Lunedì, 25 aprile, ho invitato con modi civili e a buon diritto la signora Valente a togliersi dai piedi, allontanandosi dal corteo in festa per una ricorrenza che non la riguarda. Sapevo bene che giornali e televisioni, famosi nel mondo per la loro indecente dipendenza dal potere politico, avrebbero montato il caso e penso che l’articolo fosse addirittura già pronto.
Non amo l’ipocrisia, soprattutto quando si presenta nei panni tragicomici di un obbligo che sa di ricatto: ma come, non prendi le distanze da tanta violenza? Non ho paura dei pennivendoli, dei trasformisti alla Gennaro Migliore e dei saputelli un po’ serpentelli in veste di saggi, che appestano la nostra vita pubblica. Alla loro domanda rispondo no e lo faccio serenamente, perché c’è un solo giudice cui riconosco il diritto di guastarmi il sonno: è la coscienza, che mi impedirebbe di seguire Migliore nel suo giro del mondo che, guarda caso, lo conduce sulle posizioni di Michele Serra, il quale non se ne duole e non si domanda com’è che si trova a viaggiare con simili compagni di strada.
No, non prendo le distanze da chi ha messo fuori dalla festa di un popolo libero l’esponente di un partito che fa del disprezzo per la legalità repubblicana il pilastro della sua pratica politica e frequenta più spesso gli uffici dei giudici istruttori, che le aule parlamentari. Mi guardo attorno piuttosto e mi confermo in una certezza amara: l’Italia è un Paese gravemente malato. Un Paese in cui violento è chi mette fuori da un corteo per la festa della Liberazione gli esponenti di un partito di non eletti, nominati e abusivi, entrati in Parlamento senza alcun mandato del popolo sovrano, grazie a una legge fuorilegge; gente che invece di dimettersi di fronte a una inappellabile sentenza della Consulta ha aggredito la Costituzione nata dalla Liberazione, per scriverne un’altra che ne confermi il potere e le riconosca una legittimità che non ha avuto dal popolo, unico titolare della sovranità repubblicana. E’ come se un ladro, colto in flagrante, abolisse il furto dai reati previsti nel Codice Penale.
Di questo andazzo vergognoso, della deriva cilena di una democrazia che quotidianamente fa i conti con il manganello di forze dell’ordine ripetutamente, ma invano invitate dall’Europa a mettersi in regola e rendersi riconoscibili nelle piazze, di questa miseria morale di cui è garante il Pd, Serra, Migliore e le bande di sedicenti deputati e strapagati velinari non si scandalizzano. No, a questi signori pare violenza l’espulsione da un corteo e pare legale e normale l’assalto ai territori, l’avvelenamento dell’aria, dell’acqua e del suolo voluta da una banda di portoghesi delle Istituzioni, che hanno stravolto la vita democratica del Paese. E sono proprio loro, naturalmente , che si ergono a paladini di una provocatrice, venuta apposta al corteo per farsi cacciare, dopo che appena ventiquattro ore prima s’era accampata con un capobanda nella Prefettura, complice il Prefetto, per una riunione di partito.
Cosa sia stato il 25 aprile per questa gente non è facile capire. Sembra quasi si sia trattato di una cerimonia in smoking e abito da sera e non di lotta armata. In quanto allo “spirito del 25 aprile” che sarebbe incompatibile con il verbo “cacciare”, Serra e compagni fingono d’ignorare che si trattò proprio della “cacciata” dei nazisti e dei loro miserabili complici fascisti. Fingono, perché altrimenti dovrebbero spiegarci come fanno a mettere assieme il loro amore per l’antifascismo e la loro vicinanza vergognosa a chi si è preso i voti dei neo fascisti. Sia pure annacquati dal lavorio dei “liberali” come Croce, che votò la fiducia a Mussolini anche dopo l’omicidio Matteotti, nei Comitati di Liberazione Nazionale, non ci furono amici dichiarati dei fascisti. Ci furono, sì, moderatissimi alla Serra e giravoltisti alla Migliore, ma di questo paghiamo ancora le conseguenze e si spera che stavolta si evitino gli infiltrati. A cominciare dalla Valente, che il suo campo ce l’ha e non è compatibile con quello di chi difende la Costituzione.
