Mimmo Mignano, operaio Fiat, licenziato per un manichino appeso che, dopo tanti suicidi di operai, metteva in scena un finto suicidio di Marchionne, è esempio di coraggio, dignità e umanità. Mi “tagga” su facebook e di fronte alle sue parole mi vengono in mente le mie mille storie di antifascisti perseguitati. Domani, scrive, alle
“ore 13,00 ingresso 2 Fiat pomigliano ASSEMBLEA PUBBLICA
Il 5 aprile al tribunale di Nola i 5 licenziati politici della Fiat saranno nuovamente processati per aver denunciato i suicidi avvenuti in un reparto confine come quello di Nola . Un processo che vede imputati 5 operai per aver esercitato il diritto di critica, di satira, e di espressione, un diritto che la Fiat in vuole far passare tramite una sentenza, come legge. Assemblea con megafono aperto, un megafono che deve denunciare i soprusi, le ingiustizie, che oggi sta subendo la classe operaia, denunciare senza se e senza ma le espulsioni che i compagni Destadis e gli altri hanno subito dalla più infame giustizia interna sindacale, ma tutto questo non basta. La solidarietà da sola non basta.
Per me purtroppo sta diventando molto difficile andare oltre la solidarietà e partecipare fisicamente, come vorrei e come ancora farò quando e finché poterò. Questione di età e soprattutto di malanni, che però passeranno. Tuttavia, non lo dico per dire: ci sarò veramente con la testa e con il cuore, perché questo processo, questa storia di prepotenze, questo gioco vigliacco che devasta la vita dei lavoratori e disprezza la loro immensa dignità, mi fa veramente schifo. E schifo mi fanno Marchionne e i padroni della Fiat. Fascisti, più fascisti del fascista Valletta.
Marchionne è un ricattatore, spalleggiato pure da personaggi come Vendola. Ha ricattato gli operai di Pomigliano dicendo se non accettate col sì al referendun le normative Ergo-Uas (che riducono gli operai a dei polli in batteria) , sposto la produzione In Polonia a Tichy. Vendola dichiarò che non poteva dir nulla circa il no al voto, non essendo operaio di pomigliano con la responsabilità dei figli da mantenere. Si nascose cioè dietro la titolarità degli operai a decidere (cosa che sarebbe restata comunque), come se il suo non dovesse essere invece un ruolo di avanguardia politica, del resto abbiamo visto pure all’ Ilva di Taranto.
La vera soluzione sarebbe stata quella di creare un coordinamento tra gli operai Fiat in Italia, in Polonia, In Serbia, Iin Alabama, una struttura capace di dire a Marchione rifiuteremo le tue imposizioni in ogni parte del mondo, non ci potrai più imporre le cose col ricatto della delocalizzazione.
Si tratta del buon vecchio internazionalismo proletario, quanto mai attuale in questa globalizzazione che mette in concorrenza i lavoratori di ogni parte del mondo
Massimo rispetto per Mimì Mignano, un lottatore che non accetta di fermare le proprie battaglie, non sempre sostenute da partiti e sindacati ufficiali, davvero come fosse un erede dei tanti antifascisti non ricordati dalla storia ufficiale ma senza la cui tenacia ci rimarrebbe solo l’esempio demoralizzante di un Togliatti che fa l’amnistia ai fascisti.