Non ripeterò ciò che penso della legalità senza giustizia sociale e l’ho già detto mille volte: in Italia non ci sono più deputati e senatori. Quelli che abbiamo non li ha votati nessuno e sono entrati nelle Camere con una legge incostituzionale. I fatti parlano per me e non vale la pena soffermarsi.
Mi limiterò a un’osservazione: sarebbe stato bello leggere un’Ansa con le dimissioni di Marco Minniti, “eroe di Napoli” e difensore di una legalità repubblicana che il suo partito fa a pezzi ogni giorno. Due parole, un messaggio telegrafico: “stavolta mi dimetto”.
Sarebbero state di conforto in questo momento triste le dimissioni di Grasso, un commiato indignato dell’inquilino del Quirinale, l’addio dell’onnipresente Cantone e l’uscita di scena disgustata dei destri ministeriali alla Alfano. Si sarebbe riscattata con una protesta plateale la senatrice Angelica Saggese, che si coprì di ridicolo quando, in coro con Grasso, Alfano e Cantone, chiese dimissioni e divieto di dimora per Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, condannato in primo grado e poi assolto.
Non è andata così. sono stati tutti zitti e sono tutti dov’erano, usurpatori di un potere che non gli tocca, avvinghiati in un abbraccio, che equivale a uno sputo indirizzato agli stenti della povera gente e un intollerabile oltraggio per chi è in carcere e sconta una pena.
Si è fatto un gran parlare di violenza, si sono messi sotto accusa alcuni giovani per una sassaiola, si sono nuovamente chieste le dimissioni del sindaco di Napoli e mobilitate le Questure contro inesistenti terroristi; nessuno ha il coraggio di dire che il vero santuario del malaffare, l’autentica negazione della politica, il laboratorio di ogni violenza è il covo dei “nominati”, il Parlamento, ridotto davvero a bivacco di manipoli, come minacciò, ma non giunse a fare, Benito Mussolini.
Da troppo tempo una violenza autentica, criminale e distruttiva colpisce duramente la popolazione, in un Paese che non ne può più e se dico che chi semina vento raccoglie tempesta, non minaccio nessuno. Prendo atto dell’insanabile frattura che divide ormai i governati dai governanti.
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Minzolini? Tutto va bene, madama la marchesa…
Posted in Interventi e riflessioni, tagged Alfano, Angelica Saggese, Ansa, Cantone, Grasso, Minniti, Minzoli on 18/03/2017| Leave a Comment »
De Magistris: sospesa la… sospensione
Posted in Carta stampata e giornali on line, tagged Angelica Saggese, Bagnoli, Consulta, Giovanni Amendola, Luigi De Magistris, Napoli, Pietro Grasso, Tar on 30/10/2014| 3 Comments »
«(ANSA) – NAPOLI, 30 OTT – Il Tar, sul ricorso presentato da Luigi de Magistris, ha deciso di inviare gli atti alla Consulta per non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale degli articoli 10 e 11 del decreto legislativo 235 e ha sospeso l’efficacia del provvedimento fino alla Camera di Consiglio successiva alla decisione della Consulta.La prima sezione del Tar della Campania, presidente Cesare Mastrocola, era stata sollecitata ad esprimersi sul ricorso presentato da Luigi de Magistris contro il provvedimento del prefetto di Napoli che lo scorso primo ottobre lo aveva sospeso dalla carica di sindaco del capoluogo partenopeo in base alla Legge Severino».
Ero certo che sarebbe andata così, ma l’emozione è fortissima ugualmente. Proprio oggi, dopo le manganellate di ieri agli operai di Terni e quelle di stamattina a Napoli, questa sentenza assume un valore simbolico altissimo. Contro l’attacco ai diritti si può formare uno schieramento ampio e Napoli può diventare un laboratorio alternativo a quello di Renzi e dei suoi camerati. Attorno a De Magistris è possibile raccogliere un fronte di lotta che si schieri nella trincea dei diritti e affronti il tema centrale della crisi: quello della democrazia, per il quale evidentemente passa la questione del lavoro. L’arroganza preoccupante e pericolosa di questa classe dirigente ha superato ogni limite. Valgano per tutti l’esempio di Grasso, Presidente del Senato ed ex magistrato, che si affrettò per primo a domandare le dimissione del sindaco e quello della “senatrice nominata” Angelica Saggese, che, senza ritegno, giunse a chiederne addirittura il “confino politico“. Nel conformismo imperante, nessuno chiede ora le sacrosante dimissioni di Grasso né, sua sponte, la Saggese decide di cambiare mestiere. Attaccare i diritti e sfidare la popolazione sul terreno della democrazia proprio a Napoli, capitale dell’antifascismo e medaglia d’oro per le sue memorabili Quattro Giornate, è tuttavia un suicidio politico che solo la pochezza del pupo fiorentino poteva causare. Ambienti bene informati riferiscono che Renzi, dopo avere programmato per il 7 novembre una visita a Napoli, nel quartiere di Bagnoli, epicentro del terremoto che ha prodotto il dissennato attacco al sindaco della città, ora non se la senta di venirci e stia brigando per mandare al suo posto il riottoso Delrio con la scusa di una riunione dell’ANCI. Consapevole della Waterloo, sa che il suo PD gli somiglia maledettamente. Inesistente per spessore politico e rappresentato da gente come Bassolino, è più impresentabile degli uomini di Aurelio Padovani. La città lo attende al varco per presentargli il conto. La sospensione, come era prevedibile, si è rivelata un vero e proprio regalo per Luigi De Magistris. Più che mai ora la città si stringe attorno al sindaco che ha eletto e si interroga sulla legittimità democratica di Renzi e del suo governo. Più che mai sente che val la pena di andare avanti nella battaglia. Mentre in piazza, ormai, ovunque il governo scatena le forze dell’ordine contro chi protesta e aggredisce i lavoratori, è sempre più chiaro: si lotta soprattutto per i diritti e la democrazia. In questo clima politico di regime che si consolida, con un Presidente della Repubblica eletto due volte e un Parlamento di “nominati” accampati alle Camere grazie a una legge dichiarata incostituzionale dalla Consulta, De Magistris e i napoletani, anche quelli che non l’hanno votato ma si ribellano all’idea che gli elettori non contino più nulla, possono diventare un baluardo e un esempio; un modello nuovo che, nella città di Giovanni Amendola, accende luci impensate nel buio che avvolge il Paese.
