A Napoli si discute sulla questione Bagnoli, un affare da miliardi da cui il Comune è stato tenuto fuori perché rompe le uova nel paniere della speculazione e non consente imbrogli. Gli scandali a raffica provocati dai ministri, che qualche volta si dimettono e qualche altra no, dai fidanzati e dalle fidanzate dei ministri e dalla scia puzzolente di sedicenti cerusici, aspiranti chiromanti, prestigiatori, giocatori d’azzardo, pennivendoli e velinari spiegano a sufficienza chi è Renzi e che cosa cerca a Bagnoli.
Il sindaco messo alla porta e il Comune commissariato senza un perché devono partecipare?
Ognuno dice la sua e, come spesso accade, i sì e i no hanno entrambi le loro ragioni, talora fondate, spesso campate per aria, ma pare ci sia un fatto nuovo: qualcosa si è mossa e si colgono segnali di cedimento.
Intanto, una premessa. Ho un’idea della storia che a qualcuno potrà sembrare eccentrica, ma per me è regola di vita: non ci vedo la scienza del passato, ma una chiave di lettura del presente. E che ti dice la storia? Ti dice che gli accordi con chi mette mano alle regole senza averne il diritto non hanno mai fatto bene alla povera gente e male, invece ne hanno fatto molto a tutti, tranne che ai padroni del vapore. In questo senso e sulla scorta di questa concezione della storia, un’opinione sulla vicenda Bagnoli me la sono fatta da tempo, ma lo so: è molto impopolare e una ragione c’è. Il fatto è che parliamo spesso della necessità di un “cambiamento radicale”, poi, però, va a capire che intendiamo per “cambiamento” e che vuol dire davvero “radicale” per ognuno di noi. Lo dico per dire , tanto so che resta lettera morta ed è facile contestare: “tu parli, che ti costa? Alla fine sono gli altri che devono decidere”. Ed è vero. Quello che penso, però, voglio dirlo. A molti darò fastidio e sembreranno sciocchezze, ma lo metto nel conto e pazienza, non me la prenderò e dico di più: “fantapolitica” sarà il commento più generoso e qualcuno dirà che è “delirio”. Va bene anche questo e me lo terrò.
Si dice spesso che a Napoli si può fare una rivoluzione. Lo so, va a capire poi che intende ognuno per rivoluzione, ma questa di Bagnoli è una di quelle occasioni in cui si prova a costruire un percorso che renda possibile se non altro una svolta importante. Si è fatta una battaglia sulla costituzionalità che non credo conclusa, perché non si tratta di un singolo provvedimento come pensa o finge di pensare qualche costituzionalista. Forse non si può sperare di vincerla, però va continuata, si doveva fare e qualcosa alla fine pare si sia mossa. E si è mossa mentre il Comune se ne stava fuori. Questo è importante averlo presente. I risultati ottenuti bastano a giustificare un cambiamento di atteggiamento? Proviamo a capirlo, partendo da un dato di fatto: se c’è un cambiamento vero, il sindaco lo saprà solo se ci va. Quando arriva, però, una domanda la fa: io qua ci sto con un ruolo e dei poteri, o faccio da tappezzeria? Personalmente penso che gli risponderanno con molte chiacchiere, ma lo lasceranno fuori per due ragioni:
1) perché lo vogliono isolato, così i loro giornali lo attaccano: non fa politica, non pensa alla città e bla bla bla;
2) perché se gli danno un ruolo, il giocattolo si rompe e gli affari non si fanno. E se a Bagnoli non si fanno affari, allora di Bagnoli a Renzi e soci non interessa niente, come non gli interessa un cazzo della gente che soffre e del Paese che si sfascia.
Andarci, quindi. Anzitutto per non farsi cucire addosso il vestitino del signornò, dell’ uomo solo al comando che si appoggia esclusivamente sui movimenti e tutte le altre sciocchezze velenose, che non significano niente, però fanno danno. Andarci e aprire, però, con una premessa chiara: io rappresento una Istituzione democraticamente eletta. Il Governo, invece, è figlio di un imbroglio: ha la fiducia di un Parlamento di nominati, che non ha nessuna legittimità morale e politica. Non lo dico io, lo ha detto la Corte Costituzionale. Io sto qua perché ne ho diritto, il Governo no. Ne discendono due dati di fatto decisivi: anzitutto, che io ci sia o no, i pezzi di carta firmati Renzi e compagni sono carta igienica di contrabbando, merce pezzottata e chi firma costituisce – a voler essere beneveoli – una banda di “portoghesi”, di abusivi che se ne devono andare. Dal momento che Renzi sta qua, aggiungo per chiarezza: dopo le elezioni, che vincerò, qui a Napoli non vi riconosceremo e non riconosceremo la vostra carta igienica di contrabbando, finché non vi mettete in regola con elezioni politiche fatte con una legge elettorale costituzionale: proporzionale, preferenze e niente premi da legge truffa. Nel frattempo ci governeremo come ci pare giusto e come chiede la gente che in piazza vi sta contestando e ha ragioni da vendere. Ricavatene le conseguenze, se vi riesce, dimettetevi, votiamo secondo le regole oppure prendetevi la responsabilità di mandarci l’esercito e i carri armati, così sarà più chiaro chi siete. Golpisti. Detto questo, volete fare i tavoli e vi sentite registi? Accomodatevi. Io sto qua prendo appunti e poi faccio neri.
Lo so, non sarà d’accordo nessuno, ma io la penso così e così farei. Ci sono milioni di italiani che non votano più e sarebbero d’accordo. Non aspettano altro che un movimento che faccia da riferimento
Bagnoli? Renzi se ne fotte
01/04/2016 di giuseppearagno
Caro Aragno
concordo
e concorda mio marito
con il quale
proprio questa mattina
prima di leggere il suo appassionato ma lucido post
ragionavo
su questo governo Renzi.
Ripensavamo a quando Renzi diceva
che avrebbe rivoltato l’Italia come un calzino
sì l’ha fatto, lo sta facendo
ma come si dice qui nel Veneto:
“peggio il ‘tacòn’ del ‘buso’ “(peggio la pezza del buco)
Il calzino rivoltato è peggio di prima.
Come sempre, grazie caro Giuseppe.
Bello, secco, e parte dello sviluppo reale. Per fortuna non è successo niente, ma trovo magistrale questo mettere le mani avanti.
Eccelso come solo ceti editoriali di Luigi Pintor sapevano essere, veniva voglia di camminare con il manifesto nella tasca di dietro del jeans. Poi fu il nulla o quasi.