Mettetela come meglio vi pare, ma le cose stanno così: in una trattativa i rapporti di forza sono decisivi e si parte proprio da lì. Chi ha il colpo in canna e vuole fare la rivoluzione, non tratta, non si siede e non contratta: spara. E mira diritto, senza pensarci due volte.
Una trattativa si fa così, e non è un’opinione, lo sa bene ogni sindacalista che non ha mai venduto i lavoratori: tu cedi su questo, io convengo su quello, un po’ perdi tu, un po’ perdo io e infine si fa l’accordo. Se non ho stravolto l’anima e la filosofia della mia proposta, è un buon patto.
Che accordo ha fatto il governo di Alexis Tsipras? Ha proposto che l’Iva sia a tre livelli: 6, 13 e 23 %. Poteva proporre aliquote diverse? Certo. Se non fosse stato solo contro tutta l’Europa, poteva provarci. Ma è solo, non ha colpi in canna e non vuole uscire dall’Europa. Doveva volere uscire?I Greci non vogliono e il referendum sarebbe stato battuto, se Tsipras l’avesse proposto. Quindi? Quindi piedi per terra, unghie e denti in azione e sui punti più controversi, prendi tempo, sperando che il fronte si allarghi e i rapporti di forza cambino.
Per difendere quanto più possibile la salute, l’Iva sui medicinali resta al minimo e si impedisce la scelta maligna “mangio, ma resto al buio e non mi difendo dagli attacchi del clima”; sull’energia, infatti, l’Iva è ferma al 6%. Per i prodotti alimentari freschi e i generi alimentari di base, non si è lasciata via libera alla Troika e ci si è accordati per il 13 %. Non è un capolavoro, ma è la linea mediana dell’Unione Europea. La Troika voleva a tutti i costi difendere gli evasori, ma è nato, invece, un organismo autonomo per l’amministrazione fiscale, si sono adottati criteri più rigorosi per valutare le auto-dichiarazioni e per fermare così la valanga di imbrogli e l’esercito di imbroglioni. E’ vero, si andrà in pensione a 67 anni, ma solo dal 2022. Più che di cedimento, si dovrebbe correttamente parlare di tempo guadagnato, mentre si segnano punti. Aumentano, infatti, la tassa di solidarietà, aumenta l’imposta sugli yacht medio – grandi e aumentano le tasse sul lusso. In quanto ai profitti delle società, dal 26 % si sale al 28. Aumenta la fiscalità sugli armatori, che pagano una imposta sul tonnellaggio, e si tagliano le spese militari. Passano l’aumento del salario minimo, che partirà dal prossimo autunno, si aboliscono i licenziamenti collettivi e si torna alla contrattazione nazionale di categoria. Non è quanto si voleva? No, non lo è. ma non c’è trattativa che si concluda con una parte che cede su tutto e un’altra su niente.
Il punto più delicato dell’accordo, però, quello che decide chi vince e chi perde e ti dice se alla fine hai difeso fino il fondo il principio che ti faceva da bussola, è facile da individuare ed è quello decisivo: non si farà nessun accordo, se non si arriverà a un serio taglio del debito. Qui i sacerdoti del neoliberismo non cadono in piedi. Sull’accordo non c’è scritto e ci mancherebbe, ma è passato un principio che cancella un dogma: decidono i popoli e non è vero che il debito non si tocca. Questo peserà molto sul futuro.
Certo, a voler essere rigorosi, duri, puri e rivoluzionarissimi, bisogna prendere atto con dolore che i Greci non hanno nemmeno provato a chiedere la fucilazione della signora Merkel. Una vergogna. Da questo punto vista, non c’è dubbio: Tsipras non solo perde, ma tradisce. Mettiamolo al muro.
Qui da noi Renzi, dopo aver cancellato tutti i diritti dei lavoratori e tutelato con una legge vergognosa la definitiva devastazione del territorio, in questi giorni, proprio durante la battaglia greca, ha ucciso anche la scuola statale. L’hanno difesa solo gli studenti, i docenti e alcuni sindacati di base, questo è vero, però siamo seri e diciamola tutta: è andata così soprattutto per colpa dei Greci. i nostri rivoluzionari, infatti, erano tutti molto impegnati nel totoscommesse: Tsipras sì, Tsipras no. Ora che la Grecia s’è “piegata” e anzi, per qualcuno, si è addirittura “sbracata”, gli italiani, famosi nel mondo per i loro attivi salotti rivoluzionari, faranno vedere ai Greci smidollati come si trattano i ducetti alla Renzi, i boss della Troika e la Germania di Angela Merkel.
