Il giudizio è secco e non ammette repliche: gli insegnanti che rifiutano di celebrare la giornata delle Foibe sono inadeguati“. Lo afferma Giorgia Meloni, 33 anni spesi sui libri e donna di indiscussa cultura: diplomata con 60/sessantesimi presso l’ex istituto alberghiero “Amerigo Vespucci”, studentessa alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli studi Roma tre e, “dulcis in fundo”, ministro della Repubblica.
A nessuno risulta che la giovane e “studiosa” studentessa abbia mostrato una uguale passione da suffragetta per il 25 aprile, ma va bene così: ognuno coltiva la memoria che più sente vicina e Giorgia Meloni è legata a Predappio, dove rende omaggio alla tomba del duce e, se le chiedi di Mussolini, si esprime con indiscussa competenza: “è un personaggio complesso e va storicizzato. Chi potrebbe negarlo?
Sul tema delle foibe, senza entrare nel merito della competenza specifica – qualche lettura non troppo impegnativa la Merloni potrebbe averla fatta – non ci sono dubbi; la questione è un vespaio da cui non esce indenne nemmeno il fior fiore degli storici professionali. Certo, se la “studentessa-ministro” si fosse malaccortamente avventurata sul terreno metodologico e didattico per criticare i docenti, il passo sarebbe risultato a dir poco “più lungo della gamba” e ci saremmo trovati davvero di fronte alla necessità di fare una scelta complicata tra i due corni del dilemma: che si fa? Si piange o si ride?
Le cose invece non stanno così e occorre essere onesti. L’attacco del ministro prova ad aggirare l’ostacolo e non entra nel merito della libertà d’insegnamento. Non è un intervento particolarmente sottile, questo è vero, non è colto non è articolato e, sul piano politico, è decisamente malaccorto per le mille contraddizioni che si porta dentro; a leggerlo però onestamente, si sente lontano un miglio che tende semplicemente a riaffermare un principio: “di fronte a una legge nazionale che esiste ed è stata votata dal parlamento“, gli insegnanti e i dirigenti “che si rifiutano […] sono francamente inadeguati“. Il fatto è che, affermato un principio, è necessario avere l’onestà intellettuale di ricavarne le conseguenze. Come il ministro non può ignorare, la Costituzione è lapidaria: la sovranità appartiene al popolo che la esercita in maniera diretta eleggendo i suoi deputati. La domanda perciò non è oltraggiosa: chi ha eletto Giorgia Meloni e tutti gli altri membri della Camera? Lei e i suoi colleghi, il ministro lo sa bene, sono entrati in Parlamento solo perché “nominati” dai segretari dei partiti politici cui appartenevano. Essi, quindi, non hanno ricevuto deleghe dagli elettori e rappresentano perciò esclusivamente sé stessi e i loro partiti. Rispettando il principio che la nostra scienziata del diritto applica agli insegnanti, è impossibile negarlo: di fronte a una legge costituzionale che esiste ed è stata votata dall’Assemblea Costituente, il ministro e i suoi colleghi avrebbero avuto le carte in regola per entrare a far parte della Camera fascista dei Fasci e delle Corporazioni, ma, per usare la sua parola, sono del tutto “inadeguati” al ruolo di deputati al Parlamento della Repubblica.
Dal Blog di Giuseppe Aragno. Uscito su “Fuoriregistro” il 12 febbraio 2010.
[…] Blog di Giuseppe Aragno. Uscito su “Fuoriregistro” il 12 febbraio […]
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la Meloni è nata fascista e fascista rimane, per cui è coerente, e comunque non conta niente, per fortuna, per cui dei suoi anatemi contro gli insegnanti non minculpopizzati ci possiamo benissimo lavarcene le mani.
QUello che non è tollerabile è che la stessa propaganda fascista senza se e senza ma che moltiplica di vari ordini le vittime delle foibe e dimentica deliberatamente gli immani massacri compiuti dai fascisti in Yugoslavia venga anche dalla sedicente opposizione al governo fascista:
http://mazzetta.splinder.com/post/22213076/L%27ignoranza+di+Serracchiani+%C3%A8
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Meloni , giovane donna che evidentemente ha gravi colpe: pur venendo dal popolo ha scelto la destra. Ha una cultura banale, non snob, non curata, una nullità che dice cose banali, che trova, al di là dell’esser fascista ( cosa che sinceramente trovo bislacca, ma la giovane età della Meloni,la rende libera da responsabilità del passato) necessario un atto di umana pietas per quei morti , per quegli italiani vergognosamente lasciati dal coltissimo Togliatti alla mercè delle ire ( anche se giuste sotto un certo punto di vista, visto quello che avevano subito dai fascisti) degli slavi e dei comunisti italiani, ingiustificabili loro si, feroci omuncoli che si accanirono insieme agli slavi contro inermi donne, vecchi, bambini, contadini. Caro professore bisogna aver coraggio di chiamare le cose col loro nome e se in 60 anni si è avuto il coraggio e la capacità di mettere il fascismo tra le idee assassine e chiamare certi fascisti assassini, beh forse sarebbe ora, dopo 60 anni, dare il nome giusto ad altri assassini, lasci perdere l’aristocrazia della Kultura, i morti ammazzati , le donne violentate, i vecchi macellati, non fanno differenze, sono stati assassinati e spesso gli assassini li hanno anche derubati, indisturbati e magari anche onorati. Forse è ora di un po’ di onestà intellettuale. Lei è colto? Buon pro le faccia, ma la kultura non dona umanità e capacità di umana pietas e soprattutto non costituisce lasciapassare per sparger fumo e pietre che coprano i misfatti della parte cui si aderisce.
