destre che si sono impadronite del Paese, senza denunciare ciò che accade, sarebbe un suicidio politico che pagheremmo tutti davvero a caro prezzo. L’opportunità offerta dalla tornata elettorale è, in questo senso, favorevolissima.
Per quanto mi riguarda, in questo quadro di estrema violenza istituzionale, occorre assolutamente presentare una lista. Non ci mancano né uomini, né idee, né un programma e c’è un elemento di fondo da cui partire: noi non riconosciamo alcuna legittimità ai candidati dei partiti protagonisti di questo sfascio. Andiamo alla Regione con un intento chiaro: dare alle elezioni regionali un valore tutto politico, disobbedire e non riconoscere le leggi approvate a danno della popolazione da questo Parlamento. La lista non è difficile da fare e i consensi verranno. Chi si è distinto di più nelle terre dei fuoco, chi più si è battuto per l’acqua, la salute, i beni comuni, la scuola dello Stato, i diritti dei lavoratori, quelli sono i nostri candidati, le persone preparate e disinteressate al tornaconto personale.
Quali impegni prendiamo? Acqua pubblica in tutta la regione e non un centesimo dei nostri soldi a Roma, finché non sarà sciolto questo Parlamento. Le tasse che la Campania paga, resteranno in Campania, Serviranno a disinquinare, sostenere la precarietà, tutelare i diritti negati. Sperimenteremo forme alternative di governo dal basso, di pratiche autenticamente inclusive e partecipate e un rapporto diretto coi territori, per ammortizzare i danni delle politiche di austerità, Su questa base si può e si deve costruire una lista, perché siamo perfettamente in grado di intercettare la voglia di innovazione, il fermento sociale e politico che cresce nella regione e di riportare alle urne l’elettorato di sinistra che non ci va più. Tutto si può discutere, naturalmente, tutto si può perfezionare, articolare e migliorare. Ritirarsi ora, però, sarebbe un errore imperdonabile. Noi non abbiamo bisogno di organizzazioni inaffidabili. Più che voti, portano divisioni e dissenso.

Contropiano“, 27 marzo 2015

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Ho ricevuto il testo di un appello in difesa della Costituzione, un invito a firmarlo e la proposta di comitatopartecipare a una iniziativa che intende creare «in ogni regione, in ogni città ed in ogni quartiere, […] comitati unitari di cittadini attivi che organizzino attività di informazione e di divulgazione, coinvolgendo anche la scuola della Repubblica, per rendere consapevole l’opinione pubblica della gravità dei processi in corso ed attivare una effettiva partecipazione popolare ai processi decisionali.
Proponiamo una settimana di mobilitazione, in coincidenza con la celebrazione del 25 aprile, previa intesa con le associazioni partigiane, chiedendo alle associazioni, alle strutture politiche e sindacali, ai corpi intermedi, di aderire al Coordinamento per la democrazia costituzionale, di promuovere iniziative territoriali, e di contribuire a diffondere un manifesto/documento comune su tutto il territorio nazionale».
Mi pareva così naturale firmare, che non ho perso tempo a cercare i promotori. Solo dopo aver firmato, ho scoperto che c’erano anche Fassina, Chiti, e altri campioni del PD. All’amico che mi invitava ho risposto così:

