Scrivo di getto, senza rileggere. La notizia è di quelle che, ripetute, scuotono. E non so tacere. Lo annunciano, ad ogni anniversario, settimanali on line e carta stampato, gente di destra e gente di sinistra, stampa di cui fidarsi, e fa piacere: il nuovo anno zero è nato a New York, tra ciò che resta del tragico Ground Zero. Dopo le olimpiadi classiche e Roma fondata, dopo il prodigio di Betlemme e la fuga di Medina, da qualche anno c’è il mistero di New York. Siamo all’anno otto e San Silvestro cade ora l’undici settembre. I tempi sono quelli che sono e incontrare un punto fermo non è cosa da poco. D’accordo, l’evo nuovo parte da un buco, un vuoto, un lutto difficile da elaborare, ma è pur sempre qualcosa. D’altro canto, cosa chiedere ad un anno zero partorito dall’orrido accoppiamento di cumuli di detriti con resti umani – migliaia di non identificati ci hanno detto con macabra pignoleria – in un vuoto circondato da bandiere e bancarelle, dove turisti scattano foto morbose e comprano salsicce?
Ricorre a giorni l’ottavo capodanno e “il mondo intero” è in attesa dell’evento. E qui, sul “mondo intero” che l’attende, qualche dubbio mi assale. Nella mia Napoli, per dirne una, nei rioni popolari soffocati da disoccupazione, miseria e camorra, l’anno otto dopo Ground Zero passerà inosservato, come gli altri sette: la gente non s’è accorta del cambiamento. Non se n’è accorta, ci potrei giurare – e come avrebbe potuto? – l’incorreggibile teppaglia che si diverte a lanciare sassi nella Palestina occupata, non se ne sono accorte le larve subumane che a centinaia di milioni si trascinano per le vie dell’India e le caterve di derelitti che lottano quotidianamente per la sopravvivenza in tutti i continenti. Miliardi di persone ignorano bellamente lo storico avvenimento, sicché, stringi stringi, scopri che “l’intero mondo” in attesa si riduce a pochi milioni di occidentali e ai loro poteri statali. Vengono i brividi. Sta nascendo un mondo che è un vuoto, un’identità non verificabile, un verminaio germinato dal tragico mostriciattolo prodotto dall’attentato alle “torri gemelle” e la stragrande maggioranza della popolazione del pianeta non se n’è accorta! Non se ne sono accorte – ed è ciò che sconvolge – le periferie che hanno pensato e condotto l’attacco al centro della terra. Sembrerà strano ma è così. E per scoprirlo non occorre andare in Amazzonia. Venga qualcuno a Napoli, nella “167” di Secondigliano, nei “quartieri spagnoli”, nei vicoli della Sanità, di Pendino, Vicaria e Mercato e chieda alla gente perché s’è scagliata contro il centro del mondo. Sentirà le risposte. In quanto alle vicende della storia, di cui si può dire ormai tutto e il contrario di tutto – che è finita e risorta, o forse si è interrotta per far posto a un’altra storia ma è bene non chiedere storia di che? storia di chi? – in quanto alla storia, dicevo, mi informano d’un tratto (e sembra una minaccia) che c’è poco da fare: visto che vive, siamo costretti ad esserne protagonisti. Tutto questo mi allarma e mi chiedo angosciato: prima dell’anno zero ci furono protagonisti non costretti? Per favore, signori, fuori i nomi.
Lo ammetto. Sono un vecchio ostinato e non riesco a guardare a domani senza tener d’occhio ciò ch’è stato ieri. Non credo alle cesure nette, ai cambiamenti improvvisi e diffido di qualunque anno zero e di ogni “tabula rasa“. Il nuovo mondo che si vuole far nascere, col nuovo ordine e la nuova Costituzione a me non pare nuovo. Ne ricordo uno uguale, descritto anni fa Marcuse, abitato da un uomo misterioso a una sola dimensione. Un mondo, mi spiace dirlo, già analizzato in manifesti “deliranti” per definizione da alcuni giovani sciagurati che si dichiararono soldati di una guerra che volemmo unilaterale – una “non guerra” – che ci sembrò incomprensibile, fu condotta male, nell’isolamento, e fu persa, ovviamente, come sembrò che fosse nella logica delle cose. Dirò consapevolmente cose che faranno rivoltare i benpensanti. L’obiettivo di quella “non guerra” furono la NATO, il Fondo Monetario Internazionale, la tirannia delle multinazionali. Il mondo “nuovo” insomma, quello d’oggi, che è già nato da tempo, s’è consolidato e già invecchia, un mondo il cui anno zero non si colloca certo alla data dell’attentato alle torri gemelle. I giovani sciagurati sbagliarono e pagano. Ma, diciamocela tutta, deliravano davvero? E queste mie annotazioni sono anch’esse un delirio? Dio, quanto male si può fare per difendere la “democrazia“. E quanto male può venire da embrioni di moderne dittature legittimate da controfigure della sinistra.