Il 25 aprile degli sfascisti: polemiche sul caso Valente
27/04/2016 di giuseppearagno
Leggo una notizia che metto in relazione all’arroganza della Valente, di Renzi come di Napolitano, al loro disprezzo per le procedure democratiche e giù a cascata per la vita dei cittadini (si è superato il limite)
Disprezzo che si evince dai loro incostituzionali appelli a disertare il referendum sulle trivelle che provocano il cancro, nemmeno hanno detto facciamone una occasione di discussione ed approfondimento pubblico nel quale sosteniamo il no
Oggi sui maggiori giornali si legge che in Italia l’aspettativa di vita è diminuita di alcuni anni rispetto al recente passato, e che si tratta di un caso unico tra i paesi avanzati. Gli stessi giornali spiegano che la cosa è dovuta ai tagli sul welfare e sulle prestazioni sanitarie, controlli ed esami sono prescritti con sempre maggiore difficoltà e la gente non ha i soldi per procacciarseli privatamente
Ma com’è che siamo governati da gente del genere? La crisi mondiale del capitalismo si è manifestata appieno nel 2008, nell’Italia dalla classe dirigente arretrata ed in piena guerra per bande (es. De Benedetti Berlusconi), tale crisi è divenuta subito sociale e politica (es. emergere di Grillo). La borghesia italiana ha fiutato il pericolo mortale, essa aveva bisogno di ricomporsi e lo ha fatto intorno a Renzi (patto del nazareno), ovvero intorno al fantoccio che le consente di ingannare le masse e recuperare un sufficiente consenso (almeno per ora)
Sicchè il fantoccio renzi ha un mandato imperativo da parte della borghesia italiana unita, deve riportare in Italia le condizioni ideali per lo sfruttamento capitalistico (ad es. job act, lavoro gratuito all ‘expò di Milano, niente pensioni), ciò che prima la borghesia italiana otteneva troppo lentamente per la sua guerra interna (sul piano politico Prodi Berlusconi etc). Imprescindibile per avanzare verso questo scopo di fondo è la progressiva creazione di un regime autoritario e dipende da questo la continua violenza di Renzi alla democrazia ed alle istituzioni ( in effetti la risposta della borghesia italiana alla crisi del capitalismo)
Quanto al movimento di grillo, esso ha troppa voglia di tenere insieme il piccolo imprenditore che si lamenta delle banche ma poi paga una miseria gli extracomunitari e non paga le tasse ( come se la legge del profitto fosse sbagliata solo quando insiste su di lui).
Troppa voglia di tenere insieme il piccolo imprenditore ed il precario italiano sfruttato a vita, come se non fosse l’esistenza di troppi piccoli imprenditori a non consentire aziende di grosse dimensioni, ovvero quelle economie di scala che permettono di pagare meglio il dipendente.Quello di grillo è un movimento interclassista inconsapevole di esserlo e quindi pericoloso (a differenza della DC che era tale consapevolmente e sapeva gestire le cose), al momento delle scelte vere sceglierà il capitale e dovrà gestire le proprie contraddizioni cercando complotti e capri espiatori ( non sò un domani, una volta lo furono gli ebrei)
Questo quadro lo faccio io, ma credo perchè stimolato dai post del professore Aragno, tale quadro ha delle analogie con le condizioni che fecero emergere il fascismo in Italia e il nazismo in Germania. Non credo sia imminente un pericolo del genere, manca una condizione importante ovvero l’esistenza di un forte e duraturo scontro di classe, nè credo che la storia si ripeta uguale a se stessa, ma è certo che siamo nel pieno di una deriva autoritaria ed antidemocratica. Vedrò di non reiterare tanti complimenti al professore Aragno nè commenti cosi lunghi, ma a me sembra che i suoi post siano tra le poche fonti che colgano la giusta dimensione dei processi autoritari in atto,, altrove vedo soprattutto sottovalutazione
P.S. Caro professore, un suo commento in merito, pur breve, aiuterebbe nell’ analisi
Penso che ci sia poco da commentare, caro amico. La sua analisi è centrata e pienamente condivisibile. Anche io credo che siamo di fronte a una pericolosa deriva autoritaria, che non ha bisogno di maniere troppo forti, perché debole è per ora il contrasto. Tutto potrebbe cambiare in peggio nel volgere di pochi anni. C’è una generazione – la mia – che esce di scena per ragioni anagrafiche. Mancherà quella sorta di stato sociale di riserva che essa costituisce per i giovani. Non è gran che, costa tantissimo in termini di autonomia, ma offre un tetto e qualcosa da mangiare. Quando crollerà questo argine, non ci saranno più ammortizzatori e gli attriti produrranno scintille. Potrebbe nascerne un incendio.
complimentjssimi ê quello che ci vuole a questi 4 pagnottisti e opportunisti come gennarino migliore detto il “pescicozza”l.s.
Inviato da smartphone Samsung Galaxy.