Nonostante il polverone levato ad arte per confondere le idee, non mi lascio ingannare. Io capisco perché la scappatoia della cosiddetta «lista civica» fa comodo a chi dice di presentarsi come esponente della cosiddetta «società civile», ma si circonda di personaggi come Migliore, Graziella Pagano, Sarracino, Mancuso e compagnia cantante. Degli esponenti, cioè, di quei partiti cacciati dalla porta e rientrati dalla finestra.
Prendiamo per esempio la Costituzione. La tua «bella storia» ti consente di fare il paladino della Costituzione solo se fai credere alla gente che non hai nulla da spartire con gli uomini e i partiti che della Costituzione hanno fatto carta staccia. Fatto sta che, però, quelli sono i tuoi sponsor: i carnefici della Costituzione.
Per quanto mi riguarda, non difendo la Costituzione così com’è ridotta, perché tra quella approvata dai padri costituenti e il vuoto contenitore di belle e inutili parole che ci hanno consegnato i campioni del «cambiamento», non c’è paragone. I fatti hanno dimostrato che Pietro Grifone aveva ragione: il capitale, soprattutto quello finanziario, è nemico giurato della democrazia e dopo decenni di gravi manomissioni. Io non mi schiero certo con chi genericamente si erge a paladino della legge fondamentale dello Stato. No. Chiedo che si torni alla Costituzione entrata in vigore nel 1948 e trovo a dir poco inaccettabile e sospetta la passione costituzionale di candidati, sostenuti da quelle forze politiche responsabili del massacro della Costituzione.
Diversamente da chi si presenta con le destre e dagli esponenti del sedicente centrosinistra, io dico che il sistema dominante è incompatibile con la democrazia; se esamino la storia degli ultimi decenni vedo infatti che il trionfo del neoliberismo è contrassegnato da una feroce cancellazione di diritti e servizi originariamente garantiti dalla Costituzione e calpestati dalle forze che si sono alternate al governo da Berlusconi a oggi, per assicurare ai padroni e al capitale locale e straniero privilegi e profitti.
Una difesa astratta della Costituzione non serve a nulla ed è ridicolo pensare che un candidato di destra o uno sostenuto del sedicente centro sinistra chieda la cancellazione delle modifiche istituzionali che col passare degli anni hanno progressivamente stravolto la Costituzione. Chi pensa di eliminare il sistema maggioritario, chi è deciso ad abolire soglie di sbarramento che colpiscono il meccanismo della piena la rappresentanza ed è ostile alle elezioni di secondo livello, non milita nella destra e non si fa candidare dal PD.
Io chiedo che si ponga fine a questo scempio e punto il dito contro chi ha introdotto il pareggio di bilancio e il fiscal compact nella Costituzione, perché sono stati proprio i vincoli di spesa a negare diritti ai cittadini.
Io, che non ho alle spalle partiti neoliberisti, nego le ragioni del mercato, che prevalgono sugli interessi della povera gente e associo a questo sconsiderato attacco alla Costituzione i perniciosi progetti per il futuro. Primi tra tutti il regionalismo differenziato e la diminuzione del numero dei parlamentari. Io so di non sbagliare, quando dico che i processi di restringimento della democratica istituzionale viaggiano sullo stesso binario della restrizione della democrazia reale, come dimostrano, per fare qualche esempio, le privatizzazioni, i colpi assestati al diritto a manifestare dal Decreto Sicurezza del governo Conte-Salvini, quelli feroci come il Jobs Act di Renzi, con cui si è colpito il mondo del lavoro.
Io, che non ho padri e non ho padrini, pretendo di tornare alla Costituzione del 1948 e mi propongo di lavorare per organizzare un’autentica controffensiva democratica, che miri ad anteporre i cittadini e i diritti costituzionali al mercato e alle leggi del profitto. Non ho dubbi: entrare in Parlamento ha senso se ci si va, mentre si lavora per creare nella società una forza alternativa a gruppi parlamentari, che, al di là delle ormai fuorvianti etichette di destra e di sinistra, sono sempre più chiaramente al servizio del capitalismo e di quella che oggi è la sua più pericolosa espressione: il neoliberismo.
Al di là delle chiacchiere, il gioco delle forze in campo è ben chiaro: su questa via, nessun candidato vuole e può seguirmi.
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