A chi ci opponiamo mi hanno chiesto? Al gioco delle parti. A chi parla per la sinistra e si colloca a destra. A chi è di destra e ora fa il sinistro. Potrò sbagliare, ma all’ordine del giorno c’è, oggi più che mai, un aspro scontro sociale. Una volta avremmo detto uno scontro di classe.
——–
Questo intervento, lievemente corretto, non è nuovo – è uscito su “Fuoriregistro” il 9 settembre del 2002 ma potrei scriverlo oggi. E torno a metterci la firma.
[…] Blog di Giuseppe Aragno. Questo intervento, lievemente corretto, non è nuovo – è uscito su “Fuoriregistro” il 9 […]
Quanto male si può fare per difendere la “democrazia?
Guardiamoci in casa Italia.
Tra che i partiti si contrappongono e pubblicano programmi, le tasse indirette, che sono il doppio di quelle dirette, continuano a cannibalizzare la percentuale di popolazione rimasta senza reddito o con un reddito insufficiente (tutti si può diventare poveri) e nessuno di quelli che potevano farsi sentire ha mai protestato.
Quando non si ha reddito o un reddito sufficiente vuol dire che la società, o lo Stato, non dà nulla o dà troppo poco.
Dove la società o lo Stato in sua rappresentanza non dà abbastanza, pretendere tasse è furto e fatto coattivamente è estorsione.
Non siamo più al tempo del Re assoluto in cui le tasse erano sacre e fare la fame per il proprio Re veniva ricompensata con il paradiso. Ma tuttoggi questo non sembra affatto chiaro a nessuno.
Il lavoro si può perdere magari a cinquant’anni, la salute anche e ci si può ritrovare con 755,61 euro al mese di un cieco che ha anche bisogno di assistenza pagata con solo 472,04 euro al mese di accompagnamento con i costi attuali dell’assistenza e della vita.
Uno che conosco, se ha voluto salvare la sua vita e quella della moglie, ha dovuto spendere quasi un miliardo di trattamenti medici gli ultimi tempi della lira.
Secondo me bisogna partire da una base ben precisa in cui chi non ha reddito o non ha reddito sufficiente non deve pagare alcuna forma di tassazione perché altrimenti, non potendo recuperare le tasse con un reddito adeguato, finisce per pagare, lentamente, tutto per tutti.
Sarebbe anche un sistema per far pagare buona parte della corruzione e concussione tra chi ha un reddito sufficiente e perciò può sopportarne i costi.
Questa misura non equivale lontanamente ad un reddito adeguato ma evita che lo Stato arrivi al cannibalismo, tramite estorsione, dei poveri e quasi poveri per poter mantenere gli “indispensabili” al suo funzionamento o i più fortunati.
Cannibalismo che permette e permetterà la sostenibilità del sistema in tempi di crisi economiche, energetiche e di sovrappopolazione (chi non ha abbastanza soldi o non si potrà sposare o naufraga il matrimonio e portano via anche l’unico figlio fatto in economia).
Lo Stato potrebbe garantire ai poveri i tre pasti giornalieri a € 1,53 totali (vitto del carcerato). Siccome non lo vuole fare secondo me bisogna pretendere, come giusta base, da chi può far leggi, il detassamento completo dei redditi insufficienti. Almeno la società potrà dire agli esclusi di non dovergli nulla (alla faccia del diritto al lavoro ed il dovere alla solidarietà che nessuno ha voluto e vuole osservare).
Alla fine pagano sempre quelli che non hanno reddito o che non hanno reddito sufficiente.
Pagano per tutti. Pagano non potendosi sposare, pagano con quello che tre generazioni avevano messo da parte con sudore e sangue per i pronipoti.
“I poveri sono il pascolo dei ricchi” (Bibbia).