La Sinistra Quotidiana e Agoravox, 12 luglio 2015
L’ha ribloggato su My Blog.
e non mi pare che invece i salotti riformisti in italia abbiano poi condotto chissà quali vantaggi.
un pensiero rivoluzionario è un pensiero in prospettiva, uno riformista e parlo per empirismo, è un pensiero di retrospettiva.
Un sindacalista che non prenda per il culo i lavoratori sa certo che una trattativa è una mediazione, ma sa anche che quando una trattativa è in un empasse, magari è il momento di una prova di forza.
Oggi sia chiama sciopero, ieri (e chissà magari anche domani), si chiamavano picchetti , occupazioni e gruppi di autodifesa, necessari per difendere gli spazi di agibilità politica quando il padronato di una volta mandava squadristi e questurini a sgomberare i luoghi del conflitto sociale.
intendiamoci, rivoluzionario non è un termine che indica necessariamente la violenza.
Quella è determinata dal livello di scontro nel gioco a rialzo tra i due blocchi sociali di azione/reazione.
Rivoluzione indica invece un momento di chiara rottura verso uno stato di cose divenuto insostenibile e un passo deciso verso una nuova organizzazione della realtà, in base ad una visione del mondo totalmente diversa dalla precedente.
Tsipras nel convocare il referendum aveva già compiuto un gesto di rottura rivoluzionario, disobbedendo alle istituzioni europee che non volevano la consultazione.
Nel farlo aveva dichiarato di essere stato costretto a questo passo perché non poteva più onorare il programma di Salonicco in cui si prometteva la fine dell’austerità pur restando nell’euro.
A questo punto il mandato degli elettori è stato chiaro (61% e rotti).
“Basta con l’austerità, o trattiamo su basi completamente diverse, oppure faremo senza di voi”
arriveremo al momento di rottura, di cambiamento di prospettive, di abolizione dello stato presente di cose.
Non mi pare che questo nuovo memorandum vada in questa direzione.
L’aumento della tassazione di 2 punti percentuali sui beni di lusso è una misura che potremmo definire cosmetica in un quadro che annienta le capacità produttive del paese spazzando via il turismo e finendo di privatizzare il privatizzabile.
Si ha difeso i contratti collettivi, cosa che sarà resa lettera morta dall’introduzione di una bella ondata di liberalizzazioni previste dal nuovo memorandum (come da noi fu per la selva di tipologie contrattuali diverse nel mondo del lavoro iniziata col pacchetto treu che in quanto esponente della generazione T/Q ho pagato direttamente sulla MIA pelle)
ometto le considerazioni sul peggioramento del tenore di vita delle fasce più deboli della popolazione.
a fronte di un prestito che servirà solo a ripagare i debiti verso gli istituti di credito (ma che non sarà redistribuito nel sociale) e perpetuerà l’eterno gioco speculativo degli interessi.
Le alternative c’erano.
Si, l’uscita dall’euro, graduale e controllata era una di queste.
Considerando che i costi sociali di un eventuale grexit sono già stati pagati, restava però una certa capacità di ripresa in prospettiva.
Senza contare la famosa telefonata di putin immediatamente dopo il voto con la dichiarata disponibilità russa a fornire aiuti nel caso la grecia li avesse richiesti.
La banca mondiale dei brics era un’altra possibilità per un programma di soccorso per concedere liquidità ad un’economia esausta senza mettergli il cappio al collo (i tassi di interesse di quest’ultima sono di ben altro tenore rispetto a quelli di FMI o BCE)
Si, tsipras come ogni sindacalista aveva il mandato di condurre una trattativa che portasse ad un miglioramento delle condizioni di vita del suo popolo.
Anche al costo estremo di un gesto forte e di rottura.
Aveva imboccato la via giusta e poi a pigiato sul freno facendo sbandare la macchina.
Quindi i casi sono due.
O è un pessimo sindacalista….. oppure è dura ammetterlo….. è un traditore
Hai dimenticato la firma, ma ti ringrazio per la lezione. Non so che risponderti; dovrei ripetere quello che ho scritto, ma mi pare inutile. Il rappresentante di Syriza in Italia, che ho il piacere l’onore di conoscere di persona, ti risponderebbe con le parole che ha scritto oggi e se non sei d’accordo, va ad Atene e spiegale a lui e ai Greci le tue critiche; gli dici che Tsipras è un traditore, poi trovi modo di tornare intero dalle tue parti.
“Per capire ed evitare la curiosa sindrome per cui un politico, in questo caso Tsipras, può diventare da un giorno all’altro eroe della rivoluzione e traditore venduto ai poteri forti.
Qualcuno ripete per l’ennesima volta che Tsipras si è arreso ai creditori! Però non si dice che questa volta non ci sono tagli orizzontali sui salari e le pensioni e che dentro le proposte del governo greco si parla del debito, del ripristino della contrattazione collettiva del lavoro e della ripresa economica per la creazione di posti di lavoro.