Marista Urru
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Dietro il tono bonario, le k sembrano disprezzo. Pazienza. Meloni ha un solo problema: è ministro fascista in una Repubblica nata antifascista. In quanto al resto, lo scrivo a chiare lettere: in Istria ci furono barbare uccisioni. Chiunque se ne rese autore, quale che fosse la sua parte politica, fu un assassino. L’onestà intellettuale e la pietas vorrebbero, perciò, che si ricordassero tutte le vittime: gli italiani uccisi e quelli che gli italiani uccisero. Tutte, o il “ricordo” è solo un’indecorosa operazione politica.
Tutto ciò, naturalmente, non ha nulla a che vedere con la ricostruzione storica di un evento tragico che va letto nel suo contesto, altrimenti la pietas diventa l’alibi per indecenti falsificazioni della storia. Nel secondo conflitto mondiale, l’Italia ha recitato il ruolo, criminale, di paese aggressore. Alcuni nostri generali – Robotti e Roatta nei Balcani, Graziani in Africa, per fare dei nomi – disonorarono il nostro paese con comportamenti simili a quelli delle SS di Hitler. Sulla coscienza di questi signori non pesano solo centinaia di migliaia di civili uccisi barbaramente nei paesi aggrediti. Indirettamente, essi furono corresponsabili della morte degli italiani uccisi per deprecabili, ma comprensibili rappresaglie degli aggrediti, frutto velenoso, e, tuttavia, inevitabile, di ogni feroce avventura militare. L’onestà intellettuale, quella vera, richiederebbe di ricordare tutte le vittime e condannerebbe tutti i carnefici.
In ultimo, e qui, per quanto mi riguarda, vorrei che la discussione si chiudesse, due precisazioni: Nenni, ministro degli esteri, girò invano l’Europa per ottenere condizioni migliori per l’Istria. Non ci fu nulla da fare: un Paese sconfitto, dopo aver scatenato una guerra d’aggressione in cui sono caduti 55 milioni di uomini, donne, vecchi e bambini, compresi, naturalmente, alcune centinaia di italiani d’Istria, è screditato e non trova ascolto da nessuna parte. Piaccia o meno, Tito aveva combattuto una guerra di liberazione.
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“L’onestà intellettuale, quella vera, richiederebbe di ricordare tutte le vittime e condannerebbe tutti i carnefici.”
In questo sono perfettamente d’accordo con lei, solo che da circa 60 anni veniamo informati solo delle vittime e dei carnefici che ha causato il fascismo. Mentre si è molto attenti ad evitare verità scomode per il vecchio PCI ed i suoi improbabili eredi. Gli unici fascisti che profittano bellamente della memoria cancellata sono solo quelli che fecero il salto della quaglia al momento giusto. E sono moltissimi e stanno nella nostra sinistra afflitta dal disturbo di aver la memoria dimezzata. Sono arrivati alla vergogna ed all’opportunismo spesso assassino, più spesso solo ladronesco, di gettare la croce di fascista a padri di famiglia che avevano DOVUTO prender la tessera sotto la dittatura per poter lavorare.
Una forza politica che si dimostra tanto rigorosa verso gli altri e che concede ai suoi adepti di commettere ogni nefandezza, fa senso, specie a quanti non sono nè dascisti nè tanto meno comunisti.
Immagino lei sia perfettamente a conoscenza della lettera Che Togliatti scrisse sulla questione istriana, lei certamente la troverà nobile e comprensibile e saprà argomentarlo perfettamente, a me fa ribrezzo e nessun virtuosismo logico mi potrebbe mai convincere del contrario
http://www.maristaurru.com/index.php/Articoli/Le-Foibe-e-la-memoria-impossibile.-Lettera-di-Togliatti.html
La ringrazio della ospitalità accordatami nel suo sito
marista urru
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Per completezza d’informazione. Non so dov’è sepolto mio nonno. Avrebbe dovuto prendere la tessera del partito nazionale fascista, ma non volle. Fu nemico del regime. Sparì. Un giorno i fascisti comunicarono a mia nonna che era morto per una misteriosa “perdita di gas”, ma non seppero o non vollero dire dov’era sepolto. Di mio nonno non si ricorda nessuno. In quanto a me, sono uscito dal Pci nel 1968. Sbattendo la porta. Mi creda: non c’è nulla di cui debba ringraziarmi.
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