Me lo ricordo come fosse oggi. Avevo 24 anni e i bagliori di civiltà del lungo Sessantotto aprivano ancora il cuore alla speranza. Era il 20 maggio del 1970, Fini, Gasparri, La Russa e i loro camerati portavano ancora sulle spalle il peso dell’infinita miseria morale della loro storia e l’Italia approvava lo Statuto dei lavoratori. Ci fu allora tra i giovani chi criticò; si poteva fare di più e troppi rimanevano esclusi, ma lo dico con orgoglio: senza le lotte della mia generazione non sarebbe mai stato possibile. Si disse allora – e non era retorica – che la Costituzione diventava legge anche per i padroni. Sono trascorsi 42 anni, la mia vita è giunta al capolinea. Fini è Presidente di un Parlamento che vale quanto la Camera dei Fasci e delle Corporazioni, Gasparri e La Russa sono stati ministri e un ministro del lavoro, Elsa Fornero, lavora apertamente contro i lavoratori. Il fascismo, salvato dalla mancata epurazione, è tornato a governare e un esecutivo reazionario che nessuno ha eletto ha brutalmente espulso la Costituzione dai posti di lavoro. Si discute coi toni beceri dell’accademia se il lavoro sia un diritto, ma si finge d’ignorare che non ha più diritti: è il grazioso prestito riservato a chi serve, tace e acconsente, e si restituisce con gli interessi se e quando piace ai padroni. La vita ormai si gioca sui mercati ed è una vita da schiavi.
L’Italia batte la Germania a suon di gol, ma il suo centravanti nero, non sapesse tirar calci a un pallone su un prato verde, si troverebbe rinchiuso in un campo di concentramento; una banda di malfattori vende un’effimera vittoria calcistica come vittoria politica di un governo di senza patria nella partita del capitale italiano contro gli italiani. Noi non guadagneremo nulla dagli accordi che Monti ha strappato ai tedeschi. Ci guadagna tutt’al più chi ha quattrini accumulati: evasori, faccendieri, ladri, speculatori e specialisti del riciclaggio. In cambio del permesso di respirare, il governo dei padroni impone ai lavoratori il lento strangolamento del fiscal compact. Tradotto in parole povere, il capitale italiano si salva a spese dei lavoratori, che continueranno a subire tasse crescenti, tagli, licenziamenti, sfruttamento, svendita di beni comuni e rinuncia a ogni diritto. Il governo vende al grande capitale i ceti subalterni e la stampa alza il tricolore e fa festa. Se avessi ancora 24 anni mi procurerei le armi e lotterei per la libertà. Lo dico chiaro e non mi tiro indietro: è diritto dei popoli rovesciare governi traditori.
“L’Italia batte la Germania a suon di gol, ma il suo centravanti nero, non sapesse tirar calci a un pallone su un prato verde, si troverebbe rinchiuso in un campo di concentramento” Vero e amaro.
Grazie, professor Aragno. Parole chiarissime.
steno
Almeno quello, la chiarezza. Grazie a te Steno.
sottoscrivo ogni tua parola, punto per punto, salutoni m.teresa-firenze
Grazie e saluti anche a te.
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Buongiorno prof. Giuseppe. un plauso alla sua Mente, Anima, Cuore.
Oggi i giovani si entusiasmano di altri “giocattoli” (cellullari, pc, smartphone, tablet, motori, droghe alcol e … Dello Sfascio totale del Suolo che calpestano non si curano o almeno fanno finta di nulla
Panem et circenses…e vissero tutti felici e illusi.
Serena e “fresca” giornata
Mistral
Buongiorno a te, Mistral, vento che rinfresca e spazza via l’umidità. Di questo sfascio i giovani sono forse i protagonisti, ma hanno responsabilità infinitamente minori dei tanti vecchi che qui li hanno condotti. Anch’io li vedo persi dietro i feticci d’un tempo amaro, ma sento che non hanno strumenti per capire e gli mancano riferimenti e modelli positivi. Certo, potrebbero far di più e aprire gli occhi. Si accorgerebbero che la tempesta che si profila all’orizzonte è terribile. Ttti insieme, però, giovani e vecchi, doobbiamo provare a lottare senza lasciarsi prendere dalla disperazione. Serena giornata anche a te.
Mistral,
è la nostra generazione che ha condotto i giovani e la società a questo stato di cose.
Il ’68 è stata un’esperienza collettiva unica ed assolutamente indispensabile per il momento storico in cui si è verificata. Io preferirei parlare del 1969 e delle lotte OPERAIE e sindacali che hanno portato allo Statuto dei Lavoratori, alla riforma della scuola e ad una concezione nuova del welfare. Purtroppo dalla fine dei ’70 in poi la classe dominante ha sfruttato anche le minime crepe introdotte da certe euforie sessantottine e ha trasformato quella che doveva essere una carica di entusiasmo rivoluzionario in un riflusso spettacolare: abbandono della dignità del lavoro, equivoci sul significato di cultura, individualismo esasperato, sfascio della solidarietà di classe, micronizzazione della sinistra ecc. tutto in nuce in certi atteggiamenti fin dal 1968.
s.