Mi fa ridere. Lo dico onestamente, mi fa ridere l’allarme democratico che serpeggia per la vicenda della scuola di Adro. Prendetela come volete, le cose stanno così: io non riesco a credere nell’onestà intellettuale di chi ancora teme l’avvento d’un regime. Se questo fosse ancora un Paese serio, ne avremmo preso atto: il regime esiste ed è patetico protestare. Calamandrei, che tiriamo idealmente per la giacca ogni giorno, sarebbe tornato da tempo sui monti e non ci sono dubbi, è un assioma, una verità di per sé evidente e indiscutibile che non occorre dimostrare: la “Costituzione di fatto“, cui si appellano sfasciacarrozze di ogni colore politico per governare la Repubblica, non esiste. E’ solo una criminale manomissione delle regole fondanti della nostra vita politica.
Ci torno spesso, per non dimenticare, ora che tutto è stato cancellato da una legge elettorale priva di ogni legittimità: “i deputati e i senatori sono eletti a suffragio universale e diretto“. Dettato costituzionale. Il regime c’è. Basta aprire gli occhi per vederlo e non ci sono dubbi: nessuno ha eletto i deputati e i senatori che sono in Parlamento. Questo Parlamento è illegale, come illegale è il governo che si tiene in piedi con la sua fiducia, e Gelmini, cui i preoccupati e sinceri democratici scrivono ridicole lettere di protesta, non è un ministro. Il regime c’è, si sta consolidando e, come sempre accade, quando una tragedia politica di questa portata si profila netta e dolorosa all’orizzonte, ovunque vedi brulicare, fervido di neofiti, il verminaio degli opportunisti, ovunque fanno calcoli e si posizionano la pletora dei voltagabbana, le innumerevoli quinte colonne e tutto il marciume che indusse Gobetti a definire il fascismo una sconsolante “autobiografia degli italiani“.
In questo senso si spiegano le finte accuse al sedicente ministro Gelmini, che offrono alla sua nota arroganza l’argomento polemico per replicare: è vero, l’ineffabile Gelmini non ha dichiarato urbi e orbi che occorre rimuovere i simboli leghisti dalle scuole, ma non è meno vero che esistono gravi precedenti: la marea di bandiere della pace che accompagnò sciagurate avventure militari in un Paese in cui le case, gli uffici e le vie levarono orgogliosamente i segni dalla sacrosanta protesta per la Costituzione violata. E’ così che, in una ideologica torsione dei fatti, la miseria morale della vicenda di Adro si accosta alla pacifica reazione di un popolo – leghisti compresi – che reagì come un sol uomo alla pugnalata inferta all’Italia di Calamandrei. Nessuna meraviglia. Gli anni e il manganello mediatico hanno fatto efficacemente il loro lavoro. Sul “Corriere della Sera”, che va scrivendo da tempo alcune tra le pagine peggiori della sua storia, un docente della dissestata università italiana, nella quale chi non ha peccato tra politici e ordinari dovrebbe scagliare la prima pietra, se la prende coi precari della scuola e nega che i 35 e anche 40 alunni infilati a loro rischio e pericolo in una classe, l’abbattimento del tempo scuola, la cancellazione del tempo pieno, delle attività di laboratorio e dell’insegnamento della musica pesino sulla qualità dell’insegnamento. Il problema, per il portavoce della Gelmini, è “la qualità degli insegnanti“. Questione seria, che si potrà discutere seriamente il giorno in cui, senza parlare di retribuzioni, ordinari e associati saranno obbligati dalla legge a chiarisrsi le idee in tema di metodologia e didattica, trascorrendo decenni sabatici in quelle scuole dell’infanzia, in cui ottime maestre potranno fornire una prima alfabetizzazione alla supponenza dei sedicenti, costosi e impreparati aggiornatori di docenti delle scuole di ogni ordine e grado, assunti per lo più mediante concorsi di cui tutto si può elogiare, tranne la trasparenza.
Lo dico sul serio, ma non posso fare a meno di ridere, quando ascolto la barzelletta dell’allarme dei democratici per la vicenda della scuola di Adro .
Facciamo finta di crederlo: Gelmini è un ministro…
18/09/2010 di giuseppearagno
“Con la cultura non si mangia”.
Sono parole queste, come Lei sa, non pronunciate durante una partita a scopone nel bar di quartiere.
A mio modesto parere possono assurgere a manifesto del regime che, ha ragione, non è un pericolo ma una realtà.La Sua, la mia, e soprattutto di chi non la vede o preferisce non vederla.
A ben vedere allora, la Gelmini non solo è un ministro ma è sicuramente la più quotata per ricoprire il ruolo.
Perchè la storia insegna (e si !non pui metterla in un panino, ma insegna) che ogni regime necessita di un apparato di “collaboratori” che non abbiano l’ardore di svolgere il proprio lavoro con un approccio razionale e critico.
Condicio sine qua non.
A volte, a 31 anni ,vengo colta da sconforto e mi passa pure la voglia di ridere.
E sbaglio.
Ieri sera ascoltavo l’intervista ad una lavoratrice precaria che da mesi non percepiva stipendio.
Sa cosa mi ha colpito?
Mentre rivendicava il necessario rispetto della dignita umana ( perchè è di questo che si tratta), aveva la testa china. Come se provasse vergogna.
Mi ripetevo. Alza la testa!Alza la testa!
Ecco. Il regime esiste.
Si ha paura di rivendicare i propri diritti.
Il regime esiste.
(e quel che è peggio è che a moltissimi la cosa piace eccome.)
Si conclude nel silenzio, per prescrizione, un altro processo. Quello che conduce all’elaborazione di pensieri ed idee.
Meglio! Sa…neanche con quelli si mangia!
Con stima
A.Z
Io non credo che il Suo sia solo un modesto parere. Per quel che può valere la mia opinione, ha perfettamente ragione a indicare con quelle parole un vero e proprio manifesto del regime. E ragione ha anche quando scrive che “la Gelmini non solo è un ministro ma è sicuramente la più quotata per ricoprire il ruolo” perché è uno dei “collaboratori” ideali del regime. Sono diversi tra loro, ma hanno in comune le caratteristiche che indica: non hanno né la volontà, né gli strumenti per svolgere il proprio lavoro con un approccio razionale e critico.
Grazie dell’attenzione e del commento acuto. La stima è reciproca
Professore, mi perdoni se usufruisco del suo spazio per una comunicazione personale.
Nel mio blog , in cui avevo linkato il suo articolo e la mia replica, ho avuto il piacere di leggere diversi commenti (anonimi!) in cui vengo accusata di parlare di regime nascondendomi dietro un username(miazc).
Parto da un dato oggettivo. Se credete che io abbia paura,confermate l’idea di fondo: Il regime esiste.
E sottoscrivo.
Annalisa Zaccaro
Cara Annalisa, nulla da perdonare, ci mancherebbe. Ancora una volta non posso che condividere e ammirare la sua acuta risposta. C’è, non siamo noi a immaginarlo, purtroppo. molti non vogliono vederlo, questo sì. Ma di finti chiechi è piena la storia di ogni regime. E sottoscrivo con lei.
Giuseppe Aragno