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Quel giorno – recita la Bibbia – quando il Signore diede a Israele la vittoria sugli Amorrei, Giosué pregò […] e gridò alla presenza di tutti gli Israeliti: Sole, fermati su Gabaon! […] Un giorno come quello non c’è mai stato né prima né dopo di allora, quando il Signore ubbidì a un essere umano e combatté al fianco d’Israele“.
Ci vollero secoli e la rivoluzione copernicana per mettere in crisi la presunta verità geocentrica. A tutt’oggi, però, nulla cancella la biblica bestemmia che ci presenta il “Dio padre Onnipotente” schierato in guerra, macellaio dei suoi figli.
Un incidente esclusivamente “religioso”, che riguarda l’umana ingenuità? Tutt’altro. Non mancano infatti affermazioni che fanno dubitare anche delle “bibbie” laiche. Spiace per Marx, ma non è sempre vero che nella famiglia borghese “l’elemento connettivo sono la noia e il denaro“. Vero è invece che la noia affligge anche le famiglie proletarie dove purtroppo il denaro manca molto.
Da giovane, quando leggevo i sacri testi con compagne e compagni, ci fu chi trovò inesatta e terribilmente maschilista la convinzione di Marx sulla comunanza della donna. E non aveva torto. Non so se i comunisti sono davvero per tale comunanza (alla quale erano comunque meglio disposti gli anarchici seguaci della dottrina del libero amore), so che in età storica non è vero che essa sia esistita quasi sempre e troverei comunque più rivoluzionario e comunista che fossero le donne a propugnare la comunanza degli uomini.
Per quanto mi riguarda, non esistono pensatori in grado di spiegare tutti i tempi del storia in base a principi e intuizioni che possono segnare un mondo e fornire un metodo prezioso, ma saranno sostituite da dottrine adeguate ai tempi che cambiano.
Nella serie delle “verità bibliche” – religiose o laiche conta davvero poco – si colloca a mio modo di vedere la convinzione diffusa che i politici oggi siano tutti eguali tra loro: pensano esclusivamente ai propri affari, sono tutti ignoranti e malfidati. Più che l’abilità delle destre, è questa verità di fede che distrugge la democrazia. E’ necessario dirlo: la povera gente avrebbe pagato prezzi ben più salati se a governare la tragedia sociale che stiamo vivendo e a far fronte alla pandemia, si fossero trovati Salvini, Meloni e Berlusconi.
Di Conte si può dire tutto il male che si vuole, ma parla – o tenta di parlare – alla ragione. Salvini e i suoi camerati puntano allo sfascio e parlano alla pancia delle masse di disperati che hanno creato. Renzi, poi, è l’uomo della Confindustria e delle Banche. Lo sostengono con ogni mezzo e ha un compito preciso: destabilizzare il Paese e farne terra di conquista.

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  Da giovane mi sentivo in colpa di fronte a quelli che capiscono sempre tutto e non si sconcertano mai per le sconfitte. Quelli che quando si prende una brutta batosta hanno sempre una spiegazione, un colpevole certo e un processo da celebrare, ma non si sentono mai imputati. Da giovane mi meravigliava la nostra perfezione: nessuno tra tanti bravi compagni riconosceva che avevamo sbagliato, tutto era sempre chiaro e il problema evidentemente non era nostro ma riguardava gli altri. Una volta mi resi conto che si stavano cancellando dalla memoria storica i partigiani monarchici e quando osservai che questa probabilmente l’avremmo pagata e ci sarebbe costata anche cara, ci fu subito il valoroso compagno pronto a  puntare il dito per etichettare: socialfascista! A mia insaputa e a seconda dei casi, sono stato da allora un fottuto anarchico, un pericoloso spontaneista e un maledetto anticomunista.

Col tempo, poi, quando ci ritrovammo tra i piedi migliaia di fascisti che non erano stati  mai epurati, scoprii che esisteva una spiegazione precisa che non spiegava niente; nessuno sapeva bene chi l’avesse tirata fuori, però bisognava rispettala: non si poteva fare in un altro modo. Sono passati gli anni, è andata così centomila volte ed eravamo sempre di più a non capirci niente e a sentirci, a seconda dei casi, più indietro degli altri, più infantili, più estremisti e più inadeguati. Per mezzo secolo siamo andati avanti così, con questa sorta di schizofrenia. Si perdeva sempre più facilmente ma non si sbagliava mai e se un errore proprio si doveva ammetterlo, beh non c’erano dubbi: l’aveva commesso un compagno dissidente, uno che non capiva niente o che probabilmente s’era venduto. E’ finita che nessuno è mai stato più bravo di noi a cercare gli errori degli altri nelle nostre sciocchezze, a riempire la nostra storia di sconfitte inspiegate, di comodi colpevoli e di falsi innocenti.

E’ passato mezzo secolo, noi continuiamo a perdere tragicamente, ma non ho bisogno più di guardarmi attorno per saperlo. Ad ogni sconfitta qualcuno si alza per primo, punta il dito e recita un versetto della nostra bibbia. Da giovane l’avrei invidiato, da uomo maturo mi sarei sentito a disagio. Oggi che sono vecchio a me questi che sanno sempre tutto e non spiegano mai niente fanno semplicemente pena. Ormai mi resta poco tempo e ciò che m’interessa capire davvero è dove abbiamo sbagliato e perché non ce ne siamo accorti.

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