Devo dirlo, pazienza se scandalizzo i benpensanti: che ipocrita e macabra commedia questa del morto che nessuno vuole!
Non voglio parlare dei macelli attuali e dell’olocausto mediterraneo che ha nomi, cognomi, indirizzi e firme di grandi e piccoli gaglioffi che esercitano il potere fuori dai vincoli costituzionali. Non voglio parlare nemmeno di nazisti protetti dai “liberatori” americani perché conoscevano bene l’arte d’ammazzare. Mi basta tornare alla generazione del feroce nazista Priebke, per dire che c’è in giro un’aria pestilenziale che incute davvero timore.
Da governatore di Tripolitania e Cirenaica, Badoglio deportò ferocemente più di centomila sventurati e li chiuse in atroci campi di concentramento nel cuore del deserto libico. Mille chilometri di marcia a tappe forzate e condizioni di vita disumane ne ammazzarono quarantamila. Contro gli Etiopi, nel 1936, Badoglio fece a gara con Graziani nell’uso di armi di distruzione di massa. Ci eravamo impegnati a non usarli mai, i gas, e li usammo contro i civili. Badoglio ordinò di farlo e i nostri soldati non si scandalizzarono. In quanto a barbarie, il Maresciallo d’Italia ebbe un solo rivale: Rodolfo Graziani, del quale c’erano ancora ricordi ufficiali in caserma, quando, nel 1967, mi misero addosso una divisa e in mano un fucile e mi ritrovai soldato a Pistoia nell’84° Reggimento Fanteria C.A.R. “Venezia”. L’aveva comandato lui, quel reggimento, il macellaio di Libia – così lo chiamavano – e s’era fatto poi fatto una triste fama per i libici lasciati morire di sete, fame e stenti, in campi di concentramento nel deserto. “Così si batte la Resistenza”, aveva detto, e s’era guadagnato un premio da Mussolini, che lo fece governatore della Cirenaica. Nella sua vita non si fermò mai di fronte a nessun crimine e nel 1935 provò a superare Badoglio nell’uso dei gas, in Abissinia, contro un nemico inerme, contro i civili e contro i feriti ricoverati negli ospedali. Nessun tedesco gli insegnò a massacrare; fu lui che fece scuola alle S.S. Quand’era viceré d’Etiopia, lasciò mano libera ai suoi uomini e nei miei ricordi personali c’è un reduce della guerra d’Africa con una foto agghiacciante: un prigioniero legato a un camion, trascinato nel deserto e fatto letteralmente a pezzi. “Un grande generale fu Graziani”, sosteneva il fascista.
Scampato a un attentato, il “grande generale” fece massacrare migliaia di etiopi. Più di 1.600 monaci furono trucidati in una sola volta assieme al loro vescovo, sorpresi nel monastero ortodosso di Debre Libanos. I nazisti non avrebbero saputo far di meglio: trascinati sul ciglio di una scarpata, a Zega Weden, e raggruppati in lunghe file, furono falciati a colpi di mitragliatrice e i cadaveri riempirono la gola di sangue e di corpi senza vita. Non contento, Graziani proseguì la sua bestiale vendetta trucidando indovini e cantastorie, colpevoli di raccontare quella tragedia. I morti non si contarono e tanti ne fece ancora come ministro della Difesa nella Repubblica Sociale Italiana, alleato dei tedeschi contro gli italiani.
Graziani non ha pagato. Nel 1953 è diventato presidente onorario del Movimento Sociale Italiano ed è morto nel suo letto, cittadino libero e innocente. L’Italia non l’ha processato, non ha fatto storie sulla sepoltura e non si è scandalizzata nemmeno quando i camerati gli hanno eretto un monumento. Nessuno ha trovato mai da ridire per le foto di Roatta che fanno bella mostra di sé nell’archivio dello Stato Maggiore dell’esercito. Nulla da dire, va tutto bene, benché Roatta abbia firmato la “Circolare 3 C”, che dichiarò guerra ai civili in Slovenia, anticipando le disposizioni criminali impartite dai tedeschi in tema di rappresaglie, incendi di villaggi, esecuzioni sommarie di ostaggi e internamenti nei nostri campi di concentramento che non ebbero mai molto da invidiare a quelli di Hitler. “Testa per dente senza false pietà”, ordinò ai nostri soldati e invano la Jugoslavia chiese poi di processarlo come criminale di guerra.
I nostri criminali di guerra non fanno schifo a nessuno. La Chiesa sta zitta, i cimiteri sono tutti aperti, i politici ammutoliscono, i giornali non hanno inchiostro e carta, i benpensanti sono a riposo e tutto va bene madama la marchesa. Badoglio, per chi non lo sapesse, ha avuto funerali di Stato con i rappresentanti del Governo, le Autorità e gli onori militari.
Questa di Priebke è una doppia vergogna. Non solo rischiamo di dare una risposta barbara a un barbaro che non c’è più, ma c’è chi pensa di farlo per mischiare le carte e lavarsi la coscienza. Piantiamola con questa commedia e affidiamo al gelo d’un marmo la parola fine: “qui giacciono i resti mortali d’un criminale nazista”. Non altro. Un corpo morto è parte integrante della vita. Solo i nazisti non ne hanno rispetto. I nazisti e gli ipocriti politicanti.
Uscito su Liberazione e su Contropiano il 15 ottobre 2013
Hai le prove documentali?