Tsipras vuole una soluzione definitiva e sostenibile e per questo ha proposto misure equilibrate senza colpire chi ha pagato ed è stato sacrificato già dalle politiche dei Memorandum.
Il governo greco ha presentato un piano che prevede il finanziamento del paese per i prossimi tre anni, fino il 30-06-2018, con una idea molto chiara e forte: negoziare il debito per non essere costretti a prendere altri prestiti per pagare i prestiti. Non a caso la proposta prevede un piano di sviluppo per iniettare all’economia greca 35 miliardi di euro.
Si parla molto di aumento delle tasse. Si, ma per chi?
Per esempio alle entrate dagli affitti che superino i 12.000 euro l’anno, dei redditi che superino i 35.000 l’anno, dei benefici delle società, degli armatori.
Contemporaneamente si apre la strada per alcune privatizzazioni. Non si aumentano gli stipendi nel settore pubblico, salvo eventuali accordi lasciati alla contrattazione collettiva nazionale, mentre le spese militari si riducono per 100 milioni e 200 milioni per il 2015 e il 2016.
Per quanto riguarda il bilancio dello stato ci sarà un surplus primario molto inferiore a quello accordato dai precedenti governi, si aumenta l’IVA per certe categorie di prodotti e servizi e resta bassa al 13% per i generi di prima necessità, energia, alberghi e acqua, e ancora più bassa al 6% per le medicine, libri e teatro.
Argyrios Panagopoulos, portavoce di Syriza in Italia“.
Il rigore a targhe alterne! Grecia, Berlino dice no alla ristrutturazione del debito. Ma ai vicini dell’Austria è appena stato tagliato http://m.huffpost.com/it/entry/7776082
Ottimo editoriale come sempre prof.
Grazie, Francesca.
la firma è nell’avatar, visto che porta direttamente al link della rivista per cui scrivo.
Comunque se serve un ulteriore “favorisca i documenti” non ho problemi a declinare le generalità.
Mi chiamo Barbagallo Marco.
Non che il mio nome debba dire alcunché, sono solo uno dei tanti macellati socialmente dalle battaglie in difensiva del riformismo eurocomunista (o peggio, socialdemocratico), che deve fare due lavori, per guadagnare la metà di quanto guadagnava suo padre con un titolo di studio inferiore e un solo impiego…. ma visto che mi è stato chiesto.
Semmai è gente come il rappresentante di Syriza che hai il piacere di conoscere che dovrebbe venire per l’ennesima volta a spiegare a quelli come me la storiella de : “abbiamo ceduto la pagnotta, ma abbiamo salvato la briciola” e sperare di tornare a casa integro.
Per quello che mi riguarda, tutta questa vicenda ha avuto solo il merito di chiarirmi l’atteggiamento dei compagni del KKE che prima di sabato mi sembrava incomprensibile.
Inutile dire che oggi godono di tutto il mio appoggio.
Il problema è che l’elettorato di pancia Ellenico, quando andrà nuovamente a votare, infuriato per il tradimento di Tsipras, non si ricorderà le lucide analisi dei comunisti greci, ma sarà sedotto dalle urla scomposte ed agghiaccianti dei nazisti di Alba Dorata.
Questo è quanto.
Poi il resto è pura accademia speculativa.
Io ti continuerò ad elencare le alternative ad un’Europa malata terminale e tu mi continuerai a sciorinare le belle controriforme socialmente eque fatte dai riformisti di syriza.
Un po’ come Alberto Asor Rosa, quando dovendo giustificare l’accorpamento di molte fasce contributive all’università (ormai molto tempo addietro) ci disse : “non siete contenti? Adesso siete tutti più uguali!”
Il tutto ovviamente detto con il massimo rispetto per le opinioni divergenti.
Il mio astio non è contro la tua persona, né contro né contro la tua figura di intellettuale.
Possiamo dire che è giustificato dalla delusione di veder svanita la più bella speranza di distruggere questo Moloch europeo che, lo dico col cuore in mano (per usare una recente espressione di Tsipras), vedo e percepisco ormai da anni solo come un regime di occupazione coloniale.
Forse le mie parole ti sembreranno forti, ma questo dipende molto dal gradino sociale da cui si guarda il reale.
Il nome serve e lo sa anche un “macellato”. Senti, ti pubblico i commenti, ma non so che dirti. Ti fai le domande, ti dai le risposte, sei rivoluzionario, io sono riformista e socialdemocratico, tu fai bene e io sbaglio. Che vuoi che ti dica? Non sono un intellettuale come tu pensi. Ho preso e prendo manganellate e ho molto rispetto per chi sta in trincea. Smettila di giudicare gli altri, bada e te e lascia perdere le storie personali. Ognuno ha la sua.
bada a te e lascia perdere le storie personale?