Uscito su Fuoriregistro il 30 ottobre 2014 e su Agoravox il 31 ottobre 2014
Lettera aperta ad Angelica Saggese
Posted in Carta stampata e giornali on line, tagged Angelica Saggese, codice Rocco, Corte Costituzionale, divieto di dimore, Legge Acerbo, Luigi De Magistris, Napoli on 06/10/2014| 1 Comment »
Di mestiere faccio lo storico e ho fondati motivi per non chiamarla senatrice, signora Saggese. Lei non è stata eletta, ma “nominata” e siede in Senato grazie a una legge elettorale che farebbe arrossire persino il fascista Acerbo. Una legge incostituzionale, che stravolge l’esito del voto e altera gli equilibri democratici. Non si tratta di una mia opinione. Lo afferma la Consulta in una sentenza inappellabile che dovrebbe conoscere. Se non lo sa, si informi, poi spieghi a se stessa, prima ancora che ad altri, com’è che l’incomprensibile severità adottata nei confronti di Luigi De Magistris, non vale per lei e non la induce a dimettersi.
Nonostante le sua condizione sia in così grave contrasto con la correttezza istituzionale, lei non rinuncia al suo seggio al Senato, ma chiede il divieto di dimora per il sindaco di Napoli. Non so chi, tra malaccorti compagni di partito o collaboratori, le abbia consigliato scelte così oltraggiose per quel tanto di democrazia che ancora sopravvive nell’Italia d’oggi, ma accetti un consiglio: s’informi e corra ai ripari.
Nemmeno il codice fascista di Alfredo Rocco, che lei si tiene caro, mentre tenta di cambiare la Costituzione antifascista, prevede la misura che domanda per De Magistris, condannato in primo grado per un presunto abuso d’ufficio; se la prevedesse, del resto, farebbe i conti con l’evidente violazione di un diritto fondamentale del cittadino, che l’articolo 27 della Costituzione sancisce esplicitamente, senza consentire dubbi o interpretazioni di parte: “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.
I fascisti pensavano che “il divieto di soggiornare in uno o più comuni o in una o più Provincie” si potesse imporre “al colpevole di un un delitto contro la personalità dello Stato o contro l’ordine pubblico, ovvero di un delitto commesso per motivi politici”. Questa discutibile idea di legalità, che la repubblica eredita dal regime di Mussolini, non può essere applicata al sindaco di Napoli, che non solo è a tutti gli effetti innocente, ma non è accusato di reati di natura politica, né di delitti commessi contro l’ordine pubblico e la personalità dello Stato. E’ vero, oltre questi crimini, Rocco individua un reato senza nome, per sua natura vago e impalpabile, “occasionato da particolari condizioni sociali o morali esistenti in un determinato luogo”; un reato che mira soprattutto a colpire i cosiddetti “sovversivi” e che nulla ha da spartire col caso De Magistris.
Forse non gliel’hanno detto o forse preferisce ignorarlo, non so; sta di fatto, però, che le “leggi fascistissime” del 1926 e il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato non esistono più, quindi lei va addirittura oltre la concezione fascista della repressione politica e, presa da un soprassalto di furia reazionaria, non solo vuole estendere a un cittadino innocente i provvedimenti che Rocco riserva a quelli colpevoli, ma gli attribuisce reati dei quali non è stato accusato. Un cittadino, badi bene, che rappresenta le Istituzioni e che, con tutta probabilità, ha un solo terribile torto: costituisce un ostacolo serio tra i quattrini che arrivano in città e la tradizionale e appetitosa “spartizione della torta”. La sua richiesta, quindi, non solo aiuta a capire in quali mani siamo finiti, ma rende chiari i termini dello scontro in atto tra la parte sana della città di Napoli e il mondo di cui il governo Renzi, che non a caso si regge grazie al consenso della peggiore destra d’Europa, si è reso garante. Uno scontro che di politico non ha più nulla e vede in campo, attestati in trincee contrapposte, da un lato i rappresentanti di interessi oscuri che, complice il suo partito, stanno distruggendo la democrazia, dall’altro una città che rifiuta di fare da cavia per il secondo esperimento autoritario della nostra storia.
Uscito su Agoravox l’8 ottobre 2014 e su Contropiano l’11 ottobre 2014