Se sì, pubblicale: sarebbero cose importanti da sapere
Esistono libri: Angelo Del Boca, Gli Italiani in Libia, Bari, Laterza, 1988; Angelo Del Boca, I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d’Etiopia, Roma, Editori riuniti, 1996; Angelo Del Boca, Italiani, brava gente?, Vicenza, Neri Pozza, 2005; Gianni Oliva, Si ammazza troppo poco, p. 116, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2006.
Non mi piace citarmi, ma ti consiglio anche Giuseppe Aragno, Fascismo a Foibe. Ideologia e pratica della violenza nei Balcani, La Città del Sole, Napoli 2008. Non è facile trovarlo, ma ce l’ha certamente la Kappa Vu, casa editrice di Alessandra Kersevan, che ha scritto uno dei due saggi che compongono il volume.
Ho letto anch’io “Si ammazza troppo poco”, di Gianni Oliva – un libro che andrebbe letto nelle scuole.
Sul finale, però, non sono d’accordo. Priebke può rappresentare un simbolo per una bella manica di idioti: il problema non credo sia (solo) il funerale, ma la sepoltura. Cremazione e spargimento delle ceneri in mare. E poi, come dici tu, raccontare la storia infame del nostro esercito tra il 1935 e il 1945.
Ho fatto girare il link. Va ugualmente bene. Grazie
Gentile Giuseppe Aragno,
Ho letto il suo scritto, condivido e apprezzo il suo commento! Ma penso anche alla nostra storia dimenticata! Lo scorso anno è stato celebrato il centocinquantesimo della unità nazionale italiana , fortente voluto dal nostro presidente Napolitano, non si è levata nemmeno una voce in ricordo dei massacri di Casalduni, Pondelamdolfo e ancora! Il Gen. E. Cialdini, un maiale sabaudo, viene tuttora celebrato come eroe nazionale, non solo: quante città italiane hanno strade a lui intitolate? Vergogna! Come dice il Papa Francesco! Ma vergogna a chi?
Danilo de Martino
scusa Giuseppe, una precisazione:
tu dici che hai fatto il militare nell’84° Reggimento Fanteria “Venezia” a Pistoia.
Come molti altri ci sono stato anch’io, sebbene più di venti anni dopo, ma se è la stessa caserma, il CAR, è a Falconara, vicino Ancona.e non a Pistoia.
Caro amico, ti posso assicurare che nel 1967 il reggimento era di stanza a Pistoia, nella Caserma Marini.
Non tutti parlano dei misfatti compiuti dall’esercito italiano.Giustamente adesso va rispettata la salma.Come disse il PAPA, NON STA HA NOI GIUDICARE:
Fu un criminale. Su questo non ci piove.
sarà stato un criminale, non avrà avuto rispetto della vita altrui, non avrà riconosciuto il valore di essa, ma mancargli di rispetto da morto quasi come se fosse una mancanza di rispetto a se stessi non farlo, mi pare insensato.
E’ morto. Non possiamo lasciarci infastidire e distrarre anche dai cadaveri.
Io mi sarei preoccupato di andare a casa sua a chiedergli che cosa pensava adesso a riguardo di ciò che ha fatto, se era rimasto delle stesse idee, se si era pentito, se si era redento o quantomeno reso conto di ciò che aveva fatto.
Si fa così presto a passare da vittime a carnefici che ci si dimentica che non si può negare una seconda possibilità a nessuno.
Detto ciò, se dopo tutto questo tempo non si era fatto qualche domanda, glie le avrei date di santa ragione.
a Pistoia c’era anche un tal Maraviglia giannizzero di Graziani con il quale effettuavano vere e proprie battute di caccia al negro.
Storia abbastanza conosciuta in alta toscana.
Signor Aragno, per prima cosa la saluto e mi presento : sono Vittorio Carità, non seguo le cose, in generale, poiché, molto sensibile…sono a rischio sofferenza costante…ma, questa di Priebke, a mio avviso, è, come dice Lei, una storia assurda : un morto, e’ un morto !!! Stop !!! Quanto schifo, quanta ipocrisia… quanta triste bestialità!!! Le auguro una buona Vita. Vittorio
Grazie e buona vita anche a lei.
Impeccabile!
Le biografie “celate” di Badoglio e Graziani si trovano pure nel Diario Storico dell’esercito, dove ci si gloria dei 100.000 Libici ammazzati contro meno di mille nostri soldati morti negli scontri.
Idem per l’Abissinia: lasciammo sul terreno 1.900 nostri soldati e 3.500 Ascari Libici, contro i circa 300.000 ammazzati, secondo i dati della croce Rossa Svedese operante in loco.
Circa Roatta, Geloso e gli altri operanti nei Balcani, fu un vero peccato di omissione il non averli voluti giudicare. Peccato di omissione o correità?
priebke non merita nessuna pietà, ma mi piacerebbe che ci fosse più anti fascismo e nazismo con i vivi che con i morti…con i morti è più facile…
esiste anche, un documentario che si trova anche in rete ” Fascist legacy ” che parla e per quanto possibile fa vedere alcuni dei tanti misfatti degli italiani di cui si parla nell’articolo e nei commenti allo stesso e spiega l’ipocrisia per cui tanti criminali non solo non sono stati processati e puniti ma addirittura talvolta glorificati e premiati .