
Sul piano delle responsabilità per il tentato omicidio del Servizio Sanitario Nazionale, Conte e i 5Stelle giungono buon ultimi. I mandanti e gli esecutori vanno ricercati tra quanti prima di loro hanno governato il Paese negli ultimi anni; gli anni dei tagli feroci e delle privatizzazioni realizzate in tandem dalla due destre che sono state al governo nei ruoli intercambiabili di maggioranza, minoranza e maggiominoranza. Un elenco lungo, nel quale figurano sia Prodi, D’Alema e Bersani, per ricordare alcuni dei leader della sedicente defunta sinistra, che Salvini, Meloni, Berlusconi e compagnia cantante, che oggi, con incredibile faccia tosta, puntano il dito su Conte, sperando di trarre vantaggi persino dalla tragedia che hanno provocato.
Il Coronavirus ci aggredisce quando la nostra spesa sanitaria in rapporto al Pil è scesa al 6,5 %, il limite oltre il quale si riduce l’aspettativa di vita. Siamo al dodicesimo posto tra i Paesi europei, abbiamo privatizzato il 30 % del settore e ridotto il personale medico e paramedico in condizioni economiche e di carriera di gran lunga peggiori rispetto a quelle del secolo scorso. Migliaia di specialisti assunti con contratti annuali, ad 80 euro lordi al giorno e prospettive di stabilizzazione che nel migliore dei casi giunge dopo 15 anni.
A mano a mano che la crisi ha cancellato dal vocabolario dei giovani la parola lavoro e tutto è diventato precario, sulla popolazione attiva ha preso a pesare un esercito di anziani non autosufficienti. Chi lavora ormai ha sempre più difficoltà a curarli e assisterli e intanto, come dimostra Taranto, in una ideale graduatoria di valori, la salute viene molto dopo gli interessi dell’economia.
Questo vuol dire che Conti è innocente e sta gestendo al meglio, con le scarse risorse che ha, la tragedia della pandemia? No. Le cose purtroppo non stanno affatto così. Seguendo il principio aberrante che gli interessi economici – e i privilegi dei padroni – vengono prima di ogni altra cosa, Conte e il suo governo, così attenti ai comportamenti individuali, così pronti a disegnare zone rosse, a consigliarci di “cambiare stile di vita” e ridurre al minimo i contatti fisici, hanno lasciato fuori da ogni regola un’immensa, pericolosissima zona franca: quella del lavoro che non si ferma e non è sottoposto a regole di comportamento. Cedendo così alle logiche di sfruttamento di Confindustria e Confcommercio, il governo si assume una responsabilità terribile di fronte alla storia: quella della sempre più probabile catastrofe sanitaria, che potrebbe fare strage della popolazione.
Nelle condizioni terribili in cui versa il Paese, non c’è dubbio, le regole di comportamento sono fondamentali, ma possono fare argine al contagio solo se applicate anzitutto al mondo del lavoro, che, se necessario, deve fermarsi. Qualora questo non dovesse accadere, la situazione sfuggirà dalle mani del governo e il futuro si tingerà fatalmente di nero.
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