Davide Lebro pretende un posto. Non chiedetemi chi sia, non lo so. Vuole un posto. Per sé o per uno dei suoi, non è chiaro, ma lo vuole. Scrive belle parole in una lettera brutta, ricaccia tutti, se stesso e noi, nel piccolo mondo antico da cui tentiamo di uscire con coraggio e fatica, ma non se ne importa nulla. Lui vuole un posto e ragiona così: io ti ho portato voti e tu devi darmi qualcosa in cambio. Pare un consiglio: stammi a sentire. Quando però sta zitto tu senti ciò che pensa: è meglio per te.
Il requisito fondamentale, scrive, è che sia «una persona di alto profilo, capace, competente e che sappia fare squadra».
Che farà se non ottiene il posto non è dato sapere, così come non si sa «competenti in che cosa» sarebbero Lebro e il suo uomo. Naturalmente l’autocandidato non lo dice, perché lo sa bene: metti che sia un attaccante e c’è posto per un difensore, poi che fa? Nemmeno questo dice, ma è chiaro: cambierebbe squadra. Dici che è un ricatto? Lebro lascia tutto nel vago: dovremmo credere che stia proponendo un rappresentante dalle «competenze universali», che in genere significano tutto e sono uguali a niente.
Prendi per caso l’idea che dietro ci sia una di quelle operazioni strane, in cui Ciccio parla di Cola e Cola di Ciccio, ma alla fine dietro c’è «Cicero pro domo sua» e ti trovi davanti un esempio di «competenze universali» che fanno venire la pelle d’oca, perché stringi stringi, le competenze del pretenzioso Lebro sono a dir poco preoccupanti.
Nella sua giovinezza, il punto qualificante è stata la partecipazione alla vita della Federico II. Stai pensando a un ricercatore di fama, a un’eccellenza della didattica, a un pensatore di quelli che fanno pensare? Levatelo dalla testa. Lebro è stato nel Consiglio di Amministrazione dell’università peggio conciata nel mondo. Quanto ci abbia messo di suo non si sa, ma certo non c’è da stare allegri.
Sarà stato un incidente di percorso, riscattato con un lampo di genio nella stagiona adulta, ti dici, perché non ti manca l’ottimismo della ragione, ma la delusione è dietro l’angolo. Diventato adulto, Lembo non si è dimostrato un’aquila e non ha riscattato un bel nulla. Nel suo curricolo, il lampo di genio è un disastro annunciato e l’uscita dal «travaglio che ha segnato la vita dei partiti di centro nel corso degli anni», vuoi sapere qual è stata? Lebro prima è stato «socio fondatore del CDU di Buttiglione ed, in seguito, Segretario amministrativo provinciale e regionale del CCD». Questo è il suo colpo di genio, che se non sbaglio significa Casini Mastella.
Non faccio il sindaco e non sputo sentenze. In una situazione come questa, con la folla di questuanti pronti all’incasso delle cambiali in bianco, immagino occorra prudenza, anche se si poteva forse provare a vincere con qualche voto e qualche Lebro in meno. Sta di fatto che ormai, comunque vada, ci sarà un problema e meglio sarebbe scaricare zavorra al più presto. Hai ragione, però. Per farlo, bisognerebbe avere a sinistra – dentro e fuori il Palazzo – forze attrezzate per una battaglia in cui si riconosca almeno il nemico vero.
Diciamocelo chiaro e fuori dai denti: si sta facendo un lavoro da preti e parrocchiani, per trasformare in vittoria una sconfitta. Lembo è l’avanguardia che annuncia l’attacco. Inutile fingere di non capirlo, è un attacco che occorre fermare. Poi si conquisteranno gli spazi minacciati dai clerico-conservatori. E’ questa la guerra in corso, anche se i nostri generali sparano tutti sulla Croce Rossa.
Così si giunse una volta all’aprile del 1948, quando si si regalò il Paese in mano alla reazione. Non c’era una via di uscita? C’era e nelle loro note riservate i prefetti la temevano molto: il mondo della sinistra schierato tutto assieme attorno a un progetto. Prevalsero invece le divisioni. Il resto lo sanno tutti, ma a quanto pare non interessa a nessuno.
Lebro e le «competenze universali»
13/07/2016 di giuseppearagno
Caro Geppino, che attorno a de Magistris si fosse radunata parecchia marmaglia non lo scopriamo ora. Perché allora rimanerne meravigliati? Oggi viene a galla quello che era già prevedibile alcune settimane fa, quando si costituirono le liste in appoggio a de Magistris. Non credi?
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Non mi meraviglio, no. Per quello che era possibile, ho provato a evitarlo. Ora si tratta di limitare il danno e valutare con freddezza. Forse non tutto è perduto.
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Forse bisognerebbe rappresentare il problema alla città ed allo stesso De Magistris, Non che la cosa non si sappia o lui non lo capisca da sè, ma i davide lebro sono invadenti, e finiscono per far apparire tutto il mondo come loro
Sono asfissianti, e l’aria fresca dovremmo farla respirare noi, in città ed a quanti sono impegnati in questa avventura politica si spera positiva.
Come farlo ? Chissà, forse con la denuncia ,soprattutto, e poi cercando di generalizzare la rivendicazione e la lotta
E’ angoscioso pensare che Bassolino, pur con tutti i suoi limiti di partenza, sicuramente fu trascinato nella palude dai tanti davide lembro…quasi quasi mi viene voglia di frequentare di nuovo gli ambienti di movimento e forse dovremmo fare un pò tutti la stessa cosa.
Anche i ricatti legati a miserabili pacchetti di voti pesano meno quando la situazione complessiva allude ad una radicalità crescente, sul piano elettorale e non..
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