è una dichiarazione idiosincrasica la tua.
Se non fosse un’esperienza diretta la mia, avresti detto che faccio il rivoluzionario da salotto.
Questa è una mia impressione, ma da buon materialista, non credo nel dono della preveggenza e se mi sbaglio sono pronto a scusarmi.
Ma il giochino degli inversi: “tu fai bene io sbaglio, io riformista, tu rivoluzionario” etc etc etc, lo hai iniziato tu.
Se pubblichi un’opinione, devi aspettarti un confronto dialettico, anche acceso con chi non la pensa come te.
Io sono sempre pronto all’autocritica.
Quello che vorrei capire è invece perché dall’altra parte, che poi in teoria sarebbe anche la stessa, c’è una impermeabilità nell’ammettere alcuni errori di valutazione, come sulla necessità di momenti di rottura, o sulla irriformabilità di alcune situazioni.
Personalmente penso che tu sia in buona fede, ma Questo atteggiamento aprioristico a mio giudizio blocca qualunque possibilità di sintesi e l’elaborazione di strategie efficaci.
Non mi sottraggo al confronto. Se capisco di che si parla, non mi sottraggo. Il compito di sparare addosso ai disertori, però, veri e presunti, ce l’avevano i carabinieri appostati dietro le trincee. E’ un mestiere che non mi piace.Tu hai già deciso. Syriza va affondata, proprio come cerca di fare il capitale finanziario, il voto di pancia dei Greci farà vincere i nazisti, Tsipras è un idiota o un traditore, tu sei un “macellato” e hai diritto all’astio, io sono in buona fede ma ho un atteggiamento aprioristico che blocca le possibilità di sintesi, la tua esperienza è diretta e la mia no e dobbiamo parlare delle nostre storie personali sennò io sono idiosincrasico…
Di che confronto parli? Oggi andrò a una riunione con Martalis, un dirigente del comitato centrale di Syriza, militante della piattaforma di sinistra e cercherò di sapere e capire quello che non vedo e non mi dicono i giornali e le televisioni. La sintesi di un processo appena avviato non la faccio. Falla tu, ma non sperare che ti dia una mano.
geppì,
è un bel leggere!
Non so se mi prendi in giro, ma grazie comunque.
bhe si, con tutto il rispetto mi sembra che tu vada nel definire il confronto dialettico per categorie preconcette.
Io rientro nella categoria rivoluzionari e quindi a tuo giudizio sono incapace di manovra politica, perché chiuso dentro i miei preconcetti.
eppure lo stesso mao diceva che il rivoluzionario deve essere come un pesce nel mare ed adattarsi alla situazione.
Ma questa è speculazione.
Il fatto è che non son più gli anni 70, dove magari in italia c’erano i rivoluzionari da salotto.
I vari liguori, ferrara e via dicendo.
Oggi credimi il più delle volte lo si diventa per scelta e se ne sta accorgendo anche il governo greco, che dopo aver dato nell’ultimo memorandum il sangue del popolo agli europei (io li sento come altri da me), ora si sente chiedere anche le ossa.
Ma la politica è fatta anche dalla capacità che ha un gruppo dirigente di fiutare la natura dell’avversario e lo spazio delle trattativa, prima di imboccare il viale della rottura.
In questo i compagni del KKE sono stati certo più lungimiranti.
e non lo dico con una posizione aprioristica.
Infatti Mi confusero molto con la loro prima scelta di non fornire appoggio al governo, nemmeno dall’esterno e poi quella di astenersi dal referendum.
Ti dirò che li criticavo, come oggi critico tsipras.
Ma alla luce degli aventi credo che avessero ragione da vendere nel dire che l’europa non è riformabile e che quindi bisognava concentrarsi su un modo per abbandonarla limitando i danni e trovando alternative.
per la cronaca.
è di questi minuti la notizia che nell’atto di capitolazione richiesto alla grecia c’è anche la totale riforma dei salari e del mercato del lavoro.
quindi anche il paravento dei contratti collettivi (che sarebbe stato comunque aggirato dalle liberalizzazioni) va a cadere suonando come un cupo “vae Victis”
magari sembrerà brutto dirlo qui, ma si conferma esatta la vecchia tesi dell’autobus di stalin, secondo la quale, quando si imbocca la via della rottura bisogna pigiare fino in fondo sull’accelleratore, pena la situazione da cui si voleva sfuggire ritorna sulle classi subalterne moltiplicata per dieci.
e credimi non è una cosa che mi fa piacere.
[…] greca. Con le quali, dopo il successo del Referendum, ha sottoscritto un davvero sorprendente pacchetto di richieste all’Unione europea, nella illusione che l’alleanza con i servi greci della Troika le garantisse […]