«Non ci sarò. A malincuore, forse, ma per scelta e dopo averci a lungo pensato. Rispondo a te, perché non voglio crearti problemi, ma non avrei avuto alcun problema a rendere pubblica la mia decisione. Lunedì, alla stessa ora si riunisce il Comitato di lotta per la difesa della Scuola pubblica e non intendo mancare. Non ci saranno grandi nomi e nemmeno la direttrice di un giornale che sino alle ultime elezioni politiche tagliava i pezzi di un collaboratore che puntava il dito sul PD e ospitava gli appelli di Bevilacqua per il “voto utile”. Nessuno si accorgerà dei poveri precari, ma mi sentirò meglio con loro, perché, soli e disperati, da tempo urlano inascoltati una verità che, a quanto pare, molti scoprono oggi: la Costituzione antifascista è ormai cartastraccia. Aggiungo solo che dopo aver aderito all’iniziativa, mi vado convincendo che per coerenza dovrò ritirare la mia firma. Ritengo inaccettabile, infatti, la presenza tra i promotori di alcuni parlamentari della sedicente “sinistra PD” e degli eterni “possibilisti” di SEL, nominati grazie all’accordo elettorale di Vendola col PD. Il Partito di Renzi non ha nulla da spartire con la legalità repubblicana e con i valori della sinistra; non a caso, del resto, governa con la feccia di destra guidata da Alfano.
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, considero questo Parlamento privo di ogni legittimità morale e politica. Chi ci è entrato, grazie a una legge dichiarata poi ufficialmente illegale, avrebbe dovuto chiedere lo scioglimento delle Camere e le immediate elezioni con una legge proporzionale e senza premio di maggioranza, come indicava chiaramente la Consulta. Di fronte al probabile rifiuto, non potevano esserci dubbi: occorreva uscire dall’Aula, rifiutarsi di rientrarvi e promuovere iniziative di difesa della Costituzione da quello che in effetti è un colpo di mano autoritario. Nessuno l’ha fatto e nessuno ha trattato o tratta Renzi e i suoi camerati come vanno trattati i delinquenti. Perché di questo si tratta: delinquenti. Si va, si prende posto, si polemizza su questo o quel provvedimento, ma non si contesta radicalmente e senza mezzi termini l’esistenza stessa del governo, la sua illegittimità costituzionale e la sua condotta autoritaria; chiusa – ma sarebbe meglio dire strangolata – la discussione, si vota, come se nulla fosse accaduto, come se non ci trovassimo di fronte a una tragicomica riesumazione della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. In queste condizioni si è eletto persino un Presidente della repubblica e i “difensori della Costituzione” hanno votato e applaudito!
Sono disgustato e non m’importa nulla se passerò per “estremista”. Il mio moderatissimo Arfè, negli ultimi anni della vita, si difendeva da quest’accusa ribaltandola: non sono io che mi spingo sempre più sui confini estremi della sinistra, ma gli altri a correre verso destra. Lo so, il paragone Aragno-Arfè è improponibile, ma nella mia piccola dimensione non ho dubbi: sarò un estremista pericoloso, ma non posso fare a meno di dissentire. La mia coscienza mi impedisce di collaborare con chi ancora milita nel PD o collabora col partito di Renzi negli Enti Locali.
Credimi: ogni parola che leggerai mi è costata una terribile fatica, ma ti ho scritto fino in fondo ciò che penso. Non pretendo di aver ragione, però sono troppo stanco e amareggiato per ascoltare le ragioni degli altri. Te lo dirò, perciò, con le parole di Filippo Turati a un suo amico napoletano: “perdonami e fammi perdonare”.
Cari saluti».

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10492552_10152529817343620_7058658710407336055_nMi spiace dirlo, ma Francesca Pilla, mia amica e giornalista del “Manifesto”, è davvero un disastro. Figuratevi che poco fa ha scritto sulla sua pagina facebook questa frase delirante:

IL PEGGIOR NEMICO DELLA SINISTRA È IL PD

Naturalmente Anna Maria Carloni, nominata senatrice del PD con una legge dichiarata incostituzionale da quei deficienti della Consulta, sì è giustamente ribellata e le ha risposto risentita: “Fin dall’inizio… La storia si ripete e guarda un po’, ritorna che il peggior nemico della sinistra sta sempre a sinistra. Facciamoci molto ma molto male!”.
Cara Francesca, lo vedi che combini? Hai fatto male alla senatrice! Dovresti essere più riflessiva e prudente e – perché no? – far tesoro della sua brillante lezione di storia. Lei, in perfetta linea con il pupo fiorentino, sta solo provando a spiegarti che accusare l’ex socialista Mussolini di essere stato il peggior nemico della sinistra, significa far del male alla… sinistra! A ben vedere, meglio, molto meglio sarebbe che tu scrivessi a caratteri cubitali VIVA IL DUCE!
Non vuoi farlo? No? Beh, lo vedi che non capisci proprio nulla? Come fai a non renderti conto? Questo, amica mia, è il nuovo che avanza…

