Chiamate un medico, presto! La signora non sta bene!
«Non ci sono manifestazioni libere! Anche solo due persone costituiscono un assembramento».
Non è una storia degli anni Venti, nessuno ha lasciato Matteotti crivellato di colpi nella selva della Quartarella e non ci sono in giro squadristi che ammazzano di botte Amendola e Gobetti. Siamo a Napoli, il 6 aprile del 2016 e in città c’è Renzi, che ormai non va più in bicicletta. Quelle che riporto tra virgolette sono parole pronunciate ieri pubblicamente da una funzionaria della Digos, incurante di una telecamera che la riprendeva e nel pieno esercizio delle sue delicate mansioni, mentre sequestrava un «pericolosissimo» foglio bristol a Elena Lopresti, una giovane giornalista, una professione che – non c’è dubbio – fa proprio rima con terrorista.
Se i numerosi colleghi della funzionaria presenti sul posto non hanno ritenuto necessario chiamare in soccorso una unità operativa del più vicino Centro di salute mentale, bisogna credere che anche per loro non ci sono più manifestazioni libere e la libertà è morta. Ancora non si sa chi l’abbia uccisa e alla polizia non interessa nulla prendere l’assassino: per il Questore di Napoli siamo tornati al fascismo e la signora non manifestava segni inquietanti di una improvvisa pazzia. Eseguiva solo disposizioni venute dall’alto; le avevano assegnato un compito e lei ha eseguito con spirito garibaldino: obbedisco! Di qui la lezione alla stampa sulle le libertà democratiche cancellate, il ritorno all’adunata sediziosa e al divieto di manifestare liberamente il dissenso.
C’è qualcuno che voglia e possa spiegare al Questore di Napoli che non siamo nel Cile di Pinochet e il diritto di manifestare è garantito dalla Costituzione, o dobbiamo sopportare che la Polizia Politica si faccia una sua legge sugli assembramenti perché non le sta bene nemmeno il Codice del fascista Rocco? Almeno su questo si può contare sui cittadini parlamentari pentastellati? Si può dire, senza temere arresti e processi per lesa maestà, che Napoli è stata ieri il laboratorio sperimentale del regime che il capitale finanziario sta costruendo lentamente, ma inesorabilmente nel nostro Paese?
Ieri il presidente di un Consiglio dei Ministri la cui moralità è stata sinora incarnata alla perfezione dalla signora Guidi, il massimo esponente di un governo eticamente illegittimo e politicamente delegittimato da una sentenza della Corte Costituzionale, è giunto in città senza sentire il dovere istituzionale di passare per il palazzo del Comune. Ci è venuto come un padrone si presenta nella tenuta di famiglia e scioglie i cani per badare comodamente ai suoi affari personali; come l’azionista di maggioranza va in azienda; come un boss mafioso, che riunisce la «famiglia» e mette le guardie armate a coprirgli le spalle.
C’è venuto in aperto dispregio di un sindaco democraticamente eletto, del Consiglio Comunale e dei cittadini pacifici e inermi, trattati come ultras delle curve sugli stadi.
Quello che si è visto ieri a Napoli riconduce ai tempi delle camicie nere: la polizia contro i cittadini e le piazze di spaccio, i vicoli degli affari illeciti e i palazzi della corruzione, completamente incustoditi. La camorra ieri ha fatto festa: ha avuto un giorno di libera uscita. Per Renzi, come per gli squallidi ras della bassa padana ai tempi di Matteotti, il pericolo vero è la democrazia e contro il dissenso ha schierato la Polizia Politica e il fior fiore dei questurini, ma era onestamente difficile capire chi stesse dentro le divise sudaticce per il primo caldo e dietro gli scudi antisommossa: i custodi della legalità repubblicana che ci costano un occhio della testa, o guardie del corpo al servizio di interessi privati?
Quanto c’entrano Renzi e Alfano con le deliranti affermazioni della Digos e gli ordini del Questore?
Il filmato che linko è stato girato da una valorosa troupe di “Identità Insorgenti”, e non ha bisogno di commenti. Ringrazio di nuovo le giovani giornaliste per la passione civile e mi associo al loro bellissimo grido: Viva la democrazia!”.
Agoravox, 7 aprile 2016
democratura
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Perfettamente d’accordo su come il capitale finanziario eroda gli spazi di democrazia e quelli non ancora mercificati, per non dire che tende alla guerra.. Si vede che lei non usa le parole a caso, credo che il capitale finanziario sia il capitale industriale fuso con quello bancario, dinamica necessitata dalla scarsezza dei profitti. Una dinamica che crea conglomerati monopolistici ed aggressivi che possono vivere e crescere solo distruggendo la democrazia.
Appunto, per la scarsità dei profitti possibili con la dinamica normale del capitale, Che questo calo dei profitti ci sia stato lo dicono le stesse statistiche della classe dominante, essi si sono rialzati solo con lo sviluppo della globalizzazione e del capitale fittizio (ad es. mutui subprime). Ovvero, le due dinamiche che, concretamente intese, stanno progressivamente svuotando la democrazia
Chiaramente, ho sovrapposto un bel pò di cose alla sua aggettivazione del capitale, e molto è la mia visione personale, ma è davvero un piacere sentire delle espressioni che in qualche misura richiamano la dinamica necessaria del capitale per comprendere gli sviluppi presenti. Altrimenti, dovremmo concludere che il benessere dell’umanità è stato interrotto da un complotto dei bidelberg, o dalla improvvisa avidità di un pugno di ricchi. Tutte interpretazioni che servono a sviare da una seria critica al capitalismo, ed anche dal semplice mettere le briglie a questo. Non a caso, quando nel credo 2008 crollarono le borse dando il via allea grande crisi, Ferruccio de Bortolis che era il direttore del sole 24 ore, pubblicò un editoriale a caratteri quasi cubitali nel quale spiegava la crisi con…….l’avidità dei banchieri !
P.S. Come a dire, biancaneve ed i sette nani, raperonzolo e babbo natale, ovvero le grillesche teorie del complotto e dell’avidità
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