La malattia è sofferenza e talvolta morte. Sia l’una che l’altra possono talora essere evitate dalla tempestività dell’intervento medico. La «lista d’attesa» è un prolungamento più o meno indefinito della sofferenza e per il cittadino povero significa in molti caso tortura e qualche volta morte.
In «lista di attesa» naturalmente finisce quella parte della popolazione, da anni ormai in crescita costante, che non può far ricorso all’assistenza privata. Non è un paradosso: secondo il rapporto Rbm-Censis 2019 le popolazioni dei territori più poveri sono quelle che, in proporzione al reddito, spendono di più per curarsi. Più deboli o assenti, infatti, sono le strutture pubbliche, più la tortura diventa feroce e più il torturato è costretto a pagare per colpe che non ha commesso.
L’anno scorso il 44 % della popolazione italiana, dopo lunghe e dolorose attese, è stato costretto a sottrarre al suo magro bilancio i soldi necessari a pagarsi una prestazione sanitaria.
Diversamente da De Luca e Caldoro, i pilastri su cui poggia in Campania la Sanità privata, Giuliano Granato, candidato di Potere al Popolo! alla Presidenza della Regione, qualora dovesse vincere, destinerebbe ogni possibile risorsa al potenziamento della Sanità pubblica, riaprirebbe gli ospedali e i presidi sanitari chiusi da Caldoro e De Luca e farebbe di tutto per cancellare le «liste di attesa», che significano solo tortura e rischio di morte.

Rispondi