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Pertini_CostituzioneStipendi da fame, pensioni bloccate, leggi contro i lavoratori e una disoccupazione mai vista. Questo il bilancio di partiti ei uomini che si preparano a chiederci il voto per quelle che ritengono semplicemente la consueta occasione per spillarci quattrini: elezioni amministrative. Non c’è un centesimo, ripetono ogni giorno i colpevoli di questo sfascio, però ogni giorno spendiamo milioni e milioni di euro per armi, soldati e guerre e regaliamo miliardi alle banche responsabili del disastro. Abbiamo un Parlamento che occupa abusivamente le Camere grazie a una legge incostituzionale, su cui grava una sentenza definitiva e inappellabile della Consulta, un governo illegittimo, tenuto in vita dalla fiducia di parlamentari che nessuno ha mai eletto, che prende ordini dai proconsoli delle banche: Draghi, il Fondo Monetario Internazionale e la “Commissione”, il vertice, anch’esso mai eletto, di una truffa che chiamiamo Unione Europea. Nessuno tra quanti pensano e votano le leggi che ci affamano ha la legittimità per farlo. Ci governa una banda di golpisti, sostenuti da un Parlamento delegittimato politicamente e moralmente che è responsabile dei mali che ci hanno colpito: l’inquinamento mortale della terra dei fuochi, l’assalto ai beni comuni, lo sfruttamento dei lavoratori, la disoccupazione, il malaffare.
Mai come oggi, mentre la miseria della gente cresce in maniera insopportabile e aumenta, invece, la ricchezza di ladri, maneggioni, faccendieri ed evasori, le elezioni regionali sono l’occasione per esprimere un giudizio politico sugli uomini che, senza alcuna legittimità, ci governano. In questo contesto andiamo al voto per elezioni che hanno un significato politico evidente: in discussione non è la regione, ma la legalità repubblicana, che da troppo tempo e impunemente è stata calpestata. Voterò a  condizione che la sinistra trovi finalmente il coraggio di dirlo forte e chiaro, senza mezze parole: noi non riconosciamo questo Parlamento illegittimo e non siamo più disposti a prendere ordini da un governo nato da una truffa. Non consentiremo più a nessun esponente di partiti che ci hanno sottratto a tradimento la sovranità, di spogliarci, affamarci e umiliarci; lo affermiamo con decisione subito e terremo poi questa linea con estrema durezza: in Campania non riconosciamo i ministri di un governo che ha avuto il coraggio di addebitare al nostro stile di vita i tumori delle martoriate terre dei fuochi. Siamo stanchi di prepotenze e collusioni con la malavita organizzata e ci prenderemo quello che ci spetta. Noi non vogliamo più guerre, leggi contro il lavoro e i lavoratori, tagli alle scuole e alla Sanità. Noi non vogliamo essere strumenti di una macelleria sociale che oggi riguarda i greci e presto toccherà a noi. Non accettiamo più Commissari governativi, cementificazioni e svendite dei nostri diritti e della nostra vita. Basta! Tutte le nostre risorse saranno investite, perciò, anzitutto per salvare l’ambiente e difendere la salute. Non un centesimo dei nostri soldi uscirà dalla Campania, finché il Parlamento dei “nominati” non sarà sciolto e non ci saranno regolari elezioni, deputati eletti direttamente dal popolo e governi che non siano sostenuti da minoranze trasformate in maggioranze da leggi elettorali illegali, illegittime e liberticide.
In attesa che questo accada, agiremo in totale autonomia, estenderemo all’acqua di tutta la regione la tutela che De Magistris ha appena coraggiosamente assicurato alla città di Napoli, inizieremo a bonificare i nostri territori, sperimenteremo modelli economici alternativi e rifiuteremo di avere a che fare con un governo servo dei banditi di Bruxelles.
A queste condizioni voterò: a condizione che il voto abbia i caratteri della disobbedienza di massa e di una vera, dichiarata rivoluzione di popolo. Ne sono certo: con me voterebbe non solo buona parte della sinistra che non vota più, ma persino la destra intellettualmente onesta.

Agoravox“, 12 marzo 2015

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